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ga. » Egli cacciava dalla Toscana chi addi 30 di luglio avea proposto in piazza la decadenza del principe; bandiva il Torres espugnatore della fortezza livornese, ed essendo egli ritornato, ordinava fosse arrestato e condotto a'confini; facea pubblicare un decreto perchè i volontari che presentavansi alle frontiere fossero respinti, se si niegassero d'iscriversi nelle milizie regolari, aggiungendo queste parole, a molti in quel tempo sgradite: « Cotesto continuo andare e tornare non è quello della spola del tessitore, però che invece di aggiungere filo alla trama dello Stato, lo consuma irreparabilmente. » Ai gridatori dei circoli che credean vincere i nemici vituperandoli, egli osava dire questa verità: « I nemici vanno vinti, non oltraggiati, imperocchè l'insulto, prima della vittoria, sia stolta iattanza; dopo, bassezza codarda. >>> A' Livornesi, che credevano in piazza il giornale La Patria avverso al ministero, e voleano impedire che fosse distribuito, ei scrivea : « Male male. La Patria è ostile a noi: motivo di più per rispettarla. Se la pubblica opinione ci sostiene, perchè mai violenze? » E per lettere e voce ripetea: « Tutti si uniscano a noi per creare un governo, un'amministrazione, una qualche cosa che difenda e assicuri, e poi ci mandino al diavolo; » ma la parte moderata avea voglia di mandarli prima, e questi fanatici campioni dell'autorità non si faceano scrupolo d'infamare colla stampa i ministri, di discreditare il governo, di fomentare inobbedienza negli impiegati, indisciplina nelle truppe, sedizioni nelle compagne; e frattanto i tribunali rimaneano inerti, lasciavano indifesa la pubblica autorità e difendevano l' invereconda licenza della stampa per perseguitare più tardi l'onesta libertà.

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Il Guerrazzi, nel primo abboccamento ch'ebbe col

principe, gli chiese se veramente intendesse fosse recato in atto il concetto della costituente italiana. Leopoldo II rispose senza ambagi e risolutamente di sì. Ed allora il ministro: « Vostra altezza, con la costituente del Montanelli, può correre il rischio di perdere la corona: ora mi permetta che io le domandi s'ella ha bene pensato a questa eventualità ». Replicò il principe: « Ci ho pensato, e quantunque io fossi preparato a questo per benefizio del mio popolo, pure, a parlare schietto, non lo temo, perchè la mia famiglia ha ben meritato della Toscana, ed io penso, a'meriti paterni avere aggiunto qualche cosa di mio; laonde il popolo consultato non vorrà scambiarmi per un altro, e credo che voterà per il principato costituzionale e per me». Maravigliato il Guerrazzi soggiunse: « Non era da aspettarsi meno dal suo cuore; ma se per mutate vicende, Vostra altezza avesse a pentirsi della consentita costituente, ora per allora la priego a volermelo confidare, chè le prometto industriarmi in maniera, che spero Vostra altezza vorrà dismettere il nuovo ministero piuttosto con aumento, che con iscapito della sua riputazione ». Il principe si tacque, ma da quel momento tutti notarono scemata di molto, se non spenta, la sua antica avversione per il Guerrazzi, il quale di giorno e di notte era ammesso ne'segreti colloquii del granduca, da'quali era quasi sempre escluso il Montanelli. Questi, rimanendo saldo nel concetto della co. stituente italiana, scrivea a'rappresentanti della Toscana presso le corti d'Italia un dispaccio sottoscritto da tutti i ministri del tenore seguente: « Prima della insurrezione lombarda i governi italiani, comecchè riformatori e costituzionali, erano sempre informati dal principio del diritto divino, e aveano la base della loro legalità nel trattato di Vienna. La insurrezione lombarda proclamò col fatto il principio della sovranità nazionale, e i governi italiani lo accettarono partecipando alla guerra della indipendenza. Il governo piemontese fece di più. Proposta l'aggregazione delle provincie insorte al Piemonte, desiderò che la decisione dipendesse dal voto del popolo, e si apriron note, in cui ciascuno senza eccezione fu chiamato ad emettere la sua opinione. Oltre il principio della sovranità nazionale, fu dunque sanzionato quello dell'esercizio di questa sovranità mediante il suffragio universale. Questi due principî sono per la potente adesione del principe sabaudo acquistati irrevocabilmante al diritto pubblico italiano. La costituente è l'applicazione degli stessi principî alla edificazione della nazionalità. Dobbiamo essere conseguenti se vogliamo esser forti, e accettati i benefizi della irresurrezione, subirne le conseguenze. La sola costituente può dar forza a'governi, e difenderli contro la esorbitanza delle fazioni. Una federazione di Stati, che non fosse statuita da una vera e propria costituente nazionale, sarebbe insufficiente. Abbandonato il principio del diritto divino che rendeva intangibile la personalità di ciascuno Stato italiano, qualunque ordinamento si voglia dare alla nazione per acquistare legittimità, ha bisogno d'essere consentito dalla nazione. Altrimenti il partito democratico avrebbe il diritto di rifiutargli la propria adesione, e i governi non potrebbero logicamente pretenderla, senza tentare, con grave pericolo di loro stessi, il ritorno agli antichi principî. Perchè le conclusioni della costituente sieno tali che nessun partito comunque contrariato nelle sue intenzioni possa negar loro l'assentimento, è necessario che la elezione dei deputati sia fatta in modo da escludere qualunque dubbio intorno alla loro competenza a rappresentare la nazione. Ciò avverrebbe se fossero eletti solamente dai principi; se fossero eletti dai parlamenti. Di un congresso nominato soltanto dai principi, diranno che sin dalla sua origine non fu ordinato nell'interesse dei popoli. Un congresso uscito dai parlamenti legis. lativi avrà due inconvenienti: i parlamenti eccederebbero il loro mandato, ordinati, come sono, a far leggi per ciascuno Stato, e non a creare i poteri costituenti della nazione; il partito democratico, che dichiara incompleta la rappresentanza degli Stati come non fondata sul voto universale, tanto più troverebbe questo vizio nella rappresentanza della nazione. Il suffragio universale, come fu praticato in Francia, è il solo modo di avere una costituente, nella quale la nazione si senta rappresentata. Questo sistema ha i suoi pericoli, ma sono molto maggiori quelli dell'adottare ogni altro sistema di convocazione. La costituente italiana avrà due stadî: il primo anteriore, il secondo posteriore alla cacçiata dello straniero. Tutte le quistioni di ordinamento interno della nazione non si dovranno agitare se non che nel secondo stadio, poichè alla loro risoluzione è richiesto il voto di tutto il popolo italiano, gran parte del quale non potrà eleggere i suoi rappresentanti finchè geme nel dolore della servitù straniera. La costituente del primo stadio deve occuparsi di tutti i problemi che si riferiscono o direttamente o indirettamente allo acquisto della indipendenza. Essa impedirà quello sparpagliamento di forze che fu la causa principale dell'esito infelice dell'ultima guerra. A tale effetto la costituente potrà cominciare le sue operazioni appena due Stati italiani si siano intesi per iniziarla. Il governo del granduca invita i governi italiani a spiegare le loro intenzioni su questi tre punti: 1.° Se convengono iniziare la costituente italiana per provve dere frattanto a'bisogni della guerra dell'indipendenza; 2.° Se credono che i deputati debbano esser scelti dal suffragio universale, come la Toscana si propone di fare; 3.° Se vanno d'accordo che le questioni d'ordinamento interno si aggiornino tutte fino alla cacciata dello straniero, senza che alla costituente iniziatrice sia vietato preparare gli elementi per la loro più facile soluzione. Appena avremo ricevuto qualche adesione, procederemo immediatamente alla elezione dei deputati sulle basi accennate. Pubblichiamo questa circolare perchè in cose di tanto momento non è permesso conservare il segreto. Se la nostra proposta risponde, come siamo convinti, al bisogno della nazione, conviene che la nazione sappia onde muovono gli incitamenti, onde gli ostacoli per eseguirla. Noi non l'affidiamo alle armi, ma alla opinione pubblica, e speriamo che quell'istessa forza morale, la quale spinse i governi italiani prima alle riforme, poi alle costituzioni, poi alla guerra della indipendenza, gli spingerà ancora ad una costituente, solo rimedio contro la guerra civile da cui siamo minacciati. Ella, signor ministro, adopri tutto il suo zelo affinchè questi intendimenti del governo toscano sieno accolti favorevolmente dal governo presso il quale lo rappresenta. Firenze li 7 novembre 1848. G. Montanelli; F. D. Guerrazzi; M. D. D'Ayala; F. Franchini; G. Mazzoni; P. A. Adami ». Così il Montanelli, o per condiscendenza verso i colleghi, o per più maturo consiglio, invertiva il suo primitivo concetto, e laddove a Livorno aveva detto che bisognava cominciare con fondare un governo nazionale, or facea precedere a

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