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di Piemonte, Lombardia, Venezia, Modena e Parma, e casa di Savoia sovrana: secondo nel conservare pontefice, granduca, re di Napoli in Italia. Per questo modo il limite del mandato in quanto concernea Carlo Alberto, riguardava due scopi, il reame e il regnante; rispetto agli altri principi accennava alle persone soltanto; per gli stati poi non dissentiva che potessero eventualmente stringersi od allargarsi. Breve, non volea mettere in compromesso quanto si augurava conquistare, anzi prima della conquista esigeva la ratifica degli altri Stati italiani. Il signor Montanelli fermo nel suo sistema, procedeva onninamente contra. rio; mandato illimitato pretendeva, e per tutti i deputati e per tutto, così per le cose come per le persone. Conciliando io, nella impossibilità di far cedere il signor Montanelli, sul punto del mandato illimitato, lo richiamava a considerare quanto esorbitante fosse la pretensione d'imporre per parte sua la norma del mandato agli altri principi italiani; come questi non avrebbero mai consentito la costituente, se vi avessero ravvisato minaccia o pericolo; e per siffatto modo chiudere egli la porta alla possibilità di vedere attuata quella costituente, che pure era stata bandita da lui; correrci anzi tutto il dovere di essere coerenti al programma, il quale avea promesso che la costituente non sarebbe stata causa di liti, ma si all'opposto di concordia fra gli Stati italiani; gli bastasse il mandato illimitato pei nostri commissari; questo egli avere promesso; questo solo aver potuto promettere, però che gli altri non dipendessero da lui: il suo onore essere salvo, e doversene stare pienamente tranquillo. D'altra parte richiamava il negoziatore sardo ad avvertire che, com'egli trovava strano che Montanelli presumesse dettare le condizioni del mandato a'commissari piemontesi, così a Montanelli dovesse sembrare nuovo ch'egli a' nostri le assegnasse; il signor Montanelli persistere a credere il suo onore impegnato in questa promessione, nè rinvenire modo di recederne, se non dimettendosi del suo ministero, avvenimento che il negoziatore stesso non pareva desiderare; ora le cose del mondo, quando e'non si possono fare come si vorrebbe, si hanno a fare come le si possono; ed io mi sarei impegnato a piegare il Montanelli a questo, che mantenendo il mandato libero a'commissari toscani, si contentasse che agli altri fosse conferito limitato. In oltre, io mi legava per fede a dare istruzione a'commissari nostri, che al partito della maggioranza senza obbietto alcuno immediatamente aderissero. Così, aggiungeva io, si concilia ogni differenza: il signor Montanelli mantiene la promessa e i commissari riuniti, esibendo prima di tutto i mandati, circoscrivano i limiti e pongano le basi sopra le quali hanno ad aggirarsi le trattative. Un'altra considerazione mi muoveva a consigliare così, ed era, che quantunque andassi persuaso, che il mandato illi. mitato non fosse mai per nuocere a sua altezza ma piuttosto giovarle, pure questa mia persuasione studiava assicurare con quelle guarentigie che m'era dato conseguire maggiori. Lo inviato sardo parve penetrarsi di queste mie considerazioni, e dichiarò scriverne al suo governo. Sebbene rimanesse a spianare la difficoltà relativa al regno dell'Italia superiore, la quale avevo lasciata sospesa onde sembrasse che in qualche punto cedessimo, ma disposto a consentirlo per due ragioni, una migliore dell'altra; la prima, perchè al contatto di due potenze principali era necessario per la indipendenza d'Italia porre uno Stato forte; la seconda,

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perchè Carlo Alberto, se se lo fosse acquistato, chi sarebbe stato quegli che glielo avrebbe potuto contrastare? Certamente non noi. Considerando la seconda ipotesi della vittoria austriaca, la quale si è verificata, nemmeno mi pareva inutile nel futuro interesse del trono costituzionale toscano il merito di aver proclamato prima la costituente italiana. Se la vita umana è breve, brevissima è la ministeriale; quindi non parrà cosa strana nè forte che i ministri, secondo la facoltà dell'ingegno loro, si addentrino ne'tempi che verranno e sugli eventi probabili discorrano. Vincendo Austria, era a credersi che i trattati del 1815 sarebbero stati mantenuti in Italia, seppure se ne contentava. Ma pen. sando cosi diceva: le durerà eterna la buona fortuna? Dopo la vittoria rimarranno spente le cagioni della guerra in Italia? Non credo: anzi sorgeranno maggiori: mutabilissime sempre le vicende umane, le battaglie sono un giuoco di zara dove invece di dadi gittiamo anime umane, e il chiodo alla meta della fortuna nè uomo nè popolo hanno posto fin qui. A noi che vedemmo il tremendo tramutare delle sorti da Napoleone in poi, e non siamo vecchi, nessuno venga a sostenere immortale l'opera degli uomini. Propone l'uomo, Dio dispone. Pongasi Austria trionfante delle angustie nelle quali adesso si trova, e della guerra italica ed ungherese; poserà forse tranquilla? È da dubitarsi. I Magiari parteggiarono in prima per l'impero a danno dei popoli slavi; se ne divisero quando alla superbia loro volle imporsi un freno; allora, colto il destro, gli Slavi sostennero lo impero vacillante, per odio della preponderanza magiara e per amore di libertà: gli uni e gli altri a vicenda presero la bandiera dell'impero per ingagliardirsi agli scambievoli danni. Gli Slavi vittoriosi, estimandosi salvatori, non diventarono più importuni e più difficili a contentarsi dei vinti! L'aiuto russo non riuscirà più tardi molesto, però che la memoria del male presto passi e il fastidio della subiezione duri? Concesso ancora che per la parte dei Russi non si operi cosa che valga a fomentare negli Slavi sentimenti di origine, di religione e di lingua comune, per cui desiderino un giorno collegarsi in unica famiglia, non è da credersi che questi sentimenti si svilupperanno spontanei? Gli stessi Stati ereditari non sono travagliati da umori socialisti troppo più pericolosi de'repubblicani? Questo contagio non si estende nell' intera Germania? Non dura e si prolunga, tela penelopea dell'alemanna politica, l'assentimento della Germania? Cesserà l'antagonismo fra Austria e Prussia? Il bisogno di tenere in piedi eserciti enormi per guardare Ungheria, Italia, Boemia, Germania, non sopravviverà alla vittoria, seme nuovo di guerra? Le sue finanze non sono disastrate? I popoli non si esauriscono anch'essi? E posto ancora che la buona fortuna e il senno dei ministri austriaci vincano prodigiosamente queste ed altre difficoltà, forse tutte le cose nostre non hanno la morte? Non si spengono i reami come gli individui? È questa una verità, che neanche la superbia potrebbe smentire. Cadono le città, cadono i regni..... Per le quali considerazioni mi parve consiglio buono mettere il nostro Stato in vantaggiosa condizione per qualsivoglia eventualità. Se mai vorrà il destino, che Austria debba un giorno abbandonare la Italia, allora avrebbe potuto valere alla Toscana riprodurre la costituente italica, per nuovi eventi celata sotto il moggio, onde tornare più tardi a splendore sul candelabro. Per quello poi che riguarda il tempo attuale, la costituente ci sal

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vava dall'impeto repubblicano. » Il principe, ascoltato attentamente quel lungo ragionamento, rispose: « In quanto dice vi è del vero, ma lord Hamilton sente in modo contrario. » Era questi Carlo Hamilton fratello del ministro inglese presso la corte di Toscana. Il Guerrazzi chiese il permesso di consultarlo. « Ella può farlo, il principe soggiunse, anzi può farlo immediatamente, perchè è qui in palazzo, e gli indicò il luogo. Andò il ministro, trovò l' Hamilton, tenne con lui lungo colloquio, del quale la conclusione fu doversi presentare il progetto di legge della costituente al parlamento toscano. Tornato il ministro dal principe, e ragguagliatolo dell'esito della conferenza, parve maravigliarsene, e desiderò udirlo confermare dall'Hamilton. Ando, e tornato dopo lunga ora, sottoscrisse premuroso il decreto, e lo consegnò al Guerrazzi affinchè il ministero lo proponesse e difendesse in parlamento. Questi particolari sono oggi pubblicati e stampati dal Guerrazzi in Firenze, alla presenza del gran duca, nè da lui smentiti o fatti smentire, sì che la storia può ritenerli certissimi, nè più è possibile favellarne o scriverne diversamente senza fare oltraggio alla verità. Sottoscritto il decreto, i ministri si recarono al gran consiglio, ed il Montanelli ne diè lettura. Era del tenore seguente: « La Toscana manderà trenta sette deputati all'assemblea nazionale convocata in Roma. I deputati saranno eletti sulle basi del suffragio universale diretto. È elettore ogni cittadino di ventun anni compiti, qualora goda il pieno esercizio de'suoi diritti. È eligibile ogni cittadino italiano maggiore di anni venticinque. Sarà stabilita un'indennità conveniente per ciascuno de' deputati. Le forme più speciali delle elezioni e l'epoca precisa della convocazione dei col

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