L'Ulisse dantesco: sul canto XXVIo dell'Inferno

Naslovnica
S. Lattes, 1919 - Broj stranica: 46
 

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Stranica 24 - Enea la nomasse, né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né '1 debito amore lo qual dovea Penelope far lieta, vincer poter dentro da me l'ardore ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l'alto mare aperto sol con un legno, e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l'isola de' Sardi, e l'altre che quel mare intorno bagna.
Stranica 28 - Quando n' apparve una montagna bruna Per la distanza, e parvemi alta tanto Quanto veduta non n' aveva alcuna '. Noi ci allegrammo ; e tosto tornò in pianto : Che dalla nuova terra un turbo nacque, E percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe' girar con tutte l' acque; Alla quarta levar la poppa in suso, E la prora ire in giù , com' altrui piacque, Infin che
Stranica 21 - O voi che siete due dentro ad un foco, s'io meritai di voi, mentre ch'io vissi, s'io meritai di voi assai o poco, quando nel mondo li alti versi scrissi, non vi movete; ma l'un di voi dica dove per lui, perduto, a morir gissi...
Stranica 14 - M' ha dato il ben, ch' io stesso nol m' invidi. Quante il villan, ch' al poggio si riposa, Nel tempo che colui che il mondo schiara La faccia sua a noi tien meno ascosa, Come la mosca cede alla zenzara, Vede lucciole giù per la vallea, Forse colà dove vendemmia ed ara : Di tante fiamme tutta risplendea L' ottava bolgia, si com' io m' accorsi, Tosto ch' io fui là 've il fondo parea.
Stranica 23 - Quando mi diparti" da Circe, che sottrasse me più d' un anno là presso a Gaeta, prima che si Knea la nominasse ; • né dolcezza di figlio, né la pietà del vecchio padre, né il debito amore lo qual dovea Penelope far lieta, vincer poter dentro da me 1' ardore eh' i' ebbi a divenir del mondo esperto, e degli vizi umani e del valore: ma misi me per 1' alto mare aperto sol con un legno, e con quella compagna picciola, dalla qual non fui deserto.
Stranica 31 - Perigli siete giunti all' occidente A questa tanto picciola vigilia De' vostri sensi, ch' è del rimanente Non vogliate negar l' esperienza, Diretro al sol, del mondo senza gente. Considerate la vostra semenza : Fatti non foste a viver come bruti, Ma per seguir virtute e conoscenza.
Stranica 42 - Lo maggior corno della fiamma antica Cominciò a crollarsi mormorando, Pur come quella cui vento affatica; Indi, la cima qua e là menando, Come fosse la lingua che parlasse, 'litio voce di fuori, e disse:
Stranica 41 - Allor mi dolsi, ed ora mi ridoglio, Quando drizzo la mente a ciò ch'io vidi: E più lo ingegno affreno ch'io non soglio, Perché non corra, che virtù nol guidi: Si che se stella buona, o miglior cosa M'ha dato il ben, ch'io stesso nol m...
Stranica 36 - L'ancora che s'affonda ne' tuoi porti non giova a noi. Disdegna la salute chi mette sé nel turbo delle sorti. Ei naviga alle terre sconosciute, spirito insonne. Morde, àncora sola, i gorghi del suo cor la sua virtute. Di latin sangue sorse la parola degna del Re pelasgo ; e il sacro Dante le diede più grand'ala, onde più vola. Re del Mediterraneo, parlante nel maggior corno della fiamma antica, parlami in questo rogo fiammeggiante! Questo vigile fuoco ti nutrica il mio vóto, e il timone e la...
Stranica 24 - Sardi, e l'altre che quel mare intorno bagna. Io e' compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov'Ercule segnò li suoi riguardi, acciò che l'uom più oltre non si metta: dalla man destra mi lasciai Sibilia, dall'altra già m'avea lasciata Setta. 'O frati,' dissi, 'che per cento milia perigli siete giunti all'occidente, a questa tanto picciola vigilia de' nostri sensi ch'è del rimanente, non vogliate negar l'esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente.

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