Slike stranica
PDF
ePub

a cui andò soggetta, segue in ordine cronologico la serie dei re, principi, capi degli Stati, tenendo conto di tutte le ricerche storiche, dei risultati della critica moderna con quella paziente esattezza che ora si richiede in questo genere di studi, affinchè riescano utili: nessuna data è registrata basandosi su ipotesi, nessun nome tramandato da leggende senza valore è inserito, e se pur talvolta non si deve tacere qualche serie tradizionale di re non accertata da documenti, lo studioso è avvertito che a questa serie poca fede si può accordare. Le citazioni delle copiose fonti consultate non si trovano nel corpo dell'opera, ma al principio di ciascun volume, ordinate però in tal modo che si possan ritrovare agevolmente quelle che riguardano i singoli Stati. L'autore si è studiato di riportare i nomi propri colla ortografia usata nei documenti autentici oppure nella forma risultante dal linguaggio parlato nei paesi di cui tratta; confessa però di non esservi sempre riuscito; tuttavia sarebbe stato desiderabile che avesse aggiunto fra parentesi il nome volgare, sotto il quale i più noti personaggi sono conosciuti dai meno eruditi.

La parte prima comincia colla Babilonia e tenendo conto delle ultime scoperte fa risalire al 5000 av. l'E. V. i primi re di Sirgulla in separati capitoli si parla degli Stati fondati dagli Arabi, dai Turchi e dai Crociati, seguono le dinastie cristiane della Georgia e dell'Armenia, la cronologia della Persia dagli Achemenidi ai giorni nostri colle sessanta e più dinastie che vi dominarono, quindi i regni dell'Asia centrale, e qui numerose tavole genealogiche dimostrano come da Gengiskhan sia disceso tutto un popolo di khani. Queste tavole si alternano in tutta l'opera alle serie cronologiche ed ai cenni storici per far conoscere le relazioni di parentela fra i dinasti. China, Giappone, India occupano gran parte del primo volume.

Trattando dell'Africa l'autore dedica molte pagine alla cronologia dell'antico Egitto, mette a confronto le varie liste reali, sia quelle degli autori classici che dei monumenti, e quindi i risultati vari ottenuti dai moderni nello studio della cronologia. Avrebbe potuto dilungarsi alquanto più sulla etnografia dell'Africa e dare qualche cenno più preciso per esempio del Dahomey, traendolo dal Burton, che egli non cita; ma forse temeva di dare soverchia estensione al lavoro.

Nella seconda parte si diffonde maggiormente: i cenni storici e le tavole genealogiche hanno molti particolari resi necessari dalla maggiore importanza storica: il capitolo secondo (Francia) contiene la genealogia delle famiglie storiche: Montmorency, Rohan, Coligny, ecc.; vi si trova anche un cenno sulla Corsica troppo breve, a dir vero, e l'autore riparò a questo difetto trattando più ampiamente di quest'isola nel terzo volume, al capitolo Italia; anche il paragrafo sul principato di Monaco era stato trattato superficialmente facendo risalire la di

nastia dei Grimaldi al 968, sicchè rifatto ed ampliato sta nelle correzioni inserite nel terzo volume. Nel terzo capitolo tratta a lungo dei piccoli regni d'Irlanda e ricava da manoscritti irlandesi non ancora pubblicati le serie cronologiche dei re e le genealogie dei loro antenati evidentemente favolosi, come anche l'autore avverte. Noto qui di sfuggita, che l'autore non sempre accoglie nella sua opera i dati leggendari o tradizionali come fa per l'Irlanda. Per esempio, sopprime la serie dei nove primi imperatori della Cina, quella dei re di Albalonga ed altre mitiche; ciò dimostra che l'A. non potè tener sempre la stessa misura, tratto, ora da desiderio di pubblicare cose poco note, ora di sopprimere notizie che allungavano di troppo l'opera. Trattando dell'antica Grecia (cap. VII) usa molto parcamente le date, ma non omette le genealogie mitiche affine di far conoscere le idee dei greci sulla loro antica storia.

Via via che l'opera s'andava pubblicando, la materia cresceva fra mano all'autore, e ciò che egli sperava comprendere in poche pagine del secondo volume, forma un terzo grosso volume di mille pagine, ed anzi qua e là fu necessario di impiccolire i caratteri di stampa. I grandi e minuscoli Stati di Germania occupano mezzo volume: vi si trovano le genealogie di tutte le famiglie che ebbero sovranità sotto la nominale dipendenza del santo romano impero. L'ultimo capitolo è dedicato all'Italia ed è trattato con un'abbondanza ed una cura che non si trova in nessuno di questi lavori pubblicati all'estero: si consultino l'Atlante di Le Sage, l'Art de vérifier les dates, il Trésor de chronologie, stampato con gran lusso tipografico nel 1888, e si vedrà che dell'Italia si dice poco, e che quel poco è anche inesatto. Fermiamoci alquanto su questo capitolo.

L'A., seguendo i risultati della critica tedesca, non dà alcun valore alla data della fondazione di Roma, e reputa favolosi i quattro primi re di Roma. Consoli, imperatori, usurpatori dell' impero sono scritti colla precisa ortografia latina, segue il regno di Odovakar (Odoacre), quello degli Ostrogoti, gli esarchi: tutte notizie contenute nei più semplici manuali di storia; ma qui riferite, mantenendo l'ortografia dei nomi germanici o greci: cenni storici accompagnano queste liste. Poi il capitolo dividesi in due sezioni: Italia meridionale ed Italia settentrionale: forse la trattazione si poteva scompartire meglio badando più alla cronologia che alla geografia. Il ducato di Napoli ha una cronologia abbastanza esatta da che il Capasso fece la splendida publicazione dei Monumenta; la serie dei duchi data dallo Stokvis si basa su questi, ed è quale si potrebbe ricavare dalla storia del ducato, che si va pubblicando nell' Archivio storico napoletano, pregevole lavoro del chiarissimo prof. Schipa. Più incerta è la cronologia dei duchi di Amalfi e di Gaeta, non ostante gli studî del Camera e del

Federici; ora il Codex diplomaticus cajetanus potrebbe servire a rifar la serie dei duchi di Gaeta, che appariscono con questo titolo solo nel 930, come ben osserva lo Schipa. Qui avrebbe trovato miglior luogo il paragrafo dei principati longobardi, che l'autore pone nella seguente sezione. E passando all' esame di questa scorgo che, nella tavola genealogica dei marchesi d'Ivrea, l'A. si attiene all'opinione che il re Ardoino sia figlio di Corrado e nipote di Berengario II. Segue adunque l'opinione del conte Carutti; ma è lecito ancora, dubitare che Dadone padre del re, sia lo stesso che Corrado Conone, e su tal proposito si può leggere il recente libro di Dionisotti sui reali d'Italia; nella stessa tavola, forse per svista, l'autore ripete in tre generazioni dei conti di Biandrate il nome di Vuido, mentre nella genealogia di Giugius-laSarraz, al quale mi pare si attenga, ne son notati due soli dei Wido. Anche nella tavola della dinastia di Savoia è seguita in massima l'opinione di Carutti, che mi pare la più giusta; ma l'A. non ebbe sott'occhio la seconda edizione dello studio sul conte Umberto Biancamano, chè lo avrebbe persuaso ad escludere dagli antenati di costui l'imperatore Lodovico il cieco.

Nel trattare dei giudici di Sardegna si ammette l'autenticità delle carte d'Arborea, sulle quali non credo si sia ancora detta l'ultima parola.

La lunga serie dei consoli e podestà dei più cospicui comuni italiani occupa molte pagine: non inutilmente, per la chiara conoscenza della loro storia: i gonfalonieri di Lucca fino al 1805 si estendono in 12 pagine di carattere minuto. Ogni serie è preceduta da una breve storia del comune. È noto che in ogni comune sorse una dinastia di signori, e se ne vede la successione nelle tavole genealogiche interpolate, che giungono al numero di settanta, ed in queste trovano posto varie famiglie papali. Chiude il lungo capitolo la serie dei consoli di di S. Marino protratta fino al 1893. L'A. ebbe la cortesia non solo di accettare il contributo di notizie che da Napoli gli inviò il professore Francesco Fabris del collegio militare di Napoli, ma di ringraziarlo con gentili parole nella prefazione del 3° volume.

All'opera sono annesse molte tavole indicanti gli anni delle principali ère, gli ecclissi avvenuti, le feste principali ed altri dati necessarî pei computi cronologici. L'A. spera di fare una seconda edizione. In questa certamente spariranno le numerose aggiunte e correzioni che si trovano al principio ed al fine di ogni volume; intanto è necessario che esse non siano trascurate da quelli che consultano l'opera.

L'utilità di questo manuale emerge dal poco che ho detto: uno studioso vi trova riassunte in poche righe notizie che difficilmente potrà ricavare svolgendo le pagine di molti volumi.

C. F.

MARINO FATTORI, Ricordi storici della Repubblica di San Marino. 3a edizione. Firenze, tip. Cooperativa, 1893.

Chi è quel viaggiatore che passando sulla ferrata tra Cattolica e Cesena, non guardi con un sentimento fra la benevolenza e la curiosità quel monte a tre picchi, che si eleva alla distanza di una quindicina di chilometri verso l'Apennino? E chi è colui che parlando con un Sammarinese non voglia essere informato della forma di governo, della popolazione, della milizia, delle particolarità della Repubblica del Titano? E tale curiosità è facile spiegarsela. Una comunità civile sorta durante lo sfacelo dell' Impero romano, divenuta vero Comune nel Medio Evo e che rimane Stato indipendente ed autonomo anche oggi, quando le nazioni si sono già formate, e i popoli tendono più che mai a raggrupparsi, è un fatto che chiede le sue ragioni alla storia. E queste ragioni chiunque in Italia e fuori si occupi di storia, le va cercando in un volume che parli dell' origine, delle vicende e dei progressi di quell'antico paese. Quasi fino a un secolo fa non ci era intorno alla storia della Repubblica di S. Marino che una breve Relazione di Matteo Valli, scritta verso la metà del secolo XVII e oggi divenuta rarissima.

Nel 1804 Melchiorre Delfico pubblicava le sue Memorie storiche della Repubblica di S. Marino, che in seguito ebbero altre tre edizioni; lavoro pregevolissimo per copia di notizie e diligenza di compilazione, ma oggi fuori di commercio, e non adatto per chi si appaghi soltanto di una notizia sommaria delle cose sammarinesi.

A questo provvide nel 1869 il prof. Marino Fattori, pubblicando in Napoli coi tipi di Gaetano Nobile la prima edizione, un po' di lusso, de' suoi Ricordi storici della Repubblica di S. Marino. Più economica, ma nel testo identica alla prima, fu la seconda edizione che ne fecero in Roma nel 1882 gli Eredi Botta. In quest'anno è uscita dalla Cooperativa di Firenze la terza edizione, accresciuta nel testo di alcune aggiunte e a piè di pagina di numerose note e citazioni di documenti. E sono appunto queste note e queste citazioni che fanno più interessante il lavoro del Fattori, che precisano meglio certi fatti e li rendono maggiormente degni di fede. Perchè qualunque storia, e quella di San Marino che è poco conosciuta anche più di ogni altra, vuole essere debitamente documentata, perchè possa piacere e servire non solo a chi legge un lavoro storico per semplice passatempo, come leggerebbe un romanzo, ma anche agli studiosi, per i quali la parte più importante non è la storia per sè stessa, ma la filosofia della medesima.

Le aggiunte più importanti che l'A. ha fatto al suo lavoro sono al Cap. II dove parla del governo di San Marino. Così ci ha fatto sapere che mentre in origine i reggenti della Repubblica erano chiamati

Consules, negli Statuti del 1295 e 1302 vennero sostituiti da un Capitano e un Difensore, con la preminenza del primo sul secondo, come quello che aveva la rappresentanza del Podestà dei Comuni, mentre il Difensore rappresentava il Capitano del popolo; e che verso la fine del secolo XIV i due reggitori si designano entrambi ugualmente col titolo di Capitanei seu Rectores. Aggiunge che il Consiglio dei Dodici, intermediario fra il Consiglio Grande e i reggenti, fu costituito verso la fine del secolo XV, perchè soltanto negli Statuti del 1505 se ne stabiliscono le attribuzioni. Tali notizie l'A. ha tolte dall'accurata relazione che due anni sono pubblicava il Malagola sull'Archivio di S. Marino (Malagola C., L'Archivio governativo della Repubblica di S. Marino riordinato e descritto, aggiunti gli Statuti sammarinesi dal 1295 alla metà del secolo XIV. Bologna, tip. Fava e Garagnani, 1891).

Si precisano inoltre molto meglio le attribuzioni del potere giudiziale, commesso a tre giudici forastieri, mutabili di triennio in triennio; l'uno per le cause civili in prima istanza e per la compilazione dei processi in criminale, il secondo per le cause penali in prima istanza, il terzo per le cause civili e criminali in appello: magistrati tutti che furono sostituiti ai Magistrati d'appello, al Tribunale dei Capitani o Tribunale Commissariale ed ai Capitani dei danni dati, che si trovano fino dai più antichi tempi della Repubblica.

Al cap. VI dove si parla dell'autorità suprema dello Stato detto che verso la metà del secolo XIV il Consiglio Generale sostituì l'Arengo, in origine concione di tutti i padri di famiglia, dove si facevano le proposte delle cose pubbliche e le si discutevano; e che questo Arengo fa capolino anche in tempi posteriori e si tiene ancora due volte all'anno. Attualmente non ha diritto di discussione, ma solo di petizione e di proposta. Verso la fine del volume i capitoli 58 e 59, aggiunti in questa terza edizione (nella seconda gli stessi fatti erano raccontati in una nota a piè di pagina), narrano uno screzio sorto nel 1874 fra la Repubblica e il Regno italiano, a proposito di certi malfattori dei paesi vicini, rifugiati nel territorio della Repubblica : screzio che ebbe per conseguenza l'istituzione a S. Marino di un consolato italiano. Tutto il lavoro del Fattori è condotto con accuratezza somma: breve e chiaro nell'esposizione dei fatti poco conosciuti dei tempi antichi, si allarga nei particolari dell'occupazione alberoniana del secolo scorso, che è il fatto più saliente della storia sammarinese, e si ferma per varii capitoli sul passaggio di Garibaldi a S. Marino nel 1849, quando l'eroe rifugiato sul Titano, vi scioglieva la legione romana e scampava per miracolo alla sorte toccata proprio in quei giorni all'infelice Ugo Bassi. Con lo scrivere questi Ricordi dice l'A. di essersi proposti due fini: l'uno di fare un compendio di storia patria per gli studiosi di S. Marino, l'altro di dare una succinta e chiara notizia delle cose samma

Rivista Storica Italiana, XI.

9

« PrethodnaNastavi »