Slike stranica
PDF
ePub

per i Bressani fino a quel di, per i loro aderenti fino al 10 ottobre passato; obbligo di ratificare la sentenza e pace fra quindici giorni; restituiti vicendevolmente i beni tolti o sequestrati; liberati i prigioni, contumaci e banditi per le ultime « novità », nonchè quelli tenuti da' Bressani e Della Valle in Carrù, mediante pagamento di una somma a benefizio del vescovo d'Asti, del podestà e del capitano del Monte. Il castello di Carassone verrebbe per otto anni rimesso in protezione e custodia » del vescovo e della Chiesa d'Asti, che vi avrebbero tenuto presidio a spese del Comune di Mondovi, nè reso nel frattempo, se non distrutto e spianato, salvi, si intende, i diritti e redditi de' Bressani: trascorsi gli otto anni pronunzierebbero gli arbitri che ne fosse da fare. Movendo alcuno del Monte ad offendere i Bressani, il vescovo sarebbe tenuto a difenderli; però niuno di essi, nè di Carrù, potrebbe dimorare intanto nel suddetto castello di Carassone, se non messovi appunto in guardia dal vescovo. Prescritta l'osservanza de' patti contenuti nella vendita di Carrù a Bressano de' Bressani, venivano aboliti i processi e le condanne contro quella famiglia, che però doveva rispondere dei danni recati a' beni da essa venduti ad Astigiani, e ratificar la pace fra il Comune ed il marchese Nano, purchè questi facesse altrettanto verso detta famiglia e non fossero pregiudicati i diritti della medesima: Monteregale, tuttavia, mediante eccezioni riguardo alle rappresaglie, dichiarava non voler essere tenuta a far guerra al potente marchese cevasco. Risse parziali non romperebbero la pace, ma sarebbero punite reciprocamente secondo giustizia; infine, la << società del popolo » del Monte rimarrebbe qual'era, nè vi si potrebbe far mutazione senza la volontà della maggior parte del consiglio di essa, con che i Bressani e i Della Valle fossero ammessi al Consiglio ed agli ufficî del Comune, nè dal Consiglio medesimo, nè da quello della « società », si potesse, alla lor volta, fare alcun nuovo capitolo a danno de' suddetti. Una convenzione addizionale dello stesse giorno stabiliva che nulla si dovesse innovare riguardo al castello di Roccaforte, ma rimanesse « in volontà del vescovo ed in piacere degli arbitri ». Per le questioni non per anco risolte, la domane prorogavasi il compromesso (1). L'anno del Giubileo si annunziava così prosperamente: ma nel 1300 appunto divampava dal centro stesso della vita subalpina la fiamma che doveva incendiaret tutto il Piemonte, promovendo un indicibile sconvolgimento. In Asti,

(1) Liber iurium Montisreg., ms. cit., ff. 47-48.

fiera di vittorie, ricca di commerci, bella di ricordi e di paesaggio, lieta di lunga signoria, rinascevano d'un tratto, lungamente dissimulate, ma covanti sotto la cenere, le funeste lotte civili.

[ocr errors]

:

III.

Recrudescenza delle discordie civili astigiane: rapporti fra i Solari e Filippo di Savoia. Viaggio di Filippo a Roma e suo matrimonio con Isabella di Villehardouin. - Ritorno in Piemonte e spedizione di Acaia. - Il Piemonte negli anni 1300-1301. — Guerra di Giovanni I in Lombardia e cacciata di Matteo Visconti. I marchesi di Monferrato e di Saluzzo introdotti in Asti dai De Castello: rifugio de' Solari in Alba, e violenze de' vincitori. Condizioni di Asti sotto il reggimento dei De Castello i Solari si appoggiano al principe di Acaia ed agli Angioini. Dedizione di Alba a Carlo II: ambasciatori angioini in Piemonte e loro cattura. Nuova guerra fra Monteregale ed i Bressani: fazioni militari fra Solari e De Castello. Il luogotenente d'Acaia rimette in Asti i Solari: loro crudele reazione. I De Castello nelle ville: ainti prestati da Giovanni I. - Negoziati de' fuorusciti coi conti di Biandrate. Sottomissione di Cossombrato ad Asti, non effettuata. Inviti di Monteregale agli Angioini: Carlo II nomina Rainaldo de Leto a siniscalco di Piemonte. Ritorno di Filippo dalla Grecia: sua elezione a capitano delle armi in Asti. Testamento e morte di Giovanni I di Monferrato.

Il risorgere degli elementi feudali, lo stabilimento di una linea sabauda con interessi tutti al di qua dell'Alpi, la gelosia ed animosità de' Comuni del Piemonte meridionale contro Asti, erano altrettanti fattori ineluttabili di un nuovo ordine di cose: nondimeno la potenza della Repubblica sarebbe stata ancor sufficiente a tener in iscacco per un pezzo i nemici esteriori senza il sopra venire dell'interno dissolvimento. Le discordie civili astigiane furono la causa immediata, se non prima, del nuovo indirizzo che informa la storia de' nostri paesi subalpini nel secolo XIV: da esse fu promossa la ristorazione angioina; per esse incominciò a crescere il giovane Stato di Filippo di Savoia.

L'astio fra i Solari e i De Castello non s'era spento mai: l'uccisione di Guglielmo Turco per mano di alcuni de' primi fu la scintilla onde riarse la guerra intestina. Tutti i casati astigiani più cospicui furono tratti a favorire l'una parte o l'altra: co' Solari appaiono Malabayla, Garretti, Troya, De Curia, Falletti, Ricci, Damiani, Perla, Casseni ed alcuni pochi de Layoli, Asinari, Pelletta e Roeri; aderivano per contro ai De Castello, Alfieri, Lunelli, Scarampi, Voglietti, Vischi, Testa, Bertrandi, Di San Giovanni, Pallidi, Catena, Gardini, Bergognoni, Cacherani, Bunei, e la maggior parte dei Roero, Pelletta, Asinari e Layoli. Allora, a giudizio di un poeta storiografo della città, crebbe singolarmente in Asti il numero delle torri e case forti, e tuttodi erano insulti, risse, violenze. Fin dal dicembre '300 vediamo i Solari in intima relazione con

Filippo di Savoia, che il 29 si disponeva a cavalcar da Vigone con sue genti per recar loro l'aiuto richiesto, e, di ritorno entro pochi giorni, già di nuovo apparecchiava un'altra spedizione in lor favore il 7 gennaio '301 (1). L'll del mese, il principe sabaudo partì di Piemonte alla volta di Roma, non pel Giubileo, com'è errore comune, ma per compiere il negoziato di sue nozze con Isabella di Villehardouin, figlia ed erede di Guglielmo principe di Acaia o di Morea, e vedova già di ben due mariti. Fin dal settembre '295 egli praticava infatti questo parentado; al qual fine forse s'era recato nel marzo '99 a Venezia e vi rimandò poi nell'aprile '301 il suo medico Guglielmo, ned è probabile fosse estranea anche la presenza di Amedeo V in Roma da parecchi mesi. Certo è che nell'eterna città, la domenica di carnevale (12 febbraio), Filippo sposava solennemente Isabella e la domane consumava seco il coniugio. Cinque giorni innanzi, la Villehardouin si era costituito in dote l'intero principato; il 23 febbraio, Carlo II, re di Napoli e padre di Filippo di Taranto che s'intitolava imperator latino di Costantinopoli, ne investiva il Sabaudo in nome del figlio. Il 10 marzo, Filippo di Acaia

[ocr errors]

d'ora in poi con verrà così chiamarlo si rimise in viaggio per tornare in Piemonte; il 31 si fermava in Asti presso Leonardo Solaro, che appare, a sua volta, circa un mese dopo, ospite del Principe a Pinerolo. Furono ad incontrar gli sposi fino a Chieri molti signori delle terre savoine: in luglio, invece, erano Filippo ed Isabella ad attendere e ricevere Carlo di Valois, che si recava a compiere le note prodezze a Firenze. Tranne una breve spedizione contro Barge il 16 luglio, e certa provvisione sulle monete, di nulla aveva allor cura il Principe, fuorchè di prepararsi ad un viaggio in Grecia per ristorare ed affermare il suo nuovo Stato. Parti infatti sulla fine del '301, dopo conchiusa una nuova tregua di un anno col Delfino, e rimase assente oltre la metà del '304. Durante la sua lontananza, governò con titolo di luogotenente il suo fidatissimo Guglielmo di Mombello cavaliere non meno saggio che ardito, prode in armi ed esperto ne' publici negozî, assistito da un consiglio di altri nobili signori (2).

Nel rimanente del Piemonte, il vescovo d'Asti continuava le sue compre di feudi: nel '300 era la volta di una porzione di Govone,

(1) SELLA e VAYRA, CXVII.

XI, 1057 segg.

ANT. ASTESANO, 1. IV, c. ll., in MURATORI, R. I. S., SARACENO, 34-35.

(2) DATTA, I. 34 segg., 37 segg. II, 30 segg.; SARACENO, 35-39; CIBRARIO, St. mon.,

II, 235.

GUICHENON, Hist. gén., IV, Preuves.

[ocr errors]

Arch. di St. di Tor., Prott. ducc.

vendutagli il 28 novembre per 6350 lire astesi da quel Leonardo Solaro poc'anzi ricordato (1). Manfredo IV di Saluzzo largiva franchigie alle terre da lui dipendenti, e il 6 novembre '300 stesso si riconosceva vassallo del conte di Savoia per Barge, Busca, Bernezzo e Scarnafigi. Quasi in compenso, l'anno seguente otteneva da Ottone di Rossana la donazione di una delle quattro parti di quel borgo, ch'egli teneva in feudo dalla chiesa di Torino. Soltanto nel '302 i buoni rapporti fin allora durati fra Saluzzo e Savoia cominciarono ad alterarsi, ed il marchese prese a negoziar le nozze di suo figlio Federico con una figlia del Delfino Umberto: esse furono poi stipulate davvero il 3 settembre '303, e Manfredo le accompagnò con un atto di donazione allo sposo dell'intero marchesato, sebbene di questo ritenesse tuttavia il reggimento effettivo (2). Monteregale continuava a praticar accordi con tutti i vicini, e nel corso del '301 sembrò aver condotto l'opera di pace a compimento. Il 23 ottobre '300, infatti, delegava Pietro Tricolo come sindaco e procuratore del Comune per compor tutte le discordie; il 22 dicembre seguivano patti di riappaciamento co' signori di Morozzo; il 22 marzo seguente, altri co' signori della Bastia, per cui arbitravasi che i signori ed uomini di detto luogo dovessero far esercito e cavalcata pel Comune; pagar questi ultimi ogni anno 20 lire astesi per fodro e taglia; quelli comperare prima di San Michele una casa nel Monte ed abitarvi uno o due; in sostanza, dar tutti aiuto, non danno, a' Monregalesi. E già il 21 marzo eransi fatte nuove convenzioni co' Bressani, cui accedettero poco a poco anche i Della Valle. Il 14 giugno, infine, nel castello di Bene, pronunziavano il vescovo astigiano Guido e gli ambasciatori di Alba, Savigliano e Cherasco un ultimo lodo definitivo, in virtù del quale stabilivasi la liberazione de' Bressani ancora detenuti in Mondovi; l'obbligo de' signori di Carrù di aiutare il Comune e non riceverne i nemici, anzi prenderli e consegnarli, osservando i patti e le convenzioni antiche; altro obbligo simile da parte di Monteregale verso i Bressani; remissione reciproca de' danni, e cancellazione de' processi, banni, etc. Quest'accordo ottenne il 20 giugno la ratifica del Consiglio di Carrù; pur non sembra avesse lunga durata (3). Del pari Cherasco procedeva

(1) Libro Verde della Ch. d'Asti, ms. cit., f. 50.

(2) Franchigie a Saluzzo, il 18 febbraio '99 (MULETTI, III, 18 segg.); a Racconigi, 18 gennaio 300 (Arch. Com. di Raccon., Vol. CXLVI, n. 10). MULETTI, III, 49 segg. G. DELLA CHIESA, 936. Arch. di St. di Tor., Prott. ducc. (3) Liber instrum. Montisreg., ff. 44-45; Iura Montisreg., f. 213, 216, 355, 357 v.; Arch. di St. di Tor., Prov., Mond., Mazzo I, n. 2.

[ocr errors]

-

ad un trattato con Bene riguardo a' confini verso Novello, mediante sentenza arbitrale pronunciata il 4 febbraio '301 dal prelato astese e da procuratori dei due luoghi (1). In Asti, per contro, crescevano sempre più le discordie, ma i particolari fanno interamente difetto, come pure per Alba, Savigliano e Chieri. Giovanni I riuscì a riguadagnare nel '301 l'alleanza di Vercelli e Novara, scacciando da questa i Tornielli, da quella i Tizzoni, ghibellini, ed appoggiandosi sui guelfi Brusati ed Avogadri. Di lui era sempre alleato Manfredo IV: s'aggiunsero poi anche in una sol lega, oltre le due città insorte contro il Visconti, le altre di Pavia, Cremona, Lodi e Creina ed i profughi Torriani, e provocando sommosse e tradimenti in Milano, finirono per cacciarne affatto Matteo nel giugno '302. Il Monferrino ne guadagnò aumento di autorità e di potenza: già il 4 gennaio '302 Vercelli aveva convenuto con Ivrea di restituirle la metà per indiviso de' luoghi di Piverone e Palazzo, con rinunzia degli Eporediesi all'altra metà; l'anno dopo, il 25 luglio, gli uomini di Casale conferivano al marchese ed a' suoi discendenti ed eredi in perpetuo la signoria di quel luogo, ch'egli teneva solo temporariamente; infine era chiamato dai De Castello ad intervenire nelle lotte civili astigiane (2).

Le maggiori potenze del Piemonte - Asti, Monferrato, Acaia, Saluzzo non furono mai del tutto guelfe o ghibelline, ma solevano unirsi coll' una parte o coll'altra secondo i proprii interessi del momento: niuna meraviglia pertanto che Giovanni I, fautore degli Avogadri in Vercelli e dei Brusati in Novara, fosse al contrario, nelle cose d'Asti, in istrette relazioni coi De Castello ghibellini contro i guelfi Solari. Di segreta intesa appunto co' De Castello, i marchesi di Monferrato e di Saluzzo s'avanzarono il 5 maggio '503 a poche miglia da Asti: questi apertamente, quegli dopo aver sparso voce di essere a Chivasso e nell'Oltrepò. Uscirono i cittadini in campo, ma alcuno cominciò a dir con malizia che la città sarebbe stata meglio difesa dietro le mura; onde l'esercito si sbandò. Un' ora dopo Giovanni I e Manfredo IV si presentavano con tutte le loro forze a porta San Lorenzo ed entravano senza opposizione, correndo subito a porre a ruba ed a fuoco le torri e

(1) ADRIANI, Indice, 52.

(2) B. SAN GIORgio, 82-83; G. FIAMMA, C. 341; Ann. Med., c. 74; P. AZARIO, Chron., in R. I. S., XVI, 301 segg.; DE MUSSI, Chron. plac., ibidem. 484 segg.; G. VILLANI, 1. VIII, c. 61; MANDELLI, IV, 132 segg., 135 segg. Arch. Com. d'Ivrea, Mazzo I, n. 45.

« PrethodnaNastavi »