Slike stranica
PDF
ePub

contenute nel presente fascicolo.

[blocks in formation]

-

MEMORIE

Le guerre civili astigiane e la ristorazione angioina pag.

RECENSIONI

G. Tropea. D. ATTO PAGANELLI, La cronologia romana
Id. U. PEDROLI, Roma e la Gallia Cisalpina (dal 225 al 44 a. C.)
Id. G. Rizzo, La tavola dei Ginnasiarchi a Tauromenio
V. Marchesi.

[ocr errors]

G. A. DE GERBAIX-SONNAZ DI ST-ROMAIN, Studi storici sul contado di Savoia e marchesato in Italia G. Mazzatinti. BENADDUCI G., Della Signoria di Francesco Sforza nella Marca e peculiarmente in Tolentino L. Usseglio. F. GABOTTO, Lo Stato Sabaudo da Amedeo VIII ad Emanuele Filiberto. Vol. II (1467-1496)

F. Lionti. Biblioteca storica siciliana. Vol. I. -G. ARENA PRIMO, La
Sicilia nella battaglia di Lepanto.

C. M.

[ocr errors]

Campagne del Principe Eugenio di Savoia. Vol. IV.

A. Battistella. A. MOSCHETTI, Il Gobbo di Rialto e le sue relazioni con Pasquino. V. LAZZARINI, Marino Faliero avanti il dogado.

V.

E. VOLPI, Storie intime di Venezia repubblica

G. CARDUCCI, Storia del Giorno di Giuseppe Parini.

[ocr errors]

G. Bigoni. D. CARUTTI, Storia della Corte di Savoia durante la rivoluzione e l'Impero francese

[merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small]
[blocks in formation]

Y.

Ꭺ.

C. F. A. M. STOKVIS, Manuel d'histoire de généalogie et de chronologie
de tous les états du globe

P. Boschi. -M. FATTORI, Ricordi storici della repubblica San Marino
D. CARUTTI, La storia della città di Pinerolo .

I.

Storia politica

II. Storia militare

NOTE BIBLIOGRAFICHE

III. Storia ecclesiastica.

G. COSTETTI, La Compagnia reale sarda e il teatro italiano dal 1821 al 1855.

[merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small]
[merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small]

Pubblicazioni di società storiche. taloghi, Inventari e Regesti. Archivio storico municipale d'Asti. Pubblicazioni storico-geografiche per dispense. Libri francesi. Ricordi necrologici

[ocr errors]

Il prezzo d'abbonamento alla Rivista Storica è di L. 20 annue per tutto il Regno, e di L. 24 per tutti i Paesi compresi nell'Unione postale. Ogni fascicolo separato L. 6.

193

MEMORIE

Le guerre civili
civili astigiane
e la ristorazione angioina.

I.

Morte di Guglielmo VII di Monferrato: suo carattere e sue imprese. Condizioni politiche del Piemonte: Asti di fronte al risorgere degli elementi feudali. - La casa di Savoia: acquisti di Tomaso III e di Amedeo V. - Successi del marchese Tomaso I di Saluzzo. Le minori famiglie aleramiche: i marchesi Del Carretto, di Busca, di Ceva, di Clavesana, d'Incisa. Rovina dei conti di Biandrate. Decadenza e risorgimento dei marchesi di Romagnano. Rivalità dei conti di Valperga e di San Martino. Sorti delle signorie ecclesiastiche: le abazie. Sfacimento della potenza dei vescovi d'Ivrea, Torino e Vercelli. Miglior fortuna dei vescovi di Asti e di Alba: tentato risorgimento, acquisti e lotte dei vescovi astigiani Corrado ed Oberto. I Comuni maggiori: soggezione di Alba, Cuneo, Conquiste di Alessandria e di Asti: Vitalità del Comune in Chieri. Monteregale e le sue lotte coi Inimicizie particolari in Piemonte: guelfi e ghibellini. Origine delle discordie civili astigiane.

Fossano, Ivrea, Casale, Vercelli, Novara.
dedizione della prima a Matteo Visconti.
Egemonia astese su Cherasco e Savigliano.
Bressani e col vescovo d'Asti.

L'anno 1292, addì 6 febbraio, moriva in Alessandria, prigioniero de' cittadini, il marchese Guglielmo VII di Monferrato, barone audace, ambizioso, protervo, cui le tradizioni famigliari di rinomanza in armi ed in poesia erano state eccitamento fiero ad emulare e superare la gloria avita, ricostruendo la disfatta grandezza degli Aleramidi. Volta a volta feudatario,« signore » e« capitano » d'Ivrea, Torino, Chivasso, Casale, Alba, Acqui, Alessandria, Tortona, Vercelli, Novara, Como, fin Milano e Pavia, alleato or de' Torriani, or de' Visconti, or de' guelfi, or de' ghibellini, oggi amico di re Carlo d'Angiò, domani in guerra con lui, sempre per amor di dominio; egli soggiaceva alle voglie smodate di signoria ed alla tenace implacabile diplomazia di Asti (1). Sorge Asti« republicana » dove la

(1) Di Guglielmo VII e del suo tempo discorrerò di proposito in altro lavoro (Il gran marchese). B. SAN GIORGIO, Cron. di Monf., p. 79, Torino, 1780, ne ritarda la morte al 13; il GHILINI, Ann. di Aless., p. 50, Milano, 1666, l'anticipa al 5. Pel 6 sta decisiva l'autorità di O. ALFIERI, in M. h. p., Script., III, 681, e di G. VENTURA, ibidem, 718. Per l'esattezza ed antichità del passo di quest'ultimo cfr. G. DELLA CHIESA, ibidem, 930, e G. DEL CARRETTO, ibidem, 1158.

Rivista Storica Italiana, XI.

1

confluenza del Borbore dilagante col Tanaro dal letto incassato allarga il piano fra amena cerchia di colli pampinosi e boschivi: a monte sta, pur antica, la rivale Alba « Pompeia », mentre si stende a valle, dopo altre sinuosità del fiume, la nova lombarda Alessandria; tre città che la storia comunale del Piemonte riempiono sovra le altre de' casi loro molti e svariati. Nel 1290, quando per opera degli Astigiani fu catturato il marchese Guglielmo, la lor città era lieta di una vita comunale precisamente di due secoli, liete le sue milizie popolaresche di gloria insperata pe' trionfi sulle schiere feudali e regali dell'Angioino, battute nel 1275 a Roccavione, indi mano a mano cacciate da tutta la terra subalpina. E già poteva vantare trent'anni avanti la prigionia del conte sabaudo Tomaso II ed il Piemonte a lei soggetto come a naturale dominatrice: primato che la signoria provenzale aveva interrotto, ma or pareva ricostituito e raffermato più che mai. Pure, in un quarto di secolo, erano avvenute mutazioni profonde, e più nella coscienza e potenzialità che nel fatto medesimo. L'êra de' liberi comuni volgeva al termine: il feudalesimo, abbassato dalla preponderanza astigiana, risorgeva indubbiamente. La gelosia de' comuni minori e l'interesse baronale, insieme, avevano chiamato lo straniero ancorchè battuti gli Angioini, il seme gettato fruttificava, ed i feudatarî rialzavano il capo, atteggiati volontieri nel nuovo aspetto di « signori ». Ultimo successo, Guglielmo VII era prostrato; ma l'illusione del trionfo non rispondeva alla realtà (1). Fin dal 1272 erano ridiscesi in Piemonte i fratelli Tomaso III ed Amedeo V di Savoia, figlio dell'antico prigione di Asti, e formidabili giudicano gli storici nostri le forze loro, dacchè sottomisero senza combattere vassalli restii; e si accingevano forse a cose maggiori, quando l'incalzar degli eventi e le sconfitte dei siniscalchi regî indussero Tomaso III a firmare il 18 giugno '78 un trattato di alleanza con Asti e i di lei aderenti. Nell'80, recandosi il Monferrino in Ispagna, fu dal Sabaudo catturato e costretto il 21 giugno a rendergli Collegno, Grugliasco, Torino e dipendenze: di qui alla casa di Savoia si riapriva la via di esercitare qualche influsso efficace sulle cose di Piemonte. Tomaso III non sopravisse a lungo a questo risultamento in avvenire fecondo, ma Amedeo V,

(1) G. VENTURA, c. 12, p. 715. Per le cose dette, G. GORRINI, Il Comune ast. e la sua storiogr., 20, Firenze, 1884; C. MERCKEL, Un quarto di sec. di vita com., Torino, 1890, e La domin. di Carlo d'Angiò in Piem. e in Lomb., Torino, 1891. Del lavoro di G. SURRA, Vicende della lotta fra il Com. astig. e la Casa di Angiò, Torino, 1893, non merita si tenga conto.

successo nel titolo comitale al zio Filippo nell'85, con pregiudizio del nipote, detto Filippo ancor egli e stipite del ramo di Acaia, continuò l'opera fraterna, e postosi al servizio degli Astigiani, non combattè soltanto per la Republica, ma tolse per proprio conto a Guglielmo VII l'importante luogo di Pianezza (1). Anche il marchese Tomaso I di Saluzzo assumeva un contegno più gagliardo rispetto ad Asti alleato già de' Provenzali, cui aveva poi disertato per timore de' nemici soprafacenti e speranza di proprio vantaggio, ricu perava infatti Val di Stura, Centallo ed altri luoghi, rompendo nel '77 un corpo angioino presso Busca, che ridusse indi a sua obbedienza tra l'80 e l'81. Una nuova vittoria riportata in maggio '81 a Borgo San Dalmazzo crébbene ancora il prestigio, tantochè i Cuneesi, i quali, non ritenendo omai più abbastanza sicura la protezione astigiana sancita l'8 dicembre '79, avevano invocato un'altra volta gli Angioini e sorpreso Montemale al Saluzzese, finirono invece per iscendere a patti con lui, rendendogli parecchie terre e promettendogli un censo per altre, oltre l'impegno di far guerra, esercito e cavalcata per lui contro tutti, fuorchè il marchese di Monferrato, l'abate di San Dalmazzo, Monteregale ed Asti. L'acquisto di Cuneo metteva a dirittura di fronte Tomaso I e la Repubblica ; onde questa, formando tregua col siniscalco di Provenza a' 13 febbraio '83, escludeva da essa il territorio del marchese e di Cuneo, inchiudendovi solo i castelli e luoghi di Carmagnola, Lequio e Saluzzo, su cui vantava diritti signorili. Nondimeno la guerra cogli Angioini era favorevole a Tomaso, il quale, composte le dissensioni con Guglielmo VII per le pretese su Alba, che si era data a quest'ultimo, nell'85 vinceva di nuovo con lui i Provenzali a Borgo San Dalmazzo, tantochè la villa, dopo lunga difesa di Pietro De Brayda e dei fuorusciti di Cuneo, procedeva il 7 aprile ad accordi ed il 9 apriva le porte ai due marchesi. Più tardi, Asti era costretta dalla guerra contro il Monferrino ad usar riguardi al Saluzzese, introducendo una clausola a favore di lui nella lega del 30 giugno '90 co' fuorusciti d'Alba. Chè se poi, il 19 gennaio '91, bisognò al mar

-

(1) CIBRARIO, St. mon. di Sav., II, 167, 169 segg., 214, Torino, 1841, e Orig. e progr. mon. di Sav., II, 70-71, Firenze, 1869; SELLA e VAYRA, Del cod. d'Asti, CXII, Roma, 1887. Infondata la notizia di una rotta sul Sangone inflitta dagli Astigiani a Tomaso III, che dà il GRASSI, St. d'Asti, 2a ed., I, 178, Asti, 1890-91, confondendo coi casi di Tomaso II. SAN GIORGIO, 77. In Arch. di St. di Tor., Prott. ducc., è un atto per cui Guglielmo VII depone 6000 lire a guarentigia di non offender Tomaso per l'arresto subìto. Vedi infine DATTA, St. princ. di Acaia, I, 5 segg.; II, 19, 23, Torino, 1832, e Codex Astensis, App., nn. 1026-1034.

chese di Saluzzo prestar per forza ad Amedeo V la fedeltà, prima diniegata o sospesa, per Busca, Bernezzo, Barge e Scarnafigi, le conchiusioni rimangono inalterate, perocchè era segno di debolezza dinanzi a maggior potenza feudale, non già ad un libero comune (1). Agli altri Aleramidi la sola dispersione in molti rami sarebbe bastata a togliere omai la possibilità di un ritorno alla potenza antica: nè i marchesi di Busca, travolti nella fiumana del grandeggiare astese durante la prima metà del secolo XIII, riuscirono invero a rialzarsi, poste poveramente le sorti loro in correlazione e dipendenza del marchesato di Saluzzo; nè i Del Carretto, tratti da' dominî sui due versanti dell'Apennino a rivolgere di preferenza l'attenzione loro alle cose di Liguria, esercitarono più un influsso di qualche efficacia in Piemonte (2). Ma anche qui l'eccezione conferma la regola, perchè invece la casa di Ceva seppe comprimere le sue discordie intestine e rafforzarsi e ricrescere col dare unità d'indirizzo agl'interessi di tutta la famiglia. Del che ha merito anzitutto una sentenza arbitrale pronunziata il 6 marzo 1287 dal conte Pietro di San Giorgio, per cui il marchese Giorgio II, detto Nano, e suo figlio Giorgio III erano tenuti a restituire a' cugini Bonifacio, Manfredo e Paoluccio, figliuoli di Guglielmo III, il castello e luogo di Nucetto, contro rinuncia de' medesimi di ogni ragione loro spettasse nel marchesato cevasco. L'opera iniziata con quest'atto era proseguita dalla donazione fatta il 20 maggio '91 di simili lor diritti a Giorgio III da parte dei figli e delle figlie di Pagano, fratello di Guglielmo III e signore di Scagnello; e fu poi compiuta alcuni anni dopo, nel '99, quando anche Guglielmo IV ed i suoi figli furono costretti da Nano a cedergli le proprie pretese o ragioni, riconoscendo la primazia del ramo di Giorgio I (3). Se i marchesi di Clavesana avessero fatto

(1) SELLA e VAYRA, CXL, CL seg.; G. DELLA CHIESA, 919 segg.; Cod. Ast. nn. 955, 981 (Per la correzione della data, SELLA e VAYRA, LXIV), 980; MULETTI, Mem. stor. città e marches. Sal., II, 415 segg., 425, 436 segg., 456. Per quanto concerne Cuneo, è a distinguere l'atto del 7 luglio 1281 in MULETTI, II, 415, dalla vera dedizione ch'ebbe luogo l'11 giugno 1282 (Arch. di St. di Tor., Prov., Cuneo, Mazzo I, n. 10). Su Pietro De Brayda, cfr. le mie Ric. e st. st. di Bra, I, 63 segg., Bra, 1891. Infine CIBRARIO, St. mon., II, 215.

(2) MERCKEL, Manfr. I e Manfr. II Lancia, Torino, 1886; G. DELLA CHIESA, passim; SELLA e VAYRA, alleg. 7, tav. IV; P. GIOFFREDO, St. Alpi maritt., in M. h. p., Script., t. II. Che siano aleramiche le famiglie di cui nel testo, dimostrarono, contro il SAN QUINTINO, Osserv. crit., in Mem. R. Accad. Sc. di Tor., S. II, tt. XIII e XIV, parecchi altri eruditi, quali il MANUEL DI SAN GIOVANNI, Dei march. del Vasto, Torino, 1858; DESIMONI, Sulle marche dell'A. I., Genova, 1868 (Cfr. Giorn. Ligust. del 1878); DIONISOTTI, Le fam. cel. mediev. dell'It. Sup., 101 segg., Torino, 1887, ed USSEGLIO, in Riv. stor. it., X, 385 segg.

(3) Arch. di St. di Tor., Prov., Mondovì, Mazzo X, nn. 3 ter e 4. Cfr. più in

« PrethodnaNastavi »