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NOTE BIBLIOGRAFICHE

Storia romana.

I. STORIA POLITICA

È troppo nota e celebrata anche in Italia La vita dei Greci e dei Romani di GUHL e KÖNER per la eccellente traduzione fattane da Carlo Giussani, perchè se ne debba ricordare il contenuto. Tutti sanno, come i due valenti archeologi tedeschi abbiano con ordine sistematico descritto il mondo classico nel culto, nei pubblici edifici, nella casa privata, nei sepolcri, nei luoghi destinati a riunioni, esercizi, divertimenti e spettacoli, nelle terme, nei mobili ed utensili, nelle vesti, nella vita e nelle occupazioni della donna, nell'educazione ed istruzione dei giovani, nelle gare ginnastiche, nelle armi da guerra, nei conviti, nelle rappresentazioni drammatiche, e nei funerali. Così pure è noto, come ogni descrizione sia accompagnata dall'immagine dell'oggetto, tolta da un monumento autentico. Entrambi i benemeriti autori sono morti. L'editore Weidmann di Berlino, desiderando dare in luce una nuova edizione di sì pregevole lavoro ricorse all'erudizione, alla dottrina e al gusto del D' Richard Engelmann, il quale ha rifatto a nuovo l'opera di Guhl e Koner, pubblicandone la sesta edizione: Leben der Griechen und Römer. Essa comparve lo scorso anno in 18 fascicoli dell'estensione complessiva di 896 pagine. Lo spirito, il carattere, l'indirizzo e l'ordine generale dell'opera è rimasto quale fu determinato dai primi autori; ma la redazione è stata variata, la materia in parecchi punti accresciuta, nuovi paragrafi furono affatto rinnovati o aggiunti, delle ultime scoperte s'è fatto tesoro per maggiore schiarimento del complesso tema, e le incisioni notevolmente aumentate. Queste erano nella 2a edizione italiana 369 per la Grecia e 288 per Roma, in tutto 657; nell'edizione dell'Engelmann sono 1061, tutte accompagnate dalla precisa indicazione della fonte, onde sono attinte. È una pubblicazione che onora autore ed editore (C. RINAUDO).

Nella serie storica dei libri scolastici della Casa William Collins, Sons and Co. di Londra segnaliamo A history of Rome for junior classes scritta dal D' LEONHARD SCHMITZ. È un elegante volumetto di 172 pagine, egregiamente rilegato, illustrato da numerosi ritratti, tolti da medaglie, monete o busti autentici, arricchito da una tabella crono

logica e da un indice onomastico e fornito di una carta dell'impero romano. La narrazione piana e semplice, l'ordinamento logico della materia e l'opportuna selezione dei fatti e delle istituzioni costituiscono il merito intrinseco del libro. Si desidera un indice analitico o nel contesto o in fine del libro, per agevolarne l'uso scolastico (C. R.).

La stazione principale intermediaria fra Augusta Rauracorum (Basilea) e Argentoratum (Strasburgo) fu secondo la Mappa Peutin geriana e l'Itinerario Antoniniano il castello di Argentovaria, situato al levante del fiume Argent (Ill.) ed al ponente del Reno, dove i Romani vinsero nel 376 gli Alemanni. Questo castello non può essere identico cogli scoperti romani presso Oedenberg o Burkheim, perchè essi si trovano alla riva destra del Reno, ad una distanza di 6 chilometri dal Monte Brisiaco. È più probabile, che questo castello di Argentovaria sia identico col borgo di Horburg, distante 2 chilometri da Colmar. Il pastore ev. Herrenschneider, autore di una storia del borgo di Weier e di diverse monografie concernenti le antichità Alsaziane, ha scoperto a Horburg i ruderi di un castello romano, con pretorio, tempio ed altre dipendenze, anche diversi scheletri che probabilmente provengono da Alemanni o da Francesi. Egli pubblicava nel principio dell'anno 1894 la descrizione esatta delle sue scoperte con ischizzi degli oggetti principali trovati presso il libraio Barth a Colmar sotto il titolo: Römercastell u. Grafenschloss Horbniz (245 pag. in-8°, L. 5). Tegole della 21a legione si trovarono presso l'Oedenberg: ma esse mancano ancora Horburgo, nulladimeno le scoperte romane fatte a Horburg hanno una grande importanza, perchè fra Basilea e Strasburgo non si trovarono frammenti più vasti o ruderi più precisi dei tempi romani. L'A. mostra volentieri ai forestieri il suo museo, che contiene una grande parte degli oggetti trovati, gli altri oggetti sono stati traslati nel Museo civico di Colmar (F. GEIGEL).

Storia medioevale. Il nostro valente collaboratore, CARLO MERKEL, testé nominato professore di storia all'Università di Pavia, lesse in quell'Ateneo la sua prolusione il 10 scorso gennaio, ora edita da Carlo Clausen, di cui furono tema Gli studi intorno alle cronache del medio ero considerati nel loro svolgimento e nel presente loro stato. In un linguaggio serrato, preciso e ricco di informazioni il Merkel rintraccia ed espone tutte le fasi del movimento storico verso il medio evo dai primi accenni dei secoli XIV e XV alle indagini di erudizione ecclesiastica dei sec. XVI e XVII, dai grandi lavori dei Maurini alle raccolte prodigiose del Muratori, dalle collezioni intraprese dagli eruditi in Germania, in Francia, in Inghilterra all'opera delle nostre Deputazioni e società e dell'Istituto storico italiano (C. R.).

Un preteso dominio pontificio in Napoli è il titolo di un'importante memoria del prof. MICHELANGELO SCHIPA (Napoli, Tip. della R. Università, 1893). Lo S. comincia con istabilire che i molti possessi fondiarî della Chiesa romana nel ducato di Napoli a poco a poco più non bastarono ad appagarla: molta ingerenza nelle cose pubbliche esercitò Gregorio Magno, tantochè si fini per ritenere vi avess' egli avuto un vero dominio, fondandosi sopra un passo di lettera di papa Onorio I (625-638), nonchè sulla falsa cronica di Ubaldo, impostura del secolo scorso. Di quest'ultima testimonianza non è dunque a tenere conto alcuno; contro all'altra stanno i fatti accertati dell'azione esercitata in Napoli dall'esarca Eleuterio (616-617) e dall' imperatore Costante II (661), tra cui dunque sarebbe nato e morto misteriosamente il dominio pontificio in quella città; sta inoltre il tenore d'un'altra lettera intera dello stesso Onorio. Il passo ricordato e contestato da' fatti si trova nel Liber censuum, e non è fonte pura di ogni sospetto. Lo S. si propone essenzialmente di avvertire della questione il sig. P. Fabre che attende ad una splendida edizione di quel testo medievale e che già ne ha pubblicato il primo fascicolo (cfr. Riv., VII, 52) (F. GABOTTO).

Spiace dover giudicare con molta severità i Cenni storico-critici sul marchesato di Cera (1000-1400) del D' DIEGO MARTINI (Ceva, Randazzo, 1893). Di nuovo e di buono non vi ha che una rettifica della genealogia dei marchesi di Ceva e di Clavesana; tutto il resto è racimolatura. E v'ha di peggio. Il M., che non conosce il Codex Astensis (!!), cita continuamente gli archivi di Torino, di Savona, di San Maurizio e Lazzaro: a farlo a posta, i documenti ch'egli cita di sugli archivi sono tutti a stampa nel San Quintino o nel Moriondo o nel Grassi (Chiesa di Monteregale), il che fa quell'impressione che si lascia pensare al discreto lettore. L'osservazione buona riguarda Guglielmo I, la cui vita è a ragione prolugata fino al 1214, e Bonifacio I di Clavesana, che si mostra morto dopo il figlio Bonifacio II e padre anche di Berta, già ritenuta a torto figlia di Bonifacio II (F. G.).

Ci sembra di molto interesse per la storia medievale del Piemonte lo scritto del prof. AGOSTINO DUTTO, ancorchè ci paia un po' troppo largo il titolo La valle di Stura dal 1163 al 1290 (Torino, Clausen, 1894). Egli si limita infatti alla pubblicazione ed all'esame di tre documenti, per quanto li illustri con ogni più lodevole diligenza e cerchi raccogliere ed aggiungere dalle fonti a stampa tutte quelle notizie che possono giovare al suo assunto di far conoscere le vicende della valle di Stura dal 1163 al 1200. I due primi documenti, del 1163 l'uno, del 1165 l'altro, mostrano le tendenze e gli atti ribelli di alcuni feudatarî

di Val sturana rispetto al marchese di Saluzzo loro signore. Un terzo porta la data 1173, ma è forse da ritardarsi posteriormente al 1182: questo non è stampato dal D., perchè pubblicato non è molto dal Savio. Il D., invece — dopo aver esaminato un passo di Gioffredo Della Chiesa riguardo alla vendita della valle di Stura fatta da Manfredo III ad Enrico VI, vendita ch'egli ammette come spiegazione del trapasso della valle stessa dal marchese di Saluzzo a quello di Monferrato, studia e pubblica un atto del 1197 con cui Bonifacio di Monferrato ridona a Bonifacio di Saluzzo, figlio di Manfredo III, la valle suddetta. Il D. si mostra del tutto al corrente del lavorio storico moderno ed è certo solo un lapsus calami un « Duca di Savoia » nel secolo XII, che si legge a p. 14, n. 2 (F. G.).

Riccardo Filangieri illustrato da G. DEL GIUDICE (Riccardo Filangieri, Napoli, Giannini, 1893. Un volume di pp. xx-306) fu un personaggio di gran conto fra il 1225 e il 1263. In quell'anno '25 egli appare come falconiere e gran maresciallo dell'imperatore Federico II. Capitano delle armi nella crociata, parti per Terrasanta qualche mese prima dell'imperatore. Vi si segnalò per valore guerresco ed abilità. diplomatica, e ritornò nel regno insieme con l'imperatore. Erede di varî possessi in Principato e de' feudi di Gragnano e di Lettere, egli si mantenne, per quanto potè, fedele a casa sveva, ma estraneo agli eccessi dei ghibellini intransigenti. Quindi più volte s'adoperò alla conciliazione fra il papato e la casa sveva. Fatto bailo del regno gerosolimitano, riparti per l'Oriente, dove procurò in tutti i modi d'assodare in quel regno l'autorità del suo signore. Ma i ribelli, protetti dal papa, essendo prevalsi, egli fece ritorno in Puglia. Morto Federico II, il Filangieri, podestà di Napoli, fu tra i signori che stettero pel papa. Rilevata da Manfredi la fortuna sveva, egli lavorò a pacificare Manfredi. col pontefice, vagheggiando un regno indipendente in buoni termini colla chiesa. Ma visto ostinato il successore d'Innocenzo IV, promuove con altri l'esaltazione di Manfredi a re. Vien nominato vicerè in Sicilia, e in quell'isola chiude la vita.

Di lui si avevano dagli scrittori vaghe e confuse notizie. Il Del Giudice le ha ordinate, accresciute con l'aiuto di documenti, stenebrate. Il protagonista, è messo in tutta la luce che gli si poteva dare in mezzo ai grandiosi avvenimenti del tempo. Se difetto vi è, è la soprabbondanza delle notizie come delle osservazioni. L'annunziata monografia apparve nell'Archivio storico per le provincie nap. Nella tiratura a parte, s'è accresciuta d'un sommario particolareggiato e d'un'appendice di documenti, alcuni de' quali inediti. Fra questi è notevole la bolla d'Innocenzo IV de' 27 settembre '54, generalmente ignorata. «Neppure il Potthast ne fa menzione », dice l'A. a pag. 229: e avrebbe dovuto

aggiungere il Rodemberg (Innocenz IV und das Königreich Sicilien, Halle, 1892). Ma questa recente monografia gli è rimasta ignota (M. SCHIPA).

LODOVICO FRATI ci dà un suo nuovo lavoro dal titolo La congiura contro Giovanni Visconti da Oleggio (Milano, Rivara, 1893). Le congiure propriamente furono due, a scopo di uccidere l'Oleggio che si era fatto tiranno di Bologna: entrambe furono discoverte e finirono al solito, colla morte dei cospiratori. Della prima il F. rettifica con documenti alcuni particolari meno esatti dati dai cronisti e dagli stostorici; della seconda, men nota, ci fa conoscere tutto il nodo; valendosi in un caso e nell'altro di documenti inediti ch'egli stampa in apdice. È un lavoro diligente ed interessante (F. G.).

TONONI A. G., Memorie storiche (Piacenza, Tononi, 1893). — Ottime e curiose queste tre brevi memorie che riferisconsi alla storia di Piacenza. Della prima (1 mercanti piacentini in Francia) è dedotta la materia dal libro di C. Piton, Les Lombardes en France et à Paris (Parigi, Champion, 1892), che già il prof. C. Cipolla in una Nota alla Accademia delle Scienze di Torino aveva con particolar competenza esaminato e lodato. Il T., che prima del Piton pubblicò sullo stesso soggetto alcuni documenti nell'Orient latin (II, parte 2, pp. 208 e sgg.), raccoglie dal citato volume tutto ciò che riguarda i mercanti piacentini e la feconda operosità loro in Francia dal sec. XII al XIV, e insieme riunisce quelle notizie in un articolo opportuno e ben fatto. Tratta la seconda memoria della biblioteca del monastero di S. Sisto in Piacenza, della quale egli ha ritrovato un inventario del sec. XV. Qui ne dà una notizia succinta riserbandosi di pubblicar quest'inventario integralmente negli Atti e Mem. della R. Deputaz. di St. patria. In quella biblioteca, com'è naturale, abbondavano le opere ascetiche, patristiche e giuridiche; ma v'erano i principali classici latini, un << Dantis liber », la « Descriptio musice Franceschini Gafuri », le epistole del Filelfo, le vite del Platina e il trattato « De imprestantiis venetorum » di Gregorio da Rimini. Di pochi e importanti ricordi storici, che un umile sacerdote scrisse nelle carte bianche di un suo Rituale, s'occupa il T. nella terza memoria: vanno dal 1655 al '64 e toccano della venuta dei Francesi a Pavia, del passaggio di Cristina di Svezia per Piacenza, del matrimonio di Ranuccio II con Margherita di Savoia, della morte di costei e dell' aggiustamento della quistione fra i Farnesi e la Corte di Roma pel ducato di Castro (G. MAZZATINTI).

Notevole studio dà il Cav. EDOARDO VECCHIATO dimostrando che Il

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