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Alberto Spettini di Piacenza, e le milizie di Chieri cogli altri esuli, riunendosi col Mombello partito da Moncalieri. Le schiere, in numero di 5000 pedoni e 200 militi, pernottarono a Villanova d'Asti, e la domane, per tempo, marciarono contro la città, avanzandosi pel borgo dei SS. Apostoli fino al ponte omonimo sul Borbore, fra le acclamazioni del popolo incostante, che offriva loro da bere vociando: «Vivano i Solari, e muoiano i perfidi De Castello ». Questi ultimi si provarono a resistere, e ricacciarono invero i nemici da porta dell'Arco al monastero di Sant'Anna; ma qui i Solari ed i loro aderenti rivoltarono fronte, e, favoriti dal popolo minuto, che aveva arso la porta dell'Arco per agevolarne l'ingresso, cacciarono alla loro volta i De Castello fino alla piazza de' Guttuari, or dell'Erbe, cadendo parecchi de' principali ghibellini e fuggendo gli altri nel Monferrato. I fuggiaschi non furono inseguiti: ben venne messa a ruba il di stesso la casa del podestà Spinola, che si era pur egli allontanato a furia, abbandonando la moglie e la nuora. Giovanni I profittò della sconfitta de' suoi alleati, come già di lor vittoria, chè quel giorno medesimo gli fu posto in mano Calliano da contadini del luogo (1).

L'entusiasmo popolare aveva dunque salutato il trionfo de' Solari; ma, pur troppo, essi furon cagione che sbollisse assai presto. Naturalmente, oltre l'intero Ospizio dei De Castello, andarono esuli molti altri cittadini, che ne avevano seguito le parti, fino al numero di 500. Il di medesimo della vittoria ed il seguente, i Solari arsero le case di Guglielmo Turco, di Giorgio Voglietto e di altri fuorusciti, e rovinarono la torre de' Guttuarî sulle dimore d'innocenti vicini. Indi cominciarono le violenze contro gli stessi amici del giorno avanti, e contro diversi Solari assassini non s'iniziò neppur processo. Occupati i beni de' monasteri e fin le castella del Comune, non fu male che non rendessero per bene avuto; onde si partori grande odio contro la possente famiglia guelfa. Intanto i De Castello, anzichè abbandonare il territorio astese, si erano afforzati ne' lor feudi di Settime, Rocca, Magliano, Ferrere, Monale, La Cisterna, Cellarengo, Sommariva Perno, Sommariva del Bosco, Sanfrè, Monticelli, Cassinasco, Canale, Corticelle, Masio, Frinco, Quattordio, Refrancore, Moasca, e godevano il favore anche della villa comunale di Bra (2).

(1) Arch. di St. di Tor., Real Casa, Principi Acaia. G. VENTURA, cc. 32-33, 744 seg. (G. DEL CARRETTO, 1. c.; A. ASTESANO, 1. V, c. 4).

(2) G. VENTURA, CC. 34, 36, 48, 745 segg., 763 segg. Accetto la lezione muratoriana Canale anzichè l'altra Canelli dei M. h. p., perchè Canelli era stato ceduto al marchese d'Incisa (v. sopra, p. 30). — Ric. e st. st. Bra, I, 83 segg.

Il marchese di Monferrato era lontano: intromessosi di nuovo nelle cose di Lombardia, dove gli si dava Trino insorta contro i Vercellesi, si trovava allora a campo a San Giovanni presso Piacenza, colle genti della lega torrian esca, contro Alberto Scotto e Matteo Visconti. A richiesta dello Scotto, il podestà Spettini, surrogato anche in Asti allo Spinola, indusse i cittadini a mandar 100 militi in soccorso di quell'ambizioso signore; perchè Giovanni I e gli estrinseci d'Asti, ch'eran con lui, la notte stessa tornarono alle lor case. Di rincontro, mentre una quaratina di cavalieri astesi intrinseci moveva nel giugno in aiuto di Cherasco, travagliata da Giovanni di Saluzzo, questi assalto per via la piccola truppa, e parte n'ebbe prigione, il rimanente disperse. La terra monferrina di Castelvero, occupata da' Solari, fu tosto ripresa dal marchese, che decise anzi di tentare un assalto su Asti (1). A consolidare la parte loro, gli estrinseci si erano già riaccostati a' nemici secolari della lor patria, giacchè fin dal 1 agosto, Guido, Antonio e Bonifacio di Monteacuto, conti di Biandrate, passavano procura in capo di Guido di Cocconato e di Pietro di San Giorgio per far lega con Giacomo Guttuario, Guglielmo Isnardi, signore di Sanfrè, ed altri maggiorenti fra' De Castello, ancorché gli accordi definitivi non fossero propriamente stipulati che più tardi (2). Il 1 settembre, Giovanni di Monferrato e Filippone di Langosco, colle milizie di Pavia, Vercelli e Novara ed i fuorusciti astigiani, si avanzarono infatti, con circa 800 militi e 3000 fanti, fino al borgo di San Lorenzo, e vi stettero da terza a vespro senza vantaggio alcuno, chè anche i chierici e le donne presero le armi contro di loro, seppur qui non s'ha una figura retorica del cronista poeta Antonio Astesano. Più fortunata, invece, fu nell'ottobre una scorreria degli occupanti verso Moncalvo (3).

Il 5 novembre, Giovanni I, Pietro di San Giorgio e Giacomo Guttuario, eletti arbitri sovra le differenze fra i predetti conti di Biandrate e gli estrinseci d'Asti come rappresentanti il Comune, pronunciavano si dovesse far lega perpetua fra le due parti, salvo contro i marchesi di Monferrato stesso e di Saluzzo ed il principe di Acaia, al quale si volevano ancora usar riguardi; fossero resi a' conti Porcile, Poirino, Tegerone, Stoarda, Castiglione, Buttigliera,

(1) IRICO, Rerum patriarum, 104, colle osservazioni del MANDELLI, IV, 119 segg. G. VENTURA, c. 35, 746.

(2) Arch. di St. di Tor., Prov., Asti, Mazzo II, nn. 14 segg.

(3) A. ASTESANO, 1. V, c. 5, 1061, Cfr. G. VENTURA, c. 36, 747, dove preferisco pure la lezione muratoriana in attesa di dare io stesso una nuova edizione del Memoriale.

Mercurolio, Manile e Ceresole, colle loro dipendenze; si ritenessero abrogate tutte le convenzioni e patti anteriori in contrario. Le questioni rimaste tuttora pendenti vennero poi risolte con altra sentenza de' medesimi arbitri, in data 6 dicembre, per la quale si defini sarebbero cedute ai tre conti anche la villa Desaya posta nel luogo della Montà del Fango, e quelle di Canale, Antevisio e Castelletto, ridotte in Canale nuovo, insieme colla giurisdizione, mero e misto impero ed ogni cosa inerente ad esse, obbligandosi i fuorusciti a far ratificare la cessione quando potessero rientrare in Asti (1). Quel mese di dicembre fu uno de' più fecondi in eventi dell'agitatissimo anno '304. La villa di Cossombrato sottomettevasi il 14 agli occupanti astigiani a côndizione che gli abitatori non potessero venir rimessi ne' luoghi donde venivano. Stipulò l'accordo, come procuratore della città, Martino Mignano, e ratificollo il di medesimo. Guglielmo Borbino, a ciò appositamente delegato dal Comune e dalla << Società del popolo » : tuttavia la convenzione non ebbe effetto che più tardi (2). Pur in dicembre, Carlo II e Raimondo Berengario, stimolati dagl'inviti di Monteregale, che aveva mandato fino ad Aix i suoi sindaci e procuratori Giacomo Bigliono e Nicoletto Veglazio a trattar la propria dedizione a Riccardo Gambatesa, siniscalco di Provenza, si decidevano infino ad operare efficacemente in Piemonte, destinandovi un proprio siniscalco in persona di Rainaldo de Leto, cui passavano il 13 procura per convenire con quella ed ogni altra terra a lui paresse (3). Da ultimo, sempre in quel mese, approdava a Genova, di ritorno dalla Grecia, Filippo di Acaia, e forse questo fatto non era senza intima connessione col precedente. Certo, Filippo si recò tosto in Asti, e gl'intrinseci uscirongli incontro un buon tratto, facendogli grande onore. Sembra fosse già considerato come a' lor stipendî per gli aiuti prestati in sua assenza dal Mombello infatti gli pagarono poi a tal titolo diverse somme. Comechessia, allora lo elessero capitano d'armi per tre anni, e per i primi tre mesi del '305 nominarono podestà il Mombello stesso, conferendo così al Principe una specie di signoria temporaria (4). Molte cose si preparavano, quando ad accrescere la confusione nè forse a caso, se si potesse prestar fede una volta almeno alle troppo fre

(1) Arch. di St. di Tor., Prov., Asti, Mazzo II, nn. 15 e 16.

(2) Ibidem, Mazzo I, un. 1 e segg.; Mazzo XV, n. 3.

(3) Liber instrum. Montisreg., ms. cit., fl. 66, 70v.-71 v.

(4) SARACENO, 40.

Mon. Aq., 11, 203.

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G. VENTURA, c. 36, 747; Cron. di Monferr., in MORIONDO,

quenti voci di avvelenamento, il marchese Giovanni I, dopo aver ricevuto il 13 gennaio '305 l'omaggio di quattro signori d'Incisa, moriva quasi improvvisamente in Chivasso, sembra il 19, senza lasciare figliuolanza. Aveva però avuto tempo di far testamento, in virtù del quale chiamava eredi, in primo luogo, i figli postumi, maschi o femmine, uno o più, potrebbe avere da sua moglie Margherita; in secondo, la sorella Jolanda, moglie dell'imperator greco Andronico Paleologo, ed i lor figliuoli; in terzo e quarto, i figli della sorella Alasina, e Giovanni infante di Castiglia, nato dall'altra sorella Margherita; in ultimo, il marchese di Saluzzo, a cui infrattanto, ed a Filippone di Langosco col Comune di Pavia, delegava il governo e la difesa dello Stato fino alla venuta dell'erede (1).

Progressi degl'intrinseci d'Asti.

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IV.

Ricon

Assemblea del Monferrato in Trino: parti nella medesima. Disegni di Manfredo IV sulla successione monferrina: guerra civile che ne consegue. Arrivo di Rainaldo de Leto in Alba: nuova dedizione di Monteregale, Savigliano e Cherasco agli Angioini. - Imprese degli occupanti astigiani contro il marchese di Saluzzo: loro alleanza col siniscalco regio. quista provenzale di Cuneo e dintorni: perdono di Nano di Ceva, e sottomissione di Manfredo IV e Giovanni di Saluzzo. Trattato segreto tra Filippo di Acaia e Carlo Il per la divisione di Asti e di Chieri. Conquiste e contegno di Filippo : affari interni de' paesi angioini. Edificazione e distruzione di Mortiola : tentativi del Principe per impadronirsi di Asti. Trattato di alleanza tra Filippo ed Amedeo V. Arrivo e progressi di Teodoro Paleologo in Piemonte. diplomatico fra Acaia, Saluzzo ed Angiò: Manfredo IV cede al Re Fossano e i diritti sul Monferrato. Assedio e resa di Cavallermaggiore: trattati dell'11 maggio 1307 tra Filippo e Carlo II. Assedio di Moncalvo: tentativo angioino su Asti. Politica Battaglia di Vignale: pace fra Monferrato ed il Re. di raccoglimento de' Provenzali: condizione dei vescovi di Asti e di Torino. Proseguimento delle ostilità fra intrinseci ed estrinseci astigiani: distruzione di Moasca. Pace fra Saluzzo ed Acaia: donazione del Piemonte angioino a Roberto. Discordie civili di Alessandria: cacciata de' ghibellini. · fra Asti e Filippo : morte di Carlo II.

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Viluppo

Nuovi accordi

La coincidenza de' tre fatti essenziali della storia subalpina nel primo decennio del Trecento, in parte solo fortuita, produsse tosto singclari complicazioni in ciascuno. Il principe di Acaia profittando dello sconcerto gettato dalla morte di Giovanni I fra i De Castello, spinse gagliardamente le ostilità contro di essi. Con un assedio di venti giorni fu ricuperato il castello di Rocca; dipoi, in febbraio, cadevano anche Cossombrato, che non aveva mantenuto i patti del

(1) B. SAN GIORGIO, 83-84. Cfr. G. VENTURA, l. c. (G. DELLA CHIESA, 938). Dell'avvelenamento fu incolpato uno de' medici, perciò ucciso. Il testamento in IRICO, Rer. patr., 106 segg., ed in MULETTI, III, 59 segg.

14 dicembre, e la vicina villa di Corsione (1). Nel marzo, il nuovo podestà Guglielmo di Mombello e gli occupanti astigiani ebbero i castelli d'Agliano e Monale, cui sovvertirono dalle fondamenta; più tardi arsero la villa di Montiglio, sebbene resistesse il castello pel contegno omai equivoco di Filippo, che volle partirsene dopo solo tre giorni di assedio. Furono presi infine la villa di Colcavagno ed il castello e la villa di Murisengo (2).

In questo frattempo si erano raccolti in Trino i rappresentanti dei nobili e delle comunità del Monferrato, di autorità del marchese di Saluzzo, e con intervento di ambasciatori pavesi e di Riccardino di Langosco, figlio del conte Filippone. L'assemblea dovette essere tumultuosa, perchè v'erano intervenuti tanto i capi di parte guelfa, che volevano adempiuto il testamento di Giovanni I coll'invio di messi ad invitar Jolanda a destinare un de' suoi figli al governo dello Stato monferrino, quanto quelli di parte ghibellina, che desi deravano passar sopra le volontà del defunto, e risalendo al comun stipite aleramico, riconoscere ogni autorità di diritto e di fatto in Manfredo IV. Alla testa de' guelfi era Facino, ossia Bonifacio, di Tiglio, molto autorevole per aver già tenuto il governo nel '92 e difeso allora con energia l'indipendenza del paese: a lui aderivano naturalmente i parenti Giacomo ed Anselmo e tutti i cosidetti « graffagna ». Per contro, capitanava i ghibellini il possente Guido di Cocconato con tutta la sua numerosa famiglia; e con lui erano stretti gli estrinseci d'Asti, presenti in qualità di testimoni alle deliberazioni del Parlamento. Prevalsero i guelfi, come quelli che avevano per sè la legittimità e l'opinione publica, rappresentata, a quanto sembra, dall'elemento comunale; ed il 9 marzo decretavasi pertanto la nomina di nunzi e procuratori dell' assemblea presso l'Imperatrice. Spiacque la soluzione al Saluzzese, che, a farne mancare l'effetto, pensò di spedire a sua volta ambasciatori in Oriente ad annunziare ad Andronico Paleologo la pretesa gravidanza della vedova dell'ultimo marchese, onde sarebbe stato inutile l'invio di un figlio di lui ad assumere il reggimento del Monferrato. Nel tempo stesso, per afforzarsi coll'amicizia di Savoia, provvedeva a regolar le sorti della marchesana Margherita, cui assegnò il 14 le castel

(1) G. VENTURA, c. 37, 748. Per altro, poco dipoi, il 1 marzo, la Republica ratificava que' patti, ed in aprile, ad istanza degli uomini dei due luoghi, riaffermava che in avvenire non ne avrebbero più formato che un solo, godendo quelli di Corsione delle concessioni fatte agli uomini di Cossombrato (Arch. di St. di Tor., Prov., Asti, Mazzo I).

(2) G. VENTURA, cc. 37 e 40, 748 e 751.

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