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<< discours de nos voisins c'est l'allusion continuelle à la France. Elle << se retrouve partout. Et généralement elle n'est pas hostile. Souvent << même elle revêt une forme sympathique ».

I giornali di Francia non sanno quasi mai discorrere del nostro esercito senza mescere al racconto il ridicolo. Il Bazin, dopo aver visitato la caserma di Bologna, scriveva : « Nous nous retirons, somme toute, << avec une bonne impression, qui serait profitable à certains, dont << l'opinion toute faite se refuse à étudier les progrès militaires ac<<complis chez nos voisins, et qui continuent de parler de l'armée << italienne avec une grande légèreté » (pag. 95).

Il Pellet raccolse in un bel volume il frutto di parecchi anni di osservazioni e di ricerche, che presenta a' suoi concittadini con espressioni affettuose: « Puissent-ils inspirer à ceux qui les liront de l'atta<< chement pour cet admirable pays, où la vie est si douce, où les << mœurs pittoresques des habitants, les monuments du passé, le ciel << et la mer charment également les regards et où la nature radieuse « rassérène l'esprit en vivifiant le corps ».

Svariatissimi sono gli argomenti studiati: i quartieri poveri e con essi la miseria e l'igiene, il servizio delle acque, la fognatura, le confraternite e i cimiteri, la camorra, la polizia, il banco di Napoli, le opere pie, il lotto, la stampa, le feste popolari, la madonna dell'Arco e la Nuova Pompei, la monaca di casa, una missione di Liguoristi, Santa Lucia. C'è anche un capitolo su Napoli al sec. XVI desunto dai mss. di Corona, e un altro su Napoli in rapporto all'unità d'Italia.

Non sono temi nuovi, sebbene forse poco approfonditi dagli italiani del centro e del nord. L'illustre scrittore francese li studiò con amore, ed espose il frutto delle sue indagini laboriose con grande chiarezza e obbiettività serena. I suoi apprezzamenti sono generalmente elevati, imparziali, e talora finissimi. Non si propone di gridare la croce, ma cerca invece la spiegazione di fenomeni, che possono a prima giunta parere strani, antigienici e immorali, e spesso riesce nuovo e persuasivo. Animato da sentimenti benevoli all'Italia nuova termina il volume con viva fede nel suo avvenire: « Plus l'unification de l'Italie aura coûté <«< cher, plus elle tiendra à cœur, au bout d'un demi-siècle, à la nation << née sur les champs de batailles de Magenta et de Solferino. Il ne << faut pas oublier que les Italiens n'ont pas sacrifié à l'Italia una « des républiques libres et prospères, mais presque partout des mo<< narchies vieillies, étrangères, tyranniques, sans liberté et sans gloire. << C'est ce qui fait la force du fils de Victor-Emanuel, et bien des li<< béraux, sans compter les radicaux légalitaires, reprenant le mot << de Lafayette, prétendent que la maison de Savoie est la meilleure <<< des républiques ». C. RINAUDO.

NOTE BIBLIOGRAFICHE

I. STORIA POLITICA

Storie di regioni, municipii e famiglie. — EUGENIO MUSATTI in una recente pubblicazione (I monumenti di Venezia) aveva inteso facilitare la conoscenza de' monumenti veneti sotto l'aspetto artistico, presentando i nomi di coloro, che ne furono architetti, scultori o pittori. Ora in un nuovo volumetto intitolato Cronografia veneta (Padova, Fratelli Salmin), mira a darci la sintesi dei fatti memorabili concernenti la storia politica di Venezia con l'esposizione sommaria per ordine cronologico dalle origini al 1866. Ci è parso, che abbondino troppo le indicazioni estranee a Venezia, le quali dovevano essere eliminate, e che ci sia troppa sproporzione di sviluppo. Ad es., il solo 1797 occupa 23 date, mentre sono assegnati tre posti al glorioso periodo del 1848-49 (C. RINAUDO).

Riguardano in parte la storia della casa di Savoia Les chroniques de Genève di MICHELE ROSET, pubblicate sul manoscritto originale da HENRI FAGY, direttore degli Archivi di Ginevra (Genève, Georget et Co.). Queste cronache riassumono la storia di Ginevra fino al 1562, nel quale anno l'A. presentò l'opera sua al Piccolo Consiglio ginevrino. Furono redatte in un intento patriottico e religioso; l'A. vuole, che i cittadini di Ginevra apprendano a conoscere la storia della loro emancipazione temporale e spirituale, vera prova dell'intervento incessante di Dio, del quale Calvino e i suoi partigiani soltanto furono gli agenti fedeli. Converrà quindi profittarne con giudizio. La pubblicazione è preceduta da una diligente notizia biografica del Roset, scritta dall'editore (C. R.).

È venuta ora in luce una nuova edizione di Consuetudini di Caltagirone con versione italiana per cura di Salvatore Randazzini vicebibliotecario comunale (SALVATORE RANDAZZINI, Le Consuetudini di Caltagirone e i diplomi dei re che le confermarono, Caltagirone, Tipografia Scuto, 1893). Precede al testo delle Consuetudini una breve prefazione nella quale il Randazzini annunzia che egli ha fatto la versione« non come intendente di studii di scienze storico-giuridiche, ma quale semplice paleografo ». Il testo di Consuetudini col diploma di

mi

approvazione di Federico III (1299) è compreso tra p. 10-47. Seguono indi alcuni privilegi, ordini e dispacci. Infine l'editore annunzia che egli nel 1874 fece per l'Archivio di Stato di Roma una copia delle Consuetudini sul manoscritto della raccolta di Prammatiche di Majorana. Il Randazzini non dà veruna notizia della prima edizione fatta in Caltagirone nel 1798 col seguente titolo: Consuetudines urbis gratissimae Caltagironi in unum congestae et cohordinatae. Caltagironi MDCCXCVIII. ex typographia Francisci de Paula Barletta, impressoris Ill. Senatus, superioribus annuentibus ». Neanco accenna la ristampa fatta da Brünneck (Halle, 1881) sulla copia procuratasi dall'Hartwig, e sebbene non indichi espressamente che il testo fosse rimasto finora inedito, pure lascia incerto il lettore inesperto poichè non fa menzione di alcuna pubblicazione totale o parziale di Consuetudini di Caltagirone. Avendo noi dato notizia della copia del 1874, della prima edizione (1798) e della ristampa di quelle consuetudini, nell'Archivio Storico Italiano (4a S., t. VIII, 1881, pp. 209; t. IX, pp. 349), non occorre farne altro ricordo. Lodiamo questa pubblicazione eseguita a cura e spese di quel Municipio, e crediamo altresì degna di encomio la versione italiana che fa meglio conoscere alle persone ignare del latino quel codice di diritto municipale. Avremmo voluto che una chiara notizia si fosse fornita dal Randazzini sull'antico manoscritto, che colà si conserva, e sul diploma di approvazione del 1299, che è la più antica conferma esistente di consuetudini siciliane (VITO LA MANTIA).

Alla storia comunale si riferisce il lavoro del Dr PIETRO PINTON, La città della pieve de' Saccensi (Roma, Balbi, 1893), ma l'autore, più che di altro, si occupa del nome, del grado, e sovratutto dello stemma di Pieve di Sacco, del quale stemma studia le variazioni dal medioevo a' giorni nostri. È però lavoro ricco di erudizione e pieno di notizie interessanti, adorno anche di alcune belle incisioni dello stemma suddetto nelle sue varie forme (F. GABOTTO).

Se tutti i gentiluomini italiani, capaci ed agiati seguissero il lodevole esempio datoci testè dal cavaliere Luigi Alberto Trotta, fra non molto decorrer di tempo ogni comune potrebbe avere la sua storia, scritta coscienziosamente, e con sempre stimata indipendenza da' giudizi. L'opuscoletto del Trotta (LUIGI ALBERTO TROTTA, Fronde sparte radunate di un Comune nel Napolitano. Toro in provincia di Molise. Roma, 1893) alla letteraria leggiadria di forma accoppia notizie inedite sul luogo di Toro, comunello nella provincia di Molise, posto sulla piaggia di poggio aprico e ricco di viti e di oliveti. Già feudale possesso della badia di Santa Sofia di Benevento, per donazione del 1099 di Remperto conte di Miano, fu però privilegiato dai Nor

manni e dai successivi dominatori del Napolitano di varie franchigie. In mezzo alle notizie storiche l'autore inframette ragguagli biografici sui cittadini che in qualche modo ebbero nel corso dei secoli a segnalarsi, fra i quali lo stesso genitore del Trotta Domenico, che a' suoi di fu professore, deputato, e poi prefetto. Conchiuderemo coll'accennare che il nostro autore aveva già dato saggio del suo amore agli studii nella Monografia della provincia di Molise e negli Studü filologici sulla parlata di Toro comparata alla toscana (G. CLARETTA).

Conferenza elegante ed erudita, dove in forma garbata e vivace si espongono preziose notizie sulla storia della vita e del costume è quella di GIUSEPPE OCCIONI-BONAFFONS dal titolo I nostri bisnonni o Trieste nel secolo XVIII (Trieste, Caprin, 1893). Il materiale è desunto principalmente dalle minutissime lettere dei consoli veneti al proprio governo; l'esposizione delle condizioni materiali, commerciali, industriali, letterarie, artistiche, ecc., è cosi piena nella sua sobrietà da non lasciar nulla a desiderare (F. G.).

Gli studî di storia locale e comunale acquistano importanza sempre maggiore, onde si leggono con piacere gli Appunti intorno all'origine del Comune di Massafiscaglia dovuti al D' PATRIZIO ANTOLINI (Ferrara, Tip. Sociale, 1893). Incaricato della pubblicazione degli Statuti di detto Comune, l'A. ricerca in questo opuscolo le prime notizie del paese, che già esisteva nel secolo VIII, e ne studia specialmente la lotta con Onesto arcivescovo di Ravenna, la concessione di Benedetto VIII, l'investitura ferrarese del 1219 e gli accordi del 1221 col legato pontificio Ugo, vescovo d'Ostia e Velletri. Tra le note, riunite infine dell'opuscolo, sono stampati per intero parecchi documenti (F. G.).

ANTONIO COLOMBO (Il Chiatamone, Trani, Vecchi, 1893, pp. 52) con una ricerca diligentissima, ha messo insieme tutte le notizie che si poteva del noto scoglio, onde Napoli tocca quasi l'isoletta di Castel dell'Ovo, sito amenissimo, oggi quasi scomparso per le nuove costruzioni della via Partenope. Narra l'origine e le vicende delle chiese e de' conventi che vi sorsero, principali S. Maria a Cappella e le Crocelle, e la cappella di S. Maria della Vittoria, fatta erigere dalla figliuola dell'eroe di Lepanto. Descrive le famose grotte, e le vie e i palazzi, tra cui l'albergo delle Crocelle reso famoso da Giacomo Casanova, e le ville, fra le quali il Casino reale, soggiorno di Alessandro Dumas. E garbatamente riferisce quanti aneddoti si collegano a' varii luoghi descritti. Non occorre dire che questo saggio di topografia storica napolitana è estratto da quell'eccellente rivista che è la Napoli Nobilissima (M. SCHIPA).

NICOLA ARNONE dal recente restauro del duomo di Cosenza e dalla riapparizione colà d'un antico monumento sepolcrale ha preso occasione a scrivere tre opuscoli, ammannendo in vario modo e misura la stessa materia (Le regie tombe del Duomo di Cosenza, Napoli, Giannini, 1893, pp. 52; Il Duomo di Cosenza, Siena, Tip. S. Bernardino, 1893, pp. 13; Luigi III d'Angiò, duca di Calabria, ibid., 1893, pp. 16). Il primo è il meglio condotto e il più assorbente: con una pagina di più, avrebbe reso perfettamente inutili gli altri due. Accenna al Duomo primitivo, abbattuto dal terremoto del 1184, non però de' 9 giugno, come dice l'A., perchè il nono Kalen. Iunii, qui soppresso nella citazione dell'Anon. Cassinese, non risponde a quel giorno. Fa quindi la pietosa storia di Arrigo Hohenstaufen, ribelle al padre Federico II, trascinato da un carcere all'altro, morto, probabilmente per suicidio, nel 1242, e sepolto nel duomo di Cosenza, riedificato tra la fine del XII e i principii del XIII secolo. Ma la tomba, che l'imperatore gli fece quivi innalzare, scomparve più tardi. Segue la storia d'Isabella d'Aragona, moglie di Filippo l'Ardito, la quale, tornando col marito. dalla Crociata, spirò in Cosenza nel 1271. E le fu eretto il sepolcro, tornato recentemente alla luce, che l'A. descrive molto bene e attribuisce a qualche artista francese. Ultimi son narrati i casi di Luigi III d'Angiò, adottato da Giovanna II, anch'esso seppellito in quel duomo, ma di cui, come del principe svevo, disparvero i resti. Il secondo opuscolo, senz'accennare al duomo primitivo, tocca della fondazione, della consacrazione e dell'importanza artistica del monumento che gli successe, e narra i danni recatigli meno da' terremoti che da' restauri posteriori. E finalmente il terzo vuol essere, una storia del rivale di Alfonso il Magnanimo. Ma è troppo povera cosa nelle sue dodici paginette, al confronto non dirò di ciò che vorrebbe il titolo, ma di quello stesso che offre il primo opuscolo, sulle Regie Tombe, dove è più ricca la serie delle fonti utilizzate e più esatta l'esposizione dei fatti (M. S.).

ENRICO CELANI pubblicò due estratti dell'opera di ONOFRIO PANVINIO De gente Fregepania (Venezia, Visentini, 1893), che si conserva ms. nell'Angelica di Roma. Gli estratti sono il capo 2 del libro III e il capo 3° del libro IV. Il medesimo dette in luce un altro opuscolo, contenente dieci documenti vaticani per la storia della contea di Celano (Napoli, Giannini, 1893) accompagnati da un elegante facsimile e riferentisi al periodo 1184-1549 (F. G.).

F. GABOTTO, Pinerolo e i suoi recenti storici, 16°, pp. 32. Pinerolo, tip. Sociale, 1893. In questa breve nota il Gabotto prende ad esame

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