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sato ad una delle estremità, di cui abbiamo esempi in varie carte nautiche del medio evo; e quindi chiudevasi in speciali camicie.

Codice è invece il libro compatto; e l'introduzione dell'uso della pergamena può ritenersi come la causa principale del cambiamento della forma del libro. Il codice, da tutti è noto, si compone di quaderni, la cui successione è indicata dalla segnatura e dai richiami; ed il quaderno si suddivide a sua volta in fogli, carte e pagine.

Sul codice si svolsero, accanto alla scrittura, gli ornati e la miniatura; de' quali l'Autore raccoglie preziose notizie storiche, dando a questo capitolo necessarissimo una estensione che nessun altro diplo matista aveva finora pensato di offrire agli studiosi.

D'origine irlandese è la miniatura e compare nel secolo VI; passa quindi, ingentilendosi, agli Anglosassoni; e da questi, agli altri popoli, progredendo di continuo nei monasteri fino al secolo XII. Di quell'età stupendi monumenti ne esistono in Francia e, fra noi, l'arte cassinese produce, nel secolo XI, manoscritti che sono miracoli di calligrafia e d'ornamentazione ». Col XIII secolo comincia l'arte laica e più rapidi ne diventano i progressi, che seguono passo passo quelli della pittura nel loro sorprendente svolgimento. Nel secolo XV e nella prima metà del XVI secolo la miniatura giunge ad un grado di perfezione non mai più superato; e tre scuole allora si distinguono essenzialmente: la francese, superiore a tutte, la fiamminga, più naturalista, e l'italiana, più gentile, più pura, più idealistica, come ognun può vedere nei maravigliosi cimelî conservati nelle nostre biblioteche e altrove, ai quali diligentemente accenna il Paoli per farne rilevare le caratteristiche.

Necessario complemento del libro è, per la conservazione del medesimo, la copertura. Questa, come ogni altra operazione attenente ai manoscritti, fu nei primi tempi compiuta nei monasteri, ove fino al secolo XV trovansi dei monaci ligatores librorum; ma dal sorgere del Comune anche questo mestiere diventa cittadino e troviamo i primi legatori laici i quali non meno degli altri, ricoprivano i libri con assi di legno, con avorio, metalli, stoffe, cuoio e pergamena; sulle quali ultime coperte non è raro trovare una figura o un segno che serviva a individuare il manoscritto: come il libro della croce, del chiodo, ecc. Prima di abbandonare la composizione del libro il Paoli dedica un capitolo intieramente nuovo ai libri e documenti riscritti, a quelli cioè, << che hanno servito per iscrivervi sopra un doppio testo senza che il secondo abbia alcuna relazione col primo » e ch'egli divide in opistografi, ossia quelli « il cui tergo rimasto bianco è stato usufruito per altre scritture affatto indipendenti dal testo interno» e in palimpsesti. cioè quelli in cui al testo primitivo raschiato o lavato si è sovrapposto un testo nuovo ».

Dell'arte libraria e della tradizione e conservazione del libro l'Autore parla nell'ultima parte del suo volume.

L'arte libraria ha cura del libro in quanto è destinato al pubblico; e comprende l'opera degli scrittori e dei librai. A Roma i libri erano scritti da schiavi, nel medio evo, da monaci, e dopo il secolo XII da ogni genere di persone, da scrittori di mestieri che ricevevano spesso le loro commissioni dai cartolai, ed erano pagati a pecie equivalenti a due fogli interi. Ma, per quanto numerosi, non bastarono più fin dal secolo XIV alla gran richiesta; e gli eruditi stessi furono spesso costretti a togliere in prestito e a trascrivere da sè i codici di cui avevano bisogno.

I librai del medio evo, sebbene facessero pur commercio di manoscritti, non possono in alcun modo considerarsi sotto il medesimo aspetto di quelli dei nostri giorni: il loro traffico consisteva più propriamente nel materiale da scrivere: ed essi corrisponderebbero oggi ai nostri cartolai. Tale era, per esempio, uno dei più insigni di loro: Vespasiano da Bisticci. Essi e gli amanuensi moltiplicavano e diffondevano i libri; le biblioteche li conservavano e li comunicavano agli studiosi, membri della società religiosa presso cui erano istituite (ed allora erano quasi esclusivamente opere spirituali) o amici dei magnifici cittadini che nelle loro case le avevano fondate e le avevano ripiene di opere della classica antichità. L'Italia fu ricca così di biblioteche monastiche ed ecclesiastiche, come di librerie private; e fra queste ultime ci basti ricordare la prima biblioteca aperta al pubblico nel mondo, istituita nel Chiostro di San Marco a Firenze, e ma. ravigliosamente accresciuta dai Medici, munifici promotori degli studi. Questa, l'opera del Paoli, che termina con un utilissimo indice dei vocaboli tecnici latini e volgari riportati nel testo, opera piena di pregio e di interesse non soltanto per gli specialisti, ma per ogni genere di persone, scritta con una forma limpidissima che ne accresce i meriti e fa desiderare che meno rari siano fra noi lavori di simile valore ed utilità. EUGENIO CASANOVA.

NOTE BIBLIOGRAFICHE

I. STORIA POLITICA

(Recenti pubblicazioni sul Risorgimento Italiano).

Man mano che ci allontaniamo dai giorni agitati e gloriosi del nostro risorgimento, crescono di numero le pubblicazioni dirette a proiettare nuova luce, a combattere pregiudizi, a correggere errori, a rettificare asserzioni sugli uomini, sugli istituti e sui fatti di quel fortunoso periodo. Ed è bene, che così si faccia, si per liberare la storia dall' involucro delle passioni, onde la rivestirono inconsciamente gli stessi attori dell'epopea nazionale, come per ravvivare nella mente e nel cuore della presente generazione i ricordi patriottici e le immagini dei puri e nobili ideali, quale correttivo alle ingordigie materiali e alla raffinata licenza dei costumi moderni.

Le molteplici pubblicazioni, cortesemente inviate alla direzione della Rivista storica italiana, possono raccogliersi in quattro gruppi. Abbiamo anzitutto alcune opere d'indole generale, che riguardano la storia di tutta l'Italia o d'una sua parte in un determinato periodo del risorgimento. Seguono molte monografie, dirette ad illustrare qualche speciale avvenimento, episodio o personaggio. Alcuni libri contengono lettere, documenti o altri scritti varî di valorosi cooperatori al compimento dei destini nazionali. Infine ci parve doveroso ricordare il contenuto di parecchi volumi, che sotto il titolo vago di Scritti vari comprendono notevoli studî sul nostro rinnovamento civile e politico.

I.

Al primo gruppo possono ascriversi le opere seguenti:

FRANCESCO BERTOLINI, Letture popolari di storia del risorgimento italiano. Milano, U. Hoepli, 1894.

CARLO TIVARONI, L'Italia durante il dominio austriaco. Tomo III: L'Italia meridionale. Lo svolgimento del pensiero nazionale. Torino, L. Roux e C., 1894.

IGNAZIO BOZZo, La Sicilia e l'Italia dal 1848 all'epoca presente. Palermo, tip. Nocera, 1893.

COMBES DE LESTRADE, La Sicile sous la monarchie de Savoie. Paris, Guillaumin et C.ie, 1894.

EDMOND et JULES DE GONCOURT, L'Italie d'hier. Notes de voyages 1855-1856. Paris, Charpentier et Fasquelle, 1894.

DE BAILLIENCOURT, Italie 1852-1862. Feuillets militaires. Souvenirs, notes et correspondances. Paris, Firmin Didot et C.ie, 1894.

È confortante il vedere uomini versati in alti studi scendere dalla cattedra per diffondere il benefizio della scienza a più largo pubblico. Le scuole e le famiglie saranno liberate dai libri mediocri e dai cattivi, solo quando scriveranno per loro i più insigni cultori delle lettere, delle arti e delle scienze. Salutiamo perciò con plauso le Letture popolari di storia del risorgimento italiano del prof. Francesco Bertolini.

Il valente storico lascia da parte le discussioni critiche e politiche, più adatte all' università e all' accademia, e in forma piana e scorrevole si propone di rendere popolare la conoscenza dei maggiori eventi storici del risorgimento italiano.

Molto opportuna è la scelta dei soggetti delle sue letture: I partili politici italiani nel 1814 La rivoluzione napoletana nel 1820

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Livio

La fortuna

La rivoluzione piemontese del 1821 Pellegrino Rossi nella storia del risorgimento italiano Gli scritti politici del 1831 Zambeccari Giuseppe Garibaldi nel nuovo mondo e il segreto di Carlo Alberto La giovinezza del conte di Cavour e il suo Diario Angelo Masina L'insurrezione di Milano del 1848 Roma nel 1849 La rivoluzione siciliana degli anni 1848 e 1849 I fratelli Bronzetti Vittorio Emanuele II e il risorgimento italiano.

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Ora che l'attività del Bertolini s'è anche rivolta a questo popolare e patriottico intento, ci permettiamo di esortarlo al compimento dell'opera. Faccia argomento delle sue letture altri soggetti, scelti in modo, che valgano a riempiere le lacune e a collegare meglio gli avvenimenti, e così ci darà sotto nuova forma una vera storia popolare del risorgimento italiano, incarnata nei personaggi e nei fatti più salienti.

Il nuovo volume di Carlo Tivaroni, sesto della Storia critica del risorgimento italiano (di pagg. 686), terzo dell'Italia durante il dominio austriaco, tratta due argomenti distinti; imperocchè nelle parti VIII e IX espone per ordine cronologico le vicende del regno di Napoli e della Sicilia dalla ristorazione al 1848, mentre nella parte X rifacendosi da capo descrive nelle sue varie fasi lo svolgimento intiero del pensiero nazionale durante il medesimo periodo.

Del regno di Napoli è dipinta la ristorazione con ampiezza di particolari, narrata la rivoluzione del 1820, descritta la vendetta di re Ferdinando I e la ferocia di re Francesco I, diligentemente studiata l'evoluzione di Ferdinando II dalle speranze de' primi anni al regime borbonico puro, vivamente rappresentata l'aurora del governo costituzionale del 1848 si presto offuscata dalla strage del 15 maggio. Della Sicilia, proditoriamente privata della sua costituzione, descrive le condizioni misere dopo il 1816, narra l'infausto moto separatista del 1820 e le ribellioni successive, ricorda le sollevazioni di Palermo e Messina del 1848, che ridonarono all'isola per breve tempo costituzione e indipendenza.

Con accuratezza è tracciato lo sviluppo della coscienza nazionale. La reazione generale dei governi restaurati e la padronanza dell'Austria resero necessarie le congiure e fecondarono le sètte; gli esuli del 1821, combattendo per la libertà e l'indipendenza di altri popoli, diffusero il verbo italico; le fallite sollevazioni del 1831 furono stimolo alla fondazione ed espansione della Giovine Italia con intenti unitari e repubblicani, mentre la coltura nelle sue varie manifestazioni informava a nuove idee ed aspirazioni la coscienza dei popoli; si giunse però al 1848 ancora immaturi e troppo discordi sui mezzi e sugli intenti del risorgimento.

Questo duplice quadro fu dipinto con grande varietà di colori e con copia straordinaria di particolari dal Tivaroni. I fatti si urtano e si accavallano per modo, che talora ne nasce qualche confusione; s'affacciano tante figure di fronte e di profilo, che anche l'occhio attento talora più non riesce a bene distinguerle. Più forse che negli altri volumi s'ammira in questo l'indagine paziente del ricercatore, la ric chezza delle notizie e il lavoro della coordinazione; ma più vivo si sente il difetto del metodo, specie nell' ultima parte. Le citazioni innumerevoli di giudizi disparati sopra istituzioni, fatti e persone lasciano incertezza e dubbio nel lettore; lo studio speciale sullo svolgimento del pensiero nazionale, sopratutto con le biografie de' maggiorenti, costringe l'A. a ripetizioni non sempre piacevoli e gradite.

Il libro dell'avv. Ignazio Bozzo, La Sicilia e l'Italia dal 1848 all'epoca presente promette nel suo titolo assai più del contenuto. L'A. stesso lo qualifica frammenti storico-critici, ed in verità non è una narrazione organica, ma un'esposizione a scatti, incompleta, piena di digressioni, lardellata di invettive e declamazioni contro tutta la vita costituzionale italiana, e specialmente contro il trattamento usato alla Sicilia. Lo storico non vi trova nulla di nuovo, tranne qualche fantastico apprezzamento; lo statista non può rifiutare alcuni ammonimenti, ma del senno di poi son piene le fosse. Strana o almeno molto in

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