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DI

GIOVAN BATISTA GELLI

SOPRA LA COMMEDIA DI DANTE

RACCOLTE PER CURA

DI

CARLO NEGRONI

SOCIO DELLA R. COMMISSIONE PEI TESTI DI LINGUA

VOLUME PRIMO

FIRENZE

FRATELLI BOCCA EDITORI

PORINO KOMA- NAPOLI

1887

T

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Firenze, Tip. dell'Arte della Stampa, Via delle Seggiole, 4

150500

ALLA R. ACCADEMIA DELLA CRUSCA

I

A voi, illustri e valorosi Accademici, intitolo questa mia edizione delle Letture edite e inedite di Giovan Batista Gelli sopra la Divina Commedia; e sommamente vi ringrazio di avermene data facoltà. Per doppio titolo queste Letture son cosa vostra. Sono primieramente cosa vostra, perchè furono fatte all'Accademia Fiorentina, della quale egli fu il XV Consolo, e che stando a ciò che si afferma dallo Zannoni nella sua Breve storia, può considerarsi come precursora e progenitrice dell' Accademia vostra. E queste Letture sono eziandio cosa vostra, perchè Giovan Batista Gelli va giustamente annoverato fra i più eleganti scrittori dello elegantissimo secolo di Leone X; e le opere sue, modello di lingua pura e di forbito stile, sono allegate per testo nel vostro Vocabolario, del quale state ora facendo la quinta impressione, e la conducete con tanta diligenza e copia di pazienti ricerche da non temere il confronto con alcuno de' lavori che, simili a questo vostro, si fecero dalle più reputate Accademie straniere. Specialmente poi vi sono allegate le sue Letture Dantesche, già stampate dal Torrentino in dieci volumi, ma oggi divenute una rarità bibliografica. Nè le altre, rimaste sin qui inedite, e che ora per la prima volta si mettono in luce, sono di minor merito, se forse non sono di

B

maggiore, siccome quelle che furono composte dall'autore nell'età sua più matura, quando gli era cresciuta cogli anni la dottrina e la perizia dell'arte.

Non istarò qui a ritessere la vita di Giovan Batista Gelli, avendola già narrata il Salvini nei Fasti consolari, e il professor Agenore Gelli nella raccolta, ch'egli pubblicò nel 1855, di alcune opere del tanto rinomato suo omonimo in un volume. della Biblioteca nazionale di Felice Lemonnier. Ma solo farò a quest' ultimo scritto due lievi aggiunte; l'una delle quali si riferisce alla Bibliografia, ivi esposta a pag. XXIX; e l'altra, all'antica e sempre disputata questione della lingua. Oltre ai libri stampati, che si citano dal prof. Agenore, fu dal Poccianti ricordato un volgarizzamento che Giovan Batista Gelli aveva fatto degli Apoftemmi di Plutarco. E Salvino Salvini dice alla sua volta, che nella libreria de' manoscritti Strozzi (cod. 952) erano le Vite dei pittori, lavoro originale di esso Giovan Batista Gelli, dedicato con una erudita lettera proemiale al suo amico Francesco di Sandro; e nomina a uno a uno gli artisti, de' quali si leggevano in quel codice compendiate le biografie. A me non riuscì di avere altre notizie di quel volgarizzamento e di queste Vite; ma qui ne feci memoria, sperando che altri più fortunato ne possa fare la scoperta. Vi è pure una commedia, col titolo di Polifila, stampata dai Giunti nel 1546 senza nome di autore, e dedicata a Benedetto Busini, la quale da alcuni critici si giudica esser cosa del nostro Gelli; e sopra di ciò possono consultarsi il Quadrio e lo Allacci.

Quanto alla lingua, si sa che Giovan Batista Gelli fu col Giambullari e col Varchi tra i sostenitori più strenui della opinione che alla lingua nostra non altro nome abbiasi a dare, che di fiorentina. E a chi gli opponeva l'autorità di Dante, il quale nei libri De vulgari eloquio la mostrava ita

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