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poichè il fatto che M.° Nofrio da Siena, allora insegnante in Colle di Val d'Elsa, era pronto a legger lo Dante a chi volesse udirlo, non prova ch'egli a Siena effettivamente facesse tale lettura. » Però che la istituzione nel 1396 non fosse nuova pare all' A. possa supporsi con molta probabilità. « Invero nessuna parola, nè del documento della elezione, nè degli altri che fanno seguito, accenna a una nuova istituzione di quella lettura; è detto anzi nella lettera di accettazione, colle formule consuete, che tale lettura dovrà farsi secondo il costume degli studi generali et prout in illis servatur non aliter, diebus tantum festivis et consuetis temporibus »; e questa allusione al costume della lettura di Dante già invalso negli studi generali confermerebbe che la cosa non poteva esser nuova a Siena. Ciò si renderebbe probabile anche per la fama che v'ebbe Dante mentre ancora era in vita e per il culto che v'ebbe dopo la morte, del che reca il Rossi parecchi indizi, non tutti però ugualmente sicuri. Accenda infine l'A. ai frutti della lettura di M. Giovanni, riferendo anche un'osservazione fatta dall'archivista Lisini, che « le espressioni e le citazioni dantesche in quest'epoca abbondino non solamente nelle opere degli scrittori ma nelle lettere e nei documenti privati »; il che sarebbe una bella conferma della diffusione e della popolarità che la Divina Commedia ebbe a Siena.

Raccolta di lettere inedite con un' appendice dantesca per cura di A. FIAMMAZZO. 2a ed ultima serie. Udine, tip. Del Bianco, 1898; 8°, pp. 102-XLVI. L'appendice dantesca contiene alcune lettere di dantisti comparse già nel Giornale dantesco (Bull. N. S., III, 178, 198; IV, 26, 103; V, 198), meno l'ultima del p. Lombardi in data del 30 ottobre 1871. Nel testo e nelle note di questa si hanno notizie intorno a questo commentatore di Dante e alla sua opera, assai utili, perchè ben poco ne sapevamo finora. Anche nella Raccolta abbiamo una lettera che ha interesse per i nostri studi, quella di Francesco Amalteo al co. Antonio Bartolini (Treviso, 18 giugno 1823), per le note che il F. vi ha apposte sul Viviani e sul codice dantesco di Treviso.

ATTI DELLA SOCIETÀ

COMITATO CENTRALE. - Nella costituzione del Comitato Centrale per il quinquennio 1899-1903 secondo il risultato delle elezioni avvenute il dì 18 dicembre 1898, non hanno accettato i soci prof. LUIGI ROCCA, comm. ARRIGO BOITO, prof. MICHELE KERBAKER, prof. GIOSUE CARDUCCI, allegando la lontananza da Firenze e le molte occupazioni: e sono stati chiamati a farne parte, secondo l'articolo VIII dello Statuto, i soci prof. AUGUSTO FRANCHETTI, prof. GUIDO MAZZONI, prof. TOMMASO CASINI.

Il Comitato tenne la sua prima adunanza il dì 15 gennaio. Si procedè alla nomina del seggio di presidenza, che riuscì così costituito:

TORRIGIANI march. senat. PIETRO, presidente.

DEL LUNGO prof. ISIDORO, vicepresidente.

BARBI prof. MICHELE,

FRANCHETTI prof. AUGUSTO,

BIAGI prof. GUIDO, tesoriere.

segretari.

Fu altresì deliberato di affidare la direzione dei lavori per l'edizione critica della Divina Commedia al socio prof. PIO RAJNA, dandogli per aiuto nella difficile impresa il prof. GIUSEPPE VANDELLI.

CARLO DRIGANI, Responsabile

147-1899. Firenze, Tip. di S. Landi

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SOCIETÀ DANTESCA ITALIANA

(FIRENZE)

La Società Dantesca Italiana, costituita per accomunare gli studi dei dotti italiani e stranieri intorno a Dante e per renderli più divulgati ed efficaci, intende ora principalmente a un'edizione critica delle opere del sommo Poeta. Ne è stato pubblicato il primo volume, contenente il De vulgari Eloquentia a cura del prof. Pio Rajna.

Il Comitato centrale ha sede in Firenze (Via della Dogana, 1): vi sono o possono essere Comitati regionali, dipendenti dal centrale, dovunque, nella penisola o all'estero, si trovi un numero di Soci sufficiente a costituirli. Dove non sono costituiti i Comitati regionali, i Soci corrispondono direttamente colla Presidenza del Comitato centrale.

La quota annua da pagarsi da ciascun Socio è L. 10; e possono esser Soci anche gli Enti (Istituti d'istruzione, Biblioteche, Municipi, ecc.) e tutti quelli, che pur non essendo speciali cultori di Dante, vogliano concorrere ad onorare con questo mezzo il sommo Poeta. Ricevono il nome di Soci promotori coloro che, oltre alla quota annua danno alla Società per una sola volta lire cento almeno; il nome di benemeriti coloro che per una sola volta le facciano una largizione di danaro, non inferiore a cinquecento lire, ovvero qualche dono di gran valore, specialmente in libri od in opere d'arte, che comecchessia si riferiscano a Dante. Il socio benemerito non è tenuto alla quota annua.

I Soci hanno diritto a un esemplare di quelle pubblicazioni che vengono fatte coi fondi sociali. Quanto alle altre che la Società abbia promosse ed aiutate, sarà loro concesso, nell'acquisto, il maggior vantaggio possibile.

Gli Autori e gli editori di studi danteschi sono pregati di favorirne possibilmente due copie alla Direzione del Bullettino; i direttori di riviste, di fare il cambio con questo, o almeno di mandare i numeri che contengano qualche articolo riferentesi a Dante.

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