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fisica» (pag. 22). Ma non par che si venga a ricadere in qualche modo nell'errore stesso, che si vuol riprovare, dando il nome di teorie a pensieri rivestiti d'immagini, e conferendo ciò che s' espone per nudamente vero con ciò che è intenzione di rivestire de' più splendidi ornamenti del bello? A dichiararci meglio valga un esempio. A proposito del tuono cita il p. Boffito questi due versi del XIV del Purgatorio: E fuggio come tuon che si dilegua, Se subito la nuvola scoscende, accennando alla questione del significato, e dell'uso transitivo o no, del verbo scoscendere, (pag. 36): questione, che poteva facilmente risolversi, collazionando i versi citati con la terzina Qualunque melodia più dolce suona quaggiù, e più a sè l'anima tira, parrebbe nube che, squarciata, tuona (Par., XXIII). Scoscendere là è quel che qui squarciare, con immagini simili, quella tolta dal romor che fanno i legni, come i rami degli alberi, nello scoscendersi, e questa dalla tela nello squarciarsi. Le nuvole son come una tela tesa fra la sfera dell' aria e quella del fuoco, che s'intravede traverso allo squarcio. Ora, una tale immagine è venuta fuori dalla fantasia poetica, e non dallo studio dei libri Metheorologicorum. Il simile può dirsi di quasi tutte le altre, che si vanno qualificando qui per teorie, ond'è in conclusione, secondo noi, così sbagliata la via da coloro che commentano Dante con la meteorologia del Kâmtz, come dall'Autore di quest'opuscolo che vorrebbe commentarlo con quella di Aristotile. Che se la critica, in questo stesso opuscolo, non si trova dagl' incontentabili sempre giudiziosa, non manca però d' essere diligentemente erudita. E perchè l'erudizione, in questo genere d'esercizii, importa assai, ne lascia p. Boffito in gran desiderio di vedere la letteratura dantesca, e la storia della Meteorologia, arricchite per lui di qualche cosa più che di questi semplici Appunti. R. CAVERNI.

il

JOHAN VISING, Dante. Göteborg, Wettergren & Kerber, 1896; 16° pp. 165 ('Populärt vetenskapliga föreläsningar vid Göteborgs Högskola '- Letture scientifiche popolari della Scuola Superiore di Göteborg — V).

Se più di un impedimento mi toglie di sottoporre qui all'esame accurato di cui sarebbe meritevole questo bel libro di divulgazione (1), posso almeno appagare il giusto desiderio del Direttore del Bullettino, che ne sian tratte le notizie intorno agli studî danteschi nei paesi scandinavi.

(1) Si avrà caro ad ogni modo di trovarne qui tradotto il sommario:

1. La difficoltà dell'intendere Dante - Commentarî - Studi danteschi - Letteratura biografica.

Appendice: Letteratura dantesca scandinava - Indicazioni bibliografiche.
II. Nascita e schiatta - Circostanze tra le quali egli crebbe.

III. Ripartizione - 1° periodo - L'amore giovanile di Dante narrato nella Vita Nuova - Lirica amorosa - Beatrice - Gli amori di Dante - 2o periodo - Operosità politica - Esilio.

IV. Peregrinazioni Matrimonio e famiglia - Scritti del 2° periodo.

V. 3° periodo - Ultimi anni, morte e sepoltura - Figliuoli Scritti minori del 3° periodo - Genesi della Commedia, tempo della composizione, forma. VI. Contenuto della Commedia - Sua estetica - Lingua.

Dopo una succinta rassegna di quel che s'è fatto e si fa da altre nazioni, l'autore rileva e spiega come con esse non possa misurarsi il settentrione scandinavo. Crede bensì che « la conoscenza di uno dei più grandi genî del mondo deva potervisi divulgare larghissimamente per mezzo di traduzioni e di trattazioni d'indole popolare », da doversi rinnovare di tempo in tempo per esser messe d'accordo coi progressi scientifici, sulla vita e sulle opere sue. Indi continua (p. 12):

Ciò che v'ha di più importante nella letteratura dantesca scandinava, è quel che qui segue: Una traduzione svedese della Commedia fu pubblicata negli anni 1856-57 da Nils Lovén, pastore nella Scania, con un'ampia introduzione sulla vita e le opere di Dante e copiose note dichiarative.... Possediamo poi una dissertazione più lunga sulla Vita e le opere di Dante ( Dantes lif och skrifter') dovuta a C. W. Böttiger (negli Atti dell'Accademia Svedese, p.te 39). Si legge con piacere, come tutto ciò che viene dalla penna fine del Böttiger, ma non par riposare sopra studi individuali molto approfonditi e non ha potuto naturalmente sottrarsi alla sorte di essere in vari punti antiquata. Il medesimo autore ha dato altresì nei medesimi Atti accademici un'esposizione diffusa del contenuto della Divina Commedia.

Ciò che il Lovén alla Svezia, dette alla più giovane Danimarca il professore Molbech, vale a dire una versione della Commedia corredata di proemio e commento. È eseguita con gusto, nonostante la difficoltà del rendere l'originale nel suo stesso metro di terza rima, e per lo più con rime femminili. Essa pertanto, dopo la prima pubblicazione, 1851-62, ha avuto l'onore di due nuove edizioni. Il proemio è ben scritto, ma non ha valore originale, il che nessuno domanda, come nessuno si meraviglia che non riesca più in tutto sodisfacente. Lavoro originale e singolarmente meritorio è bensì il Dante del libero docente Valdemar Vedel (1892). I capitoli proemiali, costituenti una cornice migliore dello stesso ritratto, ragionano della letteratura monastica, del carattere nazionale latino, dell'infanzia della letteratura italiana e delle relazioni di Dante colla coltura fiorentina. Sono pitture vivaci e ben suffragate dai documenti; solo di stile un po' nervoso. L'autore si fa poi a parlare alquanto succintamente della vita di Dante, ma diffusamente delle opere, e in particolare del concepimento della Commedia e della sua attuazione. Tratto tratto si desidera maggior ordine e chiarezza, talora accade anche di trovare che l'autore cozza

contro gli ultimi resultati dell'indagine. Ma si segue con piacere la trattazione fino al termine, e il capitolo sull'arte nella Commedia concilia con tutta l'opera e può dirsi schiettamente ciò che di meglio è stato scritto in proposito

Queste le opere più notevoli che nella letteratura scandinava si sono consacrate a Dante. C'è bene anche dell' altro, nè manca d'interesse scientifico il raccogliere questo ancora, a quel modo che s'hanno cataloghi di tutto ciò che fu scritto su Dante in altri paesi. Ma conoscendo la noia che una serie di titoli genera nei più, io non voglio qui fare la rassegna di tutta la letteratura dantesca scandinava, e rimando le cose minori a un'appendice.

E nell'appendice, a p. 21, si legge:

Ecco quel che, a mia conoscenza, s'è scritto in Scandinavia su Dante, oltre le opere citate del Lovén, Böttiger, Molbech, Vedel.

Del Böttiger s' ha altresì una memoria che tocca Dante: Sulle origini e lo svolgimento della letteratura italiana (‘Om den italienska Poesiens uppkomst och utveckling '), nell'annata 1843 della rivista Frey. Il medesimo autore stampò negli anni 1845-51 Brani della Divina Commedia di Dante (Stycken ur Dantes Divina Commedia '), cioè i primi sette canti con traduzione e note dichiarative. In una dissertazione dottorale del 1845, Virgilio imitato nella Commedia di Dante (Virgilius imiterad i Dantes Commedia '), A. Lysander, poi professore a Lund, cercò di mostrare ciò che Dante prese da Virgilio; e in un annunzio della versione del Lovén nella Nordisk Universitetstidskrift (Rivista Universitaria) del 1857, egli vuol chiarire, perchè Dante non sia e non possa diventar popolare nel senso usuale. Le note illustrazioni del Doré furono riprodotte nella Divina Commedia rappresentata in disegni da G. Doré. 135 tavole con testo dichiarativo e una esposizione del contenuto del poema per John Rosén, 1876 (Divina Commedia framställd i teckingar af G. Doré. 135 planscher med förklarande text och kortfattad redogörelse för skalde verkets innehåll of John Rosén '). Al Rosén è dovuto anche il breve articolo Dante nel Nordisk Familjebok (Il libro di famiglia del Nord) del 1880.

Chi scrive queste righe, ha egli pure dedicato a Dante alcuni brevi articoli, cioè una recensione del Dante-Handbuch dello Scartazzini nella Nordisk Tidsskrift for Filologi (Rivista nordica di Filologia) del 1893; una recensione del Dante del Vedel, ib., 1892; e un articolo intitolato Quel che ammiriamo nella Commedia di Dante ('Hvad vi beundra i Dantes Komedi '), in Ord och Bild (Parola e Immagine), 1895 (1).

Dalla Finlandia è stato dato alla letteratura dantesca almeno un contributo, in cui un dottore in filosofia, quegli che fu poi il prof. G. Frosterus, colle sigle J. G. F-s, trattò ampiamente (78 pagine) di Dante e la sua Divina Commedia (Dante och hans Divina Commedia '), nel Poetisk och Litterär Kalender (Calendario Poetico e Letterario), Åbo, 1853.

Nella Danimarca il Molbech non ha solo tradotto e dichiarato Dante: egli ha scritto altresì con questo titolo una tragedia in cinque atti (1852), che fu fatta segno a una critica acerba per parte di J. L. Heiberg e suscitò una viva contesa letteraria (cfr. Berlingske Tidende, Giornale Berlinese, 1853, n. 65). La versione del Molbech dette luogo a varie brevi recensioni nei giornali politici e ad una ampia di C. Rosenberg in Dansk Maanedsskrift (Rivista Mensile Danese), 1862, II, p. 73-80; ed essa fu anche occasione allo scritto di P. W. Becker, Dante e il Tasso. Alcune parole occasionate dalla versione danese delle opere di questo poeta (Dante og Tasso. Nogle Ord i Anledning af de danske Oversættelser af disse Digteres Værker') nella Evangelisk Ugeskrift (Rivista settimanale evangelica) del 1867, ristampato poi nelle Dissertazioni Storiche ( Historiske Afhandlinger') dell'autore. Nella Vita di Brunetto Latini ('Brunetto Latinis Levnet') di Th. Sundby (1869) si tocca naturalmente anche di Dante. Contemporaneamente al Vedel, il dott. Bierfreund pubblicò un lungo scritto su Dante nella sua opera biografica Maestri della Cultura (Kulturbærere ') 1892. Le due dissertazioni dettero origine a una recensione molto interessante di Niels Moller in Tilskueren (L'Osservatore), 1893. Di altri annunzi del libro del Vedel, può menzionarsi uno

(1) In una dissertazione linguistica N. Lundborg studiò l'uso del congiuntivo nella Commedia (1884).

dello Schandorph in Illustreret Tidende (Giornale Illustrato). Per ultimo, il dott. E. Gigas ha redatto l'articolo singolarmente istruttivo e ponderato su Dante per il Konversationslexicon del Salomonsen (1896).

Il primo che paia essersi occupato di Dante in Norvegia, fu il rettore Carl Müller, che nel 1851 pubblicò un programma, I primi sette e il trentesimoterzo canto dell'Inferno di Dante tradotti nel metro dell' originale (De syv förste og den treogtredivte Sang af Dantes Inferno oversatte i Originalens Versmaal'). La versione del Molbech suscitò anche in Norvegia vari annunzi, e in particolare un articolo assai competente di F. Bætzmann, Alcune osservazioni sulla traduzione della Divina Commedia di Dante di K. F. Molbech (Nogle Bemerkninger ved Chr. K. F. Molbechs Oversættelse af Dantes Guddommelige Komedie '), nella rivista Norden (Il Nord), 1866. Un Contenuto ed estratti dalla Divina Commedia di Dante (Inholdsangivelse og Uddrag af Dantes Guddommelige Komedie '), insieme con notizie biografiche e storico-letterarie, dette M. Schmidt (1872). Il libro del Vedel occasionò un saggio insignificante di N. Kjær (in Essays, 1895). Della maggior parte delle indicazioni concernenti la Finlandia, la Danimarca e la Norvegia vado debitore al libero docente Wallensköld ed ai bibliotecarî Gigas e Halvorsen.

Nelle p. 26-28 si pronunzia poi un giudizio severo sulla versione svedese del Lovén. Dell' arricchimento avutosi per opera del Wulff fu discorso nel Bullettino, V, 101-106; e per la divulgazione della conoscenza di Dante in Scandinavia presso tutte le persone dotate di qualche coltura, nel senso desiderato dal Vising, il libro suo stesso sarà uno strumento ben efficace. P. R.

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI

Sixteenth annual report of the Dante Society (Cambridge, Mass.) May 18, 1897. Boston, Ginn and Co. (for the Dante Society), 1897; 8o, pp. xviii-82. Il Rapporto mette in rilievo l'insolito incremento avuto dalla Società fra il '96 e il '97, e come essa trovi aderenti anche lungi da Cambridge, conforme al carattere della Società stessa, che non si è mai considerata come locale, ma come nazionale, o in verità più che nazionale. Segue al Rapporto un ragguaglio, fatto da PAGET TOYNBEE, delle due edizioni del De vulgari El. per cura del Rajna, con un prospetto delle varianti fra esse e l'edizione del Moore nel Dante d'Oxford (Professor Rajna's critical text of the De vulgari Eloquentia, pp. 1-31). Il volumetto si chiude con Additions to the Dante Collection in Harvard College Library, May 1, 1895 - May 1, 1897, compiled by THEODORE W. KOCH. J. A. SCARTAZZINI, Dante. (Geisteshelden, Führende Geister, herausg. von Anton Bettelheim, vol 21°). Berlin, Ernst Hofmann & Co., 1896; 8°, pp. 236 (M. 2, 40). Il volume, che nella collezione di queste biografie consacrate ai principi dell'ingegno per diffonderne la notizia in Germania, ha scritto su Dante lo Scartazzini è presso a poco un estratto del suo Dante-Handbuch e della sua Dantologia; e basti quindi darne l'annunzio. E. R.

Il 2° fasc. del Codice diplomatico dantesco, edito per cura di G. BIAGI e G. L. PASSERINI, contiene gli atti consiliari del 6 luglio e del 14 dicembre 1895, pubblicati già dal Del Lungo nel fasc. 10-11 della 1a serie di questo Bullettino.

Notiamo fra le illustrazioni storiche aggiunte dagli Editori le notizie biografiche di Palmieri Altoviti e Leone Poggi, legati con Dante l'uno da vincoli politici, l'altro da vincoli di parentela; e fra le illustrazioni artistiche una pittura di Cennino Cennini da Colle in cui è raffigurata Sant' Anna che consegna alle milizie cittadine gli stendardi del Comune, il cui palazzo sorge nello sfondo del quadro; la facciata di San Piero Scheraggio, dove si radunavano talora i Consigli della repubblica, riprodotta da una pittura del Vasari; lo splendido pulpito di marmo che era in quella chiesa e che ora si trova in S. Leonardo ad Arcetri; l'arma degli Altoviti che si ha, scolpita da Benedetto da Rovezzano, nella facciata della Canonica dei SS. Apostoli. Il 3° fasc. del Codice stesso contiene la consulta del 5 giugno 1296 e i vari atti relativi ad essa (IMBRIANI, Studi danteschi, p. 234, 274-305), ed è fregiato di sette antiche rappresentazioni del tempio di San Giovanni, della veduta di Pistoia tratta da un antico codice del Villani, della riproduzione delle due arche che sole ci rimangono di quelle che erano attorno al Battistero.

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FILIPPO ZAMBONI, Gli Ezzelini, Dante e gli schiavi (Roma e la schiavitù personale domestica). Nuova edizione riveduta dall'autore con documenti inediti, ricca bibliografia sulla schiavitù e memorie autobiografiche dell'autore. Firenze, tip. di Salvadore Landi, 1897; 16°, pp. CLXXXVI-516 (L. 5). — L'A. nella presente edizione di quest' opera, che è specialmente un largo contributo per la storia degli schiavi nel medioevo, nulla aggiunse di nuovo, nella Parte II - dantesca (pp. 35-112) e nelle relative note (Parte III, pp. 113-380), a quello che già si conosce, e fu pubblicato nella 1a e 2a edizione (Vienna, 1864 e 1870). Egli, come è noto, intende principalmente di spiegare il perchè Dante pose senz' altro in Paradiso Cunizza da Romano, macchiata di tante colpe amorose, coll'atto, col quale ella il 1° aprile del 1265, stando in Firenze nella casa dei Cavalcanti, dichiara liberi tutti i servi della gleba, già appartenuti ai suoi fratelli. Dante fin da giovinetto doveva aver sentito parlare in casa Cavalcanti dell'atto generoso di Cunizza; e gli ammaestramenti di Brunetto Latini gli dovevano far riconoscere l'ingiustizia sociale della schiavitù (p. 46). Ma, quel che più importa, il poeta viveva in una città, in cui ormai l'opinione pubblica condannava la schiavitù, se il 6 agosto del 1289 fu deliberato d'abolire la schiavitù personale rustica (p. 49). Ricorderemo anche le osservazioni sugli episodi del Conte Ugolino, di Francesca e di Buonconte, sebbene se ne voglia porre arbitrariamente la composizione nel 1289 (p. 90-99); l'opinione che il v. 63 del c. XXIII dell' Inferno accenni a Cologna veronese, non già a Colonia in Germania (p. 173 sg.); l'interpretazione di Dux come Dantes Christi Vexillarius o Vates, o Vox o Vindex, o anche Venaticus (p. 367). A. BONARDI.

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E. LORENZI, La leggenda di Dante nel Trentino. Trento, Zippel, 1897; 8°, pp. 52. Sostiene che D. può benissimo aver viaggiato od essere stato nel Trentino, ma che gli argomenti coi quali, per induzione, si volle provare la sua dimora in quel paese non solo non provan nulla, ma alcuni di essi potrebbero provare il contrario. Un romanzo inventato di sana pianta dice ad ogni modo la dimora del Poeta al castello di Lizzana; e torna a negare che siano gli Slavini di Marco la ruina descritta nel c. XII dell' Inferno. Cfr. Bull., N. S., IV, 10 sg. e V, 37 sg.

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