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Sommario: F. PINTOR: La Divina Commedia riveduta nel testo e commentata da G. A. Scartazzini, 3a ed. - G. MAZZONI: V. Capetti, Sulla composizione artistica del c. VIII del Purgatorio. - A. DELLA TORRE: R. Della Torre, Commento letterale al I canto della D. C. - Comunicazioni: M. BARBI, Dante a S. Gimignano. E. CASANOVA e R. DAVIDSOHN, Nuovi documenti della famiglia di Dante. - Annunzi bibliografici (Biblioteca storico-critica della letteratura dantepubblicazioni varie di G. L. Passerini, G. Brognoligo, G. Biscaro, F. Novati, P. Rossi, A. Fiammazzo). Atti della Società.

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La Divina Commedia di Dante Alighieri, riveduta nel testo e commentata da G. A. SCARTAZZINI, terza edizione nuovamente riveduta, corretta e arricchita, col rimario perfezionato e indice dei nomi proprii e delle cose notabili. - Ulrico Hoepli editore, Milano 1899; 16°, pp. XVI-1042 e pp. 121 di rimario (L. 4.50).

Il commento dello Scartazzini è largamente divulgato nelle scuole e fuori, e ne sono noti agli studiosi i pregi e i difetti, così che sarebbe superfluo il discuterne ancora il disegno, le tendenze e le particolari interpretazioni a proposito di questa ristampa. La quale riproduce, con scarse aggiunte e modificazioni, l'edizione del 1896, copioso, se non sempre felice ampliamento della prima, specie nell'illustrazione dell' Inferno. Anche nella nuova edizione la prima cantica ha richiamato maggiori cure dall'autore, come quella in che sono più contrastate le opinioni e quasi instancabile il lavorio della critica: per altro, ed in essa e nel Purgatorio e nel Paradiso, che si presenta quasi immutato, i ritocchi sono molto lievi e, spesso, non abbastanza adeguati ai risultamenti della critica dantesca. Noi verremo indicando quelli, de' quali potrà tener conto lo studioso che voglia tuttavia valersi della seconda edizione. L'A. non offre, nei passi contrastati, spiegazioni nuove: riferisce di rado quelle proposte da altri (1), e, poco proclive com'è alle ritrattazioni, non rettifica quasi mai, in grazia di esse, le opinioni proprie. Sul tormentatissimo Pape satan ecc., non accetta l'opinione che Dante dettasse tutto quel verso in una lingua ignota; - al v. VIII, 73 pur dell' Inferno, non mostra più di respingere col consueto disprezzo l'idea del Rossetti

recente

(1) Cfr. i vv. II, 98; X, 82; XI, 9; XII, 135; XXIX, 86 dell' Inferno: I, 19 del Purgatorio: XXVI, 38 del Paradiso.

5.

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che con meschite si designino le torri della città infernale; sul disdegno di Guido, tuttora argomento di dibattiti non sempre infruttuosi, riferisce, per la prima volta, le opinioni del Del Lungo e del Mazzoni, ma vi contrappone, come prima, l'autorità degli antichi commentatori, concordi nel ritrovare in quel verso un accenno a Virgilio; - al v. XV, 87, circa le relazioni di Dante con Brunetto Latini, ha tolto bensì il suo assentimento all' opinione di Guiniforte delli Bargigi, che, quando fu richiamata in luce dallo Sc. medesimo, parve non solo un'offesa alla verità ed alla morale, ma anche irriverenza somma verso Dante ed il suo maestro; ma non ha saputo rinunziare del pari al passo infelice del maledico commentatore; - al v. XXXII, 124 sgg. giudica inattendibile l' opinione che Ugolino e Ruggieri siano entrambi confitti nell' Antenora.

Nuovi giudizii non ci occorse di rilevare nelle altre due cantiche, se si toglie la nota al v. XX, 60 del Purgatorio: nella quale si ravvalora, con esempii del medesimo uso tratti dal poema (1), la più comune opinione che l'appellativo di sacre, dato da Ugo Capeto alle ossa de' suoi discendenti, si debba intendere nel senso di consacrate, perchè unte nell'atto dell'elezione; non in quello latino di esecrande. E, certo, il ricordo della solenne consacrazione, in contrasto colle colpe onde i re di Francia si sono macchiati verso la chiesa e verso la fede, conferisce maggior efficacia all'invettiva del Capeto.

La presente edizione s'avvantaggia sulla precedente sia per qualche nuovo raffronto con passi biblici (Inf. II, 93) e classici (Inf. VI, 22 e XXXIV, 53; Purg. XVI, 1); sia per richiami ad altri versi della Commedia, in che torni lo stesso vocabolo (2). Codesti richiami, che si desiderano del tutto, come fu già notato, nell'Enciclopedia (Bull., n. s., III, 196) e qui avrebbero potuto esser più frequenti ed estesi alle altre opere di Dante, ognuno sa quanto giovino a penetrare l'intimo pensiero del poeta e a seguirne i varii atteggiamenti e a discernere ogni più lieve sfumatura di espressione.

Nell'intento di rendere più agevole ai giovani l'intelligenza dei luoghi oscuri si abbonda, più che nelle precedenti edizioni non si facesse, in semplici schiarimenti ed esplicazioni del testo, che lo Scartazzini fa o con parole sue proprie, o colle postille del recente commento del Passerini, o con riavvicinamenti di passi del poema, stretti da certa analogia di pensiero. Concorrono in questo stesso scopo didattico le note grammaticali, geografiche ed astronomiche, che vi sono aggiunte; e risponde

(1) Agli esempii addotti (Purg. IX, 130, Parad. XXIII, 62) si potrebbe forse aggiungere, perchè prova anch'esso che il secondo senso del sacer latino non era familiare a Dante, il famoso sacra fame dell' oro (Purg. XXII, 40), che ha dato buon giuoco a chi nega a Dante sicura conoscenza del latino (Cfr. SCHERILLO, Alcuni capitoli della biografia di Dante, Torino, 1896, p. 452).

(2) Inf. XIV, 117; XXV, 146; XXVII, 21 e 81; XXXI, 84.

del pari ad esso l'opportuna idea di premettere ai canti che segnano. il passaggio da una specie all'altra dei peccatori, l'indicazione della pena che li opprime: con che si accrescono quelle doti di nitido assetto e di agevole consultazione (1), alle quali il commento dello Sc. deve in parte il favore incontrato. A questo favore avrebbe certo maggior diritto se l'A.. come nell'esterna disposizione, anche nell'illustrazione si conformasse ai bisogni della scuola, e si decidesse a trarre dal suo commento << il troppo e'l vano, a togliere le prolisse enumerazioni delle idee di ogni singolo commentatore, ed a limitare l'indicazione delle fonti entro quei confini, fra' quali le recenti indagini sistematiche, specie del Moore, permettono che sia ragionevolmente contenuta.

Rispetto alla bibliografia, lo Scartazzini ha fatto un passo innanzi, forse anche con sacrifizio delle sue inclinazioni: dacchè non ricorda solo gli scritti de'quali nel frattempo si è arricchita la letteratura dantesca (2), si anche molti di quelli anteriori alla seconda ristampa, con maggior larghezza che la ghiribizzosa prefazione non farebbe sperare. Troppa larghezza talora, perchè si richiama l'attenzione su lavori che non ne meritano alcuna; e vi sono, d'altro canto, dimenticanze troppo ostinate perchè paiano perdonabili: del Casini, non che il commento, non si citan mai neppur gli studii sulla parte che hanno nel poema la Romagna e la Sardegna (3), laddove per ogni altro paese d'Italia si ricordano gli scritti dedicati a codesta specie di commento regionale, che si fonda opportunamente sulla conoscenza de' luoghi e costumi e sull'uso discreto delle fonti storiche locali. E dispiace vedere ostinatamente trascurato dallo Sc. quel discorso del Casella intorno alla forma allegorica ed alla principale allegoria della D. C. (4), che è bell'esempio d'interpretazione polisensa, e che gli avrebbe dato occasione di indugiarsi, più che non faccia, sul simbolo delle tre fiere. Nel disvelare il quale, e più propriamente nell'interpretazione della lonza, l'A. non sa liberarsi da una cotal incertezza (cfr. Bull., n. s., III, 10), laddove, al contrario, con eccessiva sicurezza, riconosce nella corda di Gerione (Inf. XVI, 106), cui appunto la lonza ci richiama, il famoso cordone

(1) Si desidera anche in quest' edizione quell' Indice più copioso delle persone e delle cose notabili, di che lo Sc. aveva promesso di arricchire il suo commento, quando avrebbe compiuto l' Enciclopedia. A questo prontuario sono frequentissimi, nel commento del quale diam conto, i richiami: non ugualmente opportuni ci paiono i riferimenti al Comm. Lipsiense, troppo invecchiato oramai.

(2) Il Moore, il Bassermann ed il Kraus sono spesso e giustamente citati: del Bassermann lo Sc. ha accolto la convincente spiegazione di campo Picen nella profezia di Vanni Fucci (Inf. XXIV, 148; cfr. Bull., n. s., II, 79 e V, 44) e, sebbene dubitativamente, quella sul Tambernicch (Inf. XXXII, 28).

(3) Pubblicati uno in Giorn. dantesco, a. 1893-94 e l'altro in Nuova Antologia, 1895; cfr. Bull., n. s., III, fasc. 11-12.

(4) In Opere (Firenze, 1884) II, p. 384; cfr. pure la pref. del D'Ancona.

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