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Sotto il titolo La poésie amoureuse de la Renaissance italienne, Roma, Loescher, 1907, il professore A. de Gubernatis ha pubblicato le conferenze tenute sulla letteratura italiana, qualche anno fa, all'Università John's Hopkins di Baltimora. Sono nove: I. Poésie franciscaine et poésie érotique populaire; II. De la poésie populaire à la poésie élégante Princes poëtes; III. Les poëtes notaires Première évolution spirituelle dans l'expression de l'amour; IV. Les poëtes du « dolce stil nuovo» (Guido Guinicelli et Guido Cavalcanti); V. La chanson de Dante; VI. La chanson de Pétrarque; VII. Poliziano et Lorenzo il Magnifico; VIII. Femmes poëtes du XVIe siècle (Isabella Morra, Veronica Gámbara, Vittoria Colonna); IX. Michel-Ange poëte amoureux.

È uscito il volume terzo delle opere di Francesco de Sanctis che si vengono ristampando in Napoli, presso la Casa editrice A. Morano. Contiene il Saggio critico sul Petrarca, o ne ha curata l'edizione B. Croce.

La casa Loescher e C. di Roma (W. Regenberg) ha pubblicato il Sommario delle lezioni di psicologia criminale fatte dal prof. N. R. D'Alfonso nell' Università di Roma durante l'anno 1905-6. Soggetto di queste lezioni è la critica delle dottrine criminali positiviste. Nel prologo o trattazione generale è contenuta anche una critica degli studi psico-antropologici fatti in questi ultimi anni sul carattere e il temperamento di Giacomo Leopardi. I due capitoli successivi studiano la psicologia criminale nel sistema delle scienze, e l'organismo del delinquente. L'A. si dichiara contrario ad ammettere l'organismo delinquente e il delinquente nato.

In una elegante pubblicazione per nozze (Da un libro di memorie della prima metà del quattrocento. Nuova Fonte di storia fiorentina) Francesco Paolo Luiso dimostra che il libro antico' copiato da Giovanni Cambi nelle sue Istorie non è altro che il diario di Paolo di Matteo di Piero di Fastello Petriboni », di cui un esemplare esiste nel codice Laurenziano, LXI, 35. Il Cambi non copiò tutto, ma fece varie omissioni e mutamenti. La fonte genuina, che il Luiso si propone di pubblicare, è piena di notizie precise e minute, in parte nuove; e sarà certo molto utile agli studiosi di storia fiorentina e indirettamente anche alle lettere nostre in genere.

Opuscoli ed estratti

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A. Baragiola, Il tumulto delle donne di Roana per il Ponte, nel dialetto cimbro di Camporòvere - Sette Comuni, Padova, 1907 - Ottokar Stauf von der March, Die Waffen hoch! Aus der Zeit und für die Zeit (Politisches und Soziales), Zürich und Leipzig, 1907 E. Pèrcopo, Una lettera inedita del Poliziano al Pontano, Napoli, 1907 (estr. dalla Rassegna critica dello lett. it., XII) M. Scherillo, La prima visione di Dante, Milano, 1907 (estr. dai Rendiconti dell'Istituto Lombardo) Milton Stahl Garver, Sources of the beast similes in the Italian lyric of the thirteenth century (estr. dalle Romanische Forschungen, XXI) L. G. Pélissier, Lettres de divers écrivains français, Paris, 1907 (estr. dal Bulletin du bibliophile) [Ce n'è di P. Bayle, di B. Constant, M.me de Staël, E. Deschamps, Sainte-Beuve, V. Cousin, ecc.] Luigi Pàstine, Su l'origine della lirica italiana. La lirica provenzale in Italia, Roma, 1907 (estr. dalla Rivista d'Italia) E. Pèrcopo, Il « Fiore è di Rustico di Filippo?, Napoli, 1907 (estr. dalla Rass. crit. d. lett. it., XII) D. Trombetta, Eclogarium, preludio poetico, Roma, 1907 (vol. X della Collezione poetica de « La vita letteraria ») G. Manacorda, Della poesia latina in Germania durante il Rinascimento, Roma, tip. Salviucci, 1907 (estr. dagli Atti della r. Accademia dei Lincei).

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Anno XXVI N. 13.

1 Luglio 1907.

La CVLTVRA

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Che le origini del romanticismo francese siano francesi è stato detto da un pezzo. Nulla quindi d'inopinato ha l'affermazione di P. Lasserre (1), letterato ben guernito di filosofia, - del resto la Francia d'oggi, lei beata, li dà quasi tutti così: Rousseau è il romanticismo tutt' intero: il est le romantisme intégral ».

Un ipersensibile e quindi un egotista il Rousseau, il quale, tra stupefatto e irritato di trovarsi in mezzo a un mondo che non gli conviene, s'assume il compito di rifarlo quale a lui potrebbe convenire: un mondo. morale cioè privo di termini certi, inconsistente, evanescente, come quello che, dissociando il senso dell'io dal resto dell' umanità, per via d'una sedizione che mena a un'antitesi assurda, distrugge ad un tempo e il concetto di società e quello dell'individuo stesso.

(1) Le Romanticisme français, essai sur la révolution dans les sentiments et dans les idées au XIX siècle, Paris, Société du Mercure de France, 1907 (pp. 547 in-8.°).

Senancour, Benjamin Constant, Chateaubriand, sulle orme del Rousseau, recano in processione un io ipertrofico, come lui s'atteggiano nemici implacabili delle istituzioni umane, rinnegano ogni istinto sociale e raccolgono il proprio pensiero in seno all'eldorado d' un'umanità primitiva, e come lui intendono e sentono l'amore l'ingrediente indispensabile della letteratura d'ogni tempo e paese in una maniera morbosa, che avvicina libertinaggio e misticismo, alla gioia dà sapor di sofferenza, all'ideale della giovinezza e della salute sostituisce quello dell'emaciazione, al grido dell'anima rapita sostituisce la nenia del mendicante piagato, alla balda aggressività dell'uomo en sève la passività che umilia già la figura di Saint Preux di contro a quella di Julie. Onde, da una parte il tipo della coppia romantica uso Sand e Musset e la mascolina individualità di M.me de Staël che le energie d'organizzatore e costruttore, dall'uomo abdicate, raccoglie per avvilirle nella sistemazione sentimentale d'un mondo morale rinnegante tutto ciò ch'è vigor di legge e stabilità di tradizione; dall'altra, il tipo dell'« uomo fatale che non è, come don Juan, insaziabile di corpi femminili, ma si scalda e s'illumina pomposamente all'incendio distruttivo delle anime tutte intiere..... Ma se René preromantico non è che codesto, Rolla, Antony, Léone Léoni, Trenmor (in Lélia della stessa Sand), Marion de Lorme, Triboulet, Claude Gueux, Lucrezia Borgia, saran qualche cosa di più: gl' irregolari della vita nella gradazione che va dalla bohême alla delinquenza, recando sempre però in seno un'anima ripartita in due metà antitetiche, di cui l'una riservata tutta al male, l'altra tutta al bene, l' una sede del demonio, l'altra dell'angelo... Balorda psicologia

(non ne fu agevolata, mi chiedo io, la concezione dall'esempio vivo del Byron?) che si gode a smentire recisamente l'esperienza quotidiana e che non ci meraviglia abbia signoreggiato l'invenzione di V. Hugo, sì però che abbia così spesso adescato il genio equilibrato di G. Sand.

Sicchè, in somma, il romanticismo ufficialmente costituitosi nel 1830 non ebbe che a generalizzare quanto già nel periodo precedente si poteva accertare sporadicamente. E divennero allora tangibili tutte le conseguenze d'un rapporto inaudito, assurdo, tra l'io e le condizioni dell'esistenza: l'irrealtà dell'ispirazione di cui l'enfasi qua. lità fondamentale della poesia di V. Hugo - è l'unico adeguato mezzo d'espressione; la falsa valutazione della personalità letteraria, esemplificabile collo Stello e il Chatterton di De Vigny, che incarnano la necessaria infelicità e ad un tempo sovranità del genio; un'estetica caotica; una valutazione arbitraria della storia, che cerca e trova nella grande recente gesta della rivoluzione un infinito di distruzione, e dal concetto assurdo di questo moto ininterrotto, infrenabile, fatale, sviluppa quello d'un progresso indipendente da ogni principio di disciplina, di cooperazione sociale, di graduale avanzamento scientifico: concetto irrazionale che dopo quella del Condorcet sedusse le menti della Staël, di V. Hugo, di V. Cousin, e perfino di E. Renan.

Ultima conseguenza il contatto inopinato, che divien quasi confusione, dello spirito francese con quello tedesco, in seno al panteismo, del quale sono impregnate la filosofia della storia del Michelet, le idee politico-religiose del Quinet e di Pierre Leroux, la dottrina estetica di Taine chè, pel Lasserre, la sintesi o deduzione universale nelle forme della scienza positiva sognata dal Taine non è che una traduzione di panteismo germanico, le rêveries cosmologiche e storiche di Renan. Ma, da una parte il còmpito del panteismo germanico fu semplicemente di attirare il romanticismo francese all'estremo della sua propria tendenza a investire di un misterioso valore metafisico tutte le libertà, tutti i rilassa

menti in fondo ai quali il pensiero trova la sua propria decomposizione; dall'altra, ! panteismo tedesco è d'origine francese, in quanto rimonta all'ottimismo del Rousseau il quale, scalzando quello relativo del Leibniz, rese il pensiero germanico alla liberta del suo morbido istinto e lo guidò a comporsi la chimera d'una natura in cui tutto fosse degno dell'entusiasmo del cuore.

Si obietterà: codesto è idealismo. Ma un tale idealismo è pel Lasserre panteismo chè un universo dove tutto è armonioso buono non potrebbe comprendere alcuna opposizione di principii, alcuna dualità; e deve particolarmente escludere la dualità del conoscente e del conosciuto.

Quindi, in conclusione, Rousseau è il romanticismo francese, anche in quanto promosso alle sue estreme conseguenze da influssi tedeschi.

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E il Lasserre può aver ragione. Ma ciò di cui io dubito forte è che il suo robusto libro abbia ragione d'essere quel che vuol essere: una battaglia elegante, ma fiera, deleteria e senza possibile replica, contro il romanticismo. È giusto ch'egli, nell'indagare l'essenza e l'evoluzione del romanticismo, appunti gli occhi specialmente su quelle che sono le manifestazioni eccessive: o come fermarsi alla zona temperata che produsse i Goethe, i Manzoni, i Lamartine? Ma non altrettanto giusto ch'egli assegni un valore del tutto negativo ad un fenomeno che anche per lui ha significazione morale e filosofica oltre che letteraria, che, quantunque egli lo studi soltanto in Francia, fu cosa europea; che vanta una ostinazione alquanto più che secolare, che, anzi, proprio al dir del Lasserre, si continuò in Francia anche dopo il '60, sotto forma di reazione, col naturalismo; vi si continua ancora, sotto forma di reazione a quella reazione, colle novità iniziate nel '90.

Primo malinteso, credo, del Lasserre questo: ch'egli vede nel Rousseau addirittura il creatore di una nuova, sia pure falsa agli occhi suoi vita interiore. Secondo, questo: ch'egli, un buon francese sincera

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