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Le Commissioni ciuffellesche

Nel giugno dell'anno passato furon convocate le Facoltà per la designazione dei Commissari (concorsi per le cattedre di scuole secondarie). A un anno di distanza è venuto quel po' po' di regolamento pei concorsi regolamento minervino, ch'è quanto dire asinino. Tutti protestano; alcune Facoltà deplorano, alcune invocano provvedimenti, altre passano senz'altro all'ordine del giorno. Voi pensate e così pensò il Giornale d'Italia - nessuno dei professori universitarî designati dalle Facoltà l'anno prima, accetterà la graziosa nomina minervina; è il solo modo per mandare all'aria baracca e burattini. Quel che invece sia accaduto, tutti ben sanno. « Quasi tutti i Commissari - diceva un comunicato ufficioso della Tribuna (13 settembre) - quasi tutti si son mostrati lieti dell'incarico loro affidato ». Quasi tutti? Quel quasi è di una raffinatezza che fa onore alla perspicacia diplomatica dell'on. Ciuffelli.

Non basta. Il Bollettino della istruzione pubblica in graduatoria i nomi dei designati dalle Facoltà. Voi pensate che la Minerva chiami i primi designati, e che per chiamare il quinto' saltando il terzo o il secondo' ci vogliano delle buone ragioni. Niente affatto! Mentre per le Commissioni dei concorsi universitarî l'on. Rava ordina alla direzione competente di chiamare per ordine di graduatoria i designati dalle Facoltà, l'on. Ciuffelli sceglie lui, invitando gli ultimi e saltando i primi. Così per il concorso di materie letterarie al Ginnasio inferiore non s'invita il D'Addozio, non s'invita il Festa; così per il concorso di latino e greco al Liceo non s'invitano nè il Sabbadini, nè il Festa, nè il Vitelli. Naturalmente, i colleghi egregi che ho nominati sono ben lieti del salto' ciuffellesco. Gli uomini di studio non possono con molta allegria buttare via due mesi

e magari quattro per le faccende, che, al dir della Tribuna, han riempito di letizia quasi tutti i Commissari prescelti. Ma la questione è ben altra. E poichè tutti l'intendono, a incominciare dall'on. Ciuffelli, io non aggiungerò parola nè d'illustrazione nè di commento.

È una birbonata minervina? Indubbiamente; ma la birbonata maggiore è quella dei cari colleghi.

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arriva subito un lunghissimo foglio ministeriale in cui si tentava la giustificazione della birbonata. Ed io risposi così: « Le ragioni del signor Ministro non mi persuadono e declino senz'altro il grazioso invito ». Dopo il rifiuto di altri colleghi informati da me della cosa si telegrafò al Salvioni: « Ella è nominato ecc., ecc. ». Ma il Salvioni, che non ignorava l'accaduto, rispondeva: « Io non posso far parte ecc., ecc. ». Il Ministro, come vedete, era stato messo bravamente a posto. La Commissione non poteva essere costituita. Vi era ancora tra i dieci designati dalle Facoltà un commissario disponibile. Ma anche questo signore sapeva delle dimissioni mie e di quelle del collega Salvioni. Ed anche al ministero si pensava: il prof. X. Y. Z non accetterà ». Io e il ministero c'ingannammo della grossa; chè il prof. X. Y. Z accettò senza indugio. Così il Ministro e il signor concorrente che non voleva tra i giudici il Salvioni, vinsero. E vinsero, siamo d'accordo. Ma sc l'Università italiana avesse avuto qualche Ceci di più e qualche diariante di meno, l'on. Nasi prima, l'on. Ciuffelli dopo sarebbero stati messi bravamente a posto. Ma i Commissari son lieti dice il communicato ufficioso della Tribuna ; e allora servite Domino in laetitia! LUIGI CECI.

Cronaca

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Il dott. Clemente Merlo, libero docente di Storia comparata delle Lingue neo-latine nella R. Accademia di Milano, pubblica gli Elementi di Fonetica italo-greca, a uso degli studenti di Lettere. Parte I, Introduzione-Vocalismo. Torino, tip. Vincenzo Bona (pp. 89).

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Presso Edfu nell'Alto Egitto in un serbatoio in forma di tomba si sono trovati manoscritti in pergamena e papiri; acquistati dal viaggiatore Rustaffael, membro della Società geografica inglese, sono stati portati a Londra, dove si è cominciato l'esame di questo nuovo materiale. Vi sono scritti copti e greci dei secoli IX-XI, una dozzina di papiri greci del VI sec., 25 pagine di una traduzione copta di un testo greco contenente pretese sentenze di Cristo, varie parti dei vangeli di Matteo, Marco e Luca in greco e in copto, una storia dei miracoli di Cosma e Damiano, una predica di S. Pisenthios in copto ecc. Vi sono inoltre testi importanti per lo studio della lingua nubica.

La Società scientifica recentemente costituitasi in Strasburgo ha iniziato una serie di pubblicazioni proprie Schriften der Wissenschaftlichen Gesellschaft in Strassburg (Karl J. Trübner, editore). Il primo fascicolo ora uscito contiene l'illustrazione di un testo egiziano, il papiro Libbeg, a cura di W. Spiegelberg. Si tratta di un contratto di matrimonio degli ultimissimi tempi della dominazione persiana.

La Grammatica Etiopica pubblicata da Augusto Dillmann nel 1857 ebbe una seconda edizione nel 1899 a cura di Carlo Bezold. Su questa seconda ediziono è stata ora condotta una traduzione inglese da

James A. Crichton, che è stata pubblicata dalla casa Williams & Norgak di Londra (1). La traduzione è stata riveduta dal Bezold, che vi ha introdotto rettifiche e aggiunte. Anche il traduttore vi ha inserito qualche nota esplicativa e le indicazioni dei sommari nei margini. In complesso l'opera ha guadagnato in questa veste inglese, e si è fatta accessibile a un maggior numero di studiosi.

Il testo arabo di Ibn Giubair, di cui recentemente il prof. Schiaparelli pubblicò una traduzione italiana (v. Cultura, XXVI, 13), è stato ora riveduto dal prof. De Goeje e ristampato come volume V della E. J. W. Gibb Memorial » (2). L'editore non fu in tempo a giovarsi delle note dello Schiaparelli per una buona parte del testo, ch'era già stampato; ne ha però tenuto conto nelle « giunte e correzioni », e ne fa meritati elogi nella prefazione.

- Epistolario di Giosuè Carducci, La Casa editrice Nicola Zanichelli ha acquistato dalli eredi di Giosuè Carducci il diritto esclusivo di pubblicare le lettere del Poeta.

L'epistolario del Carducci, che comprende un periodo di oltre cinquant'anni, avrà una importanza incomparabile, non solo come opera d'arte e documento psicologico da servire alla biografia del Poeta e al commento dei suoi scritti, ma ben anche come fonte preziosa per la storia del nostro risorgimento.

Si fa quindi appello a tutti i letterati, artisti e uomini polilici che posseggono lettere del Carducci, affinchè si rivolgano sollecitamente alla Casa editrice Nicola Zanichelli per cooperare a quest'opera di importanza veramente nazionale.

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Abbiamo sott'occhio i due primi fascicoli dell'Empori, Revista catalana mensual, che si è cominciata a pubblicare in ricca veste a Barcellona e si propone di essere il centro dell'alta intellettualità catalana. Nell'attuale rifiorimento della loro terra i Catalani essa dice nel programma aspirano ad una propria vita economica, ad un proprio organismo amministrativo e politico; così aspirano del pari ad una propria cultura. « Non vogliamo essere una colonia nè pei prodotti industriali, nè per gli elementi del governo e dell'amministrazione. Non vogliamo nemmeno essere eternamente colonia spirituale della scienza d'esportazione della Francia e della Germa

(1) Ethiopic Grammar by AUGUST DILLMANN - Second edition enlarged and improved (1899) by CARL BEZOLD, translated by JAMES A. CRICHTON. London, Williams & Norgak, 1907, pp. XXX-581 e IX tavole, 25 scellini.

(2) The Travels of Ibn Jubayr ecc. Leyden, Brill, 1907, pp. LI-363.

nia. Vogliamo ricevere la luce da qualunque parte venga, però in questo scambio universale tra le nazioni, siamo vergognosi di ricevere sempre, senza mai restituire nulla agli altri in cambio di ciò che dànno; aspiriamo a uscire da questa passività, da questo riposo di morte, per divenire membri vivi della cultura universale ».

Nobili e fieri propositi, a cui auguriamo di cuore sia propizio l'avvenire.

Intanto segnaliamo nel primo fascicolo: Comentaris a uns documents sobre la Cronica de Jaume I di A. Rubiò y Lluch; intorno all'autenticità della famosa cronaca, Bruckner y la IV Sinfonia di C. Taltabull, Rondalles populars di J. Pijoan, Els ultims barrochs de Barcelona di R. Casellas con belle incisioni; e nel secondo: Els educadors de la gent catalana, Oliva (971-1018) di J. Pijoan, Indici de la Nacionalitat, a proposit del 1r Congrés de la Llengua catalana di R. Gay de Montellà, Els constructors de les obres rominiques a Catalunya di A. de Falguera, e poesie, e notizie, e rassegna delle riviste, ecc. ecc. Dall'editore Champion di Parigi è stata pub blicata una seconda edizione dell'opera ben nota di Pierre de Nolhac, Pétrarque et l'Humanisme. Co ne occuperemo diffusamente in uno dei prossimi numeri.

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P. Cavazza, Orazione di Lisia contro Agorato, fascicolo I, Firenze, Sansoni, pp. 43 - Joh. Endt, Zur Ueerlieferung der Adnotationes super Lucanum (Progr. del Ginnasio di Smichow, 1906), pp. 14 - H. Kleingünther, Textkritische und exegetische Beiträge zum astrologischen Lehrgedicht des sogenannten Manilius, Leipzig, Foch, pp. 50 K. Mack, Quae ratio intercedat inter Sallustii et Thucydidis historias (Progr. del Ginnasio di Kremsier, 1906), pp. 22 Ferdinando Massa, Lungo il tramite - Versi, Roma, Tip del Giornale », 1906, pp. 110 K. Schambach, Vergil ein Faust des Mittelalters, I-III, 1904-1906 (Programmi del Ginnasio di Nordhausen), pp. 32, 45, 46 F. Valvassura, Elegie ed inni, Roma, Cromotipografia Moderna, pp. 16 C. Vitanza, Linguaggio. Mito e Religione - Saggio critico con prefazione di G. Sergi, Catania, Libr. editr. Concetto Battiato, 1907, Pp. 122.

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Anno XXVI - N. 20.

La

15 Ottobre 1907.

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Con un ritardo che le vacanze estive spiegano e scusano leggo nella Critica del 20 luglio di quest'anno una nota in cui Benedetto Croce, con molto garbo, reagisce contro l'accusa con altrettanto garbo mossagli da buoni e bravi amici d'esser causa involontaria del rinascente esteticume.

Delle colpe non commesse è facile difendersi anche a chi non sia Benedetto Croce; e le poche parole ch'egli spende nella propria difesa non han davvero bisogno di rincalzo. Ma egli ha aggiunto, quasi non bastassero gli altrui anatemi, parole acerbe all'indirizzo dei giovani che si mostrano sprezzanti o indifferenti verso la critica storica. E qui avrei voluto ch'egli fosse stato più esplicito.

Perchè, mentr'egli in quella nota scrive che primo dovere dei giovani è « studiare qualche questione storica determinata » e tormentarsi colla storia delle questioni » e colla bibliografia », e insomma esalta e raccomanda il metodo storico; nella limpida prefazione alla ristampa del Saggio petrarchesco del De Sanctis, ch'io ho letta. subito dopo detta nota, egli contrappone il De Sanctis al Bartoli come colui che avea ben chiaro in mente il concetto di

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ciò che sia la storia della letteratura, laddove il Bartoli non l'aveva »; e poco oltre aggiunge - e con piena ragione, a parer mio che dalla prima pubblicazione

del saggio petrarchesco del De Sanctis « son passati parecchi decennii; gli studi sul Petrarca sono cresciuti di numero; si sono avuti, perfino, nell'intervallo due centenarii petrarcheschi, fecondi, come tutti i centenarii, di pubblicazioni, utili o inutili che siano; e ora come ora, chi voglia comprendere il Petrarca poeta, non ha ancora altra migliore guida cui ricorrere se non il libro del De Sanctis ».

Ora, quelle pubblicazioni a cui egli qui accenna sono tutte opere di devoti e devotissimi al « metodo storico >> e di esso metodo il Bartoli fu tra i primi e più validi campioni. Dovrebbero dunque i giovani professarlo all'inizio della loro carriera letteraria soltanto come propedeutica alla critica estetica?

Ma il De Sanctis nella introduzione allo stesso magnifico saggio dichiara senza mezzi termini « incompetente la critica storica che isola dall'autore il suo secolo e il suo argomento, e studia il contenuto preso in sè stesso » e che « può girare di qua e di là, quanto vuole, il contenuto; ma non vi troverà mai il segreto della sua trasformazione sotto il possente alito del creatore». Non sarà, dunque, la critica, nè sarà la storia letteraria quali il De Sanctis e il Croce, anche qui con pienissima ragione, secondo il mio parere, credono abbiano ad essere.

E se il De Sanctis aggiungerà ancora, come aggiunge, che la critica storica, al modo stesso che la psicologica e la formale, è una mezza critica », da cui sono usciti mezzi giudizi, vale a dire falsi giu

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