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ALLA SANTITA

DI NOSTRO SIGNORE

PAPA PIO SETTIMO PONTEFICE MASSIMO

GIUSEPPE ANTONIO GUATTANI

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e al Vostro felice: ritorno in Roma dalla Francia, BEATISSIMO PADRE, oggetto di sempre a noi cara rimembranza, pensier mi venne di ripristinare non solo il mio periodico foglio de' Monumenti inediti, ma quello ancora, che da altre erudite persone scriveasi intorno alle Belle Arti; mi è duopo confes-

sare, che nacque egli principalmente da una dolce lusinga, che io fatta avrei cosa di Vostro genio; ben conoscendo quanto vi siano a cuore questi frutti indigeni del nostro suolo; e come ne' pochi anni del Vostro glorioso Pontificato, così in favore di questi nostri preziosi ruderi, che a vantaggio dell'arte triplice del Disegno tanto avete di già operato; che nulla mancavi per sorpassare non che eguagliare la rinomanza, che si acquistarono per questa parte i Vostri più incliti Predecessori.

Nè figlio di adulazione è il mio discorso, quando solo per Voi, BEATISSIMO PADRE, ci è pur concesso vedere una volta isolato e netto il trionfal monumento di Settimio; ed ivi il piano dell'antico Foro Romano, la doppia via del Carcere, e del Campidoglio, i suoi passaggi interni, i suoi gradi, e tante altre erudite curiosità o ignorate affatto, o di dubbia fede: quando per Voi torreggia intero e superbo l'altro arco triplice del Vincitor di Massenzio, modello di quelle moli il più perfetto; quando per Voi la Rotonda ammirabile di Agrippa può alfine rendere un esatto conto di se e con far mostra di ogni suo più recondito artificio, imporre final silenzio alle polemiche opinioni degli eruditi. Che più? L'Anfiteatro Flavio se fece un tempo eco alle grida di ottanta mila pagani, non risuona al presente che il sacro Nome di Pio; giacchè immenso, e grave d'anni, mentre stava per cedere alla forza distrug

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gitrice del tempo, mercè le Vostre sovrane cure, si rinfiança per de' secoli ancora e ricercato in tutte le sue parti, risorge a nuovi lumi, ed intelligenza. Un' antichissima e famosa Città sulle foci del Tevere, opera memorabile del quarto Rè de' ' Romani, per Vostro comando spicillata nelle viscere più segrete, tali e tanti ha versati monumenti insigni, che uniti in seguito ad altri scelti, e raccolti da ogni parte, sformato hanno in fiorita Pinacoteca il Corridore di Bramante; e di già somministrano ai dotti tal messe di erudite ricerche, che si vedrà ben presto con il Museo CHIARAMONTI dato il più magnifico e sublime compimento a quell'immenso arsenale di Antichità. In fine perchè nulla si taccia di quanto l' egregia Vostra Persona (egualmente illustre per prosapia, che sacra e venerabile per il Triregno) medita ed eseguisce per conservare, ed aumentare le nostre Auguste Memorie; ne' giovi il rammentare come per gli acquisti di pregevoli monumenti si è da Voi, Santo Padre, destinata annua somma; come ne avete impedita non solo la distruzione, ma rigorosamente vietata ogni asportazione dalla Capitale; come ne sono incoraggiti da Voi i periodici fogli; e come perfino fra le occupazioni politiche, e le importanti cure del Trono, qualche ora del giorno viene sempre da Voi consacrata alle antiche cose, agli Eruditi, agli Artisti, a tutto quel

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