Slike stranica
PDF
ePub

e resse, come vicario, tutti i monasteri della città. « Fu religioso nobile e di riguardevoli costumi e di belle lettere » ('): morì nel 1589 (†). Ma fra quanti cremonesi presero parte al concilio, due in singolar guisa parvero, ed a buon dritto, degni di attenzione al M., che intorno alla loro dimora in Trento raccolse varî ignoti e notevoli particolari: M. G. Vida e F. Sfondrati. Per ciò che riguarda però il primo, è avvenuto al M. di cadere in alcuni errori, i quali hanno prodotta una confusione, che sarà opportuno togliere di mezzo.

Pare infatti credere il M. che, allorquando il Vida si recò la prima volta a Trento nel maggio 1545, egli andasse ad abitare una villa suburbana, offertagli dal cardinal Madruzzi, che aveva per lui molta stima e pari amicizia. Ora io nego che questo accadesse nel 1545 (3), giacchè il Vida non si trattenne in Trento se non pochi mesi; scorsi i quali, accorgendosi come a cagione delle difficoltà senza tregua risorgenti, fosse. impossibile giungere ad alcuno di quei risultati che egli ardentemente desiderava, se ne partì, non già per ritornare ad Alba, come scrive il M.; bensì per ricondursi in patria, donde erasi mosso e dove rimase fino alla primavera del 1547 (). Nel marzo di tale anno si restituì infatti a Trento e

(1) Cusi il MERULA, Santuario di Cremona, Cremona, 1627, p. 260. Pare Jasciasse un volume di orazioni, lettere ed opuscoli teologici, ora scomparsi. Un suo epigramma in lode degli Annales Cremonenses di L. CAVITELLI trovasi impresso nell' edizione cremonese di quest' opera, Cremona, Dragoni, 1588, p. 3. Il cod. Vaticano 3498 contiene Jacobi Olivae Cremonensis, Interpretatio Homiliarum decem S. Iohannis Chrysostomi: potrebbe forse esserci errore di nome e trattarsi di opera del nostro.

(*) Ved. ARISI, o. c., t. II, p. 320.

[ocr errors]

(3) Ne abbiamo una prova in quella lettera, che il M. stesso riferisce (p. 66), scritta dal Vida al Card. di Santa Croce in Trento, da Cremona il 14 aprile 1545: « Mando questo mio scrive il V. per provedermi di stanza, dove possa ridurmi al Concilio . . . ». Non avrebbe dovuto, mi sembra, il prelato cremonese preoccuparsi dell' alloggio, se già dal Madruzzi gli fosse stato offerto, come infatti gli fu nel 1551.

(4) Cfr. la lettera del Vida a don Ferrando Gonzaga, governatore dello Stato di Milano, data da Cremona il 5 giugno 1546 in A. RONCHINI,

sembra vi si trattenesse allora fino a che il Pontefice deliberò di trasferire il concilio a Bologna (†). Allora egli ritornò di nuovo a Cremona, dove dimorò i seguenti due anni (2); e quindi, richiamato a Trento il concilio, si decise egli pure a riapparirvi per la terza volta. E fu in questa occasione che dal Madruzzi gli venne concesso di abitare in quella deliziosa sua villa, posta a breve distanza dalla città (), dove in compagnia di dotti e provati amici, quali il Polo, il Priuli, il Flaminio, il Monti, il Cervini, ingannò i tediosi ozî delle lunghe giornate estive, discorrendo all'ombra densissima de' pioppi di quella immaginaria repubblica, della quale più tardi si piacque descrivere i saggi ordinamenti in tre dialoghi pieni di dottrina rivestita della più classica eleganza.

La dimora del poeta cremonese a Trento ha offerto al M. ottima occasione per dare alla luce curiosi particolari intorno alle splendide feste, alle quali il Madruzzi, da gran signore com' egli era,

M. G. Vida, Modena, 1867, p. 3. Che il Vida fosse presente alle sessioni del e dell'11 marzo 1547 afferma, oltre che il M., il VAIRANI (Mon. Crem. Romae ext., parte II, p. 12), il quale cita l'autografo degli Atti del Concilio esistente a' suoi di in Castel S. Angelo.

(1) Ved. S. BISSOLATI, Le vite di due illustri cremonesi, Milano, Brigola, 1856, p. 133.

(2) Nell'aprile del 1548 tornò però e rimase per qualche tempo nella sua Diocesi. Ved. RONCHINI, o. c., p. 15 e anche BISSOLATI, o. c., p. 134.

(3) Cosi ne parla il Vida stesso nel libro I, p. 7 dei Dialogi de Rei Publicae dignitate (Cremonae, ap. V. Contem, MDLVI): Venerunt ad me Aloisius Priullus et M. Ant. Flaminius in hortos suburbanos ad crucem auream, ubi, tanquam in gratissimo diversorio mihi per aestatem domicilium collocaveram concessu amplissimi inter cardinales patres viri Christofori Madruccii . . . quos ego ubi in topiario opacissimo ante meridianis horis adhuc deambulans excepissem, etc. Il M. ha voluto indagare qual sia stata fra le tante ville suburbane, che possedeva il Madruzzi, quella cui toccò l'onore d'accogliere nelle sue mura l'autore della Cristiade; ed è giunto alla conclusione che si tratti del palazzo, oggi cadente, che sorge fuori di porta S. Croce e che il volgo chiama delle Albere. Siccome però il Vida afferma che il luogo ove abitava si conosceva come la Croce d'oro, così il M. è indotto a supporre che il Vida, ingannato dal fatto che quel nome era comune alla Porta ed al sobborgo, abbia esteso erroneamente quest' appellazione anche alla villa del Madruzzi.

aveva per abitudine d' invitare i padri raccolti a concilio, affinchè ricreassero gli animi affaticati da gravissime cure. Ma di queste magnificenze, in cui rifioriva tutto il gusto del rinascimento per le pompe e gli spettacoli teatrali, altri sulle vestigia del dotto trentino ha già discorso troppo a lungo, perchè io torni adesso ad accennarle (†). Parmi in quella vece più utile dar qui per la prima volta alla luce la nobilissima epistola, che il Vida, ridottosi nell'autunno del 1545 a Cremona, indirizzava ai padri del Concilio, i quali l'avevano sollecitato vivamente a fare pronto ritorno in mezzo a loro (*).

PATRIBUS CONCILII.

Perfecta re, quam propter, vobis, Patres amplissimi, non inconsultis, istinc discessi, non me longius movebo ab iis regionibus, ut si concilii fores tandem aperientur, vobis istic praesto sim, sicut huc proficiscens me facturum, interposita religione, vobis praecepi; nisi P. Max., cuius auctoritati oportet me obtemperare etiam ante reverti iusserit. Sed vix adduci S queo ut tam alienis temporibus omnium gentium ac nationum comitia haberi posse putem; cum Germanis, qui iam pridem a nobis nefaria secessione desciverunt, ita temporibus ferentibus concessum esse audiam,

[blocks in formation]

Ma io non vedo ragione di accusar il Vida d' un errore di memoria cosi grave e preferisco credere che la villa avesse nel Cinquecento il nome di Croce d'oro, il quale, caduto col volger dei secoli in dimenticanza, venne sostituito da quello con cui al presente la troviam ricordata. Anche la fonte che ai giorni del Madruzzi diceasi Giulia, oggi, ce lo dice il M. stesso (p. 83), senza alcun plausibile motivo ha mutato l'antico nome in quello delle tre fontane; perchè dunque non avrebbe incontrata ugual sorte la villa? (') Cfr. Arch. Stor. per Trieste, l'Istria e il Trentino, v. II, p. 185 e seg. (*) Traggo questa lettera dal ms. già ricordato di Partenia Gallarati (Bibl. Civica AA. 8. 18), ov' essa si legge a c. 53 r. Un'altra copia ne esisteva un tempo nella libreria del Conte di Firmian, come si rileverebbe dal Catalogo, che ne fu impresso del 1783, a detta del Robolotti in BisSOLATI, O. c, p. 184; ma nel volume intitolato Bibliotheca Firmiana.... manuscripta, Mediolani, MDCCLXXXIII, il Vida non è neppur menzionato.

uti ad idus februar. in Germania conventum celebrent atque inter sese 10 de tota religionis ratione agant ('); nobis vero istic coactis interim aut, ut hactenus fecimus, omnino cessandum esse, aut, si magis placet comitia auspicari, nihil prorsus de religione tangere interius et ad vivum permitti, nisi levia quaepiam et ludicra parum ad rem spectantia, circumscripte intra spatium et cancellos inter nos disquirere velimus, conci15 liumque nobis habendum, non utique verum aut sincerum, sed adumbratum tantum ad speciem et ad usurpationem vetustatis; ut sit nobis erepta facultas de rebus seriis, non dico deliberandi, sed etiam loquendi, quae omnis integra atque intacta Germanis a re publica eiectis dirisque omnibus traditis (?) ac praescriptis reservatur. Quod quidem utrumque 20 videtis quam sit alienum ab instituto et more maiorum contraque omnia vetustatis exempla. Non possum equidem. clarissimi patres, dissimulare neque ad vos, ut mea dignitas postulat, non scribere quid circa istud sentiam, quidve audiam post profectionem meam quocumque in quoscumqueve incidi. Ubique de hoc sermo: omnes admirantur atque obloquuntur; 25 boni etiam stomachantur et ingemiscunt. Intelligunt plane omnes ea si concedantur, quàm sint parum e re publica eque pont Rom. dignitate ; Pauli III praesertim, qui amplissime et magnificentissime, summaque cum laude ante hos annos pontificatum gessit, quique etiam difficillimis temporibus semper in sua quam in alterius potestate esse maluit, nihil 30 abiecte, nihil demisse aut fecit aut dixit unquam, ut ne cogitasse quidem credatur; sed quicquid gessit non ad utilitatem modo, verum etiam ad summam speciem et dignitatem retulit, ut eius omnia plena sint maiestatis et gloriae. Vestrae sunt partes, Patres, ad tantum pontificem de hac re libere praescribere eumque cohortari atque orare hic neu rei pu35 blicae neu sibi desit; paucis credat, seipsum audiat, se unum, idest magnitudinem animi sui, in consilium adhibeat, suisque cogitationibus sui ingenii,

21 cod. kis

10 cod. agat 13 cod. levis 19 cod. figuris? 22 non manca nel cod. - 26 cod. concedant.. aeque 31 cod. credat . . . modum.

[ocr errors]

(1) Allude, com' io credo, al nuovo colloquio di religione proposto dal conte palatino Federico in Worms ed accettato dall' imperatore, il quale stabili il 4 agosto 1545 ch'esso dovesse aver luogo un mese innanzi alla nuova dieta da tenersi l'anno seguente in Ratisbona; ed infatti quel colloquio si incominciò in detta città sulla fine del gennaio 1546, e durò interrottamente due mesi; cfr. DE LEVA, Storia documentata di Carlo V in correlazione all' Italia, Padova, 1881, v. IV, p. 23, p. 55, ecc.

sui iudicii, suique consilii lumen praeferat solitoque animi robore et magnitudine ostendat suam pristinam libertatem atque virtutem. Si concilium temporum iniuria haberi non potest, sed est expectandum quid prius Germani in conventu deliberent, quos potius aequum erat, nobis congre- 40 gatis, penitus cessare atque ab illo congressu penitus abstineri: nunquam enim ulla memoria uspiam usurpatum fuit, ut. coacto communi omnium gentium ac nationum concilio, ulli provinciae aut nationi privatos conventus agere licuerit; quod toties, cum istic essem, apud vos conquestus sum; si tantae indignitati obviam iri non potest, hanc omnem comi- 45 tiorum curam ad tempus omnino abiiciendam censeo: pontificesque provinciales ac municipales, qui istuc evocati diutius incerta spe et vana expectatione pendentes mecum cessarunt cessantque etiam nunc et ociantur feriati, legibus tandem et religione solutos in provincias ac municipia ad suam quemque ecclesiam, ad fidei suae commissos populos jo dimittendos. Sunt enim pastores populorum, nec eos aequum est tam diu nulla causa abesse a gregibus suis; cumque iidem Ecclesiarum sponsi dicantur, haud eos fas est a suis sponsis secubare; cuius rei utinam iam multos annos habita fuisset a nostris ratio, ut, inquam, pontifices, lectissimi viri, in suis dioecesibus domicilium haberent! Nunc proculdubio 55 haud tantum laboraremus. Quid, obsecro, ultra expectandum? Quid a nobis praetermissum eorum quae nos agere oportebat? Postularunt rei publicae principes gentibus ut concilium indiceretur; indictum est: indictum est, inquam, in foribus Germaniae, loco magis adversariis quam nobis tuto ac commodo: vos Pont. Max (quos tris quaeso viros!) a suo latere 60 legatos Tridentum misit ('); tot pontifices, optimos viros, ex omnibus gentibus ac nationibus ad iustum numerum coegit; invitavit non modo principes, idest Caesarem ipsum caeterosque reges, tetrarchas ac dynastas, verum etiam adversariis ipsis huc veniendi potestatem fecit; eos modis omnibus allicere conatus est; illi vero hucusque continuerunt se in ultima 65 Germania, nec audent prodire in aciem et discrimen fugiuntque omnino congressum nostrum, quem se tantopere cupere modo prae se ferebant, neque ullo pacto elici possunt. Omnes moras interponunt, novis quotidie nos dilationibus et comperendinationibus frustrantur seque etiam con

64 modis manca nel cod.

58 ut manca nel cod.
68 cod. interponent.

62 co

41 cod. omette ab e dà abstinere. dice cogit

(') I cardinali Gianmaria Del Monte, Marcello Cervini e Reginaldo Polo.

« PrethodnaNastavi »