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consigliere segreto e di senator milanese (1), Francesco, venutogli meno in tenerissima età l'appoggio paterno, trascorse in patria la fanciullezza, affidato dalla madre, onestissima donna della milanese famiglia degli Omodei, alle cure sapienti de' migliori maestri, di cui andasse allora altera Cremona, Niccolò de' Lugari, Giano Parrasio e Daniele Gaetani. Passato poi all' università di Pavia per attendervi allo studio delle leggi, egli diede tosto tali e tante prove di sè, che la sua laurea parve un trionfo; sicchè non ancora scorsi dieci giorni da quello in cui l'aveva ottenuta, gli fu a titolo d'onore concessa la supplenza della cattedra di diritto canonico in quell' ateneo, di cui era stato allor allora scolaro. Da Pavia, scorso un anno, lo Sfondrati si recò poi in qualità di lettore di gius civile a Torino, dove Carlo III gli conferì titolo di senatore (2). Non occorre a noi seguirlo nelle ulteriori sue pere

lo Sfondrati, segnata tra i mss. Ponzoni, del n. 48, presso la Governativa di Cremona) intitolata: Prosapia, nobiltà e privileggi (sic) della famiglia Sfondrata dall'anno 1487 che principiò la sua cittadinanza nella città di Milano sino al 1666. Fu in una delle gite autunnali a Cremona di Battista e di sua moglie che nacque colà Francesco. Esso è dunque veramente cremonese, come l'ÀRISI, voleva (Crem. lit., t. II, p. 174 e seg.) e come tale si considerò sempre ei medesimo. (') Intorno a lui, oltrechè la citata scrittura del cod. Ponzoniano, veggasi ARISI, O. c, t. I, p. 323 sg., e t. II, p. 179, dove è riportata l'orazion del Crotti, di cui ora discorreremo. Giambattista mori nel 1497 a Venezia, dove si trovava qual' ambasciatore dello Sforza e fu seppellito con solenne pompa in S. Maria delle Grazie. V. CALVI, o. c., tav. I.

(3) Tutte queste particolarità intorno ai primi ventisett' anni della vita dello Sfondrati ci sono narrate dal suo condiscepolo ed amico Giovan Giacomo Crotti in un' orazione, ch' egli pronunziò in Cremona l'undici settembre 1520, in pallacio dominorum Iudicum Cremon. prope maius Praetorium sito, quod vulgo Equitum dicitur, nell'occasione che lo Sfondrati entrò a far parte del collegio de' giureconsulti cremonesi. L'orazione, impressa a Pavia coi tipi di Giacobbe da Borgofranco il 22 novembre 1522, con questo titolo : Io. Iacobi Crotti I. C. oratio in frequentissimo Cremonensium Iudicum senatu habita qua die Franciscus Sfondratus utroque in iure celeberrimus in collegium ascitus est, fu riprodotta di sulla rarissima e bellissima stampa antica (di cui un esemplare si conserva nella miscell. Ponzon. A, 708) dall' ARISI in o. c.,. t. II, p. 174-184.

grinazioni universitarie (1); ci basti il dire che accolto dovunque con attestati d'altissima stima, egli trovò particolar favore presso Francesco II duca di Milano, il quale lo tolse dall' insegnamento per averlo accanto in qualità di consigliere e di ministro. La benevolenza dello Sforza si appalesò assidua d'allora in poi ne' cospicui contrassegni di stima, ch' ei porse al cremonese; il quale nel 1522 fu da lui creato conte della Riviera orientale del lago di Garda (2), nominato senatore (3) ed adoperato ne' maneggi più importanti che gli occorsero coll' imperator Carlo V; sicchè allo Sfondrati si dovette particolarmente la conclusione del matrimonio. tra il principe milanese e Cristierna di Danimarca (). L'imperatore stesso, avuto agio d' apprezzarne le qualità nel corso di codeste trattative, gli concesse a sua volta quella fiducia, che lo Sforza aveagli sempre addimostrata; talchè, quando nel 1535 si trattò, essendo moribondo Francesco II, del passaggio del ducato nelle sue mani, egli non esitò a ricorrere allo Sfondrati per aiuto, affinchè ogni cosa regolarmente procedesse (5); e lo ricompensò poscia de' resigli servigi colle cariche di consiglier segreto e di

(1) Ei professò a Padova, a Bologna, a Roma; cfr. ARISI, O. c., 1. c. (2) Cfr. la citata Presapia, ecc., dove è riferito il privilegio dello Sforza in data del 1522.

(3) CALVI, o. c., tav. I. Sarebbe più esatto dire « riconfermato »; perchè å far parte del senato milanese lo vediam eletto da Carlo di Borbone, vicario imperiale in Italia, il I gennaio 1527, come dall' atto ufficiale pubblicato dal LANDO, Senatus Mediolanensis, libro V, p. 153.

(*) Cfr. la citata Prosapia ed ARISI. o. c., t. II, p. 170; CALVI, 0. C., 1. c. La miscellanea Ponzon. 48 racchiude poi un grosso fascio di lettere originali di Francesco II, scritte allo Sfondrati negli anni 1527-1528; nel qual periodo di tempo, cosi agitato e pien di pericoli, il nostro fu podestà di Pavia.

(5) La ricordata Prosapia ci presenta copia di una lettera scritta a tal proposito da San Mauro a' 12 novembre 1535 dall' Imperatore Magnifico nostro et sacri Imperii fideli dilecto comiti Francisco Sfendrato. Nella prevision della morte del duca, Carlo vi prega il cremonese ad accordarsi col principe d'Ascoli per la successione nel ducato.

senatore, aggiungendo a questi titoli nuove pensioni e dignità ('). Cosi nel 1542 gli vediamo assegnata la general sopraintendenza delle piazze forti di Toscana (2) e l'anno dopo il governo della città di Siena (3), dove l'opera sua saggia e prudente valse ad assopire le discordie intestine ed a meritargli la gratitudine universale (*).

Pervenuto a questo momento della sua laboriosa ed onorata esistenza, Francesco Sfondrati avrebbe forse vissuto tranquillo tra gli agi e gli onori, in seno alla sua famiglia, se un avvenimento funesto non fosse giunto improvviso ad imprimere a tutta la sua vita un nuovo ed inatteso indirizzo. La morte della moglie, Anna Visconti, che avevalo reso padre di due maschi, Paolo e Niccolò, oltre che di quattro femmine, seguita nel 1542 (3), spezzando i

() Prosapia cit. Vi è riferito sotto la data del 23 ottobre 1537 il decreto con cui Carlo V erige per lo Sfondrati in Contea la Riviera di Lecco sul lago di Como, in Baronia poi la Vallassina ed in Signoria i feudi delle squadre di Maveri, Nibbionno e la montagna d'Introzzo, ecc.; sulle quali infeudazioni veggansi le erudite pagine del CALVI, o. c., Prefaz., p. 3 e sgg. () Veggasene nella cit. Prosapia l'atto di elezione, dato a nome del suo signore dal vicario imperiale in Italia, monsignor di Granvela, da Siena il gennaio 1542.

(3) Prosapia cit. L'atto vi si legge firmato da Carlo V e datato da Cremona, 20 giugno 1543. Lo Sfondrati era in Siena fin dall' inverno ; del 5 di aprile è poi una sua lettera al duca Cosimo de' Medici, che ha messo in luce L. A. FERRAJ, Cosimo de' Medici duca di Firenze, Bologna, 1882, p. 324, Doc. XLVIII; e cfr. p. 184.

(*) Partendo lo Sfondrati ebbe per se e per i suoi discendenti la cittadinanza Senese; cfr. Prosapia cit.; ARISI, o. c., p. 185; CALVI, op. cit., 1. c. (5) Quando e dove la consorte dello Sfondrati venisse a mancare non sappiamo con sicurezza. Dice il CALVI. o. c., tav. I, ch' essa mori nel 1543 ; ma questa data ci sembra poco attendibile, poichè nell' epitafio, scolpito sulla tomba del nostro nella cattedrale di Cremona, si legge che mortua vero uxore Anna V.cecomite lectissima foemina ab eodem [Carolo V] summa cum potestate Senas missus est; or noi abbiamo veduto che a Siena Francesco si trovava già sui primi del 1543; giacché fu appunto l'essersi egli allontanato nel gennaio per alcuni giorni, che provocò un principio di tumulto in questa città; FERRAJ, o. c., p. 186. Mi par quindi più probabile che la Visconti si fosse

spenta nel 1542.

suoi vincoli coniugali, gli apriva una via più ampia e più feconda d'onori: quella della prelatura. Nè lo Sfondrati esitò, sembra, a mettervi il piede, sia che a ciò lo spronasse il proprio genio, sia che sull'animo suo esercitasse potente influsso la volontà di Paolo III, il quale aveva di lui un altissimo concetto (1). Comunque fosse di ciò, ottenutane licenza dall'imperatore, ecco lo Sfondrati passar ai servigi di papa Paolo (2), conseguir grado di referendario apostolico, e quindi, scorsi pochi mesi, essere eletto vescovo di Sarno (3).

Se, tramutando il robone senatorio nella veste prelatizia, lo Sfondrati aveva sperato di condurre più placidi i suoi giorni, l'esperienza dovette tosto trarlo d' inganno. Non mai forse quantoallora la bufera aveva violentemente sbattuta tra i flutti muggenti la navicella di S. Pietro, di cui sedeva al timone, navichiero ben capace, ma esitante e sospeso troppo, papa Farnese. Da ogni

(1) Come provvedesse all' educazione ed alla tutela de' figliuoli; due maschi, Paolo e Niccolò, quattro femmine, Lavinia, Antonia (o Aurelia ?), Paola Antonia, Paola Francesca, non ci è noto; ma forse le fanciulle furon rinchiuse tosto in quel monastero delle Angeliche in S. Paolo di Milano, dove tutt' e quattro presero poi il velo (cfr. CALVI, O c., 1. c.); mentre i maschi rimasero affidati alle cure della loro zia paterna, Giulia Sfondrati, che ne assunse la tutela dopo la morte di Francesco. Di Giulia, donna d'alto ingegno e di nobili sensi, fa un bell' elogio il Crotti nell'orazione già rammentata in lode di Francesco, dove la chiama vivax coelestis virtutis tuce (dello Sfondrati) integritatisque morum maternorum imago. Rimasta vedova d'un Gonzaga, essa sposò circa il 1520 in seconde nozze Cleto Picenardi; morto il quale si rinchiuse nel 1538 nel convento delle Angeliche, esercitandovisi per lunghissimi anni (+ 6 ottobre 1575) in opere di pietà. Tre lettere di lei al fratello, autografe, da Mantova in data del 27, 29 e 30 maggio 1533, stanno nella citata misc. Ponzon., n. 48. V. Arisi, o. c, t. II, p. 255.

() Nella cit. Prosapia è allegato il rescritto imperiale, datato da Magonza il 25 agosto 1543, con cui si concede allo Sfondrati di entrare al servizio pontificio.

(3) La sua nomina spetta al 12 ottobre dello stesso anno; cfr. UGHELLI, It. Sacra, t. VII, c. 580; GAMS, Ser., p. 920.

parte sorgevan perigli di naufragio ed a scongiurarli, occorreva lo zelo illuminato e la pietà profonda d' uomini quali lo Sfondrati. A lui pertanto il pontefice si rivolse per menar a buon fine delicatissimi maneggi, ed in primo luogo lo mandò suo nunzio speciale a vari principi della Germania nell'occasion dell'aprirsi della dieta di Spira (1).

A questa prima legazione ne tenne tosto dietro una seconda e più importante d'assai. La pace di Crespy, segnata il 18 settembre 1544, esigeva che papa Paolo inviasse i suoi rallegramenti all'imperatore (). Ebbe di ciò carico lo Sfondrati; ma la sua commissione non si restrinse alla semplice espressione di ufficiose congratulazioni; bensì, cogliendo il momento opportuno, ei dovette far intendere a Cesare come fosse vivo desiderio del pontefice che il Concilio di Trento finalmente si convocasse. Ma poichè tale domanda di Paolo III rispondeva troppo bene alle intenzioni di Carlo V, il quale in cuor suo null' altro bramava se non che gli si offrisse il destro di rompere la tregua di religione ai protestanti concessa; così non riuscì difficile al diplomatico cremonese di gettar durante la sua permanenza presso la corte imperiale, i primi semi di quell' alleanza tra il suo antico ed il suo nuovo signore, della quale non tardarono a vedersi i frutti così in Italia. come in Germania (*).

(1) RAINALDUS, Annales eccles. ab a. MCXCVIII, ubi des. card. Baron., t. XIV, Lucae, MDCCLV, p. 56, § XLIX. Qui è riferita integralmente l'istruzione data il 30 novembre 1543 allo Sfondrati, il quale, mentre il cardinal Farnese recavasi, messo del papa, direttamente a Cesare, doveva invece, come scriveva Paolo III al re de' Romani, per equos dispositos omni celeritate adhibita, cum omnis mora valde periculosa sit, insigniores principes nomine nostro videre; e cioè i duchi di Baviera, il conte Palatino Federigo, il cardinal di Magonza, gli arcivescovi di Colonia e di Salisburgo, il marchese di Brande burg. Lo Sfondrati parti il 1 dicembre. Cfr. anche DE Levi, v. IV, p. 10, 5 II e MARSAND, I mss. ital. nella r. bibl. Parig., Parigi 1838, v. I., p. 458.

(*) RAINALDUS, o., c., t. c., p. 82. Al re di Francia si recò invece Gerolamo Dandino vescovo di Caserta.

(3) Per tutto ciò v. DE LEVA, o. c., v. c., p. 10 e seg.

Arch. Stor. Lomb.

Anno XXI.

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