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Mentre lo Sfondrati attendeva dunque ad assicurare il successo della sua missione, Paolo III il 19 dicembre 1544 lo creava cardinale di S. Chiesa, dell' ordine de' preti, conferendogli i titoli de' SS. Nereo ed Achilleo ('); quindi, tre giorni dopo, dalla sede vescovile di Sarno trasferivalo a quella arcivescovile d' Amalfi (*). Eran questi manifestissimi segni che la condotta del nostro aveva pienamente soddisfatto il pontefice; la confidenza del quale nell'abilità e nella fedeltà dello Sfondrati doveva del resto aver occasione di mostrarsi ben presto in forma anche più lusinghiera.

Non andò infatti gran tempo che il buon accordo tra Cesare e Paolo III, oggetto, come vedemmo, di tanta sollecitudine per il porporato cremonese, scomparve cedendo il luogo a violenti contrasti. La decisione del papa di trasferire la sede del concilio da Trento a Bologna; cosa desiderata vivamente da tutti i padri, i quali in Trento vivevano a disagio ed in perpetuo sospetto della lor sicurezza, ma avversata da Carlo V ; il diniego, o per lo meno l'esitanza da parte del Farnese a mantenere tutti i patti stabiliti ; sicchè, pur mandando in Germania le sue truppe, rifiutava insieme di pagare i duecentomila scudi promessi, nè voleva riconoscersi obbligato a ricompensare l'imperatore dalla perdita che gli veniva dalla rifiutatagli alienazione de' vassallaggi de' monasteri di Spagna dall' un de' lati; dall'altro poi le crescenti esigenze di Cesare, che, vedendo la fortuna arridere alle sue armi, voleva trarne profitto; gli intrighi della Francia, che soffiava nel fuoco; tutte queste cagioni avevano in men di due anni non solo distrutta l'effimera alleanza della Chiesa e dell' Impero, ma condotte le cose a tal segno, che da un giorno all' altro pareva che tra i due poteri la guerra dovesse scoppiar furibonda e la cristianità sbigottita assistere al rinnovarsi degli orrori del sacco di Roma (^).

(1) CIACCONIUS, Vitae et res gestae pontific. rom., t. III, c. 700, n. LIV; RAINALDUS, O. C., t. c., p. 89. Lo Sfondrati mutò poi questo titolo nell'altro di S. Anastasio.

(2) UGHELLI I. Sacra, t. VII, p. 251; GAMS, Ser., p. 848.

(3) Cfr. DE LEVA, o. c., v. c., cap. III, p. 158-216; cap. IV, p. 217-260 e p. 383.

Pure la forza delle cose, come dice il De Leva, potè più che lo sdegno dell' imperatore ed i sospetti del pontefice (1). Mancava infatti a quest' ultimo, morto Francesco I, ed inauguratasi in Francia dal novello sovrano una politica di raccoglimento, un sostegno sicuro per sfidar la collera di Cesare; nè quell' appoggio che la Francia gli negava poteva offrirglielo l'Italia. Sicchè a Paolo III ed ai consiglieri suoi parve più prudente partito quello di riavvicinarsi all' imperatore e per tentar una riconciliazione, negozio sotto ogni rispetto difficilissimo, si pensò di mandare una seconda volta in Germania lo Sfondrati (*).

A così grave incombenza il Cremonese non poteva certo accingersi con animo lieto. Di placar Carlo V e di piegarlo ai desideri del pontefice ei fin da principio nudriva poca o punta fiducia; sicchè non parrà strano ad alcuno che pieno di dubbi e di timori si dimostrasse nella seguente lettera, scritta due giorni prima di lasciar Roma, cioè il 4 d'aprile, al cardinal Madruzzi per dargli conto della sua legazione ed avvertirlo insieme del suo prossimo passaggio da Trento (3):

(1) O. c., v. c., p. 318. ·

(2) La legazione dello Sfondrati a Cesare e quella del card. di San Giorgio a Francesco I furon deliberate nel concistoro del 25 febbraio 1547; cfr. RAINALDUS, o. c., t. c., p. 269; De Leva, o. c., v. c., p. 320; ma allo Sfondrati non s'era dapprima dato altr' incarico all' infuori di quello di trattar coll' imperatore della maniera di ricondurre, morto Enrico VIII, l' Inghilterra nel grembo della Chiesa cattolica. L'Instruzione a M. Rev.m Sfondrato mandato all' Imperatore per la reduttione del regno d' Inghilterra e per la pace fra S. M. et il Re Christ.mo, si legge tra molt' altri documenti diplomatici de' sec. XVI e XVII nel ms. Parigino Fonds It. 1172; cfr. MARSAND, I mss. ital. nella r. bibl. Parig., v. II, p. 63 e MAZZATINTI, Invent, dei mss. ital. delle bibl. di Francia, Roma, 1886, v. I, p. 302. Si ha anche alle stampe, come dice il CALVI, o. c., tav. I.

(3) Dalla minuta originale esistente presso di me, scritta di mano del segretario del cardinale, ma con correzioni autografe di quest'ultimo.

Ill mo (1) et molto R.do S.re

Non è ch' io non conosca quanto possi essere imputato per hauer scritto di raro a V. S. della quale è debito per molti rispetti ch'io tenga spesso memoria: però ho eletto de incorrere tal' hora in questo difetto per schiuare forsi il pericolo di maggior colpa. Io credo che quella haura saputo come N. S.re già molti giorni mi publicò per legato à S. M., Nel che considerando le molte et gran difficultà, che in queste occasioni de' tempi da ogni canto si mostrano, ne son restato coll'animo tutto sospeso. Ma dall'altra parte pensando al debito della obedienza, qual si ha da preporre alli rispetti humani, hò conosciuto non poter mancare in quest' offitio. Sperando poi che nel resto Iddio mi porga l'aiuto suo. Il quale operi ancora che sia con buona gratia et satisfattione di S. Mtà à chi esso S. Iddio sà quanto io sia s re. Oltre di ciò uenendo haurò almeno occasione di ritrouarmi spesso con V. S., con la quale se bene gli ragionamenti tal uolta (2) fiano di cose difficili et travagliose, nondimeno trattandoli sinceram.te et con buona intentione spero che debbiano parere manco asperi. Il che ho uoluto anticipare in scriuerle, acciò che per bontà sua et per l'animo mi tene comincii a prestarmi il fauor suo anchora inanti ch' io gionga. Alla quale il sor Dio concedi felicem te ciò che desidera (3).

Da Roma il 4 di Aprile 1547·

De V. S. molto Ill. et R.ma

Osseq.mo et dedit.mo Il Card. Sfondrato (*).

(1) Ill,mo è di mano dello Sfondrati, che sostitui questa alla formola :

Molto illustre.

(2) Questa parola è aggiunta dal cardinale.

(3) Da acciò fino a gionga si estende la correzione fatta dallo Sfondrati alla minuta del segretario, il quale aveva invece scritto: con pregarla insieme che tra tanto si contenti fare quelli offitij ch'io spero farà uoluntieri per bontà sua et per amor mio ancora.

(*) La sottoscrizione è autografa. Unito al foglio su cui si legge la lettera or riferita, ne va un altro, che racchiude una seconda bozza della lettera stessa, di pugno dello Sfondrati. Stimo non inutile riprodurla, av

I cattivi presentimenti del nostro dovevano essere superati dalla realtà, com' egli ebbe campo d'accorger sene, quando dopo un viaggio premeditatamente lentissimo, pervenuto a Bamberga, ei v' ebbe il quattro luglio un primo colloquio coll'imperatore. Questi si mostrò infatti così adirato contro il pontefice e tanto decisamente avverso a qualsiasi proposta di conciliazione, che lo Sfondrati non seppe fare di meglio che chieder tosto licenza di tornarsene

vertendo che stampo in corsivo le parole e le frasi cancellate dallo scri

vente :

[Al Car,le di Trento]

R.mo Et Illmo Sig. mio

[del Card. Fran.co Sfondrato
fatto da Paolo 3]

Io mi accorgo assay di quanta negligentia possi esser imputato per non hauer scritto in tanto tempo a V. S. Illma Et R.ma. Però Ma quella si dignarà iscusare mi il costume della pigrezza mia con la quale cessando il bisogno mancho son solito a manchar di tal officio del scriuere. El benchè siano occorse auenute qualche occasioni di farlo nondimeno Io in uero si come desidero ogni contentezza di quella cosi ho preso in finita (o) molestia dispiacere delle moleste aduersità sue benche non Et son certo che V. S. Ill.ma me lo crede senza che io le replichi la memoria delle cose spiaceuoli et che per questa negligentia mia non mancharà punto della sua solita bona intentione uerso me. Penso ch'essa haurà inteso già di questa mia Legatione a S. M. Ces.a nel che ueddendo io il stato delle cose publice pieno di turbulentie Et di mali humori io resto con grande suspensione et anxietà di animo. Tutta uolta cognoscendomi essere obbligato all' obedientia, doue mi mancha il conseglio destro (?) humano mi riuolgo alla speranza de l'aiuto diuino di dio. Et oltra de ciò considerando discorrendo pensando a quello che ci po interuenire tra l'altre cose mi è occorso ch' hauendo da passare inanti io farò pur riuerentia per camino a V. S. R.ma Il che mi sarà di singulare satisfatione di non pocho iuuamento (?) Fra tanto non mi è parso non ho uoluto omettere lassare in suplicare a quella che parendoli essere oportuno di far qualc... di premettere qualch'officio qual in questa andata mia possi giouare sia contenta di farlo, si come mi rendo certo che lo farà dall' istessa bontà sua senza che ne fosse ricercata, tanto più ch'essa cognosce pienam, te la natura et qualità et natura mia qual se ben sia piena de molte imperfectionj è almeno sincera et desiderosa del bene.

in Italia ('). Fugli acconsentito; ma egli, con più maturo consiglio, non approfittò d'un permesso, che a Roma produsse, appena ve ne giunse notizia, la più penosa impressione (). Ma le successive fasi di questa faticosissima legazione del cardinal cremonese si possono vedere descritte con troppa copia di notizie nell'eccellente sua opera dal De Leva; al quale s'è testè aggiunto un dotto storico tedesco, Augusto von Druffel; perchè a noi convenga tenerne lungo discorso (3). Solo ricorderemo che il De Leva avrebbe potuto trarre particolari assai ragguardevoli atti ad arricchire la sua narrazione da quelle lettere dello Sfondrati al Farnese, che il Mazzetti ha messo alla luce, come opportuno corredo al libro che stiamo esaminando (). Da esse infatti trasparisce quasi da limpidissimo vetro l'animo retto ed il dignitoso sentire dello Sfondrati, tutto rivolto a far il bene e pur troppo conscio dell' impotenza sua a porre argine alla piena che d'ogni parte dilagava.

Le difficoltà della sua missione, già di per sè stesse tanto gravi, venivano poi ad accrescersi ed a farsi più inestricabili per lo Sfon

(1) Una particolareggiata notizia del colloquio di Bamberga è in De Leva, o. c., v. c., p. 326 sg. Carlo V non volle neppur trattare degli affari d'Inghilterra, sopra i quali verteva in origine la commissione dello Sfondrati (cfr. DE LEVA, 1. c., p. 329).

(2) A tal segno che Diego di Mendoza il 16 luglio 1547 così da Roma scriveva al suo Signore, dandogli notizie della salute di Paolo III: «Ora << sta peggio e se Vostra Maestà vuol ucciderlo senza commettere omicidio, <<<basta che rispondi male allo Sfondrato ». DE Leva, o. c., v. c., p. 330.

(3) A. VON DRUFFEL, Die Sendung des Cardinals Sfondrato an den Hof Karls V, 1547-1548 in Abhandlung, der histor. Classe der kön. Bayerisch. Akad. der Wissenschaft., B. XX, Abth. II, München, 1893, p. 293 sgg. Disgraziatamente il riputato storico, colpito dalla morte, non ha potuto terminare che la prima parte del suo lavoro, il quale rimane quindi incompiuto proprio quando stava per divenir più importante.

(*) Come s'è detto, quelle messe in luce dal Mazzetti non sono che una piccola parte del carteggio dello Sfondrati col Farnese, esistente a Trento e di cui del resto il von Druffel si sarebbe (come aveva già cominciato a fare) giovato largamente, se avesse potuto proseguire la pubblicazione del suo lavoro.

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