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drati a cagione dell'ambiguo contegno tenuto con lui dalla corte di Roma. Infatti dopo che egli aveva scritto parergli opportuno che in luogo d'affrettar l'apertura del concilio in Bologna se ne abbandonasse per allora il pensiero, a Roma si stabiliva di mandare all' imperatore per sottomettergli nuove proposte d'accordo un nuovo legato nella persona del cardinal Madruzzi (1). Questo disegno dal cardinal Farnese, che ne era, a quanto sembra, l'autore, fu prima d'attuarlo, accennato allo Sfondrati, il quale non l'accolse, come ben si capisce, con molto trasporto: «Non è difficil cosa a comprendere rispondeva egli il 28 d'agosto <quello che habbia a succedere essendo comunicata la lega<zione a Monsignor Reverendissimo di Trento, perchè oltre alla < precedentia del luogo et per esser lui Principe dell' Impero et << ricco et del paese et gratissimo alla Corte, et pieno di pru<<dentia e altre gran qualità, si può credere che tutte le rose << e frutti, se ce ne fussero, restariano al suo conto et a me tutte «le spine » (*). Sicchè, pur dicendosi già rassegnato a sostenere tale ingrata parte, dichiarava però al cardinale, che « haveria « ancor più grato, quando a Sua Santità piåcesse con buon << modo levar lui et lassare il luogo libero al predetto Monsignor < Reverendissimo »; del quale tornava insieme a fare i più ampli elogi, ritenendo quasi cosa certa, che « per le gran qualità sue » sarebbe giunto a « portar benefizio al pubblico », molto maggiore di quanto per lui si potesse (*).

La chiamata del Madruzzi a corte da parte dell' Imperatore,

(1) Il doppio giuoco de' politici romani è rivelato dai documenti. Mentre infatti un dispaccio di Diego de Mendoza a Cesare in data del 15 agosto 1547 ci apprende che poco prima il Farnese s'era recato da lui in gran furia per proporgli che venisse a Roma il cardinale Madruzzi in qualità di legato a trattare della concordia (DE LEVA, o. c., v. c., p. 334); dall' altra parte noi udiamo lo stesso Farnese chiedere il 22 agosto allo Sfondrati se non partisse per caso della corte imperiale la proposta di mandar il Madruzzi come legato a Roma! (MAZZETTI, O. c., p. 183.)

(2) Lettera del 28 agosto in Mazzetti, o. c., p. 181.

(3) Lett. cit., in MAZZETTI, o. c., p. 181 e 182.

seguita appunto in que' medesimi giorni ('), guastò, sembra, il piano del Farnese di darlo compagno allo Sfondrati. Ma se tale disegno fu per il momento lasciato in disparte, ciò non significa che se ne deponesse interamente il pensiero. Difatti il 25 settembre il cremonese, rispondendo ad una lettera ricevuta due giorni prima dal cardinal di Coria, nella quale questi lo consigliava ad << aver per bene» che il Madruzzi gli venisse collega nella legazione, affermava non aver egli sollevato contro la deliberazione del pontefice verun ostacolo, e soggiungeva : « Non<< dimeno ho inteso per lettere di Roma, che ivi è nata non so « che fama, che io sia stato quello che non habbia assentito alla << sopradetta deputazione; vero è che tal cosa a me non è nuova, «<e non è la prima colpa, che mi sia stata ascritta dopo la par« tita mia da Roma; ma la verità alfin s'intende » (2).

Da queste parole, dalle quali trapela evidentissima l'amarezza che riempiva l'animo dello Sfondrati, si rileva pure come a tutte le altre angustie che l'affliggevano si fosse aggiunta quella di essere in corte di Roma giudicato quasi colpevole della cattiva riuscita delle pratiche avviate coll' imperatore. Ed a rendere sempre più penosa la sua posizione ecco sopraggiungere quel complesso d'avvenimenti funesti, che scompigliarono nel corso del 1547 la penisola tutta, i tumulti di Napoli, i moti di Siena, di Piombino, di Genova, e sopratutto la congiura di Parma, che costò la vita al prediletto figlio di Paolo III, a Pierluigi Farnese (3).

Avvenuta nell'autunno la sottomissione della Germania al Concilio di Trento (), coll'invio del Madruzzi a Roma, incaricato di portare al pontefice le volontà dell' Imperatore (3), la parte assegnata allo Sfondrati era andata sempre più scemando d' im

(') Lett. cit. in MAZZETTI, o. c., p. 183.

(2) Lett. del 25 settembre in MA ZETTI. o. c., p. 189 sg.
(3) Basti citar De Leva, o. c., v. c., p. 340 sgg., 369 sgg.

(4) Nella dieta d'Augusta, 1 settembre 1547; cfr. Dɛ Leva, o. c., v c., P. 383.

(5) Il Madruzzi si mosse ai 9 di novembre; cfr. De Leva, o. c., v. c., P. 385.

portanza; ed egli, che ben se n' era da lungo tempo avveduto, nulla desiderava di più che abbandonar la Germania: «Io ho compreso << assai — scriveva egli l'8 gennaio 1548 al cardinal Farnese- che <<< ha poca opinione che io possa fare alcun offizio rilevante con << Sua Maestà et con suoi ministri, poichè non me ne dà alcuna <<< commissione et già col trattare che si è fatto con Monsignor < Reverendissimo di Trento et Don Diego et altri ha conosciuto << per experientia che se non riesce alcun buon effetto non pro<< cede per colpa di noi altri agenti ». E rilevando la mezza promessa, fattagli dal Farnese, di un prossimo richiamo, conchiudeva: «Io la ringrazio humilmente della speranza quale mi dà << del ritorno mio, et a me pare, per quello occorre, che quanto più << presto, forsi sarà più opportuno » (1). Ma le furon parole; perchè, sebbene il Madruzzi instasse per ottenere dal pontefice l'ambita legazione, non riuscì ad avere dall' accorto vecchio se non promesse assai vaghe; sinchè un bel giorno gli fu risolutamente risposto, che « per essere lo Sfondrato al presente nel luogo e << pratico e informato di quanto si richiede per le cose già trat; <tate », pareva opportuno mantener a lui la deputazione (2). Così il cremonese assistette alla dieta d'Augusta e soltanto sulla fine di luglio potè, conseguito il sospirato richiamo, ritornarsene, stanco e bramoso di riposo, in Italia (3).

Sebben nel corso della sua « poco avventurosa » legazione, com' egli stesso l'aveva chiamata (*), non fossero mancati allo Sfondrati in corte di Roma i denigratori, pur non sembra che la stima di Paolo III verso di lui ne risultasse scemata; anzi una chiara prova del desiderio che il pontefice nudriva di ricompensarlo delle fatiche sostenute in pro della Chiesa pare a noi di trovarla nell' elezion sua a vescovo di Cremona, avvenuta il 19

(') Lett. dell' 8 genn. 1548 in MAZZETTI o. c., p. 227-229.

(2) Cfr. DE LEVA, o. c., v. c., p 420.

(3) Dal Diario del Massarello, citato dal RAINALDUS, o. c., t. XIV, P. 338, si rileva che lo Sfondrati giunse a Bologna il 26 luglio.

(') Lett al card. di Coria in MAZZETTI, O. c., p. 190.

novembre 1549 (1). Ma meglio ancora ci è dato misurare quanto grande fosse il buonvolere del Farnese verso Francesco Sfondrati, se porremo attenzione ad un curioso documento, fatto conoscere alcuni anni sono dal nostro ottimo amico Alessandro Luzio nel suo saggio pregevolissimo per importanza e novità di ricerche intorno. a Vittoria Colonna (). Da codesto documento, un sommario di lettera, scritta da Trento il 20 agosto 1546 e conservato nell'Archivio Storico di Mantova, tra le carte del cardinal Gonzaga, si rileva dunque che Paolo III, « pensando havere a morir presto voleva << far opera che succedesse un Papa », eletto da lui medesimo, il quale fosse amico de' suoi; e che a tal intento aveva ricercato taluni cardinali che « gli promettessero eleggere in la morte sua per novo « papa il Cardinal Sfondrato ». Nè pago di ciò, un giorno, trovandosi colla marchesa di Pescara, l'avrebbe richiesta del parer suo sopra il papa futuro. << Et proponendogli la Marchesa sei o sette di quelli << che gli parevano più papabili, Sua S.tà gli rispose che ella si << ingannava et che credeva et voleva che fusse lo Sfondrato per le << bone parti sue atte a governare il Pontificato, lodandolo in in<< finito et concludendo che era per fare ogni sforzo che 'l Col

legio eleggesse ditto Sfondrato, et che quando la ci conoscesse « qualche difficoltà et che alcun numero de' Cardinali se oppo<< nessero, farebbe vinti Cardinali novi che dopo la morte sua eleggessero Papa ditto Sfondrato overo avanti la morte gli ri<< nuntiassero il Pontificato » (3).

(1) Prese lo Sfondrati il luogo del cardinal Benedetto Accolti, morto pochi giorni prima; cfr. H. SANCLEMENTIUS, Series critico-chronolog. Episcop. Cremonens., Cremonae, MDCCCXIV, p. 159. Non essendo nota, a quanto sembra, in Cremona la nomina dello Sfondrati, fatta da Paolo III negli ultimi giorni di sua vita, i Canonici, stimando che in sede vacante a loro spettasse l'elezione del vescovo, avevano scelto a successore dell'Accolti il vercovo d'Alba, M. G. Vida. Questo fatto, negato dal SANCLEMENTE (0. c., p. cit.), è messo fuori di dubbio da una lettera del Vida stesso a Ferrante Gonzaga del 16 novembre, di quell'anno, edita dal RONCHINI, 0. c.. p. 16,n. IX. (2) Vedi Rivista Storica Mantovana, v. I, fasc. I (il solo comparso alla luce), Mantova, 1883. Io cito dall' estratto.

(3) Luzio, o. c., p. 49.

Che cosa dobbiam noi credere di queste così esplicite asserzioni? La risposta non riesce facile. Pure non ci par punto improbabile ch'esse abbiano un gran fondo di verità e che Paolo III, preoccupato sovr' ogni altra cosa dell' avvenire della sua famiglia, smanioso di rassodarne la grandezza e la potenza, avesse concepito quel disegno, da cui l'inattesa morte di Pierluigi ed i successivi avvenimenti contribuirono forse in appresso a distoglierlo ('). Certo è ad ogni modo che alla morte del Farnese lo Sfondrati « per << la somma sua prudenza e santità di vita » fu, riproduciam le parole d'un contemporaneo (2), « in grandissimo concetto di << dover esser pontefice » ; certo del pari che Carlo V lo incluse nel numero dei cinque cardinali papabili, ch' ei propose al conclave (3). Da questo usci invece, come tutti sanno, pontefice il cardinal Del Monte.

Tutto assorto nelle faccende del conclave lo Sfondrati, il quale, come si disse, fin dal novembre del 1549 era stato trasferito al vescovado di Cremona, non aveva trovato il tempo di rispondere alle congratulazioni che in seguito alla sua nomina i Cremonesi gli avevano inviate. Sicchè del ritardo ei si scusava secoloro alquanto tempo dopo colla lettera seguente ('):

Multum Mag.ci Dãi.

Superioribus diebus cum adhuc in conclavi essem, accepi literas vestras, quae mihi gratissimae fuerunt, sed quia interim electioni summi Pontificis vacandum erat, ideo hactenus distuli respondere. In iis mihi gratula

(') Senza dubbio era questo un progetto assai più ragionevole e suscettibile di essere tradotto ad esecuzione, che non quello comunicato nell' autunno del 1547 a Diego di Mendoza dal cardinal Gambara di far papa Ottavio Farnese! Cfr. Dɛ Leva. o. c., pag 370.

(2) ANTONIO CAMPO, Cremona fedelissima, ecc., Cremona, 1583, lib. III, P. XXXIV.

(3) Cfr. CALVI, o. c., tav. I.

(4) L'ha pubblicata l'ARISI in Crem. lit., t. II, p. 184 dalla copia in Archivio Patriae, com' ei dice, servata. Io la riproduco qui di sulla copia che se ne legge nel già cit. ms. Ponz. della Gallarati, a. c. 66 t., dove ci è offerta con talune varianti e senza gli errori di cui è nella stampa bruttata.

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