Slike stranica
PDF
ePub

vero congetturando che il De raptu Helenae sia stato composto dallo Sfondrati in età molto giovanile, se non prima forse ch'egli avesse terminati gli studi legali e si fosse incamminato per la via dell'insegnamento, certo innanzi al 1530 (1). Ed in quest' opinione mi confermano sempre più taluni versi latini del Gaetani, che allo Sfondrati fu maestro di lettere greche (2), nei quali con bella eleganza di forma si dà vanto al giureconsulto ormai famoso d'aver << in giovinezza » sagrificato alle Muse.

Ad Franciscum Sfondratum.

Sfondrate, ingenio potens et ore

facundo, haud procul a patris sedens
alto iudicio, utriusque iuris

sublimes apices ad ima adepti,

(') Non solo l'avvenimento storico più recente, a cui alluda Proteo, descrivendo brevemente le vicende di Milano sotto gli Sforza, è l'assedio posto nel 1526 dagli Spagnuoli al Castello di Porta Giovia, dov'era rinchiuso Francesco II; ma a proposito di quest'ultimo il Dio vaticinante esce in parole, le quali dimostrano come, allorchè il poeta scriveva, le sorti ne pendessero ancora dubbiose:

Jamque anceps feror, an miseram sors improba sedem
Sfortiaco heroi aut felicem laeta pararit.

11 De Raptu Helenae fu dunque terminato prima che gli accordi di Bologna (1530) restituissero a Francesco il pacifico possesso del Ducato. Nè vale ad infirmar questo ragionamento l'allusione che gli ultimi versi del poema (p. 968) racchiudono alla dignità cardinalizia conseguita dallo Sfondrati; giacchè quei versi costituiscono fuori di dubbio una tarda aggiunta, suggerita al poeta dal legittimo desiderio di far menzione d'un fatto che tornava di decoro non meno a lui che alla sua città natale, che fin allora non aveva veduto alcuno de' suoi figli assunto a si alto grado. Cfr. CAMPO, O. C., P. XXX

(2) Cunabula graecae litteraturae per annuum tempus Daniel Caietanus ea facultate rarissimus illi dedit; afferma G. G. Crotti nella sua più volte ricordata orazione presso ARISI, Crem. lit., t. II, p. 176.

Arch. Stor. Lomb.

Anno XXI.

4

nullo degeneras modo vetustae
a splendore domus, caput ferentis
usque ad sidera verticesque coeli.
Praepolles, scio, litteris latinis;

nec te metrica musice fefellit
quondam floridulis tuis in annis
unquam; nec numeri nec altiores
vatum, qui fuerunt prioris aevi,
sensus; quid Maro referat poetae
Peligno et reliquis, quibus latinis
gaudemus meditare diligenter,
ut, Sfondrate, soles profunda legum
sanctarum tamen evenit voluntas
ut plus quam ratio verenda possit.
Sed tu, cui dominantur aequa iura
et qui plus ratione promoveris,
praesertim in vice differentiarum,
ne lasciva, cave, Camoena vincat
et cedat gravitas Maronis alti.
Uno Mantua plus valet talento
quam Gabino stipe millibusve dragmis.
Maronis caput amb'unt corymbi ;

totum Virgilium rubens Idume.

Nasoni Fabius negat secundas,

primas Virgilio author universus

indulget, quia fata sic tulerunt (1).

Gli endecasillabi squisitamente cesellati del poeta cremonese, emulo del Vida, servano di conclusione e di suggello a questi pochi appunti intorno alla nobilissima figura dello Sfondrati (2).

(1) Togliamo questi versi dal codice autografo di poesie, lettere ed orazioni del Gaetani, che fa parte della libreria Ponzoni (n. 16), passata alla Governativa di Cremona. Essi vi ricorrono a c. 67 t. Altri versi in lode dello Sfondrati s'hanno ne' Carmi di M. Antonio Flaminio (Lib. VI, XXXIII e XLIII). Ricordiamo ancora come per il Nostro, che fu amico anche di Benedetto, Paolo Giovio abbia composta la sua bella descrizione del lago di Garda; cf. P. Iovu, Descriptio Larii lacus, Venetiis, MDLIX, f. XXIIII, t. (2) Per le scritture di carattere legale del nostro veggansi l'ARISI, Crem. lit, t. II, p. 172 e l'ARGELATI, Bibl. Script. Mediolan., t. II, c. 1361 e seg.

7. Ritornando all' argomento nostro, dal quale ad imitazione del Mazzetti ci siamo alcun poco discostati, avvertiremo come il buon Presidente, smanioso di moltiplicar i vincoli tra Cremonesi e Trentini, abbia non leggermente esagerata l'importanza de' disegni che in pro di Cremona aveva concepito il cardinal Cristoforo Madruzzi, allorchè, correndo il 1556, venne a reggere in nome di Filippo II il ducato di Milano ('). Niun dubbio infatti che il prelato deliberasse di rafforzare Cremona, rialzandone e riattandone le mura, pressochè intieramente crollate ("); ma se in tal proponimento fosse indotto dallo zelo per il comodo ed il decoro di Cremona o non piuttosto da politica necessità, che suggerivagli di render la città lombarda più forte e più atta a resistere alle continue guerre, lascerem giudicare agli accorti lettori. Sol noteremo che se davvero il Madruzzi avesse nudrito il pensiero d'ampliare ed abbellire Cremona, gli scrittori del tempo, tanto facili dispensatori di lodi anche a chi di lode era poco o punto meritevole, non avrebbero mancato d' esaltar con grato animo si generoso benefattore. Il Campi (3) ed il Cavitelli (*) non fanno invece ricordo, non dico de' piani grandiosi attribuiti dal Mazzetti al Madruzzi, ma, cosa anche più singolare, nemmeno della sua breve visita a Cremona (). E la lettera di Ludovico Borgo, cele

I Discorsi politici sopra la restitutione del prencipe di Conde, dove si vede la maravigliosa prudentia et maestoso governo de la Regina Maria Medici di Francia, contenuti nel cod. D. 9, 1028 (Conv. Soppr.) della Nazionale di Firenze, se furono scritti, come si dice nel frontispizio, da Francesco Sfondrati, spetteranno naturalmente al marchese di Montafia, figlio di Paolo, e quindi nipote del nostro: cfr. CALVI, o. c., tav. II.

(1) O. c., p. 106.

(*) In quale ruinoso stato fossero ancor cent' anni dopo le mura della città dichiara G. BRESSIANI, Le turbolenze di Cremona per l'armi della Francia, Savoia e Modena degli anni 1647 et 1648, Cremona, G. P. Zanni, 1650, pag. 9 e seg.

(3) O. c., p. xxxij.

(*) O. c., f. 324 г.

(*) Ne parla invece F. ARISI, Praetorum Cremonae series chronol., Cremonae, P. Ricchini, MDCCXXXI, con laconismo di cronista: 1548. Anno

bre capitano del tempo ('), al Cardinale, messa in luce dal Mazzetti coll' intento di mostrare come il Madruzzi avesse sempre a cuore la città lombarda e come i Cremonesi, «< che bene il sep<< pero, gliene scrivessero continuamente », non prova proprio, a farlo apposta, nè l' una nè l' altra delle due cose (). Lo scrittor trentino non ha dunque, a parer nostro, saputo resistere al desiderio di render maggiori i meriti del Madruzzi verso Cremona; meriti che per noi si restringono allo sterile proposito (sterile, confessiamolo, non per sua colpa) d' ampliar la città, che soffocava dentro la cerchia, diventata troppo angusta, de' suoi vecchi bastioni ().

1548 Maximilianus Archidux Austriae Ferdinandi Imperatoris filius una cum Cardinali Madruccio Episcopo et principe Tridentino die secundo Julii Cremonam applicuit, ubi triduo consedit. Ed il Mazzetti parafrasa: «F. Arisi nel suo << opuscolo De' Pretori, p. 40 ricorda il giorno 2 luglio 1548, ben grato ai « Cremonesi, in cui il nostro Madruccio entrò per affari pubblici nella loro << città, ecc. ».

(1) Su di lui v. LANCETTI, Biogr. Crem., t. II, p. 489.

(2) Il Borgo, che comandava allora alcune compagnie di soldati ai servigi spagnuoli, scriveva il 12 febbraio 1557 al Madruzzi per informarlo d'una << grossa questione », sorta tra alcuni militi del Farnese ed altri parmigian fuor di città; questione ch' egli non aveva potuto comporre per il rifiuto opposto da un conte Giambattista Brambato, caporale deputato alla custodia della porta Po, di fornirgli dieci archibusieri; e concludeva col chiedere l'allontanamento da Cremona del Brambato, da lui definito, con bizzarra espres sione, la ombrella dei disordini ».

(3) Ecco infatti quel che de' piani del cardinale scriveva, circa cent'anni dopo, si badi! il BRESSIANI, Le Turbolenze, ecc., p. 40: « Era così cresciuta << Cremona d'habitatori, che in se stessa non poteva capire, laonde l'Emi<< nentissimo Cardinale Madrucio governatore dello Stato di Milano determinò <«<l'anno 1556 di aggrandirla dalla parte del Castello fino al Baluardo di <<< S. Michele, per essere quella parte della Città ellevata e non soggetta << all'inondationi del fiume Pò, e conforme il dissegno del già Gio. Fran<< cesco Diviciolo Cremonese Matematico eccellente si fecero cavare le fosse <<< del nuovo circuito: il terreno che si attraheva servir dovea per terrapieno

8. Dell' assai lunga nota, la quale tien immediatamente dietro nel libro che esaminiamo a quella ora studiata, non occorre trattare, perchè in essa il Mazzetti s' indugia con molta compiacenza (compiacenza in lui facilmente scusabile), a discorrere dell' antica nobiltà e de' meriti singolari di parecchi tra i membri di quella famiglia, alla quale apparteneva il nuovo vescovo di Cremona e ch' era in certa maniera divenuta pure la sua ('). Passiamo quindi ad un'altra sezione del suo libro, una delle più degne di considerazione, diciamolo subito, che questo contenga, a cagione dell'argomento che vi è trattato, cioè a dire l'autorità esercitata nel medio evo dai vescovi di Trento sopra taluni templi e monasteri situati nella diocesi di Cremona (2). E su questo punto riesce tanto più opportuno raccogliere per qualche momento l'attenzion nostra, perchè l'egregio storico trentino, dopo aver esumato documenti veramente pregevoli per lo studio dell'antica corografia cremonese, ha disgraziatamente fatto ricorso, onde illustrarli, al malfido aiuto di monsignor Antonio Dragoni. E poichè questi gli fu pur troppo largo dei non desiderabili tesori della sua apocrifa erudizione, così anche nelle pagine del Mazzetti, come già in quelle del Troya, dell' Odorici, dell'Aporti, del Robolotti e d'altri eruditi, che ebbero la dabbenaggine di prestar fede alle imposture del canonico piacentino, al vero si è venuto mescolando, alterandolo stranamente, del falso e di molto (3). A noi par quindi stretto

<delle mura. Mentre s' andava perfetionando la matteria portò il caso, che << parti il Cardinale dal governo e sottentrò don Ferrante Consalvo duca < di Sessa, non volse più avanti si proseguisse, restando ogni cosa im< perfetta ».

(1) O. c., p. 109 seg. Già si disse come il Mazzetti avesse condotto in moglie il 25 giugno del 1810 la nobile Lucia Sardagna de Hohenstein. (*) O. c., p. 124 seg. In questa nota il Mazzetti tocca pure de' rapporti politici che passarono tra Cremona e Trento; ma essi sono cosi insignificanti che non occorre rammentarli una seconda volta.

(3) Intorno alle invenzioni di antichissimi diplomi cremonesi consumate; dal Dragoni, si vegga TH. WÜSTENFELD, Delle falsificazioni di alcuni document

« PrethodnaNastavi »