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dovere di critica onesta dimostrar adesso come la buona fede dello scrittore trentino sia stata ingannata; tanto più che stimiamo insieme far cosa non del tutto inutile agli studiosi di cose lombarde, tentando di sceverare il buon grano del Mazzetti dal loglio e dalle ortiche, che v'ha commisto il Dragoni.

Già nell' Italia sacra, tessendo la storia di Bernardo vescovo di Verona (1123-1135), l' Ughelli aveva dedotta da un cartulario Vallombrosano, di cui oggi ignoriamo le sorti, una bolla di papa Innocenzo II, data in Siena il 2 settembre 1133, colla quale a petizione appunto del prelato veronese il pontefice concedeva ad Attone, allora abbate vallombrosano, per lui e per i suoi successori, ut.... secundum beati Benedicti et Vallisumbrosani monasterii regulam religio statuatur, la chiesa di S. Vigilio, posta in Cremonesi episcopatu loco, qui Turris Trintina dicitur; la quale da Oberto canonico bresciano, previo il consenso del padre e de' fratelli suoi, era stata offerta alla Santa Sede (1).

concernenti la storia d'Italia nel Medio Evo, in Archivio Storico Italiano, N. S., t. X, P. I, 1859, p. 68 seg. Oltrechè questo studio del professor di Gottinga, che diede il primo e più potente colpo all' edifizio Dragoniano, non riescirà inutile consultare lo scritto di C. CANTÙ, Di alcune falsificazioni storiche e del sig. Wüstenfeld nel citato Arch., t. XII, P. I, 1860, p. 3 seg. e, meglio, quello di F. ROBOLOTTI, inserito nella Miscellanea di Storia Italiana, t. I, 1862, p. 505 seg. (Delle pergamene e dei casi di Cremona avanti il mille), nel quale il compianto medico cremonese dichiara lealmente d'aver rinvenuto tra gli scartafacci del canonico da lui comperati, gli abbozzi dei documenti anteriori al mille, che l'Odorici, il Troya ed egli stesso avevano stampato quali venerandi cimeli dell' età longobarda!

(1) UGHELII, Italia Sacra, t. V, c. 776-77; e cfr. JAFFE, Regesta Pontific. Roman. ab cond. Eccl. ad a. p. Chr. nat. MCXCVIII, t. I, Lipsiae, 1885, p. 861. Dato il sunto di questa bolla, il Loevenfeld, che curò la compilazione de' regesti per la parte che dall' 882 va al 1198, soggiunge: Cur hanc bullam in dubium vocet Giesebrecht.... non intellego. Avviene a me lo stesso; perchè il dotto storico tedesco nelle note alle p. 89-91 del quarto volume della sua Geschichte der deutschen Kaiserzeit, Braunschweig, 1877, 2a ed., p. 438, sta pago ad esprimere i suoi sospetti (die Echteit der Bulle...

Richiamando acconciamente alla memoria de' suoi lettori questo ragguardevole documento, il Mazzetti si domanda in qual parte della diocesi cremonese abbia esistito la Torre Trentina, accanto alla quale si elevava la chiesa dedicata al santo, che di Trento fu prima vescovo, quindi patrono veneratissimo. Ed ecco a soddisfar la sua e l'altrui curiosità offrirsegli opportuno (troppo opportuno anzi!) un atto, che monsignor Dragoni s'affrettava ad estrarre per lui dal dovizioso archivio del capitolo di Cremona. È questo il testamento di certo maestro Vigilio de' Vigili, trentino di nascita, ma canonico della cattedrale di Cremona ed in questa città residente, il quale nell' ottobre del 1215, disponendosi al passo estremo, mentre lascia erede di quanto avea sul Trentino il proprio fratello Adalberto, lega invece ad un nipote, Lupo da Furmiano, canonico anch'esso del capitolo di Cremona, i beni che sul cremonese possiede. Non senz' oneri però; chè, a tacer d'altri pii legati, messer Lupo dovrà ogni anno, nel giorno di San Vigilio, presentare sessanta denari nove monete cremonensis.... in ecclesia dicti beati Vigilii, que dicitur de Firmiatica, non multum longe da marzolengo in hoc sancto episcopatu cremonensi (1).

Niun dubbio adunque: « Se la chiesa di S. Vigilio nel luogo << di Firmiatica era non molto lungi da Marzolengo, essa deve << dirsi cinque o sei miglia al più distante da Cremona, non es<< sendovi che cinque miglia circa dalla detta città a Marzolengo, << che pare appunto il qui citato, e posto a diritta della strada < provinciale da Cremona a Bergamo » (2).

Così conchiude il Mazzetti; e, pover' uomo!, perchè la canzonatura riesca più crudele, esprime la propria riconoscenza al Dragoni, come a colui, che, comunicandogli il testamento di maestro

ist wohl zweifelhaft), senza confortarli di prova veruna. Ove si prescinda dal fatto che nella stampa dell' Ughelli il documento si presenta, forse per l'imperizia di chi lo trascrisse, alquanto scorretto, io non riesco proprio a scoprire in esso il più lieve indizio che giovi a legittimar la sentenza del Giesebrecht. (*) Mazzetti, o. c., p. 129 seg.

(2) O. c., p. 131.

Vigilio de' Vigili, gli ha permesso di << provare » esser esistiti << nel Cremonese territorio il sacro tempio di S. Vigilio e la torre <<< Trentina ! »

«Ma havvi di più, continua il brav' uomo del Presidente, tutto lieto delle ghiotte notizie, che viene ammannendo agli eruditi : << I Vescovi di Trento avevano piena giurisdizione sul Monastero e << Distretto di Gironda, posto nel territorio e Vescovado di Cre«mona » (1). E qui infatti egli passa a recare sull' esistenza di questo monastero numerose e pregevoli testimonianze, la più antica delle quali consiste in un atto, che ricorda come del 1101 Adalperone vescovo di Trento, ritrovandosi in Acquanegra, fosse sollecitato da Pietro, abbate del convento di S. Tommaso, a conceder a lui ed ai suoi frati il monastero di Gironda. Qui dominus Adalperonus episcopus intuitu Dei et pietatis tum pro sue anime remedio suorumque successorum, tum propter honestatem et religionem supradicti Monasterii Aquenigre, que longe lateque bonum Christi spargebat odorem, maxime quia monasterium de Gironda in ordine et regula vehementer intepuerat, per lignum, quod in sua tenebat manu, investivit ipsum dominum Petrum dicti monasterii Aquanigre abbatem, videlicet de supradicto monasterio de Gironda et de ecclesiis atque possessionibus omnibus (2). Men prezioso per antichità di quello ora allegato, ma più ragguardevole forse per i dati che ci porge intorno alla località, dove sorgeva il monastero di Gironda, è poi un altro documento del 1 marzo 1256, nel quale Egnone vescovo di Trento conferma i suoi diritti, iura omnia tam spiritualia quam temporalia, su quel convento: Garvisii posito in loco, ubi dicitur a Gironda, in episcopatu cremonensi (3). Ma ciò che rende poi agli occhi nostri ancor più importante codest' atto si è l'espressa menzione, che sulla fine

(1) O. c., p. cit.

(2) O. c., p. 133. Acquanegra, in provincia di Mantova, faceva parte nel sec. XI della diocesi di Cremona; quindi passò sotto la giurisdizione de' vescovi di Brescia.

(3) O. c., p. 134 seg.

vi leggiamo, di una chiesa di S. Vigilio, collocata certo non molto lungi dal monastero, la quale dovrà probabilmente ritenersi quella stessa, di cui è ricordo nella bolla d'Innocenzo II, già riferita: Insuper Abbas et monasterium predictum debent habere et tenere a nostra ecclesia tridentina ecclesiam S. Vigilii de Fenatica, sita in territorio Cremonensi apud Marzolam, cum omnibus honoribus, iuribus et pertinentiis ad eam spectantibus, prout in instrumento donationis facte per dominum comitem Turdinum quondam Pipini de loco Pompiani episcopo et ecclesie S. Vigilii tridentini plenius continetur ('). D'altri documenti, posteriori a questo per data, sebbene spettanti tutti al tredicesimo secolo, che il Mazzetti riassume a comprovar sempre meglio la piena giurisdizione dei Vescovi di Trento sul monastero della Gironda, taccio adesso, perchè essi non offrono lumi atti a giovarci nella ricerca che presentemente ci proponiamo (2). E vengo alla domanda, che per la se

(1) O. c., p. 135.

(2) Son dessi varii atti del 1276, concernenti la controversia insorta, non si vede ben come, tra Enrico II, vescovo di Trento, e Guerardo, abbate del monastero di S. Maria della Gironda, Guerardo non solo si rifiutava ad accogliere tanquam suum confratrem, un monaco per nome Giovanni, inviato dal vescovo; ma incorreva nella scomunica per aver mancato d'intervenire al sinodo generale diocesano tenuto in Trento in quel torno. Sui primi del secolo XIV il convento era quasi disabitato, come rilevo da un documento, registrato ne' suoi protocolli, tuttora esistenti presso l'Archivio notarile di Cremona (Cassa VI, Rango III), da Giovanni de Corrigis, cremonese, che esercitò la sua professione dal 1305 al 1346 e fu notaio del Capitolo della Cattedrale, non chè Massaio dell' ordine de' Frati Godenti. Nel terzo de' suoi quinterni, e precisamente sotto la data del 1306, è registrata una Carta Abbatis de Ghironda, che comincia cosi : « Die Iovis vigesimo sexto Januarii << presentia d. Henrici de Ghiroldis, Axandrini de Malaspinis et Zavanini << mantuani. Reverendus vir dominus don Zoannes abbas monasterii S. Marie « de Ghirolda Cremonensis diocesis de consensu don Philippi monachi dicti < monasterii, cum non plures sint monachi in dicto monasterio, fecit, con«stituit et ordinavit suos et dicti monasterii syndicos et procuratores et

conda volta il Mazzetti si muove: << Ma da qual lato della Cre<< monese diocesi sorgeva il Monastero della Gironda? ».

Pur troppo la risposta non si fa neppur questa volta aspettare; chè a dettarla al Mazzetti si fa innanzi, prontissimo al solito, mon signor Dragoni. « Da un brano di pergamena lacera e corrosa, << da lui cortesemente trascrittaci, si raccoglie che Pietro Oscasali, << fratello del principe Vescovo di Trento, diede due pezze di << terra alla Chiesa ed al Monastero di Santa Maria della Gironda... <«<e ne tracció i confini » ('). E poichè nella pergamena « lacera e corrosa » si legge che da mattina un de' pezzi di terra aveva limitrofa la selva, que dicitur de monte Olivet... de Azzanello; così, conchiude trionfalmente il Mazzetti « la detta Santa << Maria ed il Monastero della Gironda sono (sic) situati a dodici « miglia circa da Cremona verso il nord, lungo la strada provin<<ciale da Cremona a Bergamo, e precisamente tra Genivolta e << Azzanello, sulla estremità della costa, che segna i confini di << quel vasto lago, formato dalle acque dell'Adda, del Brembo, << del Serio e dell'Oglio, che si appella mare Gurondo, Girondo o « Gerondo » (2).

Ed ecco tutto chiaro, luminoso, sicuro per l'eccellente Mazzetti. La chiesa di S. Vigilio e la Torre Trentina faceano nel secolo XI

<< nuncios speciales d. Duxinum de Stella, Guazinum de Belavitis, Ugolinum << de Regio, Guillelmum de Clussura, Cabriocium de Hordeis et quemlibet << eorum in solidum, etc. >>

(') O. c., p. 141.

(2) O. c., p. 142. Si noterà qui come il Mazzetti, parlando del convento di S. Maria della Gironda e del mare Girondo, usi i verbi al presente, quasi che il monastero fosse tuttora in piedi ed il mare provvisto d'acqua! Si tratta sicuramente d'un lapsus calami. Del resto intorno al tempo in cui il monastero andò distrutto, nulla sappiamo. Ma poichè già sui primissimi del sec. XIV, come il documento or citato ci attesta, esso era in piena decadenza, sicchè oltre l'abbate non vi rimaneva più che un sol monaco; così non andremo lungi dal vero, congetturando che già nel trecento gli edifici che formavano la Badia della Gironda fossero demoliti oppur convertiti ad uso di rustiche abitazioni,

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