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bella mostra di sè in Marzolengo, quasi alle porte di Cremona...;

il monastero di S. Maria della Gironda sorgeva invece alcun poco Non è in quo. più lontano, a dodici miglia dalla città, tra Genivolta ed Azza-ne l'extensio nello, a specchio d'un lago, che non ha esistito mai se non nella fervida immaginazione di vecchi cronisti, le di cui fandonie hanno trovato in taluni eruditi moderni una pecorina adesione! (1)

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Fa egli adesso mestieri il dire che noi siam ben lungi dal con- fpel lagodite dividere l'ingenua soddisfazione del Mazzetti; che dove per luille a sfolgora una luce meridiana, per noi s'addensano tenebre oscuris-g Pusian sime; che infine i documenti somministratigli con tanta generosità fennell. dal Dragoni e così mirabilmente acconci a dichiarare tutto quello Oggione Santi che ne' diplomi e nelle carte trentine v' è di dubbio e d'incerto,).

sono spudorate falsificazioni? Dopo quanto ci avvenne di toccare alla sfuggita nelle pagine precedenti la cosa apparirà forse del tutto superflua. Ma poichè taluno potrebbe obbiettare che monsignor Dragoni in mezzo alle scorie che si piaceva accumulare mescolò a volte qualche pagliuzza di nobile metallo, così non sarà inutile dimostrar con un rapidissimo esame delle carte da lui fornite all'incauto scrittore trentino, che tutto dee dirsi in esse apocrifo, falso, inventato di sana pianta.

Vediamo dunque di sbrigarci prima d'ogni altra cosa del preteso testamento del canonico Vigilio de' Vigili di Trento. Niun documento autentico della fine del secolo duodecimo o degli inizi del seguente fa, che s'intende, ricordo di questo personaggio; nel Necrologio della Cattedrale, in cui per secoli si registrarono i nomi degli ecclesiastici, che al Capitolo appartenevano, man mano che la morte li rapiva, il suo non comparisce davvero (2);

(1) Fole rigettate ugualmente dalla scienza idrografica che da una sana « critica », chiama quelle che si sparsero intorno al mare o lago Gerundio A. MAZZI, Corografia Bergomense ne' secoli VIII, IX e X, Bergamo, Pagnoncelli, 1880, p 284 seg. Chi ne voglia un saggio consulti gli articoli Isola Fulcheria, Lago Gerondo in A. GRANDI, Descrizione dello stato fisico-politicostatistico-storico-biografico della Prov. e Dioc di Cremona, Cremona, L. Copelotti, 1858, v, II, p. 50 seg., 57 seg.

(2) L'Obituario della Cattedrale di Cremona in Archivio Stor. Lomb., a. VII, 1880, p. 245 e seg.

così come nè quivi nè altrove vien fatto di rinvenire mai ricordo di maestro Lupo da Firmiano, nipote del Vigili ed a lui collega nel canonicato ('). Però, data la totale dispersione dei documenti, ch' arricchivano un tempo l'archivio Capitolare, la mancanza di testimonianze sincrone non parrà forse a taluno bastevole argomento per affermar con risolutezza che Vigilio al pari di Lupo sono due fantasmi, che il Dragoni ha evocati dal nulla. Veniam quindi ad altri indizi. Manifesto segno di falsità io rinvengo nel nome stesso del testatore: chi non avverte in quel « Vigilio de' Vigili » il segreto proposito di colorir l'impostura con un' apocrita tinta locale? Dacchè ei creava un canonico trentino, il Dragoni ha creduto giocar d'astuzia, imponendogli un nome ed un cognome, che si porgessero pegno sicuro dell'origine attribuitagli. Ma l'astuzia era goffa, ed invece d'aiutare la frode contribuisce a smascherarla. Che diremo poi del linguaggio in cui il testamento è compilato? La contraffazione vi si rivela aperta, flagrante, in quel miscuglio di formule notarili, di frasi fatte, spettanti ad età diverse ed insieme connesse in un malcombinato musaico; in quegli errori grossolani, in quelle sgrammaticature, che, se potevano esser ammissibili sotto la penna di notai del novecento, non eran certo verosimili nei tabellioni viventi sugli albori del secolo decimoterzo (); infine in quella mania d'accu

(') Poichè questo Lupo era figlio d'una sorella di Vigilio de' Vigili, la sua esistenza dovrebbe essersi prolungata parecchi anni al di là del momento in cui lo zio avea fatto testamento (1215). Ora, a farlo apposta, G. Bressiani in un suo zibaldone intitolato Privilegi diversi (ms. in casa de' conti Dodici, Parte II, f. 9) ci ha conservato un atto del 13 maggio 1233, col quale Omobono Madalberti vescovo di Cremona concede certi terreni alle monache del nuovo convento di S. Francesco, presenti e consenzienti tutti i canonici della Cattedrale allora in vita. Ma di Lupi in quest' atto non si vede neppure la coda! Certo l'argomento non è decisivo; ma, unito agli indizi già raccolti, giova a render sempre più problematica la realtà del canonico trentino.

(2) Come credere così che un notaio, il quale rogava in Cremona sui primi del dugento, lasciasse cadere dalla penna un non multum longe DA mar

mular in un sol atto molti particolari, donde potesse cavarsi appiglio ad ulteriori illazioni e congetture ('); che sono tutti caratteri già da altri avvertiti nelle carte fabbricate dal primicerio della Cattedrale di Cremona (2).

Se passiamo poi a considerar più davvicino le indicazioni topografiche, di cui prete Vigilio, tanto laconico, quando si tratta di descrivere tutte le sue possessioni situate e sul Trentino e su quel di Cremona, largheggia invece a proposito della chiesa di San Vigilio a Firmiatica, non tarderemo a riconoscerne la falsità. Egli è evidente che il Mazzetti, rivolgendosi per aiuto al Dragoni, ebbe insieme a communicargli « tutti » i documenti da lui posseduti riguardo alla chiesa di S. Vigilio ed al convento di S. Maria della Gironda; talchè il falsario si trovò certo sott' occhi l'atto del 1256, in cui son date precise indicazioni sull'ubicazione di quel tempio e di quel chiostro: ecclesia sancti Vigilii de Fenatica sita in territorio Cremonensi apud Marzolam si dice della prima: Garvisii positum in loco, ubi dicitur a Gironda, in episcopatu cremonensi è del secondo affermato. Or chi non vede che su quella prima designazione è goffamente ricalcata la dragoniana Ecclesia dicti beati Vigilii que dicitur de Firmiatica non multum longe da Marzolengo (sic) in hoc sanctu episcopatu cremonensi? Con artifizio puerile il Dragoni, riproducendo quasi letteralmente le parole dell'atto autentico, ha voluto però alterare i nomi de' luoghi per un doppio fine. Tra

zolengo, oppure sottoscrivesse un atto a questa maniera: et HAC Carta rogatus firmavi? Non parlo della grafia spropositata si, ma in modo punto conforme al tempo ed alle norme, che con criteri più o meno sicuri si seguivano allora in questa materia.

(1) Così il Vigili stabilirebbe che una sua terra, que iacet in loco qui dicitur boffalora prope morbaxium, venga in possesso de' Canonici del Duomo ; e Buffalora è « sito ancora come conosciutissimo », nota il Mazzetti, certo ripetendo una lezioncina fattagli dal Dragoni, dove «eravi anticamente la chiesa de «Sancta Maria de Angelis de Buffalaura di ragione Capitolare » (op. cit., p. 130). A questo modo un documento falso ne suffraga un altro, certo non men falso del primo.

(2) Cfr. il citato articolo del CANTÙ, p. 12.

sformò cioè il Fenatica del documento genuino in un inintelligibile Firmiatica per deviar forse i sospetti, che la soverchia conformità dei due testi avrebbe potuto ingenerare; e del Marzola fece poi un Marzolengo per poter ad un luogo ancora esistente sotto tal nome nell'agro cremonese riannodar l'antico ricordo d'una località, che non gli riusciva d'identificare con alcuna da lui conosciuta. Trappola grossolana, nella quale il Mazzetti non sarebbe forse caduto, se la stima di cui godeva il Dragoni in quei giorni, non avesse a lui pure oscurato l'intelletto! (1).

Anche più ammorbante puzzo di falsità si sprigiona dall'atto del 1221, con cui un Pietro Oscasali, canonico, manco a dirlo! del Duomo di Cremona (*), che ci si gabella per giunta come fratello di Gerardo, vescovo di Trento, avrebbe fatto dono a S. Maria della Gironda di due pezzi di terra di sua proprietà giacenti vicino ai possessi di quel monastero. A detta del Dragoni questo documento era stato consunto dai topi e dalle tignuole; ma codesti animali, che nella maggior parte dei casi soglion dar sfogo

(1) « Noi lasceremo indagare ad altri scrive il Mazzetti, affettando una << prudenza, che poi non sa serbare se la chiesa di S. Vigilio de Fenatica « sia forse quella, di cui parla il diploma dell' Ughelli ed ove sorgeva la « Torre Trentina, e se il Marzolengo ed il Firmiatica del Testamento del << Canonico De-Vigili del 1215 sia la medesima ed identica cosa col Mar« zolam del documento I marzo suddetto. A noi sembra che il Marzolam << sia un' abbreviazione del Marzolengum, e che il Firmiatica o il Fenatica sia <«< uno sbaglio del copista ». O. c., p. 137. Il guaio si è che chiunque abbia qualche nozione di scienza del linguaggio non ammetterà mai che Marzola sia un' abbreviazione di Marzolengo; e chiunque sia avvezzo a far uso d'un po' di critica troverà che Fenatica, vocabolo di bellissimo conio latino e di chiarissimo significato, non può esser con tanta disinvoltura gabellato per uno sbaglio di copisti.

(2) Come fece già avvertire il Wüstenfeld nell' artic. citato una delle ragioni che inducevano lo sciagurato canonico a tener fabbrica aperta di diplomi era la smania di mostrare che la chiesa cremonese e singolarmente il Capitolo a cui egli apparteneva avevano una storia antichissima, gloriosissima, abbondante di monumenti di capitale importanza.

alla loro avidità senza prendersi soverchio pensiero delle iatture che infliggono agli studi, stavolta avevan corrosa la membrana con tanto sottile avvedimento da risparmiare nell'atto tutto ciò che era importante conoscerne. Sebben lacero e frammentario al maggior segno, il testo dragoniano conserva quindi un subbisso d'indicazioni, che non solo concordano a capello con quelle offerte dai documenti trentini, ma ne dilucidano persino le oscurità. Sicchè oltre a riconfermarci che la Badia della Gironda era posta proprio in « braida Garvisii», il provvidenziale lacerto di cartapecora, mettendoci innanzi il nome d'Azzanello, come quello d'un luogo vicino a Garvisio, ci dichiara insieme dove questo giacesse. E per soprassello, dopo aver imparato in qual parte del Cremonese si trovasse il convento della Gironda, noi apprendiamo altresì che Gerardo vescovo di Trento discendeva davvero dagli Oscasali, come aveva scritto il Bressiani, a torto sospettato di smerciar anche in quest'occasione le genealogiche fanfaluche, di cui era sì copiosamente provveduto nella sua qualità d'istoriografo di Cremona e di tutte le famiglie nobili di essa (1).

Ma la migliore e più eloquente dimostrazione della falsità delle carte cremonesi pubblicate dal Mazzetti noi giungeremo ad ottenerla, se col solo aiuto de' documenti trentini, intorno all'autenticità de' quali non sorgon sospetti, tenteremo di stabilire in qual parte della diocesi di Cremona siano veramente esistiti nei secoli XII e XIII il convento Vallombrosano di S. Maria della Gironda, la Chiesa di S. Vigilio e la Torre Trentina.

I lettori nostri avranno forse già notato come ne' documenti genuini fatti conoscere dal Mazzetti tanto il Convento quanto la Chiesa si dicano quasi sempre collocati nel « vescovado cremonese ». Ora a chi rammenti quanto fossero nell'età di mezzo, e siano in parte ancora al dì d'oggi, diversi dai confini de' territori quelli delle diocesi, non parrà punto strano il sospetto che la pressochè

(1) Naturalmente il Mazzetti, ricordando le incertezze dell' Arisi sul casato di Gerardo, trova che questo documento <potrà dileguare ogni dubbio, (O. c., p. 14).

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