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E perchè tu di me novella porti,

Sappich'io son' Bertram dal Bornio, quelli, Che diedi al re Giovanni 2 i ma' conforti. Io feci 'l padre e 'l figlio in se ribelli: Achitofel non fe' più d'Absalone, E di David co'malvagi pungelli. Perch'io parti' così giunte persone,

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Partito porto il mio cerebro, lasso! Dal suo principio, ch'è 'n questo troncone. Così s'osserva in me lo contrappasso.

1 Beltram del Bernio 2 i mal conforti.

CANTO VENTESIMONONO.

ARGOMENTO

Seguendo i Poeti il loro cammino passano alla decima ed ultima bolgia dell'ottavo cerchio, dove stanno i Falsatori, la di cui pena è l'esser crucciati da infiniti malori e pestilenze; ed il Poeta tratta in primo luogo degli Alchimisti, che falsarono il metallo, i. quali erano tormentati dall'orrendo morbo della lebbra.

La molta gente, e le diverse piaghe

Avean le luci mie sì innebriate,

Che dello stare a piangere eran vaghe; Ma Virgilio mi disse: Che pur guate? Perchè la vista tua pur si soffolge Laggiù tra l'ombre triste smozzicate? Tu non hai fatto sì all'altre bolge: Pensa, se tu annoverar le credi, Che miglia ventiduo la valle volge; E già la Luna è sotto i nostri piedi: Lo tempo è poco omai, che n'è concesso, E altro è da veder, che tu non credi.

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Se tu avessi, rispos' io appresso,

Atteso alla cagion, per ch' io guardava, Forse m'avresti ancor lo star dimesso. Parte sen gìa, et io retro gli andava, Lo duca, già faccendo la risposta, E soggiungendo: Dentro a quella cava, Dov'io teneva gli occhi sì a posta,

Credo ch'un spirto del mio sangue pianga 20 La colpa, che laggiù cotanto costa. Allor disse 'l Maestro: Non si franga Lo tuo pensier da qui innanzi sovr' ello; Attendi ad altro; et ei là si rimanga; Ch'io vidi lui appiè del ponticello

Mostrarti, e minacciar forte col dito,
E udil nominar Geri del Bello.
Tu eri allor sì del tutto impedito
Sovra colui, che già tenne Altaforte,
Che non guardasti in là, sì fu partito. 30
O duca mio, la violenta morte,

Che non gli è vendicata ancor, diss'io,
Per alcun, che dell'onta sia consorte,
Fece lui disdegnoso, onde sen gìo
Senza parlarmi, sì com'io stimo:
Et in ciò m'ha e' fatto a se più pio.

1 fatto egli

Così parlammo insino al luogo primo,
Che dello scoglio l'altra valle mostra,
Se più lumi vi fosse, tutto ad imo.
Quando noi fummo in su l'ultima chiostra 40
Di Malebolge, sì che i suoi conversi
Potean parere alla veduta nostra,
Lamenti saettaron me diversi,

Che di pietà ferrati avean gli strali;
Ond' io gli orecchi con le man copersi.
Qual dolor fora, se degli spedali

Di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre, E di Maremma, e di Sardigna i mali Fossero in una fossa tutti insembre;

Tal era quivi, e tal puzzo n'usciva,
Qual suole uscir delle marcite membre.

Noi discendemmo in su l'ultima riva

Del lungo scoglio, pur da man sinistra, Et allor fu la mia vista più viva Giù ver lo fondo, dove la ministra

Dell'alto Sire, infallibil giustizia, Punisce i falsator, che qui registra. Non credo ch'a veder maggior tristizia Fosse in Egina il popol tutto infermo, Quando fu l'aer sì pien di malizia,

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I lume vi fosse

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