Che gli animali infino al picciol vermo Ch'era a veder per quella oscura valle Languir gli spirti per diverse biche. Qual sovra 'l ventre, e qual sovra le spalle L'un dell'altro giacea, e qual carpone Si trasmutava per lo tristo calle. Passo 70 passo andavam senza sermone, Guardando, et ascoltando gli ammalati, Che non potean levar le lor persone. Io vidi duo sedere a se appoggiati, Come a scaldar s'appoggia tegghia a tegghia, Dal capo a' piè di schianze maculati: E non vidi giammai menare stregghia A ragazzo aspettato da signorso, Nè da colui, che mal volentier vegghia, Come ciascun menava spesso il morso Dell' unghie sovra se per la gran rabbia 80 Del pizzicor, che non ha più soccorso: E si traevan giù l'unghie la scabbia, Come coltel di scardova le scaglie, O d'altro pesce, che più larghe l'abbia. 90 O tu, che con le dita ti dismaglie, E tremando ciascuno a me si volse La vostra sconcia e fastidiosa pena I Dinne 100 Io fui d'Arezzo, e Albero da Siena, Rispose l'un, mi fe' mettere al fuoco: 110 Ma quel, per ch'io mori', qui non mi mena. Ver è, ch'io dissi a lui parlando a giuoco: I'mi saprei levar per l'aere a volo. E quei, ch' avea vaghezza, e senno poco, Volle, ch'io gli mostrassi l'arte; e solo, Perch'io nol feci Dedalo, mi fece Ardere a tal, che l'avea per figliuolo: Ma nell'ultima bolgia delle diece Me per l'alchimia, che nel mondo usai, Dannò Minos, a cui 1 fallir non lece. 120 Et jo dissi al Poeta: Or fu giammai Gente si vana, come la Sanese? Certo non la Francesca sì d'assai; Onde l'altro lebbroso, che m'intese, Rispose al detto mio: Tràne lo Stricca, Che seppe far le temperate spese, E Niccolò, che la costuma ricca Del garofano prima discoperse Nell'orto, dove tal seme s' appicca; E tràne la brigata, in che disperse 130 Caccia d'Ascian la vigna, e la grän fronda, 1 fallar Ma perchè sappi chi sì ti seconda Contra i Sanesi, aguzza ver me l'occhio, Sì che la faccia mia ben ti risponda: Si vedrai, ch'io son l'ombra di Capocchio, Che falsai li metalli con alchimia, E ten dee ricordar, se ben t'adocchio, Com'io fui di natura buona scimia. I con l'alchimia 34 DANTE T. 1. |