Del senso allegorico, pratico, e dei vaticini della Divina commedia: lezioni due recitate alla Società academica di BasileaSchweighauser, 1857 - Broj stranica: 167 |
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allegorico allegorizzar Allighieri altra amore anzi appellare Arrigo Arrigo VII assai autorità avarizia avea aver avventura avviso Beatrice Cacciaguida Cane cesare chè chiamar chiaro Chiesa chiosa cielo città civile colui conciossiachè Convito cotali curia romana Dante debbe desso dice Divina Comedia divisamenti donna dovea ebbe Ecco adunque empireo episodj equinozio di primavera essendo esso eterna Eunoè eziandio favola fedele fiere filosofia Firenze fuja Ghibellini Grazia Guelfi imperatore Inferno insieme insorti interpretazione l'Allighieri libro De Monarchia lighieri Lupa maraviglia Matteo Visconti medesimo mente Messo di Dio mistico viatore mondana mondo Monte sacro mostro nominatamente Nuova omai opera Parad Paradiso passim passo pianeta poema poeta poetica pontefice poscia principio pruova publico Purg Purgatorio raggi ragione Roberto di Napoli Ruth Scaligero selva senso allegorico simboleggiare simbolo simetria smar tale tosto troppo umana vaticinio Vedi Appendice Vedi Cenni crit Veltro venire viene Virgilio virtù vizj vocabolo XXXI
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Stranica 19 - Quegli ch' usurpa in terra il luogo mio, II luogo mio, il luogo mio che vaca Nella presenza del Figliuol di Dio, Fatto ha del cimiterio mio cloaca Del sangue e della puzza, onde 'l perverso Che cadde di quassù laggiù si placa'. Di quel color che per lo sole avverso Nube dipinge da sera e da mane, Vid...
Stranica 10 - E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com'ella sae veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d'alcuna.
Stranica 102 - Donna mia vid'io sì lieta, Come nel lume di quel ciel si mise, Che più lucente se ne fe' il pianeta. E, se la stella si cambiò e rise, Qual mi fec' io, che pur di mia natura Trasmutabile son per tutte guise!
Stranica 24 - Mai non t' appresentò natura o arte Piacer, quanto le belle membra in ch' io Rinchiusa fui, e sono in terra sparte : E se il sommo piacer sì ti fallio Per la mia morte, qual cosa mortale Dovea poi trarre te nel suo disio ? Ben ti dovevi, per lo primo strale Delle cose fallaci, levar suso Diretro a me che non era più tale.
Stranica 86 - Surge a' mortali per diverse foci La lucerna del mondo ; ma da quella, Che quattro cerchi giunge con tre croci, Con miglior corso e con migliore stella Esce congiunta, e la mondana cera Più a suo modo tempera e suggella.
Stranica 41 - Ch'assolver non si può chi non si pente, * Né pentere e volere insieme puossi, Per la contraddizion che noi consente.
Stranica 59 - Perché men paja il mal futuro e '1 fatto, Veggio in Alagna entrar lo fiordaliso , E nel Vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un' altra volta esser deriso : Veggio rinnovellar l'aceto e '1 fele , E tra vivi ladroni essere anciso.
Stranica 53 - Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!
Stranica 38 - E quel che più ti graverà le spalle, sarà la compagnia malvagia e scempia con la qual tu cadrai in questa valle...
Stranica 24 - Diretr' a me, che non era' più tale. Non ti dovea gravar le penne in giuso Ad aspettar più colpi, o pargoletta, O altra vanità con sì breve uso. Nuovo augelletto due o tre aspetta : Ma dinanzi dagli occhi de' pennuti Rete si spiega indarno, o si saetta.