La Divina commediaG. Barbèra, 1860 - Broj stranica: 162 |
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alcun Alichino Alighieri allegorico allora altra altrui anime antichi appresso avea Barbariccia Beatrice bolgia Bonifazio cagione canto IX Carlo di Valois cerchio ch'è ch'io chè chiama ciascun cielo città colla colui Costruisci ed intendi credo d'ogni dannati Dante demonii detto dice dinanzi divina Divina Commedia dolore Duca ebbe eran fece fiamma fiere figlio Fiorentini Firenze Flegetonte Flegias fondo frode frodolenti fummo fuoco furono gente Gerione Ghibellini gran grida Guelfi Guido Inferno Jacopo Rusticucci l'altro l'un latino Lucifero lungo luogo Maestro Malebranche mente mezzo Michele Zanche mondo monte morte occhi parea parlare parole passo peccatori pena piange piante piè piedi poco poema Poeta ponte porta Poscia quei quivi ripa Rispose sanza selva settimo cerchio sovra stanno Taide Tebe terra tosto trista uomo valle Vanni Fucci veder Vedi canto veggio venire vidi Virgilio vizii volse
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Stranica xli - Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una selva oscura, Che la diritta via era smarrita. Ahi quanto, a dir qual era, è cosa dura, Questa selva selvaggia ed aspra e forte, 5 1. Suppone il Poeta di aver avuta questa visione,
Stranica 30 - baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante : Galeotto fu il libro e chi lo scrisse : Quel giorno più non vi leggemmo avante. Mentre che l'uno spirto questo disse, L'altro piangeva sì, che di pietade Io venni men, così com' io morisse; E caddi, come corpo morto cade.
Stranica 11 - Ed io : Maestro, che è tanto greve A lor, che lamentar gli fa sì forte? Rispose : Dicerolti molto breve. 4;. Questi non hanno speranza di morte ; E la lor cieca vita è tanto bassa, Che invidiosi son d' ogni altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa : Misericordia e Giustizia gli sdegna;
Stranica 135 - Chi fa suo legno nuovo, e chi risloppa Le coste a quel, che più viaggi fece ; Chi ribatte da proda e chi da poppa; Altri fa remi, ed altri volge sarte ; Chi terzeruolo ed arlimon rintoppa ; 15 Tal, non per fuoco, ma per divina arte, Bollia laggiuso una pegola spessa, Che inviscava la ripa
Stranica 24 - 1 duca mio a lui : Perchè pur gride? Non impedir lo suo fatale andare : Vuoisi cosi colà dove si puote Ciò che si vuole, e più non dimandare. Ora incomincian le dolenti note A farmisi sentire: or son venuto Là dove molto pianto mi
Stranica 69 - groppo svolvi. Filosofia, mi disse, a chi la intende, Nota non pure in una sola parte, Come natura lo suo corso prende Dal divino intelletto e da sua arte : 100 E, se tu ben la tua Fisica note, Tu troverai, non dopo molte carte, Che l' arte vostra quella. quanto puote, Segue,
Stranica 180 - Noi ci allegrammo; e tosto tornò in pianto: Chè dalla nuova terra un turbo nacque, E percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe girar con tutte l'acque; Alla quarta levar la poppa in suso, 140 E la prora ire in giù, com' altrui piacque, Infin che 'l mar fu sopra noi richiuso.
Stranica 157 - Ma poco dura alla sua penna tempra ; Lo villanelle, a cui la roba manca, Si leva, e guarda, e vede la campagna Biancheggiar tutta, ond'ei si batte l'anca: Ritorna a casa, e qua e là si lagna, 10 Come '1 tapin, che non sa che si faccia : Poi riede, e la speranza ringavagna
Stranica xlii - La notte; ch' io passai con tanta pièta. E come quei, che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all' acqua perigliosa, e guata ; 7. Alcuni intendono che i' epiteto amara si riferisca alla selva; altri alla dura impresa di favellarne; altri all'ultimo sostantivo
Stranica xlv - Tu se' solo colui, da cu' io tolsi Lo bello stile, che m'ha fatto onore. Vedi la bestia, per cu' io mi volsi : Aiutami da lei, famoso saggio. • Ch' ella mi fa tremar le vene ei polsi. 90 A te convien tenere altro viaggio, Rispose, poi che lacrimar mi vide,