CANTO XVI. Altri incontri nello stesso luogo. GIA era in loco ove s' udia 'l rimbombo Quando tre ombre insieme si partiro, Ahimè, che piaghe vidi ne' lor membri Ancor men duol pur ch' io me ne rimembri. Era simile a quel rimbombo che l'arnie fanno, cioè gli alvei o vasi, ne' quali le pecchie fanno li loro fiari, il quale è un suono confuso che somigliare non si può ad alcuno altro suono. (Bocc.) 2 Sostati, fermati, dal latino subsistere. ( PORT.) E se non fosse il fuoco che saetta La natura del luogo, i' dicerei Che meglio stesse a te ch' a lor la fretta. ei Ricominciar, come noi ristemmo, L'antico verso: e quando a noi fur giunti, Fenno una ruota di se tutti e trei. Qual soleano i campion far nudi e unti, Avvisando lor presa e lor vantaggio', Prima che sien tra lor battuti e punti; Così, rotando, ciascuno il visaggio Drizzava a me, sì che 'n contrario il collo Faceva ai piè continuo viaggio. E, se miseria d' esto loco sollo Questi, l' orme di cui pestar mi vedi, 1 Qual soleano i campion ec. I gladiatori, osservando attentamente, prima di afferrarsi e di battersi, la miglior presa. (VEN.) 2 D' esto loco sollo, cioè non tanto fermo, perciocchè sopra la rena, la quale è di sua natura rara, e malagevole a fermare i piedi. E'l tristo aspetto e brollo, in quanto siamo dal continuo fuoco cotti e disformati. (Bocc.) Nipote fu della buona Gualdrada: Guidoguerra ebbe nome, ed in sua vita Fece col senno assai e con la spada '. L'altro ch' appresso me la rena trita È Tegghiajo Aldobrandi, la cui voce Nel mondo su dovrebbe esser gradita 3. Ed io che posto son con loro in croce, La fiera moglie più ch' altro mi nuoce 4. Gittato mi sarei tra lor disotto, E credo che 'l dottor l' avria sofferto. Ma perch' i' mi sarei bruciato e cotto, Vinse paura la mia buona voglia Che di loro abbracciar mi facea ghiotto. 1 Gualdrada, figliuola di Bellincion Berti, uomo nobilissimo di Firenze, donna bellissima e castissima, la quale per la sua virtù fu maritata dall' imperadore Ottone ad uno de' suoi baroni chiamato Guidoguerra, e datogli in dote tutto il Casentino e buona parte della Romagna. Di costei nacquero due figliuoli, Guglielmo e Ruggieri di Ruggieri nacque Guidoguerra, uomo prudentissimo e valorosissimo. (VOL.) Sempre che 'l Poeta ha parlato dello spazzo di questo cerchio, ha detto sabbione, o rena. (CR.) 3 Tegghiajo Aldobrandi, fiorentino, della nobil famiglia degli Adimari, uomo per li suoi consigli molto eccellente. (VOL.) 4 Iacopo Rusticucci, onorato e ricco cavalier fiorentino, ma sfortunato nella moglie, che fu donna molto ritrosa e di spiacevoli costumi; sicchè non potendo egli vivere con lei, si ridusse a viver solo, e venne così a cadere in brutti vizi. (Vol.) Poi cominciai: non dispetto, ma doglia Tosto che questo mio signor mi disse Lascio lo fele e vo pei dolci pomi Cortesia e valor, di', se dimora Che Guiglielmo Borsiere il qual si duole Con noi per poco e va là coi compagni, Assai ne crucia con le sue parole. La gente nuova e i subiti guadagni Orgoglio e dismisura han generata, Fiorenza in te, sì che tu già ten piagni3! 1 Tomare, tombolare, ma qui, discendere. 2 Guiglielmo Borsiere, valoroso e gentil cavaliere. Vedi il Boccaccio nella Nov. 8 della I Giornata. (VEN.) 3 La gente nuova, in francese, les parvenus. Così gridai con la faccia levata: Ei tre che ciò inteser per risposta, Però se campi d' esti luoghi bui, Fa che di noi alla gente favelle. Un ammen non saria potuto dirsi 'Come quel fiume ch' ha proprio cammino Prima da monte Veso in ver levante Dalla sinistra costa d' Apennino, ' Virg. nel I dell' Eneide, v. 203 : forsan et hæc olim meminisse juvabit. E il Tasso, c. xv, st. 38: Quando mi gioverà narrare altrui Le novità vedute, e dire : io fui. 2 Come quel fiume ec., cioè il fiume Montone d'Italia, il quale scendendo dall' Apennino, corre presso le mura di Forlì (ove cangia il nome d' Acquacheta in quel di Montone) e quindi partendo di là da Ravenna, va a sboccar nell' Adriatico. (VOL.) |