Orlando furioso, Opseg 4

Naslovnica
S. B. Abate, 1825
 

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Stranica 202 - Altri in amar lo perde, altri in onori, Altri in cercar, scorrendo il mar, ricchezze ; Altri nelle speranze de' signori, Altri dietro alle magiche sciocchezze , Altri in gemme, altri in opre di pittori, ' Ed altri in altro che più d'altro apprezze . Di sofisti e d'astrologhi raccolto E di poeti ancor ve n'era molto. 81 Astolfo tolse il suo, che gliel concesse Lo scrittor dell...
Stranica 201 - Era come un liquor suttile e molle, atto a esalar, se non si tien ben chiuso; e si vedea raccolto in varie ampolle, qual più, qual men capace, atte a quell'uso. Quella è maggior di tutte, in che del folle signor d'Anglante era il gran senno infuso; e fu da l'altre conosciuta, quando avea scritto di fuor: « Senno d'Orlando ». E così tutte l'altre avean scritto anco 11 nome di color di chi fu il senno.
Stranica 57 - Quasi ascosi avea gli occhi nella testa , La faccia macra, e come un osso asciutta , La chioma rabbuffata orrida e mesta , La barba folta spaventosa e brutta ; Non più a vederlo Angelica fu presta , Che fosse a ritornar, tremando tutta : Tutta, tremando e empiendo il ciel di grida Si volse per ajuto alla sua guida . 60 Come di lei s'accorse Orlando stolto, Per ritenerla si levò di botto.
Stranica 198 - Tutta la sfera varcano del fuoco, et indi vanno al regno de la luna. Veggon per la più parte esser quel loco come un acciar che non ha macchia alcuna...
Stranica 201 - Quivi ad alcuni giorni e fatti sui, ch'egli già avea perduti, si converse; che se non era interprete con lui, non discernea le forme lor diverse. Poi giunse a quel che par sì averlo a nui, che mai per esso a Dio voti non férse; io dico il senno : e n'era quivi un monte, solo assai più che l'altre cose conte.
Stranica 58 - O fosse la paura, o che pigliasse tanto disconcio nel mutar l'annello, o pur, che la giumenta traboccasse, che non posso affermar questo né quello; nel medesmo momento che si trasse l'annello in bocca e celò il viso bello, levò le gambe et usci de l'arcione, e si trovò riversa in sul sabbione.
Stranica 199 - Le lacrime ei sospiri degli amanti, l'inutil tempo che si perde a giuoco, e l'ozio lungo d'uomini ignoranti, vani disegni che non han mai loco, 1 vani desideri sono tanti, che la più parte ingombran di quel loco: ciò che in somma qua giù perdesti mai, là su salendo ritrovar potrai.
Stranica 212 - ... lor signor, tratto che n'abbia i fili la giusta Parca, anzi Venere e Bacco, questi di ch'io ti dico, inerti e vili, nati solo ad empir di cibo il sacco, portano in bocca qualche giorno il nome; poi ne l'oblio lascian cader le some. 22 Ma come i cigni che cantando lieti rendeno salve le medaglie al tempio, così gli uomini degni da' poeti son tolti da l'oblio, più che morte empio.
Stranica 177 - Erano sette in una schiera, e tutte volto di donne avean, pallide e smorte, per lunga fame attenuate e asciutte, orribili a veder più che la morte.
Stranica 177 - L'alaccie grandi avean, deformi e brutte; le man rapaci, e l'ugne incurve e torte; grande e fetido il ventre, e lunga coda, come di serpe che s'aggira e snoda.

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