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navigare sino a Porto Delfino, ove i nobili di Genova, ossia Spinola, Doria, Castello ed altri, vennero a lui, parlandogli e facendogli il debito onore ».

6)

Quello di Portofino fu dunque un convegno regale e ghi

bellino.

A Portofino le galee fermaronsi alcuni giorni, giungendo a Pisa il 3 aprile, mentre Carlo d'Angiò il giorno innanzi trovavasi già a Viterbo, presso il pontefice Clemente IV; il quale, con lettera del 3 agosto 1268, diretta a tutti gli Arcivescovi di Lombardia (compreso quello di Genova) ed ai Vescovi di Toscana, annunziava scomunicato il giovinetto rampollo di Soave, sconfitto poi pienamente il 22 agosto, vittima del guelfo Angioino, sui famosi campi Palentani.

Alla lunga serie dei Pontefici e Cardinali, di Imperatori, Re e Regine, di Principi e di Ambasciatori, che si fermarono a Vado e a Portofino, ultimo sperone verde-chiomato dell' incantevole golfo tigullio, possiamo aggiungere l'illustre giovinetto che Dante volle immortalato nella Divina Commedia.

NOTE.

1) Ms. dell'Archivio Municipale di Genova, ad annum.

2) In Monumenta Germaniae Scriptores, t. XVIII, pp. 524-526.

3) PTOLOMAEI LUCENSIS, ed. dal MINUTOLI in Documenti di Storia italiana, pubbl. a cura della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Toscana, dell'Umbria e delle Marche, VI, p. 84.

4) In Monumenta Germaniae Scriptores, t. XXII.

5) Ibidem, t. XVIII, p. 262.

6) GIUSEPPE DEL GIUDICE, Codice diplomatico del regno di Carlo I e II d'Angiò (1265-1309), Napoli, 1863, vol. II, P. I, p. 144 e segg.

Dante e la Liguria.

6

ROMEO DI VILLANOVA

A GENOVA, A PORTOFINO E A PORTOVENERE.

La prima volta, che rintraccio in Genova Romeo di Villanova, di cui Dante parla nel canto VI del Paradiso, è in un trattato di confederazione, stipulato il 18 agosto 1229. Egli, insieme con altri due, è ambasciatore della città di Arles, e patteggia col celebre Giacomo Balduino, podestà di Genova. 1)

Dagli Annali di Genova, sotto l'anno 1229, rilevasi che, desiderando il Conte di Provenza Raimondo Berengario di riavere Nizza, a lui sottrattasi quattordici anni prima, venne circa il principio di novembre di tal anno a quella volta col suo esercito, e subito vi fu introdotto da Rostagno Guigonis e da altri suoi partigiani, con i quali aveva prima avuto segreti; ma nel tempo stesso Raimbaldo Barattato, Oggiero Badato, Lanfranco Richerio ed altri del partito contrario gli si opposero energicamente, chiedendo soccorsi a Genova, secondo i patti della Lega.

A causa delle piogge e dei tempi cattivi non fu possibile mandare in aiuto esercito per terra, ma il Podestà ed il Consiglio di Genova inviarono prima quattro galee e poi altrettante, comandate da Ottobono Mallone, riuscendo, dopo un prolungato soggiorno a Nizza, a porre a terra un piccolo numero di armati, non sufficiente ad offendere i nemici e a difendere gli amici, per il che il partito avverso al Conte fu astretto dargli in mano torri e fortezze, e riconoscerlo per Signore.

I Nizzardi, come risulta da lettere del Conte del 9 novembre, furono trattati da lui con dolcezza, ottenendo nuove franchige ed esenzioni, accompagnate per l'intiera osservanza non solo dal suo giuramento, ma anche da quello di Romeo, suo principale ministro. 2)

Ridotta che ebbe la città di Nizza alla sua obbedienza, il Conte vi soggiornò qualche tempo, e donò al predetto Romeo quanto in Nizza e suo territorio già possedeva Lanfranco Richerio. Giorɑano, di lui fratello, della fazione aderente ai Genovesi, si rifuggì a Genova, riuscendo a diventare nel 1231 (come era stato nel 1223) uno degli otto nobili del Comune.

Il Conte donò pure a Romeo quanto nel castello di Andaon

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spettava a Raimondo Flotta, altro cittadino nobile di Nizza; il dominio della città di Denza; ciò che il monastero di San Vittore godeva nel luogo di Sellaus; la torre di Grasse ed altri beni, specificati in un atto solenne di donazione del 7 febbraio 1230. 3)

Non pare che la donazione, fatta dal Conte Raimondo al nostro Romeo, sortisse l'effetto, in riguardo ai beni già posseduti in Nizza dal Richerio, di parte contraria al Conte, perchè consta da un instrumento, rogato in Genova nell' aprile del 1232, avere bensì detto Giordano continuato il soggiorno in Genova, ma avere insieme se non di fatto, almeno per titolo, accampato il possesso dei suoi beni in Nizza, volendo disporre di non pochi di essi in favore dei Padri Predicatori per la fondazione d'un Convento nella parte inferiore di essa città. 1)

E che il Richerio strillasse per l'usurpazione di detti beni risulta pure da un atto sconosciuto del 12 marzo del 1235, in virtù del quale egli, essendo in Genova, costituiva procuratore nella curia pontificia il chierico genovese Balduino da Marassi, col mandato di ottenere dal Pontefice una lettera in suo favore contro il Conte di Provenza « et contra Ro.... eius baiulum ». 5)

Il Pontefice Gregorio IX, perseguitato da Federico II, per ovviare ai mali della Chiesa avea, sin dal 1240, convocato un Concilio generale in Roma da tutte le provincie del Cristianesimo per mezzo di Giacomo Pecorara, cardinale vescovo prenestino, mandato in Francia, di Ottone Candido, cardinale di San Nicolò in Carcere, inviato in Inghilterra, e di Gregorio di Montelungo, protonotaro apostolico, Legato in Lombardia. Un gran numero di Prelati, Baroni ed Oratori di Principi, incamminati dalla Francia a questo Concilio, si fermarono a Nizza, in attesa delle trenta galee e taride, che nel mese di febbraio del 1241 il predetto Legato avea approntato nel porto di Genova. Ascese sulle galee e taride con titolo di ammiraglio Giacomo Malocello, partissi nel marzo col Legato, giunse a Nizza, dove trovò i due Cardinali con gran numero di Prelati, Principi e Baroni; s'imbarcarono, e giunsero in Genova nel mese d'aprile, otto giorni dopo la solennità della Risurrezione. Intanto, giunse pure in Genova Romeo di Villanova, bailo ed agente generale del Conte di Provenza, che da Nizza si era partito con una galera bene armata ed una saettia, in qualità di ambasciatore del Conte.

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