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PROPRIETÀ LETTERARIA ED ARTISTICA.

I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda.

Milano Tip. Treves.

A. S. E. PAOLO BOSELLI

Presidente della R. Deputazione di Storia patria
per le Antiche Provincie e la Lombardia

e dell'Associazione Nazionale Dante Alighieri.

Quando allo spirare del primo ventennio di questo secolo, avvicinandosi la ricorrenza sei volte secolare della morte di Dante si levava da tutto il mondo civile una voce unanime:

onorate l'altissimo Poeta,

parve ai Soci di questa Sezione ligure della R. Deputazione da Voi presieduta, che nell'alto concento di lode non dovesse rimaner muta la loro voce.

Certo il loro contributo non poteva riuscire nè meno caldo di affetto, nè meno ossequente di culto in confronto di quello delle altre terre italiane, seppure la nostra non era in grado di gareggiare con taluna di esse nella copia e nell'importanza dei ricordi che si collegano al Divino poema.

Il popolo nostro usato alla dura fatica, come già ebbe ad esaltarlo Colui da cui l'Alighieri tolse il bello stile onde gli venne onore, può compiacersi di aver dato alla patria opera assidua e mirabili ardimenti, e se non ebbe agio di rifulgere al pari di altri negli splendori delle lettere e delle arti, non fu mai cieco alla luce dei grandi ideali che hanno nel poema sacro la loro più magnifica espressione, nè fu mai restìo agli incitamenti di rinnovamento civile che si contengono nei versi immortali.

Esporre le vestigia del culto che l'opera di Dante ebbe in Liguria nel corso dei secoli, illustrare in essa i personaggi ed i luoghi menzionati dall'Alighieri, tale fu il compito che parecchi animosi conterranei nostri si assunsero. All'opera intrapesa tutti diedero contributo di lavoro assiduo e di indagini spesso faticose

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e penose, le quali richiesero uno spazio di tempo ragguardevole, permodochè non fu possibile metterla prontamente in luce. Alla sorveglianza e al coordinamento dell'intero lavoro si prestò con assidua ed amorosa sollecitudine Francesco Luigi Mannucci, il quale non badò a fatica perchè il lavoro riuscisse ad un tempo pari all'alto soggetto e tornasse di decoro alla Sezione nostra ed alla R. Deputazione.

Nel corso della lunga elaborazione veniva meno con universale compianto uno degli artefici di essa, Ernesto Giacomo Parodi, e a noi toccò il triste incarico di aggiungerne il nome a quello dei cultori di Dante che appartengono ormai al passato.

Ed è appunto con uno scritto di lui che si apre la serie dei nostri studi. In esso parlando di Dante e del dialetto genovese egli prende a chiarire il passo, per noi moderni oscuro, del De vulgari eloquentia, che riguarda una peculiarità ormai non più sussistente nella nostra parlata.

Qual fosse la Liguria nostra ai tempi di Dante prende quindi a dimostrare Paolo Revelli, studiando le denominazioni e le carte contemporanee, i luoghi percorsi dal ghibellino fuggiasco, e indagando le cagioni che lo mossero a lanciare la fiera invettiva che si legge nel penultimo canto dell'Inferno.

Arturo Ferretto, che già in uno studio apposito aveva lumeggiato la bieca figura di Branca Doria, ci fa passare dinanzi i diversi personaggi Danteschi di cui danno notizia le carte dell'Archivio genovese, o per soggiorno fatto in Genova o per altra cagione.

Semplice testimone ad un atto vediamo Jacopo Rusticucci; viaggiatore s'una nave genovese Cavalcante di Tegghiaio Cavalcanti, ed abitatore della nostra città in piazza Campetto quel cittadino e mercante lucchese, ironicamente detto l'unico non barattiere fra i suoi, Bonturo Dati. Dal Finale Ligustico salpa nel 1289 la nave che trasporta quel Guido da Montefeltro che mentovato a cagion d'onore nel Convito, vien poi precipitato tra i dannati come autore del frodolento consiglio a papa Bonifazio della lunga promessa coll'attender corto.

Con più alto mandato compare in Genova come ambasciatore del Comune di Pisa per stringere la pace il buon Marzucco degli Scornisciani.

Alagia Fieschi Malaspina, la buona nipote di papa Adriano V, ci ricompare nella sua casa di Piazza San Donato, e con lei il padre Nicolò e gli altri che diedero cagione al pontefice di temere che la sua casa non facesse lei per esempio malvagia.

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Ospite nei porti di Vado e di Portofino appare fugacemente Pinfelice Corradino di Svevia; a Genova ambasciatore di Raimondo Berlinghieri quel Romeo persona umile e peregrina che il poeta illuminò di così splendida luce nel VI del Paradiso.

Dalla compagnia di questi risorti personaggi medievali ci distoglie F. L. Mannucci invitandoci a considerare l'influenza che il pensiero civile e la concezione politica di Dante ebbero sull'animo di quello fra i cittadini nostri che diede il più grande impulso al patrio risorgimento nell'età in cui ne pareva spento ogni desiderio ed ogni speranza, Giuseppe Mazzini. Dimostra il Mannucci con diligente analisi come lo studio di Dante non fosse pel Mazzini il culto di una forma letteraria, ma l'alimento e il fondamento di quelle idee che lo fecero apostolo della redenzione italiana e della risurrezione civile dei popoli giacenti in servitù.

Le scarse ripercussioni delle immagini dantesche nell'arte ligure sono passate in rassegna da Orlando Grosso, il quale dopo aver accennato alle antiche trattazioni di soggetti paralleli, si indugia particolarmente sulle figurazioni di Giuseppe Frascheri e di Tammar Luxoro.

Segue a questi accenni una rassegna degli scrittori liguri che fecero prova o d'imitare o d'illustrare l'opera di Dante. Campeggia tra i primi Bartolomeo Gentile Fallamonica. Di questo scrittore ch'ebbe lodi impari al merito, finchè l'opera sua non fu divulgata, discorre a lungo con diligente e minuta esposizione comparativa S. Caramella.

Il piccolo contributo del Chiabrera espone con acume critico F. L. Mannucci. Minori scrittori, ma da non trascurare in un quadro che vuol essere completo, sono G. B. Pastorino e Stefano Grosso, di cui porgono cenni Angelo Redaelli e C. Guerrieri Crocetti. Tra i dimenticati va oramai anche Bernardo Laviosa ch'ebbe a' suoi tempi non ispregevole rinomanza, ed è ora ridotto al suo giusto valore dal saggio critico di Carlo Calcaterra.

Più vicino a noi Lorenzo Costa, animo elevato e nobile tempra di poeta, tentò come il Fallamonica di avviarsi sulle orme del divino poeta: quanto gli riuscisse il disegno e quanto rimanesse addietro all'alto concetto dice con minuto e coscenzioso esame Silvio Bellotti. Il quale tratteggia pure rapidamente la vita e l'opera di Federico Alizeri, l'unico commentatore ligure del divino poema.

Fu, lo ripetiamo, una grave sventura pel nostro paese e per gli studi filologici e letterari, quella che ci costrinse a chiudere questi cenni col nome di colui che ne apriva la serie, Ernesto

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Giacomo Parodi, eccelsa figura di studioso, di dantista e di cittadino. Della nobile vita e dell'opera insigne dell'antico maestro parla con accento di affettuoso rimpianto Alfredo Schiaffino.

A questi ricordi di uomini e di cose che si raggruppano intorno al nome e all'opera di Dante, segue un'accuratissima bibliografia di quanto in Liguria si conserva o da Liguri è stato scritto o pubblicato d'argomento dantesco. I rinomati codici membranacei della biblioteca Durazzo, liberalmente largiti agli studi nostri dalla cortesia dalla marchesa Matilde Durazzo Pallavicini, sono passati in rassegna critica da F. L. Mannucci; e alcuni frammenti di altri pure importantissimi codici, esistenti in Chiavari, vengono illustrati da Leopoldo Valle, che ebbe il merito di scoprirli. Succede un diligente prospetto delle edizioni dantesche e di ogni altro scritto toccante a questo argomento, compilato con paziente e minuziosa cura dal Valle stesso. Tale il libro che Vi presentiamo.

Accogliete ora Voi, figlio illustre di questa nostra Liguria, gli scritti dei volonterosi mercè le cui fatiche l'opera modesta e silenziosa della nostra Sezione viene ad affermarsi in un lavoro che osiamo sperare torni di decoro ad un tempo della nostra regione, e tenga un posto non ispregevole fra i saggi dell'attività illustratrice delle memorie del nostro passato per cui è benemerita della patria la Deputazione che si onora di avervi a capo.

ENRICO BENSA

Vice Presidente per la Liguria della R. Deputazione di Storia patria.

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