La divina commedia con le note di Paolo Costa: Il paradiso. Cronologia di avvenimenti connessi alla vita e alla commedia di Dante, scritta da Ugo Foscolo. 1842Fabris, 1842 |
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alcun amore angeli anime beate appresso avea Beatrice bella Bellincion Berti buon Cacciaguida caldo amore CANTO CANTO XII CANTO XXXII carità Carlo Carlo di Valois Carlo Martello cerchio ch'a ch'è ch'io chè Chiesa ciascun cielo colla colui cominciò conviene corpo cotal credere Cristo Dante detto dice dimanda disio divina dolce donna empireo esso Età eterna favella fece fede figliuolo Filippo il Bello Firenze fuoco gente Ghibellini giro giustizia gloria grado grazia Guelfi Iddio Intendi l'altro l'amor l'anima l'uno Lapo Salterello legge letizia lieta luce lume luna luogo maggior Maria mente mondo mortali morte mostra natura occhi omai padre paradiso parlare parole perciocchè perocchè pianeta Piccarda Pietro Platone poco poeta Poscia pria PURG quinci quivi raggio ragione regno Rifeo santo sarà segno spiriti splendore stelle tendi terra TOMO tosto veder vedere veggio verbo vidi virtù vista viva volge voto vuol
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Stranica 347 - IN forma dunque di candida rosa Mi si mostrava la milizia santa,' Che nel suo sangue CRISTO fece sposa : Ma l' altra, che volando vede e canta La gloria di colui che la innamora, E la bontà che la fece cotanta, Sì come schiera d' api, che s' infiora Una fiata, ed una si ritorna Là dove suo lavoro s' insapora, Nel gran fior discendeva, che s' adorna Di tante foglie, e quindi risaliva Là dove il suo amor sempre soggiorna.
Stranica 265 - Posato al nido de' suoi dolci nati La notte che le cose ci nasconde, Che, per veder gli aspetti desiati, E per trovar lo cibo onde gli pasca, In che i gravi labor gli sono...
Stranica 393 - ... è dato], per le parti quasi tutte, alle quali questa Lingua si stende, peregrino, quasi mendicando sono andato, mostrando contro a mia voglia la piaga della fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata. Veramente io sono stato Legno senza vela e senza governo, portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa povertà. E sono vile apparito agli occhi a molti, che forse per alcuna fama in altra forma mi aveano immaginato; nel cospetto de...
Stranica 310 - In vesta di pastor lupi rapaci Si veggion di quassù per tutti i paschi. O difesa di Dio, perchè pur giaci ! Del sangue nostro Caorsini e Guaschi S
Stranica 32 - Quell' esser parte per diverse essenze, Da lui distinte e da lui contenute ; Gli altri giron per varie differenze Le distinzion, che dentro da sé hanno, Dispongono a lor fini e lor semenze. Questi organi del mondo così vanno, Come tu vedi omai, di grado in grado, Che di su prendono, e di sotto fanno. Riguarda bene a me, sì com' io vado Per questo loco al ver che tu disiri, Sì che poi sappi sol tener lo guado. Lo moto e la virtù dei santi giri, Come dal fabbro l...
Stranica 260 - O gloriose stelle , o lume pregno Di gran virtù , dal quale io riconosco Tutto, qual che si sia, il mio ingegno; Con voi nasceva , e s' ascondeva vosco Quegli ch' è padre d'ogni mortal vita, Quand
Stranica 21 - Ma quelle ch' hanno intelletto ed amore. La provvidenza, che cotanto assetta, Del suo lume fa il ciel sempre quieto, Nel qual si volge quel ch' ha maggior fretta : Ed ora lì, com' a sito decreto, Cen porta la virtù di quella corda, Che ciò che scocca drizza in segno lieto. Ver
Stranica 201 - La contingenza, che fuor del quaderno Della vostra materia non si stende, Tutta è dipinta nel cospetto eterno. Necessità però quindi non prende Se non come dal viso, in che si specchia Nave, che per corrente giù discende. Da indi, sì come viene ad orecchia Dolce armonia da organo, mi viene A vista 'l tempo, che ti s
Stranica 159 - Non sien le genti ancor troppo sicure A giudicar, sì come quei , che stima Le biade in campo pria, che sien mature...
Stranica 397 - Non sarà tutto tempo senza reda l'aguglia che lasciò le penne al carro, per che divenne mostro e poscia preda; ch'io veggio certamente, e però il narro, a darne tempo già stelle propinque, secure d'ogn'intoppo e d'ogni sbarro, nel quale un cinquecento diece e cinque, messo di Dio, anciderà la fuia con quel gigante che con lei delinque.