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austriaca. I Tron veniva incaricato di stabilire e concludere in pubblico nome, col predetto Commissario austriaco ex equo, per togliere le occasioni ad ulteriori differenze, con piena facoltà di perfezionare il trattato, sopra l'uso delle acque del Tartaro, fra i possessori Mantovani e Veronesi trattato che venne dato ad Ostiglia il 25 Giugno 1764, e ratificato dal doge Alvise Mocenigo li 14 Ottobre anno stesso.

Durante la sua ambasciata a Vienna, il Tron nell'agosto 1752, protestava contro alcuni lavori che i Trentini volevano fare sull' Adige, e che avrebbero portato un pregiudizio. al Polesine, al Padovano ed ai paesi inferiori, facendo rilevare che un principe non può far operazioni, nel proprio Stato in materia d' acque, quando ridondano a manifesto pregiudizio del proprio vicino. Chiese il Tron che il Vescovo di Trento si rimovesse dal far tagli, mentre il Senato desiderava venire a previi accordi e trattative; domandò il Tron, formalmente, si sospendessero i lavori che vennero di fatto sospesi, per intendersi colla Republica.

Il 30 agosto 1750 il Tron protestava perchè un bastimento Austriaco, si era ricusato di fare i soliti saluti al Capitano in golfo Giacomo Da Riva, ottenendo per risposta che si dava la colpa alla trascuranza del capitano.

Altre due proteste presentava il Tron l'11 Agosto e il 7 Dicembre 1752 per passaggi di truppe austriache, senza prima aver dato avviso e fatta la ricerca al pubblico rappresentante di Verona, ma non ottenne risposta. nè per l'una nè per l'altra.

Nell' anno 1751 il Tron, concludeva un trattato di estradizione fra la Repubblica Veneta e lo stato di Milano, e nel gennaio 1752, stabiliva altro trattato fra la Repubblica di Venezia e l'Austria per le provincie dell'Austria inferiore, compreso il Vescovato di Trento, porti marittimi ecc.

Una circostanza degna di nota è quella che successe il 17 Ottobre 1752. Il Conte di Kaiderling, proponeva al

Tron, di stringere nodi e trattati positivi di Amicizia fra l'Imperatrice della Russia, e la Repubblica.

Tali pratiche erano ignorate dai Ministri Austriaci. Il Senato chiedeva poi al Tron se il Conte Kaiderling parlava a nome dell' imperatrice, o per impulso proprio, e il Tron rispondeva che una volta che il conte si era così espresso, era naturale che doveva esser sicuro di interpretare il volere della sua sovrana.

La cosa però, non ebbe alcun seguito, nè furono accettate le proposte del Kaiderling. Ma il pensiero predominante del Tron nella sua carriera politica, fu ognor quello di migliorare e promuovere il commercio della sua patria, rivolgendo a questo scopo tutti i suoi sforzi, sperando cosi di rialzarne le sorti, che erano ormai in grande decadenza. Nella politica poi generale, dalla lettura della sua corrispondenza diplomatica, secondo il mio avviso, il Tron comparisce più tenero verso l'Austria, che vero la Francia. In prova ne abbliamo la sua freddezza pel progetto francese dell' Argenson per l'unione italiana, colla aggiunta di Mantova alla Repubblica, e la sua zelante premura per togliere ogni difficoltà con l'Austria per ragione dei confini.

Il 7 Agosto 1751 al ministro austriaco che si lagnava per una nuova tariffa sulle merci austriache imposte da Venezia il Tron rispondeva che ogni principe è padrone in casa propria, nè si turbava se il ministro gli minacciava la reciprocità e l'aggravio delle Merci Venete.

In quegli anni avviavasi a forte incremento il Commercio di Trieste, a raggiungere il quale scopo, se ne occupava a tutto potere il governo austriaco. Fino da allora, îl Tron intuiva il danno che avrebbe sofferto Venezia ; non mancava perciò al suo offizio, per tutelare gli interessi del suo governo e per metterlo al corrente di qnanto accadeva.

Apriva perciò carteggio cogli Inquisitori di Stato, come quelli ai quali venivano demandati gli affari più se

creti a delicati. Riferiva perciò a quella magistratura, che si stava formando un trattato a Londra, per stabilire una compagnia di ricchi mercanti a Trieste interessandosene lo stesso Imperatore, coll' acquisto di molte azioni; a tal fine era stato spedito a Londra un tal Occelli fiorentino. La compagnia doveva avere un capitale di 5 milioni di florini, con rappresentanze a Londra, Livorno e Trieste, e avrebbe navigato con bandiera imperiale. Inoltre si pensava ad istituire a Trieste un Banco simile a quello di Venezia, facendo cosi che il danaro che passava dalla Germania in Italia per la via di Venezia, passasse invece per la via di Trieste. Tali cose veniva a sapere il Tron per mezzo di confidenti, i quali supplicavano di aver dell' altro danaro; ottenuto il quale, facevano altre rivelazioni indicando i nomi di coloro che trattavano tali faccende, e questi erano il Conte di Choteck Presidente, Doblonen referendario o segretario, Zuffron, il Baron Giller, il signor Kaiserfeld e il Barone Varrutiser. I governo austriaco avea scritto a Buda, a quel governatore affinchè persuadesse quegli abitanti, a venir nel litorale austriaco accordando privilegii. Oltre a ciò si volevano piantare a Trieste, fabbriche di lana e di seta, facendo venire artefici da Venezia. Andava infatti in quella città un certo Locatelli Veneziano, per introdurvi le manifatture dei Velluti in opera soprarizzo, e di velluti in opera con fondo d' argento e d'oro.

Incaricato a trovar gli operai per questa industria era un Conte Stella, Consigliere di Stato. I confidenti che rivelavano queste cose al Tron, rischiavano vita e reputazione, e perciò gli chiedevano un altro compenso di 550 ungari, che egli accordava.

Con lettera del 2 Maggio 1750, il Tron riferiva agli Inquisitori di Stato, che si parlava anche di fare un molo a Trieste, oppure a Buccari di fronte all'Ungheria, oppure ad Aquileja antico emporio di Italia e di Germania. Con successiva lettera del 30 Maggio, confermava che si era

presa la massima, di render Trieste centro del Commercio fra l' Italia e la Germania, e la Germania ed il Levante, massima già stabilita fino dai tempi dell' Imperatore Carlo VI. Il governo austriaco avea pure fatto un trattato coi Cantoni barbareschi pel quale la bandiera Imperiale doveva essere rispettata, obbligando con ciò i negozianti delle rispettive nazioni che navigavano, per l'Adriatico e pel Mediterraneo, a non servirsi che della bandiera imperiale, volendosi con ciò angustiare le bandiere Veneziana e Genovese. A Trieste si era nominato Governatore un conte d' Hamilton, coll'incarico di sovraintendere a Buccari, Fiume, e Segna a fabbricar moli, magazzini, ebastimenti facendo venire maestranze dall' arsenale di Venezia. Oltre a ciò i consoli austriaci all'estero doveano persuadere i Mercanti a stabilirsi con privilegii a Trieste. Il Tron esclamava pateticamente nella sua lettera del 14 maggio 1750:

Pur troppo con ogni studio si pensa a promuovere il vantaggio del Commercio di Trieste. e di rapirlo se è possibile intieramente alla città di Venezia. Ad ogni modo. il Tron, pagando profumatamente i suoi confidenti, informava a pieno il Tribunale degli Inquisitori di Stato, e doveva condursi colla massima gelosia e secretezza perchè l'Austria voleva che all'ambasciatore di Venezia, fosse tutto celato.

Darò fine all'Ambasciata del Tron a Vienna con un aneddoto riferito da E. Cicogna, che lo aveva inteso dalla viva voce di un nobile Balbi: Il Tron, nella sua residenza a Vienna, non aveva ancora potuto vedere Maria Teresa, e un giorno si presentò a lei che era mezza coperta con un velo e le disse: Imperatrice, io potrò dire ai Veneziani che mi mandarono per ambasciatore che voi siete assai buona, ma non potrò mai dir loro che siete anche bella, se non mi si mostra il vostro bel viso. Maria Teresa, cui piacque questa bella arditezza disse: ecco vi compiaccio, e si scoprì. Allora Tron trasse fuori un

occhialetto e cominciò a riguardarla dicendo: Oh si che come mi si diceva, e potrò

siete bella, bella . . .

dirlo ai Veneziani.

Ricordiamo ora l'azione del Tron, in patria, dove per quasi un trentennio, fu come abbiamo veduto, savio grande.

Importanti furono gli anni 1767-1768, nei quali dal governo Veneto furono fatte alcune novità, sempre in vista dei riguardi economici dello stato, e presi alcuni provvedimenti in ordine alle mani morte.

Misure delle quali fu certamente promotore il Tron.. Le leggi che in questo tema furono promulgate, ognuno di voi conosce, mentre si trovano specialmente raccolte dal compianto Bartolomeo Cecchetti, ma credo però necessario, per completare il mio lavoro, farne brevissimo cenno. La Repubblica in quella circostanza, volle seguire l'esempio del duca di Parma, e per impedire l'ingrandimento dei beni del Clero. in aggiunta ai savi sopra le decime, nominò una giunta che riferi il 12 Giugno 1767, e ricordate le varie leggi sul concentrarsi, delle sostanze negli ecclesiastici, suggeri nuovi provvedimenti al riguardo.

Il senato col decreto 10 Settembre anno stesso, accoglieva la proposta dei Commissari, e statuiva che nessun bene potesse esser lasciato ai conventi, religiosi ecc. e incaricava, i commissari a regolare l' eccedenza del numero degli ecclesiastici, a sospendere le nuove vestizioni ecc. Con altro decreto del 7 Sett. 1768 il Senato richiamava il Patriarca, gli Arcivescovi, e Vescovi a rientrare nel pieno e libero esercizio della loro podestà, sopra i regolari tutti, non volendosi ammettere nel dominio Veneto, esenzione alcuna dalla ordinaria giurisdizione, lasciandosi ai superiori degli ordini regolari, la sola Ispezione o governo della disciplina del Chiostro. Fino dal 1768 dai Provveditori sopra Monasteri si era riferito al Senato sul numero e sullo stato patrimoniale dei Conventi, e il Senato stesso con decreto del 1772, statuiva la gra

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