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le più eminenti cariche della Republica, e la cui influenza fu talmente estesa e prevalente, che esso era addirittura indicato come el paron, anzi si si chiedeva, se si viveva in Republica, o in Re Trona. Non basterebbero certamente i limiti impostici, se volessimo seguire passo passo, le diverse fasi della vita dell' uomo illustre, ma ci restringeremo a segnare i punti più salienti della sua carriera, togliendoli dalle carte stesse del Tron e da altre fonti. Andrea Tron nacque in Venezia nell' anno 1712 ai 3 di ottobre da Nicolò, e dalla Nobil Donna Chiara Grimani, notificato il 5 novembre alla Avogaria, e mori nel 1785 ai 18 Giugno nella villa di Monigo nel Trivigiano, mentre copriva la carica alla Camera dei Confini.

Prese moglie a sessant' anni, e fu dessa la molto conosciuta Caterina Dolfin, nata nel 1740, sposata nel 1755 a M. A. Tiepolo e nel 15 ottobre 1772 ad Andrea Tron. Matrimonio notificato alla Avogaria il 13 novembre dell'anno istesso. La Caterina Dolfin Tron, fu donna altrettanto colta quanto leggera e di essa abbiamo altra volta parlato in questo stesso Ateneo, allorchè ci siamo intrattenuti sulle donne Veneziane fino al secolo XVIII. Andrea Tron fino da giovanissimo fu iniziato nella carriera politica, e fu a sua volta, savio agli ordini, savio di Terraferma, Cassiere del Collegio, savio alla Mercanzia, e savio del Consiglio dal 1756 al 1781, anno che precedette la sua morte, colle solite interruzioni della contumacia. Più volte coperse il carico di Riformatore dello studio di Padova, e fu ambasciatore della Republica a Vienna, a Parigi, all’Aja, ambasciatore straordinario a Madrid, e a Roma presso i papi Clemente XIII e Clemente XIV.

Nel febbraio dell' anno 1772 veniva eletto Procuratore di S. Marco de Citra. Carica eminente che veniva conferita ai personaggi maggiormente benemeriti, e la sua elezione era avvenuta in modo affatto straordinario, come si ha da un ragionamento, sui premii massimi nell'aristocrazia, scritto nel solenne ingresso dell' Andrea Tron, e

dedicato alla moglie Catterina Dolfin Tron. Da questo manoscritto, si ha che era in arbitrio di 36 cittadini facenti parte del Maggior Consiglio, di proporre uno che ad essi piacesse, in modo secreto per la carica di Procuratore di S. Marco, affinchè poi questi nomi venissero sottoposti, alla votazione di tutto il Corpo aristocratico, al quale per conseguenza, avrebbero dovuti essere presentati ben 36 nomi. Nel caso Tron, invece tutti i 36 proposero il suo nome. Gaspare Gozzi per questa elezione del Tron, pubblicava una apposita orazione, nella quale lo esalta, ricordando come fin dalla sua prima giovinezza, avesse accompagnato il padre Nicolò inviato ambasciatore straordinario a Londra, dove aveva appreso quelle scienze economiche e del commercio, di cui venuto al governo pose in pratica i principii. Il Tron di spirito indipendente, era profondo nello studio delle leggi e dei costumi dej popoli, e dotato di eloquenza, dice il Gozzi, schietta e franca, condita di atticisali. Secondo il Romanin il Tron era non curante nei modi, filosofo, eloquente, ma non elegante e forbito, anzi faceva uso di frasi scurrili e plebee, frizzante e sarcastico.

Per dare una idea delle costumanze di quei tempi a Venezia, mi sembra abbastanza interessante e curioso riportare, alcune note di spese, incontrate per le tre feste date per la elezione del Tron a Procuratore di S. Marco. La somma totale di tali spese arrivò alla cifra non indifferente di Lire Venete 119,484: 22 che ragguagliata al valore della moneta d'oggi, avrebbe dato una somma forse doppia e tripla. Lire 8000 furono spese per suonatori, 5000 per la festa di ballo, 25,000 per rinfreschi, 6000 per biscotterie, 12,000 per le cene, 6000 per guardie e bombardieri, e 19,000 per pane e soldo gettato dalle finestre, per vino ed elemosine. Del resto il Tron nomo splendido e gran signore, nutriva un profondo amore per la giustizia, e la verità, e da sè, come si scrisse, allontanava con sdegno e con disprezzo i viziosi, atti sol

tanto a distruggere il legame sociale. Il Tivaroni descrive il Tron come solitario in filosofia, trascurante le morbidezze del vivere, e che passava molte ore del giorno, cercando sapienza nelle carte dei dotti. Nell'anno 1741 sosteneva il Tron il carico di Savio Cassiere, ed egli presentava un assennato e diligente rendiconto dello stato finanziario della Republica, pagina storica di una grande importanza. Egli lamentava le eccessive spese militari, che non erano in relazione alle risorse del Governo, ma che erano conseguenze delle passate guerre col Turco, e di due neutralità avvenute in Italia, e della terza neutralità che era in corso, per supplire alle quali spese il Tron trovava necessario, provvedere con nuovi pesi. L'armata di terra della Republica era composta di 22,306 uomini, e costava ducati effettivi mensili 113,081 cioè 1,356,972 ducati all' anno. L'armata navale grossa e sottile costava due milioni e mezzo di ducati all'anno. Gli interessi di zecca al due o tre per cento importavano ducati 597,750 annui, altri interessi fuori zecca ducati annui 507,579, cioè complessivamente ducati, 1,104,000 di interessi. Si aggiungevano a questi interessi passivi, ducati 58,536 per vitalizii, ducati 2468 per interessi dei fuorusciti, ducati 395,90 per nuovi depositi, e infine per capitali delle arti e scuole ducati annui 291,861. Con queste spese venivano assorbite, tutte le entrate dello stato, che nel 1741 ascendevano a 5 milioni di ducati. Esaminiamo un altro rendiconto ecconomico del Tron per l'anno 1748, assai caratteristico e desolante.

Il Tron, affermata la massima, che se nei tempi di guerra l'Erario dei principi, e il commercio sono costretti a sentirne pregiudizio, la Ragione di stato costringe a ristaurare l'uno e l'altro nei tempi di pace; ricorda che dopo la pace col Turco del 1699, si sospese il pagamento degli interessi di un terzo dei depositi. Per la prima neutralità d'Italia, per la morte di Carlo 2o di Spagna, si imposero nuove gravezze. quali il dazio sulle

lettere, l'accrescimento dei sali, dazio sul fieno, aumento di soldi 3 su tutti i dazii, accrescimento del valore del zecchino in Dalmazia, e Levante, accrescimento dazio Macina, estensione dazio pei grani grossi, Tassa del campatico, e ad onta di ciò, tutte queste gravezze erano insufficenti a coprire il disavanzo. La guerra di Candia, durata per lo spazio di 25 anni, e la guerra di Morea dal 1684 al 1699 cioé 15 anni, aveano aperta una piaga troppo profonda. Il Tron, e siamo nel 1748, quaratanove anni prima della caduta della repubblica, scriveva che la Casa dell' arsenale, si trovava spoglia delle cose più necessarie, che le fortificazioni erano cadenti, i depositi delle munizioni, esauriti.

A rimediare a queste stato di cose il Tron proponeva diminuzione delle forze militari, le quali dovevano essere in proporzione dell' Erario, che doveva essere relativo allo stato del Commercio, che voleva protetto.

Mi riservo di parlare più avanti dell' opera del Tron nell' interna amministrazione dello Stato, volendo ora render conto delle sue importanti ambasciate, quali furono quelle di Parigi, e di Vienna. La sua ambasciata a Parigi ebbe principio nel 1745, e durò fino alla fine dell'anno 1748, epoca ripiena di avvenimenti causati dalla guerra della successione Austriaca. Con diligenza somma i Tron espone i fatti della guerra, e si intrattiene dei rapporti fra le potenze belligeranti, ma siccome ciò mi porterebbe in un campo estraneo al nostro scopo, mi limiterò ad accennare a quanto ha riflesso alle relazioni fra la Francia e la Repubblica Veneta. Si potrebbe ommettere di indicare una piccola controversia sorta colla Francia, per la preda di un bastimento Veneto, Capitano Moro, in seguito alla quale per istanza del Tron, venne annullato il decreto del Consiglio delle prede, e la nave fu restituita ai propriėtari Veneti, con tutti gli attrezzi appartenenti alla nave, al tempo della preda. Argomento invece, che diede luogo a lunga discussione, fu la pretesa mossa dall' ambasciatore

di Spagna a Venezia, Marchese Scotti, a mezzo dell' ambasciatore a Venezia Montaigu, perchè fossero rispettate dalla Republica, le così dette liste o quartieri degli ambasciatori in Venezia, privilegiate per l'estraterritorialità. Il Tron, negava, che vi fossero queste liste o quartieri privilegiati pegli ambasciatori, dimostrando che anzi non vi era cosa più contraria al diritto delle genti, di quella che vi fossero in una città quartieri, dove si desse ricovero ed asilo a malfattori, dove si defraudassero o pregiudicassero le pubbliche rendite, e dove si impedissero gli atti di giustizia civile, e criminale, che sono l'anima del governo, e formano la preservazione della società. Affermava il Tron, che il diritto delle genti consentiva soltanto che le persone, le abitazioni, i domestici e gli effetti stessi degli ambasciatori fossero sacri e non soggetti agli atti di giustizia del paese dove risiedevano. Dopo le opposizioni, e le ragioni svolte dal Tron, non si replicò più in argomento. Un accidente disgustoso sorgeva nel dicembre del 1747; il Marchese di Pissieux si lagnava a Parigi col Tron, perchè secondo un rapporto del Console francese a Venezia alcuni marinari veneti in un' Isola presso Venezia, essendosi radunati cominciarono a burlare ed insultare dai marinai francesi, e che poi condotti dall' odio e dal dispetto contro la Francia, aveano fatto un uomo di paglia, vestito da francese e lo aveano abbrucciato, con grida, acclamazioni e strepito indicanti l'odio e il disprezzo per la nazione francese.

Di seguito a questa informazione il Tron si recava dal Ministro francese Maurepas, che esposto il fatto, chiedeva che il Senato desse qualche esempio, perchè non succedessero altri inconvenienti simili a questo.

Il fatto che si deplorava era avvenuto sulla nave Veneta S. Francesco di Paola. comandata dal Capitano Paolo Braida, che veniva da Marsiglia e da Cipro. Maurepas conchiuse il suo discorso al Tron, lasciando giudice della cosa il Senato a Venezia.

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