Co le lagrime sui oci Che dai ani cariolà, Benchè rè de tuti i corni, Sull' altar de libertà L'ha finio da porco i zorni. Tanto più, quindi, facendo risalire a Bonaparte le cause della caduta della Repubblica, e delle successive disgrazie, si acuirono gli strali contro di lui. Un sonetto: Il ritratto di Bonaparte, mostra quanto grande fosse l'odio accumulato sul suo capo: Portar lealtà sul labbro e in core inganni, Prometter gioja e mantenere affanni, Voler giustizia, e il buon posporre all'empio, Trionfi decantar, viver di ratto, Garantir culto e profanare il tempio, as L'espressione meravigliosamente vera di codeste solute verità, non bastava però al vituperio. Il tradimento era stato così inatteso; così calpestati dall' iniquo trattato di Campoformio erano stati i diritti veneziani; tanto imprudentemente il generale Bonaparte aveva mercanteggiati la libertà e l'avvenire di coloro che erano stati illusi dalle frasi e spaventati dalle armi, che la satira scrisse un imaginario Supplizio di Bonaparte: un sonetto che è espressione esasperata di un popolo venduto: Sia raso il capo come un malfattore, Forti tenaglie con aspro dolore Schiantin dalle mascelle i denti a lui Di scure a colpi dalle mani i diti Siengli, e i pié troncati, e sotto le ascelle E nudo il dorso, della plebe giuoco Più sferze intorno battangli la pelle ... Ma a un traditor, questo supplizio è poco! Agli inni di gioja e di trionfo, con cui si accolgono come liberatori gli austriaci, rispondono le maledizioni a Bonaparte. Corrono per le mani dal popolo della terraferma questi sedicenti versi : Maledeto Bonaparte Ma la maledizione non s'arresta a lui, e giunge fino a sua madre. << Dio vi colga Letizia - dice un parodiatore dell'Ave Maria. Vi disprezziamo. « Il Diavolo sia con voi. » Maledetta fra tutte le donne e maledetto sia il vostro » ventre che ha dato alla luce un tiranno. Pregoti, Iddio, › di colpirla sino alla morte. » E la satira colpisce pur ferocemente, coloro che da Napoleone hanno ricchezze ed onori. A Lucca, perchè il conte Felice Bacciocchi impalma la Elisa, sorella di Napoleone, diventa da capitano di ventura re di corona, moltiplica le tasse, conia monete, ponendovi sopra il suo bravo nome di Felice I.o E il popolo canta sull' aria di una guerresca canzone: Quand'eri tu Baciocchi Noi eravam felici, Ora che sei Felice Noi siam senza bajocchi. I soldati francesi, celebrati in mille canti, quali eroi invincibili, diventano vigliacchi nella satira popolare, e Mantova caduta, dice un sonetto diramato a Treviso : Credea dei Galli la temerità L'intiero mondo strassinar co lori ; I bagliori del Regno italico, non accecarono la coscienza popolare, e i ricordi delle passate sventure fecero spesso godere dei rovesci napoleonici. Dopo il passaggio della Beresina, corse il seguente madrigale: Fin dall'etade più remota e fosca Anche dopo morto quando principiava la glorifi cazione atroci parodie del 5 Maggio ricordavano tutte le rovine di cui Napoleone fu causa, e Pasquino, beffardo, rammentava in mezzo all' apoteosi: Fu genio onnipotente Ed è morto di male. La satira non mancò sotto l'Austria; ma discreta, perchè c'era poco da scherzare con l'oculata e feroce polizia. Quando Canova pose in Santa Croce il monumento a Vittorio Alfieri, nel quale figura l'Italia, si disse: Questa volta, Canova, l'ha sbagliata. E spogliata rimase; chè se i francesi avevano rubato, i tedeschi con balzelli legali, spremevano quanto possibile dalle italiche tasche. Da ciò la popolarissima satira, in cui si rimpiangeva il passato: Co San Marco dominava Co la cara libertà S'ha disnà no s'ha cenà ; Satira, codesta, che ebbe parecchie varianti, e fu variamente citata. Di tali spogliazioni, s' avrebbe, se occorresse, una prova, nei sonetti satirici di Angelo Dalmistro, che io ebbi, inediti, parecchi anni fa da Francesco Fapanni, e qualcuno dei quali pubblicai nello studio, Un arcade in veste da camera, in cui narravo parecchi curiosi aneddoti della vita epicurea del poeta: Clarindo Pitoneo fra gli Arcadi. Si ripete il caso dell' altro prete il Loschi cui son più belle, e più ghiotte, le satire nelle quali dovrebbero essere maggiori i puntini di convenienza, che le parole convenienti. di Angelo Dalmistro, detto da autorevole biografo « uno dei più eleganti e purgati scrittori del suo tempo» era nato a Murano nel 1754; parroco a Martellago, poi a Maser, arciprete a Montebelluna, morì a Coste dice la lapide franco leale << protonotario apostolico come buono nelle lettere illustre nei sermoni poetici a nessuno secondo umile fra molta fama e chiare amicizie (veritiera fin qui, non più nella chiusa) - integro di costumi e di fede. » Chè le memorie dei suoi trascorsi gastronomici rimasero celebri, come le sue scappate, che gli tolsero di mano la cattedra universi- quando stava per acciuffarli taria e la croce pastorale. Le sue ceneri riposano a pïè dei primi contrafforti delle Alpi, in quella superba regione dell' alto trevigiano, dove lo splendore della natura gareggia con la purezza dell' aria fra Cornuda, al cui nome si connette il ricordo del primo fatto d'armi combattuto da soldati regolari contro gli austriaci, per la indipendenza nazionale, ed Asolo che rammenta colla maestosa rocca in rovina, battaglie di tiranni medievali, e, coll' antico castello, Caterina Cornaro regina di Cipro, che aveva scelti a soggiorno quei colli deliziosi, risuonanti, in sul principio del Cinquecento, delle giulive feste e degli allegri conviti. |