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Ritorna augel sinistro
Ritorna al gelid' Istro

E non venir mai più,

canta il poeta, mentre corrono fra il popolo le satire allegre.

Fu detto che la rivoluzione italiana venne preparata e compiuta dalle classi colte. Ciò non si può negare; ma non si può neanche asserire che il popolo fosse totalmente estraneo e indifferente verso lo straniero che si era accampato in casa nostra, e non conoscendo la nostra lingua e i nostri costumi, vi faceva da padrone. Il popolo veneto, pacifico e allegro per natura, si vendicava anzi pacifica mente e allegramente degli austriaci, dei boemi, dei croati calati giù « nella vigna a far da palo » ponendo a loro carico una infinità di storielle ridicole.

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È la satira politica nella sua più ingenua espressione ; monocorde, in quanto che mirava sempre a colpire l'ignoranza o la stupidaggine quasi sempre esagerandole, e perciò fu satira dei nemici occupanti il nostro suolo; ma così varia in codesta sua ingenuità e così divertente, che fa ancora, talvolta, le spese delle allegre conversazioni.

Essenzialmente satira politica, perchè mirava a menomare, nell' anima popolare, coll' arma distruggitrice del ́ ridicolo, la tema o la soggezione che la forza dell' arme straniera incuteva, con la sua appariscente grandezza esteriore.

Chi di noi non ha udito raccontare in famiglia qualche aneddoto, inventato dalla satirica arguzia popolare? Ne scelgo qualcuno, nella copiosa raccolta del Biadego.

Un capitano austriaco avendo comperato tre braccia di stoffa bianca per farsi una montura, la porta ad un sarte perchè la confezioni. Scoppia intanto la guerra e il capitano parte. Passa qualche anno senza che il sarte veda più comparire il committente, e quindi adopera per suo conto la stoffa.

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Dopo tre anni, entra nella sua bottega un maggiore.

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Ah! ho capito; vuol dire se io la conosca.

Brafo! Brafo!

No. Proprio io non la conosco.

Mi afer portato tre anni afanti roba per montura ; dove stare?

Ah! ora comprendo; è vero; lo ricordo, ma, al momento, non l'ho ravvisata.

Perchè mi alora star capitano, ora grande majore. Ti mi fato montura?

Oh! se sapesse! l'ho subito bagnata e quindi calò; vedendo che ella più non tornava, seguitai a bagnarla perchè la stoffa non si guastasse; e bagna oggi, e bagna domani, e continua a bagnare, ogni volta calando, andò a finire in niente.

Ah! Ah! mi capito. Star mercante birbone; mi dato roba cativa.

Così dicendo, si toglie di là, e difilato corre dal

mercante.

Ti mi dato roba cativa. Bagna oggi, bagna domani, tutta roba calata.

--

pezze

di

Com'è possibile signore? Noi abbiamo panno da 80 a 100 braccia, e, per quanto le si bagnino, tutt' al più, potrebbero avere, in tutto, il calo di 5 o 6 braccia. Come vuole adunque ?

Ma l'altro, non lasciandolo proseguire:

-

Brafo! Brafo! sarto star galantuomo, mi conossa; ti star birbante; ti mi dato tutto quello calava!...

Un altro ufficiale aveva ricevuto in dono da una signora un pappagallo. Alla signora che gli domanda come l'avesse trovato, risponde:

Tureto, ma pono! . . .

L'aveva mangiato!

Se la satira popolare trattava così gli ufficiali, figuriamoci i soldati!

Cessa star questo domanda un croato a un

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che conduceva. A un certo punto, il mulo fa uno scarto, la zucca piomba in fosso e si spacca; una lepre che vedi combinazione ! stava là presso, all' improvviso rumore scappa, e il povero soldato, malinconicamente esclama :

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Varda mi, pofaro disgrazià. Cavalin belo fato scampa via!

(Mio Dio!

Un soldato cade nel fiume e sta per annegare. Grida come disperato: Mein Gott! Mein Gott Mio Dio!)

--

Và là gli grida un passante bevi pur, ma senza goto!

Il bisticcio poco a proposito in quel momento, raccoglie il sentimento popolare verso l'oppressore di cui quell' innocente soldato era il rappresentante; è la conseguenza dell' odio voluto, alimentato, con tutti i mezzi, dall' Austria.

Odio non meno gagliardamente coltivato in ogni cuore veramente italiano, contro i piccoli e grandi tiranni, che signoreggiavano sulla penisola.

Tanta guerra e tanto male

setireggiavasi a Napoli

Per cambiar una vocale?
Un borbone in un birbone
Un birbone in un borbone?

e l'acuto e ardito ingegno che « trasse dallo sdegno, il mesto riso» l'ingegno di Giuseppe Giusti, sferza a sangue, dalla Toscana, codesti tiranni e i loro sgherri. Gioachino Belli a Roma, Carlo Porta a Milano, abbattono, con la satira, il passato, più che lo possa fare il cannone.

Il Quarantotto ridesta tutte le speranze italiche. Il giogo straniero è almeno momentaneamente SCOSSO. La caricatura e la satira si sbizzarriscono in mille modi contro gli austriaci, le spie, l'imperatore e i suoi consiglieri.

Nel Museo Civico di Venezia havvi numerosa raccolta di caricature. Scelgo le più tipiche, e curiose, per farne una descrizione succinta.

Metternich e Luigi Filippo sono raffigurati con le gambe all'aria e un pezzo di corda rotta in mano. Sotto, la significante scritta; Abbiamo tirato troppo !

-

Metternich con gli occhi chiusi conduce Ferdinando I.° bendato verso un precipizio: Vostra Maestà dice il ministro al Sovrano si fidi di me. Andiamo benissimo! Un consigliere aulico pesta in un mortaio. « Per ordine di S. M. esclama riduco in polvere un po' di Costituzione per gettarla negli occhi ai sudditi del Regno Lombardo Veneto.

Il diavolo apre al maresciallo Radetzky bersagliato dalla satira quarantottesca

il più

la porta del

l'inferno: Coraggio Radetzky! In casa mia i pari vostri trovano sempre un posto distinto.

Sormontata dallo stemma di Pio IX, l'aquila sta

morendo. Una testa « dell' aborrito augel ».

Che per più divorar due becchi porta

è fra le zanne del Leone (Venezia); l'altra è attorcigliata in una stretta suprema da un biscione (Milano.)

L' arciduca vicerè Ranieri, il quale aveva tentato con la mitezza e la bonomia, di rendere meno ostico il governo austriaco nel Lombardo Veneto, è satireggiato come il maggiore nemico: appunto per questo, e con ragione. Le sue due frasi famose: Le fondate speranze, nella tranquillità e nell'avvenire del popolo lombardo e del popolo veneto, e il cuore paterno col quale egli governava, sono satirizzate in cento modi.

In una stampa policroma, le redini dello Stato sono raffigurate dalle corde pendenti da una forca. Le fondate speranze sono palle, fucili, cannoni.

Il cuore paterno: legge marziale, giudizio statario, impostura, viltà, tradimento, assassini. E Ranieri bollato come il più impudente traditore, l'ipocrita più mascherato che la storia segnerà nelle pagine della tirannide » ha il pugnale in una mano e il rosario nell' altra.

Bolza il più ignobile rinnegato che abbia avuto l'Austria nel Lombardo Veneto, di cui conobbi intimamente nei suoi ultimi anni la figlia, a contrasto, ardente anima italiana; il conte Bolza che spietatamente arrestò nella sera del 31 decembre 1821 Federico Confalonieri e fu tra i più accaniti ed inumani persecutori dei patrioti, lo si vede in una stampa intitolata Il sogno di Bolza, alzarsi spaventato dal letto, sopra il quale fiammeggiano le parole: W. Pio IX. W. l'Italia.

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In un' altra, Meneghino presenta a Bolza una carta in cui si vede una forca con un impiccato, e gli dice: Lustrissem scior cont Bolzo, vedendel risolt a mena vita ritirada, e conossend che i milanes poden propi minga scordall, ho pensà ben de faa el so ritratt, in l'unega posizion ch' el staga ben!

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