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Ma l'importanza della scoperta è data da ben quattro murrhini di raro pregio, e soprattutto, secondo me, da tre tazze o scodelle ansate recanti il nome dell' artefice.

Com' erano distribuiti gli oggetti nei vari corredi funebri? È cosa che non riuscii a sapere con precisione. Mi fu assicurato soltanto questo, che i sette ultimi preziosi oggetti erano tutti presso una medesima tomba dall'ossuario in vetro.

I murrhini non sono certamente di quelli celebrati da Plinio (Hist. Nat., lib. XXXVII, cap. 7 et 8), e che pare fossero di una pietra orientale a noi sconosciuta ; ma sono murrhini secondo il moderno linguaggio tecnico dell'arte vetraria, cioè vetri a più strati di diverso colore, perfezionati col tornio e con la ruota; lavoro di non facile esecuzione, data la fragilità della materia, il quale ne accresce la rarità ed il prezzo.

Sono quattro ciotole in doppio esemplare un paio misurano m. 0,185 di diametro all'orlo e m. 0,050 di altezza, e sono lavorate in filigrana di latticinio a trecciuole parallele, col piccolo orlo a canna attortigliata in colori acqua marina e giallo; le altre due invece hanno il diametro di m. 0,135 e l'altezza di m. 0,047, col piccolo orlo lavorato pure a canna attortigliata in colori verde e viola, mentre tutto il resto risulta da due larghe fascie con i colori prismatici, le quali s'incrociano ad angoli retti (v. fig. 1).

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A

Ma veniamo a ciò che è argomento principale del mio opuscolo, vale a dire alle tre tazze inscritte, di vetro bleu-cobalto, eseguite a stampo.

Sono esse pure in doppio esemplare.

Una, di cui alle figure 2, 3 e 4 presento un fedelissimo disegno dell' insieme e dei dettagli a metà del vero,

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FIG. 4. FONDO

misura superiormente m. 0,135 di diametro, compreso lo spessore delle sottili pareti, e m. 0,097 di altezza,

compresa la convessità del fondo. Ha l'orlo diritto e liscio; poi ristrettasi di qualche millimetro mostra una prima fascia con figure varie, palmette, dischi o circoli ecc., nei quali semplici ornati più che il desiderio di arte e di lusso, vi è forse l'esplicazione d'un principio religioso, d'una credenza avita. Strani e troppo semplici elementi di decorazione ci apparirebbero essi in vero, qualora non si pensasse alla tenace persistenza che può avere un antichissimo concetto religioso in ogni manifestazione dell' arte.

Fra questi ornati o simboli, racchiuse entro una cornice quadrangolare e in punti diametralmente opposti, stanno due iscrizioni in caratteri greci

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Una seconda fascia, sviluppantesi fra due grossi cordoni, è tutta a scanalature verticali. Il fondo è convesso, cioè si svolge in una gola di scanalature che si raccolgono attorno ad un anello-piede del diametro di m. 0,065. Questa tazza ha un solo manico saldato a fuoco nella fascia più alta, in un punto al quale nella parte diametralmente opposta corrisponde una stella.

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Le altre due tazze, uscite entrambe da un medesimo stampo, di una delle quali alle figure 5, 6 e 7 presento il disegno dell' insieme e dei dettagli a metà del vero, misurano invece superiormente m. 0,095 di diametro e m. 0,060 di altezza.

L'orlo è diritto e liscio; poi viene una prima fascia, entro cui corrono in senso opposto due tralci di vite e due di ellera partendo dalle anse e dirigendosi verso due cornicette o targhette securiclatae, cioè rettangolari con appendici od anse laterali a coda di rondine.

Nelle targhette abbiamo le stesse iscrizioni greche, ma con alquanto diversa disposizione delle lettere

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La seconda fascia, sviluppantesi tra due grossi cordoni, è fatta tutta di scanalature verticali. Il fondo è convesso; la gola è ornata da un treillage, ossia da un reticolato a leggero rilievo; cinque circoli a rilievo, concentrici sullo stesso piano, servono di piede alla tazza.

Di questi tre conservatissimi capolavori di Ennione, uno, cioè una delle tazze minori, per merito specialmente del sig. Andrea Rioda, direttore tecnico della Compagnia Venezia-Murano produttrice di vetri artistici soffiati, è passato ad arricchire il Civico Museo Vetrario di Murano assieme ad altri quarantasei oggetti provenienti dal medesimo scavo (1); mentre i due rimanenti capolavori di Ennione, assieme a due murrhini di diverso esemplare, sono tuttora in commercio e chissà dove mai andranno a finire!

Noto che la tazza di Murano mi pare di un azzurro più carico che non le altre due; ciò forse dipenderà dalla lavatura più o meno ostinata a cui furono barbaricamente soggettate dopo di essere venute in luce.

* *

Perchè dal confronto meglio risalga l'importanza della scoperta di Adria e meglio basate ne derivino le congetture, è necessario ricordare altri lavori del medesimo artefice rinvenuti in Italia e fuori.

Tazze di vetro intere o frammentate con la firma di Ennione furono rinvenute a Bagnolo nel Bresciano, a Borgo S. Donnino in provincia di Parma, nel luogo dell'antica Solunto presso Palermo, a Caresana nel territorio di Vercelli, a Refrancore presso Asti, e ad Aquileia nel litorale italiano sotto l' Austria.

(1) Di tale prezioso acquisto, che costò al Rioda e al cav. Luciano Barbon, allora sindaco di Murano, qualche amarezza da parte di avversari non so se ignoranti o maligni, ne parlarono i giornali, tra cui ricordo la Gazzetta di Venezia del 21 maggio e 16 luglio 1905, il Giornale di Venezia del 17 e 21 luglio 1905 e l'Adriatico del 23 gennaio 1906.

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