La divina commediaFirmin Didot Frères, 1844 - Broj stranica: 432 |
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Acheronte alcun Allor altra altrui amore Angeli anime appresso ARGOMENTO Arno assai avea Barbariccia beati Beatrice buon Cacciaguida CANTO CANTO XVII CANTO XXXI cerchio ch'è ch'io Chè ciascun cielo colui cominciò convien cotal cotanto credo Cristo Dante dico dietro dimanda dinanzi disio dissi divina dolce donna dritto drizzò Duca empireo eran esso eterno facea fece fiamma figliuoli fummo fuoco gente Gerione giro grido guarda Indi Inferno l'altro lagrime lascia luce lume luogo Maestro maraviglia mente mondo monte morte mosse mostra nvidia occhi omai ottavo cerchio ovra padre parea parlar parole passo Perocchè petto piange pianta Piccarda piè poco Poeta Poscia pria puote Purgatorio quinci quivi raggio ragione rispose santa Sì ch Sillogizzar sovra Spirito spirto stelle suso terra tosto veder vedi vedrai veggio venir vidi Virgilio virtù viso vista vizj volse volte
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Stranica 20 - Poi mi rivolsi a loro, e parla' io, E cominciai : Francesca, i tuoi martiri A lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri, A che e come concedette amore, Che conosceste i dubbiosi desiri?
Stranica 106 - Diretro al sol, del mondo senza gente. Considerate la vostra semenza : Fatti non foste a viver come bruti, Ma per seguir virtute e conoscenza.
Stranica 9 - PER me si va nella città dolente, Per me si va nell' eterno dolore, Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore : Fecemi la divina potestate, La somma sapienza e il primo amore.
Stranica 21 - Ma se a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, farò come colui che piange e dice. Noi leggevamo un giorno per diletto di Lancilotto, come amor lo strinse; soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso: ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo...
Stranica 358 - La contingenza, che fuor del quaderno Della vostra materia non si stende, Tutta è dipinta nel cospetto eterno ; Necessità però quindi non prende, Se non come dal viso, in che si specchia, Nave che per corrente giù discende. Da indi, sì come viene ad orecchia Dolce armonia da organo, mi viene A vista il tempo che ti s
Stranica 49 - Non era ancor di là Nesso arrivato, Quando noi ci mettemmo per un bosco. Che da nessun sentiero era segnato. Non frondi verdi, ma di color fosco ; Non rami schietti, ma nodosi e involti ; Non pomi v
Stranica 412 - Che tu discerni, con, tanto diletto Che mai da circuir non si diparte. Principio del cader fu il maladetto Superbir di colui che tu vedesti Da tutti i pesi del mondo costretto. Quelli che vedi qui, furon modesti A riconoscer se della bontate Che gli avea fatti a tanto intender presti : Perchè le viste lor furo esaltate Con grazia illuminante e con lor merto, Sì ch' hanno piena e ferma volontate.
Stranica 143 - Vidi presso di me un veglio solo, Degno di tanta reverenza in vista, Che più non dee a padre alcun figliuolo. Lunga la barba, e di pel bianco mista Portava a' suoi capegli simigliante , De' quai cadeva al petto doppia lista.
Stranica 12 - Caron dimonio con occhi di bragia Loro accennando tutte le raccoglie ; Batte col remo qualunque s
Stranica 358 - In grido, come suol ; ma la vendetta Fia testimonio al ver che la dispensa. Tu lascerai ogni cosa diletta Più caramente, e questo è quello strale Che l' arco dello esilio pria saetta. Tu proverai sì come sa di sale Lo pane altrui, e com' è duro calle Lo scendere e il salir per l