Io cominciai, come colui che brama; Dubitando, consiglio da persona Che vede, e vuol dirittamente, ed ama: Ben veggio, padre mio, sì come sprona Lo tempo verso me per colpo darmi chée Tal, ch'è più grave e più s' abbandona; 108 Per che di provedenza è buon ch'io m'armi, Sì che, se Hoge m'è tolto più caro, Io non perdessi gli altri per miel'carmi. Giù per lo mondo senza fine amaro,
E per lo monte, del cui bel cacume Gli occhi della mia Donna mi levaro, E poscia per lo Ciel di lume in lume Ho io appreso quel che,
A molti fia savor di forte agrume; E, s' io al vero son timido amico, Temo di perder vita' tra coloro Che questo tempo chiameranno antico. La luce, in che ride a il mio tesoro
113-114. Lo monte, del cui bel ec.: il monte del Purgatorio. 117. A molti ec., a molti quello che io dirò sarà spiacevole assai. 118-120. S'io al vero son timido amico, s'io temo di dire il vero perder vita, per non aver fama -tra coloro che ec.: appresso a coloro che verranno molto tempo dopo di me.
121-123. La luce, in che rideva ec.: il lume nel qual nascosto
Ch'io trovai lì, si fe' prima corrusca, Quale a raggio di Sole specchio d'oro; Indi rispose: coscienza fusca,
O della propția o dell' altrui vergogna, Pur sentirà la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogni menzogna, Tutta tua visïon fa manifesta,
E lascia pur grattar dov'è la rogna; Chè, se la voce tua sarà molesta
Nel primo gusto, vital nutrimento Lascerà poi quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come 'l vento Che le più alte cime più percuote; E ciò non fia d'honor poco argomento. Però ti son mostrate in queste ruote Nel monte e nella valle dolorosa Pur l'anime che son di fama note; Chè l'animo di quel ch'ode, non posa, Nè ferma fede per exemplo ch' haja
ruote, in
Nel monte,
nella valle do
136-138. In queste questi celesti giri nel Purgatorio lorosa, nell' Inferno lamente di fama note note per fama.
139-142. Chè l' animo ec., l'a
tirà brusca, troverà aspra la tua nimo degli uditori deve essere per
parola. 129. E lascia pur ec., modo pro- verbiale per dire E lascia pur dolersi a chi tocca.
suaso e corroborato con esempi grandi e luminosi-La sua radice incognita e nascosa, non debbono cioè appoggiarsi a persone affatto
Sale il Poeta al sesto cielo; scorge Schiera che luminosa roteando Varie figure di parole porge: In cui legge; che qui vissero amando Santa Giustizia, ed or beati sono Nel cielo, e questo van significando Nel figurato lor tacito suono.
Già si godeva solo del suo verbo Quello Spire beato, ed io gustava Lo mio, temprando 'l dolce con l' acerbo; E quella Donna, ch' a Dio mi menava, Disse: muta pensier; pensa ch' io sono Presso a Colui ch' ogni torto disgrava.
Io mi rivolsi all' amoroso suono
Del mio conforto; e, quale io allor vidi Negli occhi santi amor, qui l' abbandono; 9 Non perch' io pur del mio parlar diffidi,
Ma per la mente che non può reddire Sofra sè tanto, s' altri non la guidi. Tanto poss' io di quel punto ridire, Che, rimirando lei, lo mio affetto Libero fu da ogni altro disire. Fin che 'l piacere 'eterno, che diretto Raggiava in Beatrice, dal bel viso Mi contentava col secondo aspetto. Vincendo me col lume d'un sorriso, Ella mi disse: volgiti e ascolta; Chè non pur ne' miei occhi è Paradiso. Come si vede qui alcuna volta
L'affetto nella vista, s'ello è tanto Che da lui sia tutta l'anima tolta, Così nel fiammeggiar del fulgor santo,
A ch' io mi volsi, conobbi la voglia In lui di ragionarmi ancora alquanto. Elcominciò: In questa quinta soglia
Dell' albero che vive della cima,
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