Letture edite e inedite de Giovan Batista Gelli sopra la Commedia di Dante, Opseg 1Fratelli Bocca, 1887 |
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adunque alcuna Alichino almanco Anfiarao animali appresso Aristotile avendo avete barattieri Barbariccia Benvenuto da Imola bolgia cagione cammino cava certo ch'è ch'egli ch'ei ch'era chiamato ciascuno cielo cognizione conoscere considerando continovamente corpo cotal da'l Dante demonii detto dice ch'ei dice ch'ella dice il testo dimostra dipoi dire divina Ediz eglino erono essendo fanno fece figliuolo Filosofo finge Flegetonte Francesco da Buti fusse Gerione Imolese Inferno INFERNO DI DANTE infra innanzi insieme insino intelletto intendere iustizia l'altro l'anima L'Ediz l'uno l'uomo Laonde lezione lume luogo maggior Malacoda manco maraviglia medesimo mediante mente messer mezzo Michel Zanche mostra nasce natura naturale Nientedimanco opera papa Niccola parlare parole particularmente passato peccato piglia Pistoia Poeta potenza principio propiamente quegli quei quivi racconta s'ei sapere scrive seguitando serpente sieno similmente soggiugne spezie spirito terra Tiresia truova turale umana uomini uomo vedere veggendo Virgilio volendo vuole
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Stranica 278 - Sì che appena rimaser per le cune, Augure, e diede il punto con Calcanta . In Aulide a tagliar la prima fune. Euripilo ebbe nome, e così il canta L'alta mia tragedia in alcun loco: Ben lo sai tu, che la sai tutta quanta. Quell' altro che ne' fianchi è così poco, Michele Scotto fu, che veramente Delle magiche frode seppe il gioco.
Stranica 171 - Sapienza, quanta è l'arte che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo, e quanto giusto tua virtù comparte!
Stranica 531 - L' articolar del cerebro è perfetto, Lo Motor primo a lui si volge lieto, Sovra tanta arte di natura, e spira Spirito nuovo di virtù repleto, Che ciò che truova attivo quivi tira In sua sustanzia, e fassi un'alma sola, Che vive e sente, e sé in sé rigira.
Stranica 55 - E s' egli stanchi gli altri a muta a muta In Mongibello alla fucina negra; Gridando : buon Vulcano, aiuta, aiuta, Sì com' ei fece alla pugna di Flegra, E me saetti di tutta sua forza, Non ne potrebbe aver vendetta allegra. Allora 'I Duca mio parlò di forza Tanto, ch' io non l' avea sì forte udito : O Capaneo, in ciò che non s...
Stranica 461 - AL fine delle sue parole il ladro Le mani alzò con ambedue le fiche, Gridando : Togli, Iddio, chè a te le squadro. Da indi in qua mi fur le serpi amiche, Perch...
Stranica 525 - Esce di mano a Lui che la vagheggia, Prima che sia, a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia, L'anima semplicetta che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto Fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla.
Stranica 87 - La cara e buona imagine paterna Di voi, quando nel mondo ad ora ad ora M'insegnavate come Tuom s'eterna: E quant' io l' abbo in grado, mentre io vivo Convien che nella mia lingua si scerna.
Stranica 586 - Vedi l' erbetta, i fiori e gli arbuscelli, Che qui la terra sol da sè produce. Mentre che vegnan lieti gli occhi belli, Che lagrimando a te venir mi fenno, Seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più, nè mio cenno. Libero, dritto e sano è tuo arbitrio, E fallo fora non fare a suo senno; Perch' io te sopra te corono e mitrio.
Stranica 594 - Mentre che vegnan lieti li occhi belli che, lacrimando, a te venir mi fenno, seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più né mio cenno: libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch'io te sovra te corono e mitrio ». (Purg.
Stranica 195 - Ahi, Costantin, di quanto- mal fu matre , Non la tua conversion , ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre...