La divina commediaUlrico Hoepli, 1896 - Broj stranica: 1156 |
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Stranica 516 - in voi si cheggia, Ed io te ne sarô or vera spia. Esce di mano a Lui, che la vagheggia Prima che sia, a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia, L'anima semplicetta, che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto fattore, Volontier torna a ció che la trastulla. Di picciol bene in pria sente sapore ; Quivi
Stranica 201 - O Aretini, e vidi gir gualdane, Ferir torneamenti, e correr giostra, Quando con trombe, e quando con campane, Con tamburi e con cenni di castella, E con cose nostrali e con istrane ; Ne già con si diversa cennamella Cavalier vidi mover ne pedoni, Ne nave a segno di terra o di stella.
Stranica 515 - E libero voler, che, se fatica Nelle prime battaglie col ciel dura, Poi vince tutto, se ben si nutrica. 79 A maggior forza ed a miglior natura Liberi soggiacete, e quella cria La mente in voi, che il ciel non ha in sua cura. 82 Perô, se il mondo presente disvia,
Stranica 221 - le notti al mezzo di sen vanno; < Quando la brina in su la térra assempra L' imagine di sua sorella bianca, Ma poco dura alla sua penna tempra: " Lo villanello, a cui la roba manca, Si leva e guarda, e vede la campagna Biancheggiar tutta; ond'ei si batte 1'anca;
Stranica 85 - Se per questo cieco Carcere vai per altezza d'ingegno, Mio figlio ov'è ? E perché non è teco? * Ed io a lui: « Da me stesso non vegno, Colui che attende là per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a
Stranica 77 - doglia? Che giova nolle fata dar di cozzo? Cerbero vostro, se ben vi ricorda, Ne porta ancor pelato il mentó e il gozzo. Poi si rivolse per la strada lorda, E non fe* motto a noi; ma fe'sembiante D'uomo cui altra cura stringa e morda Che quella di colui che gli è davante.
Stranica 249 - Considérate la vostra semenza: Fatti non foste a viver come bruti, Ma per seguir virtute e conoscenza. „ 121 Li miei compagni fee' io si acuti, Con questa orazion picciola, al cammino, Che appena poscia gli avrei ritenuti.
Stranica 667 - seconda etade e mutai vita, Questi si tolse a me, e diessi altrui. 127 Quando di carne a spirto era salita, E bellezza e virtù cresciuta m' era, Fu ! io a lui men cara e men gradita; 130 E volse i
Stranica 689 - sciolta M' apparve, con le ciglia intorno pronte : E, come perché non gli fosse tolta, Vidi di costa a lei dritto un gigante, E baciavansi insieme alcuna volta. Ma, perché Г occhio cupido e vagante A me rivolse, quel feroce drudo La flagellô dal capo infin le piante. Poi, di sospetto pieno
Stranica 465 - Che ritraesse l'ombre ei tratti, ch'ivi Mirar farieno ogn'ingegno sottile? Morti li morti, ei vivi parean vivi : Non vide me' di me chi vide il vero, Quant'io calcai fin che chinato givi. Or superbite, e via col viso altiero, Figliuoli d'Eva, e non chinate il volto, Si che veggiate il vostro mal sentiero.