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dedica infine buona parte dell' ultimo capitolo allo studio del sentimento patriottico del Tartarotti, constatando ch'egli fu il primo a proclamare il carattere puramente italiano del Trentino. Chiude il volume una ben nutrita Appendice, in cui sono pubblicate, oltre il primo capitolo del primo libro dell' opera inedita del Tartarotti Arte critica, che si conserva autografa nella Biblioteca Civica di Rovereto, parecchie lettere inedite del Tartarotti a diversi, e lettere a lui di Scipione Maffei, del Mazzuchelli, del Muratori, di Fr. Melchiori, di Apostolo Zeno, di Pier Caterino Zeno, oltre a tre lettere sul Tartarotti di G. V. Vannetti a G. B. Chiaramonti. Su La metafisica e il positivismo di Cesare Beccaria ha dettato una buona memoria A. MARTINAZZOLI 135), dimostrando che l'opinione che si ha comunemente di lui, secondo la quale egli sarebbe un seguace della filosofia della sensazione nella scienza e della teoria del contratto sociale nella politica, e non avrebbe quindi merito e originalità, è conseguenza di un pregiudizio; e che il pensiero metafisico del Beccaria è solo di rispetto e di astensione, e che il suo positivismo, quanto è schietto e preciso nella forma, altrettanto è logico e coraggioso nelle conseguenze. E, giacchè ho toccato di uno dei più fervidi diffonditori delle idee francesi che nel sec. XVIII fecero capo al Caffè di Milano, ricorderò anche che nel biennio s'è completata, in trentasei dispense, per cura dei professori G. PANNELLO e L. SAVORINI, la pubblicazione delle Opere di MELCHIORRE DELFICO 136), il giureconsulto teramano, che nella sua lunga vita (1744-1835) volse la mente fervida e indagatrice a ogni sorta di problemi e fu il rappresentante più fedele in Italia dello spirito francese del secolo XVIII: pubblicazione notevole, anche per una diligente biografia e una compiuta bibliografia del Delfico, dettate dal Pannella

stesso.

Così, d'altri scienziati e filosofi s'è occupata la critica: accennerò solo alla memoria di L. CAMERANO su Antonio Vallisneri 137), che fu uno dei più efficaci apostoli del metodo sperimentale nel campo della medicina e della filosofia naturale, riguardo ai moderni concetti intorno ai viventi138); alla pubblicazione fatta da F. NICOLINI di Pensieri vari di Ferdinando Galiani sul terremoto della Calabria ultra e di Messina 139), che rivelano la versatilità della mente di quell' abate enciclopedico; e finalmente al lavoro di C. ADAMI, che tratta Di Felice e Gregorio Fontana scienziati pomarolesi del sec. XVIII 140), pubblicato per cura del Comitato promotore delle onoranze centenarie, e contenente notizie biografiche e bibliografiche con lettere inedite, versi, ritratti ed autografi.

Ho lasciato per ultimo il rendiconto di quelle indagini e di quegli studi che sono stati rivolti a scrittori, la cui attività si esercitò preferibilmente nel campo della cosiddetta letteratura amena. Accennato appena alla nuove edizione delle Novelle di G. B. CASTI 141), che non merita, in verità, più di un cenno, mi corre l'obbligo di far conoscere un lavoro

XVIII; Rocca S Casciano, Cappelli, 1901. 135) In RIL. XXXIX, 20. 136) Teramo, Fabbri, 1905. 137) La vera forma del casato è Vallisneri, e non Vallisnieri, come i più scrivono. 138) In MAST. S. II, Tom. LV. 139) In ASPN. XXX, 3. 140) Rovereto, Grandi, 1905. 141) Firenze, Salani,

utile, nonostante un pò di fretta e di disordine, che in parte riguarda pure il sec. XVIII: voglio dire il volume di G. AGNOLI su Gli albori del romanzo storico in Italia e i primi imitatori di Walter Scott142); il quale, rilevata la scarsa produzione romanzesca italiana col Chiari, col Verri e col Piazza, si è trattenuto specialmente sul Platone in Italia del Cuoco, sull' Erostrato del Verri e sui Viaggi di F. Petrarca di C. A. Levati. Anche sui due Gozzi s'è fermata l'attenzione della critica, e mentre A. ZARDO, a magnificare L'onestà di Gaspare Gozzi 143), da alcuni frammenti autobiografici del figlio Francesco (importanti perchè danno alcune nuove e preziose notizie sulla famiglia Gozzi e su Gaspare), riferiva dell' incarico avuto da Gaspare di fare una scelta dei libri della soppressa Compagnia dei Gesuiti per provvedere alla biblioteca delle scuole: incarico, nel quale il Gozzi mostrò tutta la sua severa onestà in contrasto colla coscienza elastica di altri; C. LEVI Completava, con molto amore e diligenza, la Bibliografia degli studi critici su Carlo Gozzi 14), già tentata, ma solo per le opere originali, da V. MALAMANI 145): e F. GALANTI faceva noto Uno scritto. inedito di Carlo Gozzi:46), cioè una critica acre e spietata contro Francesco Albergati Capacelli, che dedicò un giorno al Gozzi la fiaba Il Sofà, dimostrando nella Prefazione falso quel genere drammatico e provocando così l'umore bizzarro del conte veneziano.

I lettori sanno già che dai miei rendiconti debbono essere esclusi gli scritti che riguardano la drammatica; il che però non impedisce ch'io mi debba occupare, fra gli scrittori del sec. XVIII, anche di quelli che nella drammatica soprattutto si distinsero, quando mi paia utile far note le indagini che riguardino la loro vita o che comunque contribuiscano a lumeggiare meglio la figura dello scrittore settecentista. Ora, intorno agli ultimi anni di Francesco Albergati e al suo ufficio di revisore, e ai suoi rapporti colla Repubblica Italiana e al suo elogiatore Francesco Zacchiroli 147), A. BUTTI ha pubblicate interessanti Spigolature d'archivio 148); ma lo scrittore naturalmente più studiato è stato ancora il Goldoni. Trascuro le pagine che R. GUASTALLA, in un articolo che ho citato più addietro, ha dedicate, sulle scorta delle Memorie goldoniane, al padre ed alla madre del commediografo veneziano; trascuro la pubblicazione di un Un sonetto nuziale di Carlo Goldoni, fatta da A. SEGRE 148 bis); e vengo subito al miglior lavoro che è comparso nel biennio: allo studio su La cultura del Goldoni149), in cui M. ORTIZ si è proposta di esaminare la coltura letteraria e drammatica di lui, cercando specialmente quali autori comici furono da lui letti e quale impressione fecero sull' animo suo. L'Ortiz constata che il Goldoni

142) Piacenza, Favari, 1906. 143) In BSIt. XI, 3. 144) In RBA. XVII, 2-4 145) In fine al 1° volume delle Fiabe di Carlo Gozzi pubblicate da E. MASI, Bologna, Zanichelli, 1881. 146) In AIV. LXVI, 3. 147) Sul quale è sempre da consultare l'utile scritto di F. NOVATI, Vittorio Alfieri e Francesco Zacchiroli (in BSIt. X, 67), per cui cfr. il mio precedente rendiconto. 148) In GSLIt. XLV, 175 sgg. 148 bis) Appunti di storia, d'arte e di letteratura; Pisa, Mariotti, 1906. 149) In GSLIT. XLVIII, 70 sgg. Della stessa signorina M. ORTIZ merita d'essere segnalato anche un articolo su Goldoni in Francia (in Chorus di Napoli, 15 settembre 1906) nel quale ha ribattuto acremente le corbellerie petulanti del sig. P. Ginisty nel Journal des Débats del 23 febbraio 1906,

Vollmöller, Rom. Jahresbericht IX.

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ebbe buona conoscenza degli autori comici italiani, e specialmente del Cicognini, del Liveri e della Mandragola del Machiavelli, la quale fece sul Goldoni una grande e profonda impressione. Ma riconosce altresì che la coltura generale del Goldoni fu assai scarsa, tanto ch'egli «può dirsi quasi addirittura un ignorante». Il Molière italiano non ebbe la dottrina e la raffinatezza dell' autore del Tartufe; le sue citazioni mettono in evidenza un' erudizione di seconda, di terza e anche di quarta mano, attinta per lo più ad opere di compilazione; sicchè in generale si può dire, colle sue stesse parole, che la coltura del Goldoni fu fatta specialmente su due libri: mondo e teatro; e il primo specialmente, conveniamone, non è sempre per tutti parimenti istruttivo ed eloquente. E nello studio del mondo il Goldoni raffinò specialmente la sua mirabile arte di cogliere sulla bocca del popolo le grazie del nativo vernacolo: quell'arte, alla quale ha reso degno omaggio anche C. MUSATTI 150), rilevando il valore di quel Vocabulario o sia Spiegazion de certe parole veneziane che no fusse capìe in ogni logo, che il Goldoni venne compilando e ch'è in fine al Tomo XIII delle sue Commedie pubblicate a Torino nel 1758.

Relazioni tra la letteratura italiana e le straniere. È noto che tra i molti censori di Dante, il Voltaire fu nel Settecento uno de' più implacabili, tanto che sollevò l'indignazione dello stesso Baretti, non certo grande ammiratore dell' Alighieri. E la critica del Voltaire appunto ha offerto occasione ad A. FARINELLI di far pregustare, in due conferenze su Voltaire et Dante 151), il contenuto di quell' ampio studio sulla fortuna di Dante in Francia, che il chiarissimo comparatista dell'Università di Torino sta preparando da parecchi anni e che vedrà presto la luce. Due conferenze tanto dense di notizie e così ricche di note dotte e preziose, che è difficile riassumerle compiutamente. È fuor di dubbio che i giudizi del Voltaire su Dante sono gravi e condannabili; ma il Farinelli pare tenda quasi a giustificare la critica dantesca del filosofo francese, il quale, com'è noto, in fatto di critica letteraria fu tradizionalista. Il Farinelli dimostra che è una illusione il credere che il Voltaire sia stato imitatore di Dante e vuole che l'influsso di Dante sul Voltaire sia stato addirittura nullo. La fortuna di Dante in Francia, per quanto riguarda il Voltaire, si riduce ad alcuni giudizi incidentali sulla Divina Commedia, superficiali e non nuovi. E il Farinelli indaga l'influsso esercitato sulla critica del Voltaire da Luigi Racine, il figlio del grande tragico, che fu ostilissimo a Dante, e al quale certamente si ispirò il Voltaire nel suo Dictionnaire philosophique. Giacchè, secondo il Farinelli, è assolutamente da negare ogni influsso del Bettinelli sul Voltaire; chè il Bettinelli non fece che scimmiottare le idee del Voltaire, sollevando in Italia molto rumore da parte dei difensori di Dante, nei quali, e specie nell' Algarotti e nel Baretti, il Farinelli non vede, ed a ragione, molta sincerità di propositi. L'ultima parte della seconda conferenza è volta a trattare della fortuna di Dante in Francia dopo il Voltaire e degl' influssi della critica di costui; e il Farinelli

mostrando quanto danno sia venuto al Goldoni dalla idea poco felice di migrare in Francia. 150) Dal vocabolario veneziano di Carlo Goldoni; in AtVen. XXIX, I, 1. 151) In SLG. VI, 1-2; e poi in estratto: Berlin, Duncker,

ricorda e giudica severamente il Rivarol, per quanto critico più serio e dignitoso del Voltaire, il De Sade, Michel Paul de Chabanon, il La Harpe ed altri, chiudendo con curiosi e interessanti ragguagli sulle vicende della fama dantesca in Francia alla fine del Settecento e sulla fortuna di alcuni passi della Divina Commedia. La qual fortuna, per ciò che riguarda l'Inghilterra, è stata contemporaneamente indagata da un altro dottissimo cultore della nostra letteratura, P. TOYNBEE, il quale ha reso conto di parecchie English Translations of Dante in the eighteenth Century 152), esaminando fra le altre la versione dell' episodio del conte Ugolino che risale al 1719 e fu fatta da Gionata Richardson, quella dello stesso episodio fatta diciotto anni più tardi da Tommaso Gray, che fu il più profondo conoscitore di Dante che l'Inghilterra abbia avuto nel sec. XVIII, e ricordando anche Guglielmo Huggings, traduttore dell' Ariosto, al quale spetta il merito d'aver per primo in Inghilterra tradotta intera la Commedia, quantunque la sua opera sia andata, pur troppo, perduta.

D'altri rapporti letterari dell' Italia con la Francia e con l'Inghilterra s'è pure occupata la critica nel biennio. Per quanto riguarda l'Inghilterra, non ho che da ricordare un articolo di F. PASINI 153), che ha illustrato una curiosa scaramuccia tra il Monti, ammiratore dello Shakespeare e specialmente della descrizione del nascere del sole ch'è in Giulietta e Romeo, e Clementino Vannetti, avverso ad ogni imitazione straniera e specialmente al gusto secentistico della poesia shakespeariana. Per quanto riguarda la Francia, a parte la notizia e i particolari curiosi che F. NICOLINI 154) ha pubblicati sulla dimora che il Montesquieu fece a Napoli nel 1729, debbo ricordare un buon articolo di A. FAGGI su Un traduttore francese del Rolli155), quel Nicola Gilbert (1751-1780), che tradusse e ampliò parecchie canzonette assai celebrate del poeta romano; e un buon studio di O. TOGNOZZI, che è stato pubblicato postumo con una prefazione di GUIDO MAZZONI, sui rapporti tra V. Alfieri e A. Chénier156), i quali, in verità, pare si sian ridotti a poco più che allo scambio di una lettera e di un capitolo, ma che hanno tuttavia offerta occasione ad un interessante confronto fra parecchi pensieri dei due scrittori.

Ho accennato incidentalmente a Giuseppe Baretti, a proposito degli avversari e dei difensori di Dante nel Settecento, e colgo qui l'occasione per accennare ad uno studio che U. Cosмo ha pubblicato sui rapporti tra Giuseppe Baretti e Josè Francisco De Isla157), l'autore del famoso romanzo Fray Gerundio. Di quest'opera del predicatore spagnolo, ch'ebbe tanta diffusione e fortuna, il Baretti fece una copia, negli ultimi anni della sua vita, su di un manoscritto corretto dallo stesso autore, la qual copia era destinata alla stampa e, rimasta inedita, è capitata nelle mani del Cosmo, che ne ha approfittato per studiare i rapporti tra il

152) In MLR. I, 1. Al quale articoletto conviene aggiungere anche l'altro, dello stesso P. TOYNBEE, English translations of Dante's works, in BI. VI, 4. 153) Vincenzo Monti in difesa dello Shakespeare; in FD. XXVII,5. 154) Viaggiatori stranieri a Napoli; in NN. XIV, 10. 155) In GSLIT. XLVII, 455 sgg. 156) Pistoia, Bracali, 1906. 157) In GSLIt. XLV,

193 sgg.

Baretti e l'Isla, le vicende del romanzo, e per fare utili ed opportuni raffronti tra quella copia inedita e le edizioni e traduzioni che del romanzo comparvero in luce. Nel manoscritto barettiano è singolarmente notevole la Prefazione inedita che l'autor della Frusta premise alla sua copia, sicchè ha fatto bene il Cosmo a pubblicarla integralmente in una delle quattro Appendici che seguono al suo studio.

Sui rapporti tra la nostra e la letteratura tedesca a proposito della quale è sufficiente il semplice accenno allo scritto di G. PITRÈ su Il viaggio di Goethe a Palermo nella primavera del 1787158) — ha dettato un buon lavoro G. HORLOCK, trattando de L'opera letteraria di Salomone Gessner e la sua fortuna in Italia 159). È noto quanto la poesia gessneriana sia piaciuta nel sec. XVIII, nonostante l'avversione accanita di Clementino Vannetti, ai migliori letterati nostri: a Gaspare Gozzi, al Fantoni, all'Alfieri, a quell' Aurelio De' Giorgi Bertola, che primeggia fra i traduttori del bucolico zurighese. E l'aver discorso ampiamente e dottamente degli imitatori e dei traduttori ch'ebbe il Gessner in Italia, è uno dei meriti principali di questo lavoro dell'Horlock, il quale ha pur saputo mettere in giusta luce lo scarso valore di quella poesia, dimostrando che tutta l'arte del Gessner è soprattutto caratterizzata da una frase di una sua lettera: «Io volevo seguire troppo minuziosamente la natura, e mi vedevo intricato nelle minime piccolezze del particolare.» Poesia tenue e leggiera dunque, quale fu in buona parte la poesia dell' età soggetta al dominio dell' Arcadia!

Torino.

Luigi Piccioni.

Italienisches Drama bis 1800. 1899-1904. Allgemeine Werke. In der schönen Gesamtdarstellung der italienischen Literatur, die wir der vereinten Sorge von WIESE und PÈRCOPO1) verdanken, finden wir im zweiten von Pèrcopo herrührenden Teil, der mit dem 16. Jahrhundert anhebt (S. 269 ff.), auch das Drama berücksichtigt, die Tragödie des 16. Jahrhunderts von S. 295--304, das Lustspiel von S. 304–313, das Volksdrama S. 313-315, die Commedia dell'arte S. 315-316, das Schäferdrama S. 316-323, die Tragödie des 17. Jahrhunderts S. 425--431, die Komödie S. 431-436, das Hirtenspiel S. 436-437, das Melodrama S. 437-448; endlich das Drama zwischen 1750-1850: Komödie S. 447-487, Tragödie S. 487-511, woran sich kurz das Melodrama reiht. Im grossen und ganzen gibt Percopo die Bestrebungen, Strömungen, Einflüsse und Wandelungen im Drama Italiens richtig wieder, wenn er auch die feine Charakteristik, wie wir sie bei Gaspary oder Creizenach finden vielleicht wegen des knappen Raums vermissen lässt. Im einzelnen haben sich aber ein paar Ungenauigkeiten eingeschlichen, die bei einer Neuauflage leicht gebessert werden können. So heisst es z. B. von Cecchis Assiuolo S. 312, dass er „zugleich mit der Mandragola' 1515 in Florenz vor dem aus Bologna heimgekehrten Leo X. aufgeführt wurde", aber ein paar Zeilen vorher ist

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158) In ASS. XXX, 2—3. 159) Castiglion Fiorentino, Lovari, 1906. 1) Geschichte der italienischen Literatur von den ältesten Zeiten bis zur Gegenwart. Mit 158 Abbild. im Text und 39 Tafeln im

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