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Ma non potrebbesi supporre che « dei due, Dante e il Barberino, l'imitatore sia quegli e non questi »? No: imitatore qui è chi guasta goffamente il proprio modello, chi, col notato geloso studio di parer sempre originale, sarebbe poi stato superbo di coglier in altrui, specie nell' Alighieri, un plagiario, ciò che avrebbe messo in evidenza nella importante glossa a' Documenti ove accenna all'opera dantesca, quod dicitur Comedia et de infernalibus inter cetera multa tractat ». Quant'è alle allegorie del Reggimento, « quasi compiuto nel 1309 », il da B. << ha indubbiamente imitato le idee fondamentali dei primi canti dell' Inferno e ci ha rivelato cosí un termine avanti il quale essi furono pubblicati »: nuovo argomento onde ricomincia ad apparire probabile quella data (1309) che si fondava finora soltanto sulla lettera di frate Ilario, evidentemente apocrifa, e, per ciò, già dai piú tenuta falsa. L'autore non osa affermare che il « nuovo argomento sia decisivo: consiglia per ciò un nuovo ma spassionato esame di tutti gli elementi, relativi alla questione, ch'egli annovera; e, per toglier via subito uno de' preconcetti, chiude « col mostrare come non abbia valore nessuno di quegli argomenti con cui si vorrebbe sostenere non esser possibile che l'Inferno fosse pubblicato avanti il 1309 »]. L. MASCETTA-CARACCI, Dante in Shakespeare, p. 110 [Lo Shakespeare conobbe, come che sia, la lingua e la letteratura italiana: in Italia egli pone la scena di moltissimi drammi, senza contare quelli d'argomento classico, e in molti altri fra gli stranieri fa spiccare i nomi italiani: Orlando; Dromio e Angelo; Cordelia e Ofelia; frequente uso egli fa di parole, di frasi, anzi d'intieri versi italiani, che dovevano dunque sonar cari agli orecchi inglesi: certamente egli ebbe conoscenza de' principali nostri poeti. Il M.-C. mostra che il Petrarca, l'Ariosto e il Tasso furono i meglio messi a profitto dallo Shakespeare, il quale, pur avendo comuni con l'Alighieri le più nobili doti, non può sostenere il confronto, per questo rispetto, né col Chaucer che lo precedette, né col Milton che lo seguí, i quali « sono pieni zeppi di reminiscenze dantesche >>. Tuttavia, se pur pochi, singolarmente notevoli sono i luoghi che nelle opere del drammaturgo inglese attestano del costui amore per il poeta nostro]. Lettere di dantisti, pubblic. a cura di A. Fiammazzo: C. WITTE all' ab. G. J. FERRAZZI, IV-V, p. 119 [L'editore avverte che queste due lettere dovevano seguire immediatamente alla prima del Witte già pubblicata e, per singolar errore, seguíta invece da una dello Zamboni, attribuita per giunta al W. - Questi, in data di Halle, 29 dic. 1872, accompagna le fotografie del Krigar e del Blanc per « l'album di ritratti de' più insigni dantisti » che l'ab. F. mette va insieme; in data de' Bagni da Bormio, 18 ag. 1873, aggiunge il ritratto del Kannegiesser e si giustifica d'una calunnia raccolta dall' ab. F. nel Man. dant. IV, 522: cfr. quivi V, 544]. G. MARUFFI, Chiosa al « Parad. » XXI, 121-123; p. 121 [Lo stile dantesco, anzi l'italiano in generale, non consente la spezzatura del verso 122; « la casa di Nostra Donna » ecc. dovrebbe valere semplicemente il celebre santuario di Ravenna, in luogo della città stessa natale di P. D.; la terzina significherebbe dunque: « Io mi chiamai Pier Damiani nel monastero di Fonte Avellana; ma semplice Pietro peccatore (come del resto dovrebbero dirsi tutti i credenti) fui, cioè indegnamente nacqui, dov'è la casa di Nostra Donna in sul lito adriano »]. Polemica: F. RONCHETTI, Risposta al prof. Filomusi-Guelfi, p. 123 [Per la questione (che qui si chiude, avendo già il F.-G. dichiarato di non voler piú replicare) si vegga questo Bullett., N. S. II, 93 e III, 59]. Rivista critica e bibliografica: Recensioni di G. L. PASSERINI, p. 126 [G. JORIO, Una nuova

notizia della vita di Dante. In un cod. dell' Archivio vaticano che conserva il frammento d'un processo svolto nel 1320, alla corte d'Avignone, contro Matteo e Galeazzo Visconti per tentato sortilegio verso Giovanni XXII, « Dante Alegriro de Florencia » è indicato come « capace nell'arte dell' incantesimo ». Il Passerini chiarisce, con l'aggiunta di due lettere del papa G. stesso rinvenute nell'Arch. vaticano, la notizia dell'Iorio, limitandone, sensatamente, il valore.], di G. AGNELLI, p. 130 [V. Russo, Per un nuovo disegno del « Purgatorio » dantesco, Appunti. Consentendo col R. rispetto all'itinerario ed all'orario, fondati nel testo dantesco, l'A. si distende in una critica severa su tutt' il resto del « nuovo disegno del Purgatorio ».] e di G. BIAGI, p. 138 [W. WARREN VERNON, Readings on the « Inferno » ecc. (v. questo Bullett., N. S., II, p. 112). Il Biagi dà del lavoro meritata ed ampia lode all'autore, augurandone « sollecito il proseguimento e il compimento »]. Notizie, p. 141 [Fra gli annunzi di libri ed articoli danteschi, ha largo posto una relazione di A. Dobelli sulla seduta inaugurale della costituzione del Comitato provinciale milanese di questa nostra Società, sul discorso che vi tenne il prof. Novati, vicepresidente, e sul rapido aumento del numero di aderenti alla Società nel Comitato di Milano]. A. F.

Timori e paure dantesche nella D. C. pel sac. GIUSEPPE TRAINA. Castellammare di Stabia, tip. Di Martino, 1895; 8°, pp. 11. — L'articolo è dedicato a Federigo Verdinois, che nella Scena illustrata (ottobre 1887) scrisse uno studio, intitolato Dante pauroso; e tratta lo stesso tema; che dall'Inferno, a cui lo aveva limitato il Verdinois, il Traina estende al Purgatorio e, per quanto era possibile, anche al Paradiso. Notiamo intanto che fra i segni di paura enumerati dal Traina, sulla scorta del Verdinois, nell'Inferno, non è bene interpretato quello che si riferisce al traeva la parola tronca del c. IX, per effetto certamente di una svista; e che nel Paradiso è poco fondata la congettura sul colore che veste il vetro. La conclusione a cui viene il Traina è questa: che Dante mentre era ben fornito di quel coraggio che viene dall'anima, difettava poi di quello che viene dal corpo. Ma se, non erriamo, in questa tesi ci è confusione fra il Dante della leggenda poetica da lui immaginata, e il Dante reale e storico. Il primo è rappresentato giustamente come pauroso, sì perchè un mortale che si trova nel regno de' morti deve aver paura di tutto, chè tutto gli riesce nuovo, sì anche forse perchè il poeta fa la parte del senso, come Virgilio quella della ragione. Il secondo invece resta fuori dell'azione del poema, e va giudicato soltanto secondo la storia, la quale certo non ci offre in Dante un tipo d'uomo pauroso. R. F. Cenni biografici di Iacopo del Cassero cittadino fanese del secolo XIII. Nell'Indicatore scolastico di Pesaro (Società tipogr. A. Nobili), a. I., 1896, nn. 6 e 7. Oltre ad alcune notizie tratte da opere a stampa ci vien dato il sommario di alcuni documenti, che si conservano nell'Archivio di Stato bolognese, concernenti: a) la elezione di m. Iacopo a podestà del comune di Bologna per il secondo semestre del 1296 (2 aprile 1296); b) la sua nomina a capitano della guerra (insieme con Raynaldus de Buscollis de Aretio) dal dì del suo arrivo al primo giugno, quando dovrà assumere l'ufficio di podestà; c) la delegazione fattagli in dicembre e il suo rifiuto di nominare chi gli succeda nella podesteria; d) la facoltà concessagli l'11 dicembre di partire da Bologna quando voglia, senza esser sottoposto a sindacato, in vista dell'odio che s'è acquistato nella difesa del

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Comune contra Marchionem estensem perfidum thyrannum et inimicum comunis et populi bononiensis et eius seguaces, poichè si dice quod intenditur per aliquos amicos ipsius Marchionis ad lexionem ipsius potestatis et eius familie in recessu tempore sui sindacatus; e) la sua rinunzia alla fine di dicembre di protrarre la podesteria. Sono anche riferite alcune intestazioni di volumi d'atti e un passo di due mandati, donde abbiamo il nome del padre di m. Iacopo, che fu m. Uguccione.

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PAGET TOYNBEE, Le teorie dantesche sulle macchie della luna. Nel Giornale storico d. lett. ital., XXVI, pp. 156-161. Mostra come l'opinione sulle macchie della luna espressa nel Convivio (II, 14) sia tolta dal De substantia orbis di Averroè (cap. II); e ricordato che gli argomenti addotti da Beatrice nel c. II del Paradiso sono fondati in gran parte sul De coelo et mundo (II, 2, 3) di Alberto Magno, come dimostrò già Filalete, riferisce dalle Quaestiones super quatuor libros Aristotelis de coelo et mundo (lib. II, qu. XXIV), attribuite ad Alberto di Sassonia, una discussione sulle varie teorie intorno all'origine delle macchie della luna, che forma un istruttivo commento alle teorie proprie di Dante. Nel Bollettino della Società Umbra di stor. patr. (vol. II, pp. 567–570), per confutazione d'un articolo di A. Bartolini su Dante a Gubbio, che leggesi nel fasc. 6° del III vol. dell'Arcadia, si ripetono le ragioni già addotte da G. Mazzatinti nel vol. I degli Studi di filologia romanza e da P. Papa nel Pantagruel di Trani (22 maggio 1888) contro le supposte relazioni politiche e letterarie di Dante con Bosone da Gubbio. Si riproduce anche fedelmente, dal preteso autografo di Dante, il sonetto falsamente attribuitogli O tu ch'habiti il colle ombroso e fresco.

Altre recenti pubblicazioni dantesche:

ANZOLETTI LUISA, A Dante Alighieri nell'occasione che s'inaugura in Trento il suo monumento: canzone. Firenze, tip. dell'Arte della Stampa, 1896; 8o, pp. 15.

BERNARDINUS A FOSSA, min. obs., Super laude ad Beatam Virginem in trige

simo tertio cantico Paradisi Dantis Alighieri. Firenze, tip. di Enrico Ariani, 1896; 8°, pp. 20. (Pubblicato da fr. Marcellino da Civezza e da fr. Teofilo Domenichelli per l'onomastico del pontefice Leone XIII).

COLOSIO sac. G. B., Pape Satan, pape Satan aleppe: commento al verso primo del canto settimo dell'Inferno di Dante Alighieri. Milano, tip. di Lombardi di M. Bellinzaghi, 1896; 8°, pp. 16. FRANCO prof. ITALO, Dante Alighieri, il maestro di color che sanno, precursore d'ogni moderna pedagogia, ovvero la pedagogia nella Divina Commedia : operetta dedicata specialmente agl' insegnanti elementari, ai padri e alle madri di famiglia ed agli amici dell'educazione popolare. Torino, tip. collegio degli Artigianelli, 1896; 8°, pp. 96.

PEREZ PAOLO, I sette cerchi del Purgatorio di Dante: saggio di studi. - Delle fragranze che spirano dal Purgatorio e dal Paradiso di Dante. Terza edizione. Milano, tip. edit. L. F. Cogliati, 1896; 8o, pp. 339, con ritratto L. 2,50.

INDICE

DEGLI AUTORI E DELLE MATERIE DI QUESTO VOLUME

Abborra, 90, 140.

Accaffare, 148.

Accisma, in rima, 90, 93, 95.

Acheronte (il passaggio di), 63.

Acuto, 149.

Adesso, subito, 132, 133.

Adona, in rima, 145.

Affige, in rima, 109.

Agnelli Giovanni, Della creazione dell'« Inferno » secondo D. e secondo alcuni suoi commentatori, 176; Per un nuovo disegno del Purgatorio dantesco, 199. Agosta, in rima, 96.

Agresti Alb., Breve notizia di un manoscritto dantesco inedito di Nicola Sole, 63. Agugna, in rima, 93.

Alberico da Rosciate, commento, 49.

Alberto Magno, 159.

Ale, in rima, 117.

Alessandro (Inf. XII, 107), 178.

Alfragano, studiato da Dante, 158, 159.

Alighieri Franc., 197; Jacopo, il Dottrinale, 64.

Alla fiata, 145.

Ancidere, 146.

Ancoi, 133, 145.

Andi, in rima, 130.

Antonelli Rosina, L'idea guelfa e l'idea ghibellina dal Dictatus Papae al libro de Monarchia, 64.

Anzoletti Luisa, A Dante Alighieri nell'occasione che s'inaugura in Trento il suo monumento, canzone, 200.

Appel Carlo, Das Sonett Guido Cavalcantis « I' vegno 'l giorno a te infinite volte », 47.

Appoia, in rima, 99.

Argenti Filippo, 23, 175.

Ariosto, sua rima e quella di Dante, 90.

Aristotile, studiato da Dante, 158.

Aronta, in rima, 120.

Assai, abbastanza, 135.

Attuia, 90, 137, 138.

Austerich, 143.

Averroè, fonte di Dante, 200.

Avvinghia, avvinchia, 104.

Azzo (Ugolin d'), 177.

BACCI ORAZIO: Renzo Gatta, Il Paradiso dantesco, sue relazioni col pensiero cristiano e colla vita contemporanea, 41; Nota di tutti li maestri che erano in Toscana circa il 1360, 63.

Bacci Peleo, Del notaio pistoiese Vanni della Monna e del furto della sacristia de' belli arredi », 23.

Baco, Bacco, in rima, 108.

Bambaglioli, commento, 32, 49.

Baratta, 149.

Barberino (Franc. da), imitatore di Dante, 177, 197.
Barbagia, costumi, 185.

BARBI MICHELE: Antonio Lubin, Dante e gli astronomi italiani; Dante e la Donna gentile, 27; La leggenda di Traiano nei volgarizzamenti del Breviloquium de virtutibus di fra Giovanni Gallese, 64; Il trattato De Vulgari Eloquentia per cura di Pio Rajna, 156; Dott. G. A. Scartazzini, Enciclopedia dantesca, 196.

Bartoli A., Tavole dantesche ad uso delle scuole secondarie, 27.

Bartolini mons. A., Dante a Gubbio, 200; Il viaggio di D. ad Oxford, 64.
Barzizza G., commento all' Inferno, 21.

Batisteo, in rima, 99.

Beatrice, 22, 26, 58, 181, 182; allegoria 42.

Belloni Ant., Intorno a due passi di un' Egloga di Dante, 6.

Benevento (battaglia di), 46.

Benvenuto da Imola, 26.

Bertrand Carl, Das Paradies, 32.

Bettinelli, Lettere Virgiliane, 19, 183.

Biagi G., Readings on the « Inferno » di W. W. Vernon, 199.

Biblioteca Negroni, 162.

Blanc, 198.

Bobolce, in rima, 144.

Boccaccio chiama per il primo « divina » la Commedia, 9; Interpreta Dante in S. Stefano di Badia, 78.

Boccomino Luigi Leone, La poesia esplicata nei principali poeti italiani, 64. Boezio, 22.

Borgognoni A., Matelda, 64.

Bouvy E., La critique dantesque au XVIIIe siècle: Voltaire et les polemiques italiennes sur Dante, 19.

Bozza, 149.

Braco, in rima, 93, 102, 103.

Brollo, in rima, 93.

Brolo, 149.

Bruto, 159.

Buffa, in rima, 149.

Burella, 150.

Burlare, 150.

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