Bullettino della Società dantesca italiana, Opseg 3

Naslovnica
Società dantesca italiana., 1896
 

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Stranica 86 - Ch' io ho veduto tutto il verno prima II prun mostrarsi rigido e feroce, Poscia portar la rosa in su la cima; E legno vidi già dritto e veloce Correr lo mar per tutto suo cammino, Perire al fine all
Stranica 56 - E non si puote alcuno scusare per legame di matrimonio, che in lunga età il tenga, che non torna a religione pur quelli che a San Benedetto ea Sani' Agustino ea San Francesco ea San Domenico si fa d'abito e di vita simile, ma eziandio a buona e vera religione si può tornare in matrimonio stando^ che Iddio non vuole religioso di noi se non il cuore. E però dice San Paolo alli Romani: -. Non quelli rli' è mate nifestamente Giudeo, nè quella ch
Stranica 87 - ... 1 canto di quei lumi era di quelle; chi non s'impenna sì che là su voli, dal muto aspetti quindi le novelle. Poi, sì cantando, quelli ardenti soli si fuor girati intorno a noi tre volte, come stelle vicine a...
Stranica 85 - ... l'eco voluta. Egli vede e sente per imagini, e anche una semplice parola e anche il pensiero più astruso o più impalpabile e il ragionamento più astratto assume subito nella sua mente una forma concreta di cosa sottoposta ai sensi, e, per esprimerci al modo antico, s'incarna; o parli dell'anima beata, che potendo negare all'altrui sete ' il vin della sua fiala ', cioè potendo rifiutarsi di compiacere a giusto desiderio, in libertà non fora. Se non com'acqua che al mar non si cala, o del...
Stranica 89 - ... ricchezza esteriore, che dev'essere un effetto spontaneo della potenza imaginativa. Considerando certe rime di Dante, singolari e bizzarre, si potrebbe supporre ch'egli pure abbia talvolta cercato espressamente il vocabolo meno comune ed anche oscuro, solo per desiderio di ottenere una rima nuova ed inaspettata ; del che non gli sarebbero mancati i modelli nei poeti del suo tempo, italiani e stranieri. Sentiamo inoltre qua e là, che una rima più facile e piana doveva naturalmente essergli corsa...
Stranica 91 - Di questo giganteggiare della sua potenza poetica, quando sono più gravi le difficoltà, di questo suo impetuoso prorompere, come nella gioia della liberazione, quando i ceppi paiono più stretti e più saldi, ci sono specchio fedele gli ultimi versi delle sue terzine, che riescono di solito i più vigorosi, i più concettosi, i più plastici; quelli, dove raggiunge la più alta espressione uno dei grandi caratteri del suo genio, l'associazione di due idee disparate in una sintesi potente, come...
Stranica 89 - ... contribuisce naturalmente all'eleganza e alla robustezza del verso, ma non è in fondo che qualcosa di materiale e d'esteriore, la cornice del quadro, alla quale possiamo attribuire più o meno grande importanza, secondo i nostri gusti e secondo le tendenze del momento. Ma la vera ricchezza, che...
Stranica 86 - Poscia che i cari e lucidi lapilli, Ond'io vidi ingemmato il sesto lume, Poser silenzio agli angelici squilli, Udir mi parve un mormorar di fiume, Che scende chiaro giù di pietra in pietra, Mostrando 1
Stranica 88 - E tuttavia non è ridondante, poiché ad un tratto codesti particolari si confondono coll'insieme, facendo lampeggiare d'un riso primaverile tutta la scena; e il terzo verso « Che notturno Ariete non dispoglia », uno dei più bei versi di Dante, compie in noi la visione...
Stranica 94 - ... parte il latino, la grammatica, immobile e irrigidita nelle sue forme ; dall'altra il Volgare, dalle libere movenze e dalla grande varietà. Benché nel De vulgari eloquentia egli vada intorno per la penisola, cercando se a qualche dialetto si possa attribuire la preminenza sugli altri, la tentata dimostrazione è più che altro un artifizio retorico e un pretesto per esporre certe sue osservazioni o per sfogare certe sue bizze personali...

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