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di Ravenna, nell' altra come curatore del figlio di Giovanni Duca 2. Ma oscuro, anzi repugnante a qualsiasi ipotesi ragionevole, resta per me il consulto reso nel 1181 per commissione dei consoli ravennati dall' arcivescovo Gherardo circa una controversia sorta fra Dominum Petrum Traversarium e Dominam Imiliam per una dote di mille lire lucchesi 3: in questo consulto è nominato un Albericum generum suum, senza che si possa intender bene se il possessivo si riferisca a Pietro od a Imilia, vale a dire se si tratti di un figlio del Traversari marito a una figliuola di Imilia, o di un figlio di Imilia marito a una figliuola del Traversari. Il Rossi, che vide certamente questo consulto, fa di Alberico un figliuolo di Pietro, che sarebbe senza dubbio alcuno il seniore; ma sembra piuttosto che del Traversari Alberico fosse genero, e ch' ei sia da riconoscere in quell' Alberico di Pietro Duca che lasciò un figliuolo di nome Saraceno e che avrebbe così avuto in moglie una figliuola di Pietro Traversari seniore e sorella di Pietro iuniore 1. Questo nodo genealogico lascerò da disgroppare agli eruditi ravennati, alcun dei quali farebbe opera molto profittevole agli studi sulla storia medioevale romagnola ritessendo e mettendo in chiaro sui documenti la esatta discendenza e cognazione della famiglia Traversari, o meglio ancora delle varie famiglie signorili che in Ravenna si formarono dopo il mille dall'unico ceppo dei duchi; poichè senza la guida di un tale lavoro è impossibile orientarsi nella selva di omonimi onde son piene le carte relative alle case magnatizie ravennati sino al principio del secolo XIII. Intanto ho accennato coteste inesattezze per far comprendere come sia difficile raccogliere le notizie della vita e dei fatti di quel Pietro Traversari, che è ricordato da Dante, per il pericolo in cui si è continuamente di riferire a lui testimonianze e memorie che potrebbero appartenere al padre omonimo, il quale viveva ancora nel 1181 5. Gravi dubbi infatti suscita la menzione, che troviamo fatta per un decennio dal 1176 in poi, di Pietro Traversari in

1 FANTUZZI, I, 323; cfr. anche un altro contratto dello stesso anno, II, 147.

2 FANTUZZI, III, 54.

3 FANTUZZI, III. 55-56.

4 Cfr. SAVIOLI, Annali bolognesi, II, I, 104 e 107.

È questo l'anno del consulto arcivescovile e in quest'anno la figlia di Pietro già era vedova di Alberico, col quale era vissuta sei anni, di guisa doveva avvicinarsi all'età di 30 anni; sì che il padre di lei, per quanto presto l'avesse avuta, doveva essere sui 60. Un uomo che nel 1181 era intorno ai 60 anni non poteva vivere sino al 1225, anno in cui sappiamo che mori Pietro Traversari iuniore; e però resta esclusa l'ipotesi che altri volesse fare, trattarsi cioè nel consulto del Traversari lodato da Dante, il quale avesse avuto una figlia sposa a un Alberico.

qualità di comes Arimini, nella quale dignità sarebbe stato constituito da Federico Barbarossa in ricompensa di aver accordato Ravenna con l'Impero, e confermato poi da Arrigo VI a cui, come ufficiale suo, si recò a far omaggio in Cesena nel 1186. A credere che il conte di Rimini fosse Pietro seniore potrebbe indurre il fatto che dal 1189 in poi troviamo investiti di cotesto ufficio altri personaggi: il marchese Corrado nel 1189 e il marchese Marcoaldo dal 1195 al 98, contro il quale ultimo si collegarono appunto nel 98 le città delle Marche e delle Romagne, giurando la lega per Ravenna Pietro Traversari iuniore. Se questi fosse stato conte di Rimini, bisognerebbe ammettere ch'ei fosse poi spogliato di tal dignità dall' imperatore Arrigo VI; di che non abbiamo indizio alcuno. Mentre invece sembra più naturale che all' importanre ufficio fosse chiamato dal Barbarossa Pietro seniore, il quale nel 1176 già doveva essere uomo maturo d'anni e di senno, è che alla morte sua (cadrebbe appunto tra il 1186 e il 1191) gli succedesse il marchese Corrado, e più tardi poi seguisse Marcoaldo: verso i quali Pietro iuniore, pur senza chiarirsi avversario all'Imperatore, potè essere mal disposto, non essendo come forse sperava succeduto nell'ufficio di conte al padre, e così essere indotto a prender parte alla lega del 1198 contro Marcoaldo. Ma queste son tutte ipotesi che non valgono a diradare. l'oscurità in cui, non ostante l'abbondanza dei documenti, sono avvolti i primi fatti di Pietro Traversari iuniore; nè io v'insisterò perchè non son conclusive. Dirò piuttosto che a me pare si debba riconoscere il futuro signore di Ravenna, e non il padre di lui, in quel Pietro Traversari che nel 1170 fu fatto prigioniero dai faentini nella battaglia di San Varano e che pochi anni di poi fu autore di maneggi, narrati da Riccobaldo da Ferrara, per sottrarre alla tutela dei Salinguerra l'unica figlia ed erede di Adelardo. Marchesella e darla in moglie a uno di casa d'Este 3. La famiglia Traversari aderiva per antica tradizione all' Impero, era potentissima in Ravenna e nel contado per possessi territoriali tra i quali erano due terzi del ducato o podere di Traversara e il manso dei Calegari, ed esercitava nella città una preponderanza che quasi avrebbe potuto dirsi signoria. Pietro juniore, rimasto capo della sua famiglia, o, come dicevano, dominus do

1 Fantuzzi, III, 275, 287, II, 156, 275; TONINI, Stor. di Rim. II, 389; MURATORI, Antiq. ital. IV, 470; SAVIOLI, Ann. bol., II, II, 63.

SAVIOLI, II, 1, 18.

3 Anche sopra questo punto non mancano le incertezze, che sono esposte ed esaminate dal MURATORI, Antichità estensi, I, 354-355; ma la parte che nel fatto ebbe il Traversari è nettamente raccontata da RiccOBALDO (in MUR. Rer. ital. IX, 124).

mus Traversariorum, raccolse effettivamente nelle sue mani il governo del comune e lo resse per molti anni, a parte ghibellina, con titolo di podestà 1. Non si deve credere per questo che a tale preponderanza nel governo altri non contrastassero, o almeno che al Traversari mancassero, se non proprio dei competitori, almeno degli emuli gareggianti con lui di preminenza, come i conti di Bagnacavallo e di Cunio, e Ubertino di Guido Dusdei, che più volte troviamo associato a Pietro nella podesteria. D'altra parte è certo che anche negli anni in cui non ci appare con titolo di podestà, il Traversari ebbe sempre una gran parte nelle cose pubbliche di Ravenna, tanto che esercitò atti di vera signoria: nel 1198 giurò la concordia tra Ravenna e Rimini e le città delle Marche 2; nel 1201 a lui, come a signore, giurarono fedeltà i Mainardi di Bertinoro 3, e nella sua casa si celebrò una solenne pace tra Ravenna, Forlì, Faenza e Bologna 1; nel 1207, o poco prima, fu con Guido Filiarardi a Bologna per affari del comune di Ravenna 5; nel 1212 intervenne come fideiussore all'atto di concordia tra l'arcivescovo ravennate e il marchese Azzo d' Este per il castello di Argenta 6; sempre presente, e dei primi nominati, ai consigli del comune 7; e persino si trova che un vassallo dell' arcivescovo ricevendo l'investitura del viscontado di Cervia prometteva di difendervi i diritti della chiesa ravennate, salvo che contro l'Imperatore e Pietro Traversari 8, il quale riavvicinamento dimostra di quanta autorità godesse questo capo dei ghibellini nel pian di Romagna. Si può dire anzi ch' egli ebbe tanta parte nelle cose di Ravenna che la vita sua per quasi cinquant'anni si confonde con la storia della città, che egli tenne agitata per le sue gare di preminenza prima con Guido, e poi con Ubertino Dusdei; le quali finalmente proruppero in aperta guerra cittadina. Il 2 ottobre 1218 il Traversari e i suoi fautori con le armi alla mano assalirono le case dei Dusdei e loro aderenti e li costrinsero a uscire della città:

1 La podesteria ravennate del Traversari è documentata per gli anni 1181, 1182, 1188, 1189, 1196, 1200, 1202, 1213, 1216, 1219; e se in questi quarant'anni troviamo altri nomi nella serie dei podestà di Ravenna, abbiamo anche delle lacune (1183, 1185, 1190-92, 1203-5, 1207, 1209, 1211, 1218, 1220), alcuna delle quali potrebbe corrispondere a qualche podesteria non documentata del Traversari.

2 TONINI, II, 610.

3 FANTUZZI, III, 288, IV, 307.

♦ TARLAZZI, I, 77.

5 FANTUZZI, IV. 320.

6 FANTUZZI, III, 66.

7 Per es. FANtuzzi, III, 64, 288.

FANTUZZI, III, 423.

i fuorusciti, non senza il favore dei conti Guidi e d'altri signori romagnoli e toscani si gittarono nel novembre sopra Bertinoro, ove il Traversari avea gran seguito, e ne scacciarono i Mainardi e altri seguaci del potente ravennate abbattendo sino al suolo le loro case e torri; ma il Traversari assunse e tenne per tutto l'anno 1219 col titolo di podestà il governo di Ravenna e si preparò a perseguitare gli avversari. Se non che s'intromise a pacificare i contendenti la maestà di Federico II; il quale, ottenuto per mezzo del vescovo di Spira che il Traversari e il Dusdei si riconciliassero solennemente in Imola, inviò nell'autunno 1220 rettore di Romagna Ugolino di Giuliano da Parma, affidandogli in particolar modo il governo diretto di Ravenna, Cervia e Bertinoro affinchè fosse tolta ogni occasione a gare di uffici tra Pietro e Ubertino. Non passò un anno, e il rettore imperiale, reduce a Ravenna dall' aver concluso in Consandolo una composizione tra i ravennati e i ferraresi 3, fu per mani ignote trucidato: Federico mandò subito a ricercare gli autori dell' assassinio il conte Goffredo di Biandrate con larghissimi póteri; caddero sospetti su Pietro Traversari, ma tanta era l'autorità sua sovra ogni ordine di cittadini che fu impossibile trovare chi attestasse del delitto appostogli; sì che, abbandonata qualunque inquisizione, Federico lo ritenne nel novero de' suoi fedeli, e per tale lo pubblicò nel suo bando del 1222 contro la guelfa Bologna. Così anche rimase incontrastata in Ravenna la preponderanza politica di Pietro Traversari; il quale, fierissimo con gli avversari, esercitò sempre verso gli amici e fautori suoi gli uffici della più liberale cortesia, tanto ch'ei si trovò negli ultimi anni del viver suo in qualche strettezza d'avere e più volte se ne trasse vendendo parte degli avìti possessi 5. Le nobili tradizioni della sua famiglia e lo spirito cavalleresco di lui dovettero risonare alti per le terre di Lombardia, donde accorsero alla sua casa, vera corte di splendido signore, i trovatori che già in Ferrara avevano provata l'accoglienza ospitale dei marchesi da Este: e restano ancora nei versi di Guglielmo de la Tor, di Alberto da Sisteron, di Amerigo da Peguilhan le lodi di Imilia moglie di Pietro Tra

1 TOLOSANO, Hist. fav., in MITTARELLI, op. cit., p. 149; Rossi, Hist., pp. 380 e seg.; FANTUZZI, III, 420; TARLAZZI, II, 31.

2 Rossi, p. 382; TARLAZZI, I, LX; SAVIOLI II, 1, 393.

3 L'atto è in FANTUZZI, IV, 340 e tra i presenti registra anche Pietro Traversari.

4 TARLAZZI, 1. c.; FANTUZZI, III, 70.

5 FANTUZZI, III, 72, 288. Un atto di liberalità del Traversari fu il dono che ei fece nel 1212 alla Scuola dei pescatori di tutto ciò che Pietro del Duca avea posseduto in più luoghi ; vedi FANTUZZI, III, 293.

versari. Di questa donna sappiamo che appartenne alla grande famiglia feudale dei conti Guidi, e fu figlia, per quanto ne dicono le genealogie, di Guido Guerra II e cognata perciò della buona Gualdrada 2; il Traversari dovette toglierla in moglie nella sua prima gioventù, intorno al 1170 3, sì che il matrimonio fu anteriore, e forse fu esso medesimo occasione alle dispute che tra i due cognati sorsero nell' ultimo decennio del secolo XII. Nel 1190 Guido Guerra III occupò di sorpresa il castello di Baccagnano, possesso dei faentini, i quali per rappresaglia e per costringerlo alla pace gli assediarono vigorosamente l'anno di poi il castello di Pietramauri: nel "92 poi distrussero entrambi i luoghi contrastati, e in questa occasione il podestà di Faenza Antonino da Piacenza Devatole castrum Petro Traversariae comitem Guidonem concedere coegit, qui merito amisit propria cum iniuste invassisset aliam1. Questa concessione forzata del castello di Dovadola al Traversari non si déve, a mio avviso, intendere alla lettera e in senso materiale; sì più tosto come un riconoscimento, cui i faentini costringessero il conte, dei diritti che su quello e altre terre feudali dei Guidi poteva avere il nobile ravennate per ragione della moglie Imilia: nè è fuor di proposito il supporre che a tale atto i faentini s' inducessero per ricompensa d'aiuto. prestato loro dal Traversari nelia guerra di Baccagnano e di Pietramauri. Non solamente sopra Dovadola aveva o accampava diritti il Traversari, sì ancora sui castelli di Montaguto e Gello, a Dovadola assai prossimi; ma gli uni e gli altri rinunziò ai figli del cognato (Guido Guerra IV, Ruggero, Tegrino, Marcoaldo e Aghinolfo) col consenso della moglie Imilia, del figlio Paolo e della nuora Beatrice di Tavernaria, con un atto celebrato in Faenza nel 1196 e con la fideiussione di molti di Ravenna e Forlì e del conte Guido da Cunio 5. Morto Guido Guerra III nel 1213, risorsero le contese tra i Guidi e il Traversari, che ne occupò alcuni possedimenti: nel 1216 fu aspra guerra tra loro, per la quale il conte Ruggero fu costretto a far edificare un

1 Si veda ciò che scrissi in proposito nel Giornale stor. della lett. ital: II, 400 e nel Propugnatore, vecchia serie, XVIII, I, 150; cfr. anche GASPARY, Storia della lett. ital. I, 419.

REPETTI, Appendice, tavola X genealogica: da Guido Guerra I (morto circa nel 1130) e dalla contessa Imilia nacque Guido Guerra II (morto prima del 1186), il quale lasciò la figlia Imilia (moglie al Traversari) e il figlio Guido Guerra III: questi ebbe dalla sua donna Gualdrada di Bellincione Berti i conti Guido Guerra IV (li Modigliana), Marcovaldo (di Dovadola), Aghinolfo (di Romena), Teudegrimo (di Porciano) e Ruggero (senza discendenti).

3 Dal documento citato nella pag. 113 nota 3 risulta che nel 1196 Paolo Traversari, figlio di Pietro e di Imilia, già era ammogliato, e certo già era uscito dall' età minore.

4 TOLOSANO, 1. c., p. 117.

Il documento è riassunto nei luoghi indicati alla pag. 113 nota 3.

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