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*

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Morte po chiuder sola a' miei penseri
L'amoroso cammin, che gli conduce
Al dolce porto de la lor salute:
Ma puossi a voi celar la vostra luce
Per meno oggetto; perché meno interi
Siete formati, e di minor virtute.
Però, dolenti, anzi che sian venute
L'ore del pianto, che son già vicine,
Prendete or a la fine

Breve conforto a sí lungo martiro.

• per irreparabilmente perduti - 5-10. I miei pensieri non possono essere impediti di giungere a Laura [dolce porto] se non dalla morte; ma ben può un ostacolo minore della morte nascondere a voi, occhi, la vostra luce, cioè privarvi di Laura; perché voi siete per natura meno perfetti che i pensieri e forniti di minor potenza (L). 9. meno. Minore. Purg. VI 90 « fòra la vergogna meno. » Decam. III 10 « in che maniera e con meno impedimento a Dio si potesse servire». oggetto (obgetto il Ms. originale), addiett, in origine, s'usa a modo di

nome in senso di oggetto opposto, e, in
piú largo d' impedimento, ostacolo, o so-
migliante (Bgl). interi. Qui per interezza
intende significar perfezione. Altrove degli
occhi di Laura già morta «E in tenebre
son gli occhi interi e saldi» (Cv).
11-4.
Perciò voi, occhi infelici, prima che Laura vi
si celi e dobbiate piangerne l'assenza, pren-
dete, ora che siete al fine del tempo di ve-
derla, quel po' di conforto che vi sarà dato
prendere per meglio sopportare un marti-
rio cosí lungo quale è quello che vi si ap-
parecchia

Il D fu d'opinione che questa ballata e i due sonn. segg. fossero composti per il viaggio del p. a Napoli del 1339. Il Pakscher la pone tra il 1330 e il 33.

XV

Dimostrò di sopra che era per allontanarsi da Laura: messosi in via, teme di non poter allontanarsi da lei la quale è la vita sua ma Amore lo ammonisce del privilegio che godono gli amanti.

L'Alfieri lo nota tutto (salvo dicendo: Oimè lasso!).

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<<< Quan la doss' aura venta Deves vostre pais,
M'es veiaire qu' ieu senta Odor de paradis ».

1-8. Il D ricorda Ovidio Rem. am. 214 | sti versi ne ricordano quattro del Ventadorn <<< I procul et longas carpere perge vias. Flebis; et occurret desertae nomen amicae, Stabit et in media pes tibi saepe via. Sed, quanto minus ire voles, magis ire memento: Perfer, et invitos currere coge pedes.-3-1. Rivolgendosi addietro veniva a respirare dell'aria stessa che moveva dal luogo ove era Laura, e ciò gli dava conforto si che il corpo proseguiva il cammino, benché il p. sospirasse sulla sua sciagura. Que

4. Che. Riferiscilo a conforto. '1 fa. Il
corpo. dicendo. Sottint. io. Fu cosi fatto
q. v. per esprimere meglio languidezza
(Mur).
5. Poi ec. Ma quel conforto è
tosto vinto dal pensiero della lontananza
e della brevità della vita. 6. viver. Si
che può accadere che il p. non riveda
piú Laura. 7. sbigottito. Internamente.

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smorto. Esternamente. 10. come posson
ec. Abbiamo distaccato questa prepos. dal-
l' antec. con due punti e ponendole in fine
l' interrogativo, perché il posson è in tal
modo con costrutto piú regolare. E che
sia non un dubbio interno ma una do-
manda si rileva anche dal rispondemi del
v. 12. 11. Da lo sp. 1. La vita dell' ani-
mo è il pensamento, e si dice essa vivere amantesben scale

in quella cosa di che pensa: onde, l'amante pensando all'amata, si dice l'anima sua quivi vivere (Cv). - 13. questo. Cioè di poter vivere col corpo lontano dallo spirito (L). Altrove, Secr. « Quod est amantum infame privilegium ». Il D cita Properz. III 12, parlando di chi primo dipinse Amore fanciullo, «Hic primum vidit sine sensu vivere

Il T dice dei ternari che « son veramente degni di un tal poeta ».

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XVI

Sonetto di lontananza. Il P. va cercando nelle altre donne un'ombra della bellezza di Laura. Il Foscolo (Saggio sopra la poes. del P.) volle che fosse fatto invece a dissipare qualche po' di gelosia che potesse essere nata in lei. L'Alfieri nota i vv. 1-9 e 12-14 (salvo Cosi, lasso!, tal or).

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1. canuto e b. È reiterazione: né la reite- | sciandola egli per girsi a Roma; e però raz. sempre è spiacevole: nondimeno bianco in un vecchio si potrebbe forse anche alla pallidezza applicare (T). Cosi la intendono il Bgl e il Tommasèo [Dizion.], il quale reca questo esemp. del Volgariz. Arr. Sett.

sbigottisce. E questa piú mi piace (T). 5. Esprime proprio l'affanno e lo stento (Bgl). 8. Rotto: Oraz.sat. 11 «fractus membra labore. - 9-11. Parad. xXXI 103 « Qual è colui che forse di Croazia Viene a veder la Ve

« La bianca buccia sozzamente võta di san-ronica nostra, Che per l'antica fama nou

gue [exsanguis turpiter alba Cutis]. 2. Del: indica qui il termine onde la persona è mossa: Purg. XXIII 89 «Tratto m'ha de la costa ove s'aspetta ». ov'. Dove ha passato la sua vita ch'è presso alla fine (L). - 4. venir manco a sé stesso consumato dalla soverchia età, o vero venir manco a lei, la

si sazia, Ma dice nel pensier fin che si mostra: Signor mio Gesú Cristo, Iddio verace, Or fu si fatta la sembianza vostra?». viene. Non è necessario indurne che il p. fosse a Roma, può aver messo questo verbo nella sua qualità d'italiano. - 10. la sembianza di colui. Dante, V. N. xl «quella immagine

PETRARCA

- Rime Kouich

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Cosi, lasso!, tal or vo cercand' io,
Donna, quanto è possibile, in altrui
La disïata vostra forma vera.

benedetta, la quale Gesú Cristo lasciò a noi 13. in altrui. In altre donne.
per esempio della bellissima sua figura.

Se il viene del verso 9 potesse essere un indizio che q. son. fosse fatto in Roma, in tal caso bisognerebbe dirlo scritto fra il cadere del 1336 e l'agosto del 37, dacché in tali mesi il P. fu la prima volta per qualche tempo in quella città (Cfr. Cesareo, p. 35). Lo analizzó finissimamente il De Sanctis, Saggio sul P., Napoli, 1869, p. 108.

XVII

Quale sia il suo stato quando Laura gli è presente e quando da lui si diparte (Md). L'AIfieri nota i vv. 1, 3-7, 13 e 14.

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Largata al fin co l'amorose chiavi
L'anima esce del cor per seguir voi;
E con molto pensiero indi si svelle.

1-4. Piango quando vi vengo a vedere occhi vostri, che per me sono fatali, cioè (P). 2. vento ang. di s. Corrisponde a Pio-hanno influssi simili a quei delle stelle del

commi. E son gentilezze non pur del P.,
ma della poesia del tempo. Purg. xxx 97
<<< Lo gel che m' era intorno al cor ristretto
Spirito ed acqua fessi, e con angoscia Per
la bocca e per gli occhi uscí del petto».
3. in voi: verso voi. adivien. A caso, non
da propria volontà; perché allora né può
piangere né parlare, come in quello Perché
io t'abbia ес. (С2). 4. Il Cv intende che
Laura sia cagione al p. di trarsi fuori della
schiera volgare. Meglio spiegare che la vi-
sta di Laura gli faccia dimenticare ogni
altra cosa, e fuggire ogni gente, come nei
primi versi del n. xxxv. - 5-8. La dolcezza
del mirarvi rimedia al pianto (P). - 5. Nota
riso di donna casta, dolce si ma mansueto
(T).-6. Pur. Finalmente. Altrove, canz.CXIX
<<< Veggio che 'l gran desio Pur d'onorato fin
ti farà degno». - 8. Mentr'. Finché, intento.
Con l'animo, fiso. Con gli occhi e la persona
(F).
9-11. Il cuore e il sangue mi si ag-
ghiacciano, quando, nel separarci l'uno dal-
l'altro, io veggo che le mie stelle, cioè gli

cielo, ritirano da me i loro atti soavi, o vero, che voi, con atti soavi, ritirate da me gli occhi vostri (L). spiriti. Torneranno di nuovo in campo: eccoli, secondo le idee d'allora, definiti dal D: « Sono alcuni vapori tenuissimi e lucidi, generati dal caldo del cuore della piú sottil parte del sangue che sia nel corpo: i quali spiriti, partendosi dal cuore ove è la sedia della vita, corrono per le vene pulsatili; e nel fegato fanno la potenza nutritiva, nel cerebro la sensitiva. Questi ora per grandissimo desiderio s'infiammano, ora per soverchio timore si agghiacciano». - 12-14. Un'estasi amorosa rimedia al dolore (P). Largata. Dischiusa (L). amor. ch. Potenza d'amore (CV). Translato da coloro che tengono le chiavi di prigione (dv). - 14. indi. I piú spiegano dal cuore: ma parrebbe ripetizione. Il L riferisce indi a voi del v. super., intendendo dello staccarsi l'animo del p. da Laura e ritornare in lui.

XVIII

Risponde alla seconda parte dell' anteced. (dC). Perché e come fugga la vista di Laura. C'è su questo son. una esposizione di Lor. Giacomini Tebalducci e una lez. di Pietro Recuperati (ambedue in Pr. fior. Lez. p. II, v. II). L'Alfieri nota i vv. 4-5, 7-8, 12-14.

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Quand' io son tutto volto in quella parte

Ove 'l bel viso di madonna luce,
E m'è rimasa nel pensier la luce
Che m' arde e strugge dentro a parte a parte;

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1. tutto v. Rivolto col corpo e col pen-che va né sa dove riesca ». - 9. davanti ec. siero [Oraz. epist. I 1 « omnis in hoc sum »], dopo essermi trovato con Laura (L). in. Verso (L). Manca al vocab. un esemp. cosí netto. 2. luce. Abbiamo già visto Laura raffigurata in un sole. - 3. la luce del viso di lei. 4. a parte a p. Intieramente e a poco a

Dinanzi all'amata vista, cagione della sua
morte (D).
10. 'I desio. S' intende comu-
nemente del desiderio di rivederla. Io in-
tendo dell' amore (CV). - 12. par. morte.
Bgl, L, Ai, dopo del Monti nella Proposta,
intendono parole lugubri, disperate, mor-

poco. Dante, nelle Rime, di simil cosa contali, o, come diceva il Cv, che parlano di dissimil metaf. <<< Rodermi cosí 'l core amorte. Meglio intendere con la comune

scorza a scorza ». 5. mi si parte. Mi si divide, mi si spezza (L). Mastro Migliore <Amor, s'eo parto, il cor si parte e dole ». 6. presso. Esser vicino. mia luce. Vita (L). Aen. Ix 205, Eurialo, sull'affrontare un gran pericolo: << Et hic est animus lucis contemptor». - 7. Vommene, senza luce di ragione e d'intelletto [smemorato], in guisa d'orbo (F). Interpretazione che approva la interpunzione proposta dal dR e qui accolta per togliere al p. la colpa d'un pleonasmo irragionevole. 8. Purg. II 132 «Com' uom

degl' interpr. (e come intese M. Ponta In-
terpret. di alc. parole del P. e di Dante,
Roma, 1815): concepite dentro e non espres-
se, dette fra sé; in opposizione al vive voci
del p. nella canz. xxIII 98. Purg. XXXIII 25
<<< Come color che troppo riverenti Dinanzi
a' suoi maggior parlando vanno, Che non
traggon la voce viva a' denti». Decam. II
5 << alla quale in niuno atto moriva la pa-
rola tra' denti ».
14. sole. Senza compa-
gnia di lagrime d' altri (L).

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Nota le rime che paiono tutte le stesse, e nondimeno il signific. è diverso. Ma queste sono cose leggiere. Voga e passa (T). Non però senza notare le terzine.

XIX

Non regge alla vista di Laura, e pur la ricerca. - L'Alfieri nota tutto.

Sono animali al mondo di si altera

Vista che 'n contr' al sol pur si difende:
Altri, però che 'l gran lume gli offende,

1. animali. L'aquile, altera. Superba, e, per trapasso facile dell' idea, acuta, forte,

2. Che regge pur di rincontro al sole: vi guardano senza esserne offesi. 3-4. Gufi

e simili.

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Non escon fuor se non verso la sera:
Et altri, col desio folle che spera
Gioir forse nel foco perché splende,
Provan l'altra vertú, quella che 'ncende.
Lasso! el mio loco è 'n quest' ultima schiera.
Ch' i' non son forte ad aspettar la luce
Di questa donna, e non so fare schermi
11 Di luoghi tenebrosi o d'ore tarde:
Però con gli occhi lagrimosi e 'nfermi
Mio destino a vederla mi conduce:

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E so ben ch' i' vo' dietro a quel che m' arde.

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5-8. Farfalle. Folquet de Mar-ctare: Aen. x 4 (Giove) « terras unde arduus

seille « Ab tal semblan que fals amors adutz S' atrai vas leis fols amant e s'atura Co'l parpailhos qu'a tan folla natura Que s' fer el foc per la clardatz che lutz ». -7. l'altra virtú (proprietà] del fuoco oltre quella di splendere, il bruciare. - 9-10. Com' è forte l'aquila a sostener la luce del sole. Aspettare, per rimirare, dal lat. adspe

omnes Castraque Dardanidum adspectat populosque latinos: era dell'uso antico: ce n'è altro esempio, poco chiaro, di F. Barberino Doc. d'am. pag. 11 v. 3. 10-11. E né anche so farmi riparo da essa luce con tehermi in luoghi oscuri e non uscire se non al tardi, come fanno i gufi ec. 12. 'nfermi. Deboli.

È distinto con metodo: lo stile è dolce e maestoso, la comparazione è vaga e risponde di parte in parte (T).

XX

Vorrebbe cantare le bellezze di Laura, e più volte l'ha tentato: ma non gli riesce; tanto è mirabile! L'Alfieri nota i vv. 1-11.

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Vergognando talor ch' ancor si taccia,
Donna, per me vostra bellezza in rima,
Ricorro al tempo ch' i' vi vidi prima
Tal, che null'altra fia mai che mi piaccia.

• Ma trovo peso non da le mie braccia
Né ovra da polir colla mia lima:
Però l'ingegno, che sua forza estima,

1. Vergognando. Senza mi: altrove «sce-parecchieranno che

per Parmeno loro saranno imposte ». 3. Ricorro coll' immaginazione (Bgl). 4. Tal. Sí leggiadra e bella (F). che n. a. Ovid. [ar. am. 1 42] « Tu mihi sola places ». 5. Quanto all' inven

mando la virtú per scemandosi, e « meravigliando dissi». Il che usa di far Dante in simili gerundi. Purg. XXVI 81 « Ed aiutan l'arsura vergognandoe XXXI 64 «Quale i fanciulli vergognando muti » e II 69 « Ma-zione (F). Sente quel d'Oraz. De a. p. [38]

ravigliando diventaro smorte» (Cv). « Dentro a' delicati petti, temendo e vergognando, tengono l'amorose fiamme nascose il Bocc. [Decam. proem.]: ma è però modo di favella usato prima da' Provenzali « Mas natura maraveilha disse P. D' Alvernia (T). 2. per me. Da me. Purg. VII 6 «Fûr l'ossa mie per Ottavian sepolte Decam. introd. * Quelle vivande diligentemente ap

<<< Sumite materiam vestris, qui scribitis, aptam Viribus et versate diu quid ferre recusent, Quid valeant humeri ». Dice braccia, quasi, prima che si muova il peso di terra, si tenti con le braccia (Cv). - 6. Quanto all'elocuzione (F). Quintil. Ut opus poliat lima (Cv). Nel Credo attrib. a Dante scrissi d'amor più volte rime,.... E in polirle adoprai tutte mie lime ». -7. estima.

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