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chia, e di S. Epifanio vescovo di Salamina di Cipro, per assistere al concilio colà radunato contro la turba antiochena, ossia gli arriani d'Oriente.

S. Girolamo servì in quel concilio di segretario a Damaso, e la maniera con cui esercitò tale funzione gli fece molto onore, come pure acquistossi gran nome, spiegando pubblicamente la sacra scrittura. È incaricato dal pontefice di correggere la traduzione latina del Nuovo Testamento, che adempisce col confronto del testo greco; termina il Trattato dei Serafini; scrive contro Elvidio discepolo di Aussenzio vescovo di Milano eretico arriano, che negava la virginità di Maria, e pubblica il libro De perpetua Virg. M. virginitate; scrive il Dialogo contro i luciferiani discepoli di Lucifero vescovo di Cagliari in Sardegna, il quale sosteneva che la caduta de' vescovi del concilio di Rimini non poteva essere assolta per qualunque penitenza, ma soltanto colla deposizione dell' episcopato; dottrina contraria ai canoni della Chiesa; atterra pure

il nostro santo le bestemmie dell' eretico Gioviniano monaco.

Le principali dame romane divennero sue discepole, ed egli le istruiva nella pietà, nella religione, e nell' intelligenza de' libri sacri. Esse furono Paola vedova di Tosozio, del sangue consolare dei Gracchi, e dei Scipioni, colle quattro di lei figlie Blesilla, la vergine Eustochio, Paolina e Ruffina; Albina e le di lei figlie Asella e Marcella pur di famiglia consolare; Felicita, Leta, Lea, e Melania figlia del console Marcellino, ed altre. Alcune, come Paola e la figlia Eustochio, vollero apprendere il greco e l'ebraico, ed in queste lingue parlavano, scrivevano, e salmeggiavano nei cantici sacri. Le lettere che loro indirizza ne' suoi viaggi, ci hanno conservato una parte delle pie e commoventi istruzioni del santo Dottore, e della santità di queste dame ammirabili; sopra tutto, sono i consigli che dà a Leta per l'educazione di sua figlia, ad Eustochio per costudire la virginità, a Furia sopra il conservare la vedovanza, e gli epitafii di Paola diretti alla figlia Eusto

chio, e di Marcella alla vergine Principia, presentano sublimi sentimenti di pietà, di penitenza, di virtù, e di santità in queste donne, che alla lettura teneramente se ne risente il cuore commosso.

Il pontefice Damaso muore al 13 di gennajo 385, e vi succede Siricio, il quale essendo di semplice ingegno, fu mal prevenuto di S. Girolamo, nè si servì di lui nello scrivere le lettere, come fece il di lui predecessore. L'invidia, la maldicenza, e la detrazione allora si scagliarono contro il santo Dottore, il quale già aveva ripresi i costumi sregolati, l' ignoranza, e l'avidità di quel clero. Fu attaccato principalmente per la relazione che aveva colle indicate matrone romane. Nella lettera scritta ad Asella, prima di montare in nave, ne fa una viva, tenera, e commovente pittura (i). Disgusta

(i) Licet me sceleratum quidem putent, et omnibus flagitiis brutum .... Ego probosus: ego versipellis et lubricus; ego mendax, et Satana arte decipiens..... Osculabantur mihi manus quidam, et ore viperco detrahebant: hic in simplicitate aliud suspi

to di Roma parte nel mese di agosto di detto anno in unione di suo fratello Pauliniano, di S. Vicenzo prete, e di una moltitudine di santi, e monaci che l'accompa

cabantur. La calunnia tendeva principalmente, perchè Paola e Melania avevano stabilito di seguirlo a Gerusalemme; segue egli: Nihil mihi objicitur, nisi sexus meus; et hoc numquam objicitur, nisi cum Hierosolymam PAULA et MELANIA proficiscuntur. O invidia primum mordax tui! Nulla alia romanæ urbi fabulam præbuerunt, nisi PAULA et MELANIA, quæ contemptis facultatibus, pignoribusque desertis, crucem Domini, quasi quodam pietatis lavare vexillum. Si balnea peterent, unguenta eligerent; divitias, et viduitatem haberent materiam luxuriæ, et libertatis, Domina vocarentur et sancto: nunc in sacco, et ci nere formosa volunt videri, et in gehennam ignis cum jejuniis et pædere descendere ・・・・, antequam domum S. Paula nossem totius in me urbis studia consonabant: omnium pene judicio dignus summo sacerdotio decernebar. Innoltre indica qual' era PAULA: cujus canticum psalmi, sermo evangelium, delicia continentia, vita jejunium; squallens sordibus, et flætibus pene cœcata.

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Nella prefazione al libro de spiritu sancto di Didimo dimostra il suo disgusto verso Roma, di

gnano, altri sino al Porto Romano, ed altri sino in Palestina. Ascende la nave, veleggia sino a Reggio, ove si ferma per attendere alquanto Paola ed Eustochio madre e figlia; naviga fino a Cipro, visita a Salamina il vescovo S. Epifanio, passa in Antiochia, ov'è accolto con somma allegrezza dal vescovo S. Paolino, ed alla metà del

cendo. Dum in Babylone versarer, et purpurale me retricis essem colonus, et jure quiritum viverem .... ecce olla illa, quæ in Hieremia post baculum cernitur, a facie Aquilonis ardere, et Pharistorum conclamavit Senatus; et nullus scriba vel fictus, sed omnis quasi indicto sibi prælio doctrinarum, adversus me imperitia factio conjuravit. Il Baronio all'anno 385, parlando di questa invettiva, osserva saggiamente, che non devono prendersi in ampio senso queste espressioni, nè intendersi la generale ignoranza e sregolatezza de' costumi del clero romano; mentre la storia c'istruisce che a quel tempo v' erano in Roma degl' uomini di merito per dottrina, e per santità; è che S. Girolamo parla soltanto di quegl' ignoranti e viziosi che in buon numero aveva già in precedenza corretti, e ripresi. Infatti nell'epistola 40 dice. Nos vitiis detrahentes offendimus plurimos.

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