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to di Roma parte nel mese di agosto di detto anno in unione di suo fratello Pauliniano, di S. Vicenzo prete, e di una moltitudine di santi, e monaci che l' accompa

cabantur. La calunnia tendeva principalmente, perchè Paola e Melania avevano stabilito di seguirlo a Gerusalemme; segue egli: Nihil mihi objicitur, nisi sexus meus; et hoc numquam objicitur, nisi cum Hierosolymam PAULA et MELANIA proficiscuntur. O invidia primum mordax tui! Nulla alia romanæ urbi fabulam præbuerunt, nisi PAULA et MBLANIA, quæ contemptis facultatibus, pignoribusque desertis, crucem Domini, quasi quodam pietatis lavare vexillum. Si balnea peterent, unguenta eligerent; divitias, et viduitatem haberent materiam luxuriæ, et libertatis ? Domina vocarentur et sancto: nunc in sacco el ci. nere formosa volunt videri, et in gehennam ignis cum jejuniis et pædere descendere...., antequam domum. S. Paula nossem, totius in me urbis studia consonabant: omnium pene judicio dignus summo sacerdotio decernebar. Innoltre indica qual' era PAULA: cujus canticum psalmi, sermo evangelium, delicia continentia, vita jejunium; squallens sordibus, et fælibus pene cœcala.

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Nella prefazione al libro de spiritu sancto di Didimo dimostra il suo disgusto verso Roma, di

gnano, altri sino al Porto Romano, ed altri sino in Palestina. Ascende la nave, veleggia sino a Reggio, ove si ferma per attendere alquanto Paola ed Eustochio madre e figlia; naviga fino a Cipro, visita a Salamina il vescovo S. Epifanio, passa in Antiochia, ov'è accolto con somma allegrezza dal vescovo S. Paolino, ed alla metà del

cendo. Dum in Babylone versarer, et purpurata meretricis essem colonus, et jure quiritum viverem .... ecce olla illa, quæ in Hieremia post baculum cernitur, a facie Aquilonis ardere, et Pharistorum conclamavil Senatus; et nullus scriba vel fictus, sed omnis quasi indicto sibi prælio doctrinarum, adversus me imperilic factio conjuravit. Il Baronio all'anno 385, parlando di questa invettiva, osserva saggiamente, che non devono prendersi in ampio senso queste espressioni, nè intendersi la generale ignoranza e sregolatezza de' costumi del clero romano; mentre la storia c'istruisce che a quel tempo v'erano in Roma degl' uomini di merito per dottrina, e per santità; e che S. Girolamo parla soltanto di quegl' ignoranti e viziosi che in buon numero aveva già in precedenza corretti, e ripresi. Infatti nell' epistola 40 dice. Nos vitiis detrahentes offendimus plurimos.

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l'inverno di detto anno 385 con gran freddo, felicemente arriva a Gerusalemme. Di là scorre l'Egitto; si trova in Alessandria nel 386 con Paola; ascolta Didimo per la seconda volta, e quantunque avesse i capelli bianchi, non si credeva troppo vecchio per cessare di apprendere. Visita gli eremi della Nitria, monte dell'Egitto, nel quale una moltitudine di anacoreti attendevano alla penied in questa circostanza indica il contegno di Paola nel di lei epitafio. Mirus ardor, et vix in fæmina fortitudo. Oblita sexus, et fragilitatis corporeœ, inter tot millia monachorum cum puellis suis habitare cupiebat. Trova quegli eremi imbevuti delle opinioni di Origene da Evagrio Pontico, quindi si ritira da essi, e ritorna a Betlenime.

tenza,

Confinato in quell' eremo rinuova lo studio della lingua ebrea, onde maggiormente perfezionarsi nella medesima. A quest'oggetto, con grave dispendio, com' egli scrive ad Oceano, si serve di Barabano di notte tempo, perchè temeva i giudei (k).

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(k) Putabant homines me finem fecisse discendi.

Dai codici, che dagli ebrei si consideravano canonici, traduce il Vecchio Testamento dall'ebraico nel latino, come dice nel catalogo : vetus juxta Habraicum transtuli. Di questa traduzione è criticato da' suoi malevoli, specialmente da Ruffino, contro cui nell' apologia se ne duole (1). La riputazione però di questa traduzione è abbastanza nota, e tanto più da che il Concilio di Trento

Quo labore, quo prælio Barabanum habui nocturnum præceptorem? Timebat enim judeos.

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(1) Egone contra septuaginta interpretes aliquid sum locutus; quos ante annos plurimos diligentissime emendatos meæ linguæ studiosis dedi?. .. Ego philosophus, rhetor, grammaticus, dialecticus; hæbreus, græcus, latinus; trilinguis. Hoc modo, et tu bilinguis eris, qui tantum habes græci, latinique sermonis scientium; e poscia: O labores hominum semper incerti! O mortalium studia contrarios interdum fines habentia! Unde me putabam benemereri de lalinis meis, el nostrorum ad discendum animos conci tare; inde in culpam vocor; et nauseanti stomacho cibos ingero. Lo Stiltingo (acta SS. Sept. T. VIII) difese egregiamente S. Girolamo, accusato di avere oltrepassato i limiti di una giusta moderazione nelle controversie con Ruffino.

l'ha consacrata sotto il titolo di Volgata : ed è pure di gloriosa rimarca per S. Girolamo, che la Chiesa greca ne fece la traduzione dal latino in quella lingua. Quantunque immerso nello studio, nella penitenza, nell' austerità della vita, non cessava dirigere i monasteri che S. Paola aveva fatto edificare a Betlemme, uno per gl' uomini, e tre per le donne di varia condizione, attendendo pure all'educazione de' fanciulli.

Pubblica S. Girolamo nel 392 il libro degl' uomini illustri, ossia il catalogo degli scrittori ecclesiastici, e nell' ultimo articolo parla di se medesimo, indicando la di lui patria (m), e presentando l'elenco di tutta

(m) Hieronymus Præsbiter, patre Eusebio, natus Stridone Oppido, quod a gothis eversum, Dalmatiæ quondam, et Pannoniæ confinium fuit, usque in præsentem diem, idest Theodosii Principis decimum quartum hæc scripsi. Le parole quondam fuit sono riferibili al Castello Stridone atterrato agli antichi confini della Dalmazia, e della Pannonia, come malamente intesero quelli che sostennero S. Girolamo dalmata, o pannone. Questo senso è

non

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