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al 3 di settembre traslocato nel coro di quelle monache benedettine, essendovi imposta la seguente epigrafe :

D. O. M.

SACRUM DIVI MAXIMIANI RAVENNATIUM ARCHIEP.

CORPUS

QUOD DUODECIM AB HINC SAECULIS

IN ANTIQUO HOC D. ANDREÆ TEMPLO.

VARIO LOCO, VARIIS TEMPORIBUS COLLOCATUM

DEVOTA SEMPER FIDELIUM PIETAS COLUIT

LUCAS TORREGIANUS RAV. ARCHIEP. ET PRINCEPS

ET CAM. APOST. CLERICUS.

IN PRIMA RAVENNATIS DICECESIS VISITATIONE

HUNC SUBLIMEM IN LOCUM

AB OMNIBUS DECENTIUS VENERANDUM

SOLEMNI RITU TRANSTULIT

TERT. NON. SEPT. ANNO M. DC. LI.

DOM. PAULA BECCIA HUJUS CÆNOBII ABBATISSA.

A questo carattere di santità il nostro Massimiano vi unì quello della letteratura, mentre scrisse una cronaca sul modello di quelle di S. Girolamo, e di Orosio, come ci narra Agnello scrittore delle vite de' vescovi ravennati, della quale ne reca un

frammento (L. Pont.); ordinò e fece scri-
vere con diligenza i libri tutti appartenenti
all'uso della sua chiesa. In fatti il P. abba-
te Ginanni lo annovera tra i scrittori ra-
vennati (T. 2 p. 35), ed il Tiraboschi fra
gli storici letterati (Lett. Ital. T. III. 1. 1.
cap. III. pag. 45 ed. ven. 1797). L' Ughel-
li (Ital. Sac. T. II. pag. 336 n..xxix
Ix) par-
la in questa forma di lui: Fuit vir longe
doctissimus, cujus præclara monumenta
vel temporis vetustas vel plagiariorum vio-
lentiæ manus rapuerunt. Nella canonica
suaccennata aveva fatto dipingere l'effigie
di alcuni suoi predecessori, sottoponendo ad
esse la descrizione in versi, de' quali ne por-
ta un frammento, lo stesso Ughelli.

Hic Petrus junior Christi præcepta secutus,
Ut docuit, sacris moribus exhibuit

Hanc quoque fundavit mirandis molibus arcem,
Nominis ipse sui hæc monumenta dedit.
Hujus post obitum Aurelianus gessit honores,
Post hunc Antistes extitit Ecclesius.

Hinc fuit Ursicinus, sequitur post ordine Victor,
Temporibus junior Maximianus adest.

Fin qui giudicar dobbiamo che scrivesse Massimiano, e ciò che segue devesi reputare continuato dopo la di lui morte, mentre contiene il di lui elogio, che ripugnerebbe fatto da se stesso. Segue pertanto:

Il Polensis erat Christi levita profundus,
Lege Dei, miscrans, et pietate bonus.
Quem Deus ipse virum decoravit culmine sacro,
Ecclesiæque suæ Pontificem statuit.

Ipse autem factis propriis scit non meruisse
Culmen Apostolicum, sed pietate Dei.

La narrativa del ritrovato tesoro in Pola con differenti circostanze è portata dall' Ughelli.

Fra le fabbriche erette da Massimiano si ritiene, che anche nella sua patria fondasse., e dotasse di alcuni beni la chiesa S. Maria Formosa, ora detta B. V. del Canneto; il cui istrumento di fondazione, come da relazione del vescovo Alvise Marcello del 4 decembre 1657, si ritrovava nella cancellaria vescovile di Pola, e fu stipulato in quella città nel consolato di Basilio juniore al 21 di febbrajo del 546 in cui Mas

simiano è sottoscritto: Servus Christi Maximianus per gratiam Dei Episcopus S. Ecclesiæ Raven. inclitæ urbis ec., ed è pure sottoscritto Macedonio patriarca di Aquileja, il quale conferma la donazione, e si sottoscrive Vescovo, mentre poi nomina Massimiano col titolo di patriarca; seguono poscia le sottoscrizioni dei vescovi Frugifero di Trieste, Germano di Bologna, Isaccio di Pola, e Teodoro di Brescia testimonj.

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Lo Schönleben, il quale negli annali della Carniola (p.304) parla di questa fondazione, viene redarguito dal Rubeis (Mon. Aquil. p. 192) di varii errori: 1. Non essere la relazione del Marcello, ma di Giacomo Querengo cancelliere vescovile, e pubblico notajo di Pola, per ciò che riguarda la scoperta di alcune reliquie de' santi; e per la parte storica ed erudita dei monumenti antichi di Pola, del vicario Bartimora. 2. Che del vescovo Marcello non vi ha in quella relazione che la segnatura di autenticità del carattere dello scrittore. 3. Che l'istrumento di Massimiano, segnato sotto la data Ix. cal. martii 546 non può aver luo

go, mentre S. Massimiano non fu ordinato vescovo di Ravenna, che nel giorno decimo degl' iddi di ottobre di detto anno, ch'era il quinto dopo il consolato del giovane Basilio; cioè 7 mesi posteriormente alla data della voluta donazione, come chiaramente abbiamo da Agnello nelle vite di que' vescovi: Maximianum Polensem diaconum, ordinatum esse Episcopum a Vigilio Papa in civitate Patras apud Achajam pridie idus octobris indict. x. quinquies P. C. (post consulatum) Basilii junioris; epoca che corrisponde perfettamente al 14 di ottobre dell'anno 546, mentre Basilio cominciò il suo consolato nell' anno 541. Conchiude pertanto il Rubeis, che l' istrumento di fondazione, non corrispondendo alle date precise del tempo relativo a S. Massimiano, può essere sospetto di apocrifo, od almeno esserne alterate le date, ed essere questo una copia, non già un originale, e si duole di non aver potuto vedere questo scritto originale per esaminarlo nella sua identicità, a formarne gli esami opportuni.

A me pur duole, che questo istru

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